venerdì 1 luglio 2016

La Route 66 sarà la prima autostrada solare degli Stati Uniti


È forse la più famosa autostrada degli Stati Uniti: la Route 66, storica protagonista delle migrazioni a ovest degli anni ’30, immortalata in canzoni, programmi televisivi, film e romanzi. 
 E se oggi, a 90 anni dalla sua inaugurazione, rimane più che altro un monumento a un secolo di storia e cultura americane, presto potrebbe guadagnare nuova fama e un invidiabile primato.
 Negli scorsi giorni infatti lo stato del Missouri ha dato il via libera per trasformare alcune sezioni della Route 66 nella prima autostrada solare degli Stati Uniti, un percorso pavimentato con pannelli solari e pensato per garantire la viabilità e produrre al contempo energia pulita.


Anima del progetto sono Scott e Julie Brusaw, due coniugi e inventori americani che nel 2014 hanno lanciato una campagna di crowdfunding di grandissimo successo: la loro società, la Solar Roadways, ha infatti raccolto oltre due milioni di dollari su Indigogo, per sviluppare una tecnologia con cui trasformare i 259mila chilometri di autostrade americane in un immenso pannello solare.
 Un sistema, assicurano i calcoli dei Brusaw, che permetterebbe di generare una quantità di energia tre volte superiore al consumo annuale del paese. 
 Dopo due anni di lavoro, oggi la loro tecnologia è finalmente pronta per il test su strada, e il dipartimento dei trasporti del Missouri sembra più che disposto a collaborare all’impresa. L’accordo stretto tra lo stato e la Solar Roadways prevede l’istallazione dei pannelli inventati dai Brusaw su alcuni brevi tratti della Route 66, con l’obbiettivo di produrre sufficiente energia solare da provvedere alle necessità energetiche degli edifici, della segnaletica e dell’illuminazione delle aree limitrofre.


Per iniziare, i pannelli solari dei Brusaw saranno installati sui marciapiedi.
 Questa fase dovrebbe concludersi entro la fine del 2016, e se tutto andrà come sperato, si potrà poi procedere al test sulle strade vere e proprie in tempi ragionevolmente brevi.
 La tecnologia, ammettono dalla Solar Roadways, è ancora in fase di sviluppo, e servirà ancora qualche anno per raggiungere gli standard richiesti.
 I pannelli comunque sono già in grado di sostenere il peso di un autoarticolato, e la composizione è pensata per emulare le caratteristiche di aderenza dell’asfalto.
 I pannelli contengono inoltre una serie di gadget smart: luci led con cui sostituire la segnaletica orizzontale, un sistema di riscaldamento che evita l’accumulo di neve o ghiaccio, e microprocessori che permettono di trasmettere e ricevere dati in tempo reale.

 Per sapere se le autostrade solari si riveleranno un successo bisognerà aspettare almeno fino al prossimo anno, ma un esperimento simile, realizzato in Olanda, ha già dato risultati incoraggianti. 
 Si tratta della prima ciclabile solare del mondo, costruita dall’azienda Solar Road con fondi del governo olandese, che alla fine del 2015 ha annunciato di aver superato il proprio obbiettivo, producendo oltre novemila kwh nel corso dell’anno con un percorso di circa 70 metri.

 Fonte: wired.it

Roll cloud: nubi minacciose e innocue


Uno spettacolare fenomeno meteorologico accaduto qualche giorno fa sopra al lago Michigan (Usa), un fronte di roll cloud (nubi a rotolo, ma è meglio usare l'espressione inglese) dà l'occasione di parlare ancora di questi eventi, che a volte consideriamo inquietanti per la potenza che esprimono quando alziamo gli occhi al cielo. 
 Un fronte di roll cloud ha proprio la forma di un rotolo, col vapore acqueo arrotolato su se stesso, lungo anche decine di chilometri, in moto a notevole velocità: questa particolare formazione appartiene alla categoria delle arcus cloud.




Sono in effetti "nubi solitarie": di solito precedono una perturbazione temporalesca, anche se non originano precipitazioni, e avanzano a basse quote. 
 Si formano quando una nube temporalesca (un cumulonembo) inizia a dare origine alla pioggia perché le correnti ascensionali non sono più in grado di sostenere le gocce d’acqua che si trovano al suo interno. 
 La pioggia trascina verso il basso una corrente di aria fredda che può arrivare anche da 10.000 metri di quota: la corrente percorre il fianco del cumulonembo fino ad arrivare quasi suolo. 
Il processo può far alzare verso l’alto aria calda che si trova davanti alla nube temporalesca: quest’aria, staccata sia dal fronte principale del temporale sia dal suolo, inizia ad avvolgersi su se stessa dando infine origine all’arcus. 
E così come si forma, allontanandosi dalla perturbazione la "minacciosa" nube si dissolve. 

 Fonte: focus.it