venerdì 28 ottobre 2016

Scoperto perché in autunno le foglie cambiano colore


In autunno le foglie perdono il loro colore e assumono un giallo/arancio più o meno brillante.
 Si sa che questo accade perché la clorofilla viene degradata e trasformata in un’altra molecola, e che nelle foglie diventano evidenti altre sostanze, antociani o carotenoidi, pigmenti rossi o gialli. 
Si sapeva anche che un enzima toglie alla clorofilla una molecola di magnesio e quindi ne impedisce l’attività, ma non si conosceva chi facesse partire il processo. 

 Un gruppo di ricerca giapponese ha ora scoperto il gene che codifica l’enzima responsabile della degradazione della clorofilla, e ha pubblicato la scoperta sulla rivista scientifica The plant cell (sommario, in inglese). 
Si chiama Stay-Green ("rimane verde", abbreviato in SGR) e l’enzima da esso prodotto è l'Mg-dechelatasi. 

 Questa molecola toglie alla clorofilla l’atomo di magnesio (Mg), la trasforma in un altro composto (feofitina a) e lascia nelle foglie spazio ad altre molecole che infine cambiano il colore del mondo e trasformano i boschi autunnali in una sinfonia di colori. 

 Il gene SGR ha anche un senso storico, perché è uno dei geni studiati da Gregor Mendel (il monaco boemo che ha scoperto le leggi delle genetica) nei suoi esperimenti sui piselli verdi e gialli. 

Quando una mutazione “guasta” il gene SGR, questo non degrada più la clorofilla, che rimane nei semi lasciandoli verdi.

 fonte: focus.it

Una sepoltura Subeixi con un ‘sudario’ di cannabis


Circa 2.500 anni fa, nel nord-ovest della Cina un uomo venne sepolto in una elaborata tomba, e il suo petto fu ricoperto con un sudario fatto di 13 piante di canapa.
 La tomba è una delle poche privilegiate, nel centro del continente euroasiatico, nel quale c’era la cannabis.
 Questa in particolare getta nuova luce su come la popolazione preistorica della regione usasse questa pianta nei rituali. 
 “Una notevole scoperta archeobotanica”, avvenuta perché gli abitanti moderni avevano paradossalmente deciso di costruire un nuovo cimitero. 

 Nella tomba vi erano archi, frecce e i resti di animali addomesticati, tra cui capre, pecore e un teschio di cavallo – indice che questa popolazione praticasse sia la caccia sia l’allevamento. Il cimitero apparteneva probabilmente alla cultura Subeixi (nota anche come Gushi), a giudicare dalle analisi del vasellame di terracotta. 
I Subeixi furono il primo popolo conosciuto a vivere nell’arido bacino di Turpan (o depressione di Turfan), 3.000 anni fa circa.

In tutto, gli archeologi hanno trovato 240 tombe antiche. L’uomo con la canapa (tomba M231) era un uomo caucasico, morto a 35 anni circa.
 I suoi resti giacevano su un letto composto da stecche di legno, mentre la sua testa riposava su un cuscino di cannucce di palude. Numerosi erano anche i vasi di terracotta.
 Più sorprendente sono però le «13 piante femminile di cannabis quasi intere, poste in diagonale sul corpo del defunto come un sudario, con le radici e le parti inferiori delle piante raggruppate insieme sotto il bacino», scrivono i ricercatori sulla rivista Economic Botany.

 La tomba risale tra i 2.400 e i 2.800 anni fa, stando alla datazione al radiocarbonio, eppure le piante sono rimaste intatte grazie al clima asciutto della regione.
 Ci sono anni in cui neanche piove. Ma i depositi dei fiumi (come sabbia e ciottoli) e i resti di piante acquatiche (equiseti e canne) indicano che all’epoca qui vicino scorreva un fiume.


Difficilmente la M231 è l’unica sepoltura contenente cannabis.
 Il bacino di Turpan conserva un altro cimitero Subeixi chiamato cimitero di Yanghai, che risale anch’esso al I millennio a.C.
 Una delle sue sepolture aveva per esempio una grande scorta di fiori di cannabis in un cesto di cuoio e in una scodella di legno, proprio accanto al cadevere di un uomo.
 La tomba non aveva alcuna traccia di vestiti o corde di canapa. Piuttosto, i grossi semi della pianta e l’alta presenza di cannabinolo suggeriscono che la cannabis fosse usata come sostanza attiva. 
Un’altra tomba di Yanghai conteneva teste di fiori di cannabis, segno forse di un uso a scopi medicinali. 

Anche nel sud della Siberia, nelle sepolture della cultura di Pazyryk, sono state rinvenute tracce di cannabis, “usata per scopi rituali se non addirittura come psicoattivo”, scrivono i ricercatori. In un’altra sepoltura sui Monti Altai, sempre della cultura Pazyryk, la cannabis rinvenuta venne forse utilizzata dalla donna (morta di cancro ai seni) per fronteggiare i sintomi. «Apparentemente – scrivono gli studiosi – la cannabis medicinale (e forse spirituale, o almeno rituale) era largamente usata dai popoli nel centro dell’Eurasia durante il I millennio a.C.».

 Live Science
 Economic Botany