martedì 14 marzo 2017

La leggenda Maya del Colibrì


Sono stupendi, colorati e leggeri. Il colibrì è uno degli uccelli più affascinanti del mondo, soprattutto per la sua capacità di poter rimanere quasi immobile a mezz'aria, grazie al loro velocissimo battito di ali. 
 Le piume del colibrì erano considerate magiche per i Maya, la civiltà mesoamericana che ha vissuto fino all'epoca colombiana tra Guatemala, Messico e altri paesi dell'America Centrale.
 I Maya consideravano i colibrì creature sacre che possedevano poteri di guarigione, grazie alla gioia e all'amore che sarebbero in grado di convogliare verso le persone.
 In effetti, questo rispecchia il fatto che, anche oggi, ogni volta che vediamo un colibrì ci si riempie di piacevoli emozioni.

 I Maya raccontavano una incredibile leggenda su questa vibrante creatura, che per loro aveva uno scopo molto speciale...


La leggenda maya del colibrì inizia quando gli dei crearono ogni singolo animale con un compito specifico da svolgere sulla terra. Una volta finita la distribuzione, si resero conto che mancava un lavoro molto importante: serviva un messaggero per trasportare i loro pensieri e desideri da un luogo ad un altro. Ma non c'era più materiale per creare un nuovo animale.
 Così gli dei, creatori del possibile e dell'impossibile, decisero di fare qualcosa di più speciale. 
Presero una pietra di giada e scolpirono una freccia, che simboleggia il viaggio. 
 Trascorsi un paio di giorni, soffiarono così forte che la freccia volò attraverso i cieli fino a diventare un bellissimo uccello multicolore. Così nacque x ts'unu'um , vale a dire il colibrì.
 Le sue piume erano così fragili e leggere che il colibrì poteva avvicinare i fiori più delicati senza muovere un solo petalo, brillando al sole come gocce di pioggia.




Il colibrì iniziò a trasportare pensieri e desideri, senza che gli uomini se ne rendessero conto. Ma a un certo punto questi iniziarono a catturare i bellissimo uccello, ammaliati dalla bellezze delle sue piume.
 Gli Dei si arrabbiarono e dissero: 'Se qualcuno oserà prendere ancora un colibrì, verrà punito con la morte'. 
 Questa è una delle spiegazioni mistiche del fatto che è praticamente impossibile catturare un colibrì...
 Perché gli Dei lo proteggono.
 Così, la leggenda Maya narra che quando si vede un colibrì qualcuno da lontano manda auguri e amore. 

 Roberta Ragni

Sull'isola di Guam, i serpenti uccidono la foresta


I serpenti bruni arboricoli (Boiga irregularis) che dalla Seconda Guerra Mondiale hanno invaso l'isola di Guam, nel Pacifico occidentale, stanno condannando alla scomparsa anche gran parte delle sue piante.
 La piccola isola di 50 km per 10 nell'arcipelago delle Marianne ospita ormai 2 milioni di questi predatori notturni, innocui per l'uomo ma velenosi e fatali per gli uccelli del luogo.

 I rettili giunti sull'isola 70 anni fa a bordo di navi cargo militari, hanno trovato nella giungla locale un habitat praticamente privo di predatori.
 Negli anni '80 avevano ormai causato la scomparsa di 10 delle 12 specie di uccelli endemici, condannando la sua foresta a un innaturale e inquietante silenzio.


Ora i ricercatori dell'Università del Colorado hanno sollevato un'altra preoccupazione: quella che i serpenti possano determinare, indirettamente, anche la diminuzione della vegetazione.
 Il 70% degli alberi di Guam si riproduce infatti grazie alla dispersione dei semi da parte di uccelli che si nutrono di frutta.
 Ma solo il 10% dei semi finisce oggi effettivamente al suolo nei pressi della pianta madre.

 In base alle nuove stime, pubblicate su Nature Communications, il numero di nuovi alberi sull'isola potrebbe pertanto diminuire di una quantità compresa tra il 61 e il 92%. 

 Fonte: focus.it