giovedì 15 dicembre 2016

Base segreta nazista rinvenuta nell’Artico russo


Di basi segrete naziste nell’Artico si parla (e favoleggia) da oltre 70 anni. 
 Si conoscono da fonti militari tedesche, ma finora quella sull’isola Terra di Alessandra non era mai stata identificata. 
 Nello scorso agosto una missione russa, grazie anche al riscaldamento globale – particolarmente intenso alle alte latitudini – che ha sciolto i ghiacci estivi, è riuscita a identificarla nella Terra di Francesco Giuseppe, un remotissimo arcipelago nell’Estremo nord russo a oltre 80 gradi Nord (Russian Arctic National Park). 
 La Terra di Francesco Giuseppe, così chiamata dagli esploratori austriaci che la scoprirono nel 1873, è composta da quasi 200 isole per una superficie totale di oltre 16 mila chilometri quadrati (pari a una regione italiana grande come il Lazio), a soli mille chilometri in linea d’aria dal Polo Nord.


La base faceva parte dell’operazione Schatzgräber (Cacciatore di tesori), una serie di avamposti realizzati dai nazisti nell’Artico nel 1942-1944 per le previsioni meteo.
 La base, aperta nel settembre 1943, è stata rinvenuta nell’isola Terra di Alessandra, la più occidentale dell’arcipelago. 
Sono stati trovati circa 500 reperti di vario tipo.










La vita nell’avamposto sulla Terra di Alessandra era durissima. Temperature rigide, poco da mangiare (una parte del cibo era finito in fondo al mare), isolamento totale. 
 I militari tedeschi per sopravvivere iniziarono a cacciare gli orsi polari. Solo che la carne degli orsi bianchi, come sanno bene gli eschimesi che non la mangiano, è sempre contaminata da parassiti. I soldati iniziarono ad ammalarsi gravemente. 

 Nel giugno 1944 dovettero chiedere soccorso alla base aerea tedesca di Banak, in Norvegia, per far arrivare un medico e portare indietro gli ammalati, secondo quando afferma lo storico militare tedesco Franz Selinger. 
 Arrivò un aereo da trasporto, un grande FW-200 Condor, che danneggiò una ruota in fase di atterraggio. 
Dalla Norvegia mandarono un secondo aereo che paracadutò la ruota di ricambio. 
La base venne abbandonata definitivamente nel luglio 1944.

 I ricercatori russi hanno rinvenuto molto materiale: libri, documenti, testi di meteorologia, manuali della Marina militare tedesca, munizioni, cartucce, tavole astronomiche, quaderni di registrazioni di dati meteo, riviste e anche una copia del libro «Tom Sawyer» di Mark Twain. 
Tutti gli oggetti rinvenuti saranno esposti in un museo ad Archangelsk, sulla terraferma nella Russia europea.

 Negli anni Ottanta una squadra di esperti sminatori tedeschi (forse della ex Ddr?) visitò le isole per rimuovere i campi minati. Ma solo nella scorsa estate è stata fatta una completa ricognizione e uno studio accurato della base mappandola con precisione. 

 Fonte: ilnavigatorecurioso.it

James Lackington, l'uomo che ha inventato le librerie


E se vi dicessimo che le librerie sono state inventate da un calzolaio? E tutto grazie a una visione illuminata, ad una mente inquieta, alla voglia di realizzare sogni.
 Parliamo di James Lackington morto nel lontano 1815, colui che viene definito come l’inventore delle librerie.

 Figlio di un calzolaio, già all’età di dieci anni aveva imparato il mestiere del padre, ma senza troppa convinzione di voler proseguire per tutta la vita. 
Da autodidatta aveva imparato a leggere e all’età di venticinque anni si era trasferito a Londra in cerca di fortuna. 
 Affascinato dal mondo dei libri, Lackington pensò a un modo per rendere la cultura più accessibile a tutti e non solo alla nobiltà ottocentesca.
 Non senza un pizzico di follia, nella calzoleria che nel frattempo era riuscito ad aprire, fece una sorta di biblioteca, dove chiunque poteva prendere in prestito, acquistare o consultare quelli che amava definire gli strumenti della felicità, ovvero i libri.
 Secondo la sua filosofia di vita, infatti, chiunque doveva avere la possibilità di leggere e fuggire con la fantasia.
 A sua insaputa, più che una biblioteca, aveva creato una libreria che in pochissimo tempo, aveva riscosso un grande successo. 

Grazie alla vendita dei libri Lackington, nel giro di qualche anno, nel 1794, aprì con un socio il Tempio delle Muse, la prima e la più grande libreria moderna con oltre 500mila volumi.
 Le vetrine coprivano circa 40 metri e la cassa al piano terra era disposta su un grande tavolo a forma di anello, vi erano quattro piani di sale in cui i clienti potevano consultare e leggere i libri: più si saliva, più i libri erano vecchi ed economici.
 La libreria vendeva 100mila libri all’anno, con un fatturato di circa 630mila euro di oggi. 

Il motto di Lackington era "Piccoli profitti fanno grandi cose". Nella sua libreria decise che non avrebbe dato libri a credito, come si faceva all'epoca. 
I clienti dovevano pagare subito e in contanti. 
Questo gli permise di comprare subito nuovi libri e di mettere il bastone tra le ruote ai concorrenti.
 La seconda innovazione fu la svendita dei libri vecchi.
 I librari compravano compravano grandi quantità di volumi vecchi ma poi ne distruggevano i tre quarti per far salire il prezzo delle copie rimaste.
 Lackington introdusse una strategia di vendita opposta: comprava grandi quantità di libri usati e poi li rivendeva a un prezzo molto economico.
 Puntava quindi a vendere un maggior numero di libri, piuttosto che venderne pochi a un prezzo molto alto. 
 I clienti poi non potevano contrattare sui prezzi. Il cartello indicava chiaramente: "Il prezzo più basso è indicato sulla copertina e non ci saranno sconti ulteriori su nessun libro".

 Il suo Tempio delle Muse era diventato un'attrazione turistica con scaffali pieni, gallerie come se ci si trovasse all’interno di una caverna.
 Per molti anni, fu il rifugio di letterati conosciuti ma nel 1841, la libreria fu distrutta da un incendio e mai più ricostruita. 
 E Lackington? 
Si ritirò in una casa in campagna con la moglie Nancy continuando a vivere secondo la sua filosofia: bastano i libri a fare la felicità. 

 Dominella Trunfio