lunedì 2 maggio 2016

Il volo temerario dei "papà" di Felix Baumgartner


Nell'era delle passeggiate spaziali e dei voli parabolici, un'ascesa in mongolfiera potrebbe non fare notizia.
 Eppure fu proprio per mezzo di un pallone aerostatico che James Glaisher (1809-1903), meteorologo e aeronauta britannico, entrò nella leggenda dell'aviazione, con uno dei voli più spericolati, coraggiosi e incoscienti che l'uomo abbia mai tentato.

 Il 5 settembre 1862, a bordo di un aerostato, Glaisher e il co-pilota Henry Coxwell raggiunsero gli 11 km di quota: l'altezza a cui volano gli aerei di linea.
 Lo fecero di proposito, per studiare i fenomeni atmosferici che governano il meteo sulla Terra.
 Ma ignoravano i rischi dell'impresa e soltanto un colpo di fortuna e la prontezza di riflessi salvarono la coppia da morte certa, evitando che il pallone proseguisse il suo viaggio incontrollato verso la stratosfera. 

 Per Glaisher e Coxwell non era il primo volo, ma nessuno fino ad allora si era mai spinto a quella quota.
 L'impresa era stata finanziata dalla British Association for the Advancement of Science per studiare quello che oggi studiano i palloni meteorologici: i venti d'alta quota, i movimenti delle nubi, la formazione delle precipitazioni, l'umidità.

 L'aerostato riempito con un gas leggero (forse idrogeno) decollò da Wolverhampton, Inghilterra centrale: per salire occorreva togliere un po' di sabbia dal cesto; per scendere, bisognava aprire una valvola e lasciare uscire gas dal pallone. 
Era una bella giornata, ma prima di raggiungere i 5 km d'altezza successe qualcosa di strano: uno dei sei piccioni che Glaisher aveva portato con sé a bordo aprì le ali e cadde fuori dal cesto come un foglio di carta.
 Continuando a salire, un altro pennuto fu scaraventato nel vuoto, precipitando come un sasso.


Prima ancora che Glaisher potesse fiutare il pericolo, la temperatura dell'aria era precipitata a -20 °C e la vista dell'aeronauta si era offuscata.
 Le poche strumentazioni scientifiche di bordo erano divenute illeggibili, e il braccio di Glaisher stava perdendo sensibilità. Voltandosi verso Coxwell per cercare aiuto, il pilota lo vide con la testa a ciondoloni, privo di senso. 
Stavano salendo troppo, e troppo in fretta; bisognava scendere immediatamente, per sopravvivere.


La valvola per svuotare il pallone era rimasta impigliata in una delle funi: Glaisher si arrampicò sul bordo del cesto, rischiando la vita per disincastrarla. 
Afferrò una cima con i denti e, dopo qualche strattone, liberò la valvola.
 Fortunatamente, il pallone prese a scendere.
 Coxwell si riebbe dallo stordimento, e continuò con le misurazioni scientifiche.
 Dei piccioni, solo uno rimase in vita. 
Per lo spavento, dopo l'atterraggio, l'animale rimase per 15 minuti ancorato al braccio di Glaisher, prima di spiccare di nuovo il volo.  Il freddo, la mancanza di ossigeno e la rapida ascesa avevano creato nei due aeronauti la nausea, la paralisi e la perdita di coscienza sperimentata anche dai sub, quando risalgono troppo in fretta. 

Dopo quell'incidente, Glaisher effettuò altri 21 voli, tornando con osservazioni cruciali per la comprensione del meteo. 
Notò per esempio che i venti cambiano velocità a seconda dell'altezza a cui si trovano, e scoprì come si formano le gocce d'acqua prima di precipitare sulla Terra. 

 Quella passione per il volo avrebbe ispirato moltissimi tra i suoi posteri: abbiamo tutti ancora negli occhi il passo compiuto da Felix Baumgartner prima del tuffo nel vuoto dalla stratosfera, da 38.969 m di altezza, dopo un'ascensione di 2 ore e 37 minuti a bordo di una capsula sostenuta da un pallone aerostatico.


E anche il futuro del turismo spaziale potrebbe sfruttare questi mezzi di ascesa: la compagnia spagnola Zero2Infinity, sostenuta dall'astronauta della Nasa Michael Lopez-Alegria, vorrebbe usare un gigantesco pallone ad elio per condurre gli aspiranti viaggiatori celesti a 34 km dalla superficie terrestre, al di là del 99% della nostra atmosfera. 

 Fonte: focus.it

Caviar Citrus , il caviale vegetale


Una prelibatezza che arriva da lontano, precisamente dall’Australia, ma che da qualche tempo è disponibile anche qui in Italia: il Caviar Citrus (Microcitrus australasica), noto anche come Finger Lime. 
Si tratta di un agrume ancestrale molto particolare e per questo tanto ricercato dai migliori chef stellati che lo utilizzano per esaltare piatti a base di pesce col quale si sposa a meraviglia, meglio del solito limone o dei classici agrumi.


La pianta è un piccolo arbusto con foglie minute e appuntite mentre i frutti sono affusolati proprio come le dita della mano, di qui il nome Finger Lime. 
La buccia è di colore verde ma quando il frutto giunge a maturazione diventa marroncina. 
Ciò che risulta particolarmente interessante però è quello che c’è sotto questa buccia: una polpa dai chicchi minuscoli, simili a perle che variano dal bianco al giallo, dal rosato all’arancione e ripiene di un liquido prelibato e dal sapore acido simile a quello del limone ma più dolce.
 Si estrae facilmente con un cucchiaino e si gusta come fosse un raffinato caviale, di qui il nome Caviar Citrus.


Questo agrume vanta proprietà antisettiche, favorisce la digestione è rinfrescante e diuretico.
 Apporta buone quantità di vitamina C, B6, acido folico e potassio. 

Coltivare il Finger Lime in terrazzo non è particolarmente difficoltoso, una volta trovata la piantina, disponibile in pochi e forniti garden center il gioco è fatto! 
Ha una crescita molto lenta, fiorisce in primavera e offre i suoi frutti maturi in inverno, pronti da raccogliere quando risultano morbidi al tatto. 
Ama la luce e durante la bella stagione necessita di qualche ora di sole. 
Da dicembre però va protetto e specie se le temperature scendono al di sotto dello zero conviene portarlo in casa, lontano dai caloriferi e in un ambiente luminoso.
 Le innaffiature dovranno essere abbondanti in primavera e in estate per poi essere ridotte in autunno e in inverno.
 Sono disponibili diverse varietà, alcune più adatte appunto a guarnire piatti di pesce come la varietà “Colette” e “Ricks Red”, insalate come “Tasty Green” o per fare marmellate, confetture e dissetanti bibite come la varietà “Yellow”.


Questi frutti si possono conservare ad una temperatura di 5 – 10 °C anche per 4 o 5 settimane e, addirittura la polpa può essere conservata a -18 °C anche per diversi mesi! 


 Fonte: greenme.it