giovedì 20 aprile 2017

Edimburgo sotterranea e noir, le strade dannate del Mary King’s Close


«Non tutta la storia di Edimburgo è in ciò che appare. 
Nascosti nell’ombra delle profondità, sotto il livello delle strade battute dai turisti, la capitale della Scozia nasconde molti segreti. Stretti cunicoli e case abbandonate che sono stati teatro di pestilenze e persecuzioni durante il XVII° secolo , storie di streghe, distillerie illegali e fantasmi. 
Venite, andiamo a scoprirli». 

In cima a una ripida scala di pietra, la guida in costume dalla voce teatrale e misteriosa accenna con la testa alla prossima discesa. Benvenuti nell’oscuro The Real Mary King’s Close, proprio sotto il Royal Mile, la via centrale della città.


Durante il XVII° secolo, la città vecchia di Edimburgo soffrì di un penoso sovraffollamento. 
Le mura, che erano state pensate per proteggere i residenti, diventarono l’impedimento principale all’espansione verso l’esterno, così le case finirono per essere costruite sempre più vicine e strette e crebbero in altezza fino a otto piani. 
Una ragnatela di cunicoli si irradiava dalla via principale e poteva essere sbarrata alle estremità durante la notte, in modo da tenere fuori gli «indesiderabili».
 I più ricchi vivevano nei piani alti, dove le case ricevevano più luce e il fetore dei liquami era meno pungente, mentre i più poveri vivevano al buio anche di giorno, in squallidi sotterranei nei quali si trovava rinchiuso anche il bestiame, con le fogne che scorrevano davanti alle loro porte più volte al giorno. 
Nessuna sorpresa se in simili condizioni igieniche la città veniva periodicamente sconvolta dalle epidemie.
 Alcune testimonianze storiche affermano che in questo quartiere sotterraneo nel 1600 venissero murati vivi gli appestati.






Tra le tante storie noir, la visita guidata vi racconterà anche di due killer famelici, Burke e Hare, procacciatori di cadaveri per gli studenti di anatomia della prestigiosa università cittadina.
 E poi distillerie illegali di whisky, covi di contrabbandieri e alcove di prostitute, negozi, abitazioni infestate da fantasmi e cerchi di pietre allestiti per rituali di streghe.


Ma ci sono anche storie commoventi, come quella del fantasma di Annie. 
La sua fama si deve alla serie televisiva realizzata da Aiko Gibo, medium e parapsicologa tra le più importanti del Giappone. In una delle puntate della serie, dopo aver visitato uno dei locali sotterranei, «Gibo ebbe l’impressione che qualcosa si fosse aggrappato ai suoi pantaloni - racconta la guida - e quando si girò per vedere di cosa si trattava, vide una bambina di 5 anni che piangeva.
 Le chiese chi fosse e perché fosse lì e la bambina rispose che si chiamava Annie e che nel 1644 era stata abbandonata dalla sua famiglia perché aveva la peste.
 Le disse anche che piangeva perché aveva perso la sua bambola di pezza, l’unica cosa che ancora avesse al mondo.
 La medium, commossa, uscì dai sotterranei e andò a comprare una bambola di pezza, poi tornò giù e la lasciò appoggiata al muro della stanza dove aveva visto Annie e la sensazione di dolore e di freddo che aveva sentito prima scomparve».
 Da allora migliaia di visitatori visitano la casa di Annie, portandole decine di pupazzi.


Fonte: lastampa.it