martedì 19 aprile 2016

Da quando c'è la pagella?


Inventata dall’imperatore d’Austria Giuseppe II nel 1783, la pagella fece il suo debutto in Italia circa un secolo dopo, ma venne introdotta ufficialmente in tutte le scuole italiane, adottando un unico modello, solo in epoca fascista, con il regio decreto del 20 giugno 1926. 
Ogni famiglia era tenuta ad acquistarla dal tabaccaio al costo di 5 lire (circa 4 euro odierni). 

 Le prime pagelle (nella foto una del 1941-42) avevano sul frontespizio lo stemma sabaudo e le valutazioni venivano espresse in giudizi (sufficiente, buono, lodevole) ; tra le materie figuravano religione (prima della lista), canto, bella scrittura, lettura espressiva, lavori domestici e manuali. 

 La pagella divenne anche uno strumento di propaganda: il fascismo se ne servì per veicolare la sua idea di gioventù fisicamente sana, istruita e formata per una società sempre più militarizzata. 
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale la pagella italiana fece anche propaganda bellica, con l’immancabile motto mussoliniano “Vincere”. 

 Pagella è il diminutivo del latino pagina, ovvero “colonna di scrittura”, “facciata scritta di libro o quaderno”. 
Pagella, dunque, è l’equivalente latino di “piccola pagina”.

 Più di un ragazzo ha tentato di farsi passare, di fronte a una pagella non proprio entusiasmante, per un “genio incompreso”. Magari snocciolando il nome di qualche grande del passato sottovalutato dalla scuola. 
Come Giuseppe Garibaldi, che confessò di essere portato “più al divertimento che allo studio”. O come Albert Einstein: al Politecnico di Zurigo fu bocciato agli esami di ammissione e costretto a riparare in tutte le materie tranne matematica e fisica nelle quali, contrariamente a quanto si dice talvolta, eccelleva. Benito Mussolini fu invece retrocesso dalla quarta alla seconda (studiava dai Salesiani) perché ferì un compagno con un coltello durante una rissa. 
Problemi di condotta, ma anche di rendimento, segnarono la carriera scolastica di Adolf Hitler: nel 1904 e nel 1905 dovette affrontare gli esami di riparazione mentre il suo comportamento gli costò l’esclusione dalla prestigiosa scuola di Linz (Austria). 
 Anche Winston Churchill non se la passava meglio: fu più volte rimandato. 
«La tua pagella è molto brutta. Il tuo modo di lavorare è un insulto all’intelligenza» gli scriveva la madre. 
A salvarlo dalle bocciature pare fosse solo la straordinaria memoria. 

 Fonte: focus.it

Le Fonti del Clitunno


L’Umbria offre moltissimi scenari nei quali è possibile godere di calma e tranquillità, fuori da tutto il caos metropolitano o cittadino a cui siamo ormai abituati. 
Tra questi, troviamo le Fonti del Clitunno, che si estendono su una superficie di quasi 10.000 mq lungo la via Flaminia fra Spoleto e Foligno, nel comune di Campello sul Clitunno. 

 Alimentate da acque sorgive sotterranee che sgorgano da fenditure nella roccia che, anticamente, con la loro copiosità, formavano un fiume navigabile fino a Roma, lungo le cui sponde sorgevano sacelli, ville e terme; hanno un aspetto suggestivo con il laghetto popolato di nasturzi acquatici, nontiscordardime della palude, cigni e anatre, fanerogame, code di cavallo acquatiche, mestolacce, brosche increspate ed ancora carpe, tinche, trote ed altri pesci d’acqua dolce.
 Tutt’intorno al lago, un labirinto di rigagnoli, cascatelle, ponti e sentieri, salici piangenti e pioppi cipressini che si specchiano sulla superficie dell’acqua.
Molti sono i pittori, i poeti e gli scrittori che, fin dall’antichità, rimasero colpiti dalla bellezza di questo posto, tra cui Plinio il Giovane, Virgilio, Corot, Byron e Giosuè Carducci, che le consacrò nella sua celebre Ode.








Il fiume Clitunno, anticamente detto Cleoton, Cleo o Cliton, nell’antichità era rinomato per i buoi, allevati lungo le sue rive, molto apprezzati dagli antichi Romani quali vittime sacrificali per i trionfi bellici.
 La crisi sismica del 446 d.C., ridusse di molto la portata sia del fiume Clitunno, sia di altri corsi d’acqua che un tempo dovevano essere navigabili e che ora non lo sono più.


Era il 1852, quando il conte Paolo Campello volle ridonare alle Fonti del Clitunno l’impianto scenografico-paesaggistico narrato da Plinio, che possiamo oggi ammirare. 
Da non perdere il Tempietto di Clitunno, iscritto Il 25 giugno del 2011 nella lista “Longobardi in Italia: i luoghi del potere” facente del patrimonio mondiale dell’Umanità UNESCO. 

 Caterina Lenti