giovedì 14 luglio 2016

Ritrovata la città del gigante Golia, grande quattro volte Gerusalemme


Mura alte trenta metri, un cancello imponente e un’estensione quadrupla rispetto a Gerusalemme: l’antica città di Golia si è svelata agli archeologi dell’Università di Bar Ilan in tutta la sua potenza, portando a rileggere gli equilibri di forza con il regno di Giuda.

 Gli scavi sulla collina di Tel Zafit, nel parco nazionale sulle colline della Giudea, sono in corso da oltre venti anni, ma finora il team internazionale di archeologi guidato da Aren Maeir non era andato oltre il ritrovamento di alcuni templi filistei dell’XI secolo a. C. e dei resti del castello crociato «Blanche Garde» che ebbe tra i suoi difensori Riccardo Cuor di Leone. 
Ma ora i ricercatori hanno scoperto la città filistea di Gath dove abitava Golia e verso la quale – come si legge nel Libro di Samuele - David fuggì andando «da re Saul a Achish, re di Gath».


La scoperta riguarda il grande cancello che era all’entrata della città, la cui imponenza consente di ricostruire anzitutto l’altezza delle mura di cinta – almeno 30 metri – nonché un’estensione che per Maeir arrivava a 500 dunam (50 ettari), ovvero quattro volte i 120 dunam (12 ettari) che all’epoca misuravano le maggiori città come Megiddo, Gerusalemme e Beer Sheva. 
 Poiché Gath venne distrutta nell’830 a. C. da Hazael, re di Aram, ciò significa per Maeir che «durante l’esistenza del regno di Giudea ai suoi confini occidentali esisteva una grande città filistea che non attaccò mai», dimostrando che durante i re David e Salomone controllava un territorio più limitato, soprattutto sulle montagne, attorno a Gerusalemme. 
Nei pressi di Gath è stata scoperta a Kaifa, alcuni anni fa, una città fortificata della Giudea, risalente al X secolo a. C., che forse segnava il limite massimo di estensione del regno prima dei cancelli di Golia.




Ma allo stesso tempo, gli scavi archeologici di Ashkelon, nel sud di Israele, hanno riportato alla luce un cimitero risalente a 2.600 anni fa.
 Un ritrovamento eccezionale, sottolinea Daniel Maestro, studioso della Harvard University che ha partecipato ai lavori sotto la guida dell’Antiquities Authority israeliana, se si pensa che le ossa delle 145 persone sepolte nel sito potrebbero rivelare informazioni importanti sui riti funebri a noi sconosciuti, così come sulle abitudini di vita dei Filistei.


Uno degli scheletri, ad esempio, è stato interrato con una fiala di profumo di argilla, ritrovata ormai saldata al cranio.

 I primi importanti ritrovamenti risalgono al 2013 nell’area dove un tempo prosperava il porto dell’antica città filistea di Ashkelon, che all’apice delle sue attività contava 13.000 abitanti e sulla quale ora si trova un parco naturale.
 L’origine del “popolo del mare” che l’abitava è incerta. 
I Filistei, mercanti e marinai, parlavano una lingua di origine indoeuropea, non praticavano la circoncisione, mangiavano carne di maiale e cane – come evidenziato dai resti individuati tra le rovine di altre quattro città filistee (Gat, Gaza, Ashdod e Ekron). Ma la storia dei Filistei è legata soprattutto all’immagine negativa restituita dalla Bibbia.
 I Filistei sono menzionati dalla Genesi e soprattutto nel libro di Samuele che descrive il celebre duello tra il gigante Golia e il pastore Davide.
 Al di là della fama che si è perpetrata nei secoli, ”facevano una vita dura – spiega l’archeologa Sherry Fox, mostrando un cranio tra le mani – lo possiamo dedurre dai denti dove si riscontrano linee che indicano una interruzione della crescita, probabilmente dovuta a una carestia o a una febbre grave durante l’infanzia”.
 E sempre dalle ossa è possibile capire che lavoravano duramente, si sposavano tra consanguinei e utilizzavano i denti come strumenti di lavoro, probabilomente la tessitura. 
Oltre al fatto che probabilmente si trattava di un popolo dalle dimensioni nella norma, nonostante la leggenda del gigante abbattuto con una fionda dall’astuto Davide 

 Fonte: blueplanetheart.it