giovedì 14 aprile 2016
Il volo del calabrone di Rimskij Korzakov
Il volo dei calabrone è una composizione famosa di Rimskij Korzakov nella quale il compositore russo riesce a ricostruire a livello musicale il ronzio dell'insetto, che in realtà è un grosso bombo che prende il volo sul mare per arrivare a una barca.
Il popolare brano viene inserito nel terzo atto dell'opera lirica La favola dello zar Saltan, composta fra il 1899 ed il 1900, basata sulla favola omonima in versi dello scrittore Aleksadr Pushkin. Nell'opera si racconta che il principe Gvidon era stato allontanato alla nascita dal regno dello Zar Saltan, insieme a sua madre, la zarina Militrisa.
Questo era successo mentre il re stava sul campo di battaglia. Il figlio, diventato uomo, vive con sua madre nell'isola di Bujan dove il popolo della fantastica città di Ledenec li ha accolti come suoi sovrani, dopo averli liberati da un mago malvagio.
Gvidon si trova sulla riva e vede la nave dello Zar.
Con malinconia racconta a un cigno magico che vorrebbe stare vicino a suo padre e osservarlo senza essere visto.
Il cigno esaudisce il suo desiderio e lo trasforma in un calabrone dopo che avergli ordinato di immergersi tre volte nel mare.
Mentre Gvidon vola per raggiungere la nave, l'orchestra esegue il brano che richiede estrema velocità e gran precisione nell'esecuzione.
Il principe vede suo padre mentre un uomo gli sta raccontando della metamorfosi che ha subito la città di Ledenec, dove sorgono storie fantastiche.
Le sorelle di sua madre, colpevoli della separazione della famiglia, vogliono distrarre lo Zar e il principe irritato le punge entrambe su un sopracciglio.
Il re decide di visitare l’isola dove trova la zarina e suo figlio e la gioia torna nel suo regno.
Fonte: http://epochtimes.it/
Levanzo, la più piccola delle isole Egadi
Vi sono luoghi, al mondo, talmente suggestivi da sembrare finti. Tra questi l’isola di Levanzo, la più piccola tra le isole Egadi, in Sicilia.
Conosciuta nell’antichità con diversi nomi tra cui Buccina e Phorbantia (Φορβαντία), forse a causa dell’abbondante quantità di erba (φορβή) nell’isola, si estende per 10 kmq, è lunga 5 km e larga 2 km.
Aria balsamica, clima mite, stupende scogliere, mare limpido e salutare, splendidi tramonti, intensa vegetazione aromatica mediterranea rendono l’isola, intima e primordiale, una meta da visitare.
Quali sono i punti d’interesse?
La Grotta del Genovese, scoperta casualmente nel 1949, risalente al Paleolitico/Neolitico con i suoi graffiti e le pitture presenti sulle pareti, rappresentanti figure antropomorfe, quadrupe, pesci e idoli, buoi, cervi, cavalli e uomini.
Visitare l’isola di Levanzo, vera e propria oasi per gli amanti della quiete, dei silenzi, in cui isolani e forestieri vivono tutti insieme, significa tornare indietro nel tempo.
Si rimane senza parole osservando il piccolo villaggio, composto da uno sparuto gruppo di case, affacciato sul bellissimo porticciolo di Cala Dogana, da dove è possibile raggiungere, attraverso sentieri curati dalla forestale, la bella Cala Minnola, e la spianata che ospita un esempio di architettura rurale: l’edificio delle Case Florio, con l’annessa fattoria.
I fondali di Levanzo sono un sicuro richiamo per gli appassionati di archeologia subacquea, ammirando reperti archeologici posti sotto la tutela della Soprintendenza del Mare.
Attraversata da un’unica strada che la percorre da sud a nord, l’isola di Levanzo è ideale per chi ama la natura incontaminata ed i ritmi dettati dal mare.
Caterina Lenti