venerdì 25 marzo 2016

La storia di Tavolara, una favola moderna


Era la fine del 1700 quando la famiglia Bertoleoni giunse da Genova all’arcipelago de La Maddalena in cerca di una nuova dimora. 
 Fu Giuseppe Bertoleoni a spingersi oltre nell’esplorazione delle isole a Nord della Sardegna e ad approdare per primo a Tavolara, allora completamente disabitata e selvaggia. 
 L’isola sembrò da subito offrirgli tutto ciò di cui aveva bisogno. 
 Vi si stabilì e qui si dedicò all’allevamento delle “capre dai denti d’oro”, così chiamate per la caratteristica colorazione dorata delle arcate dentarie.
 Capre preziose e particolari, la cui descrizione, interessava i racconti oltremare.


Nel 1836, in occasione di una battuta di caccia, il Re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia giunse nell’isola.
 Qui fu accolto dal maggiore dei figli di Giuseppe, Paolo Bertoleoni.
 A Carlo Alberto, il giovane Paolo si presentò come “Re di Tavolara” offrendo all’ospite, un letto e una tavola per alcuni giorni, presso la sua modesta Corte.
 Al suo rientro a Torino, memore dei racconti del giovane Paolo, il Re di Sardegna ordinò al fedele Generale La Marmora, di fare ritorno a Tavolara per prelevare alcuni esemplari di capre dai denti d’oro.
 Il Generale ne catturò ben quattro, portando con sé anche la fine della pace per gli abitanti dell’isola. 
 Il demanio diede infatti ordine di esproprio, dopo pochissimo tempo, poiché, di fatto, non esisteva nessun documento ufficiale che attestasse la sovranità dei Bertoleoni sull’isola.
 Ma Paolo non si perse d’animo e raggiunse Carlo Alberto a Torino, in cerca di rassicurazioni. 
 Tranquillizzato dallo stesso Re, ottenne dai Savoia il riconoscimento ufficiale al Regno di Tavolara e, tornato vincitore, stabilì sull’isola una vera e propria istituzione regnante.

 Passarono degli anni prima che arrivasse la richiesta di una coppia di capre dai denti d’oro per la tenuta napoletana di Vittorio Emanuele II.
 Fu Paolo in prima persona a catturare le capre e a portarle personalmente a Napoli.
 Rifiutando il compenso per questa sua azione, ricordò al Re Vittorio Emanuele la promessa fatta dal padre e pretese un documento scritto che comprovasse il riconoscimento del Regno.
 Il desiderio venne esaudito e dopo un mese, giunse nell’isola il documento Regio che attestava l’esistenza del regno di Tavolara. 

L’interesse per il nuovo, piccolo Reame, dilagò tra tutti i Regnanti e la Regina Vittoria d’Inghilterra,impartì ordine al suo alto ufficiale di marina, di raggiungere l’isola per fotografare la sconosciuta famiglia regnante Bertoleoni. 
 Un documento storico e significativo, la fotografia che ancora oggi dimora al museo di Buckingham Palace, a Londra, adagiata tra la collezione di fotografie di tutte le famiglie reali del mondo. Nell’immagine impera Carlo I, Re di Tavolara, circondato dalla sua corte.
 L’immagine riporta una didascalia che recita “La famiglia reale di Tavolara, nel golfo di Terranova Pausania, il più piccolo regno del mondo"


La pergamena che riconosceva l’esistenza del Regno cadde, insieme con altri documenti storici, nelle mani di un uomo che sappiamo aver frequentato l’isola intorno alla metà del 1800, ma del quale si persero presto le tracce. 
 Nel 1861, il regno di Tavolara venne annesso a quello d’Italia. Nel 1886, alla morte del re, gli abitanti di Tavolara proclamarono la Repubblica e stabilirono il suffragio universale, prima che la monarchia fosse nuovamente restaurata nel 1895. 
 In questa data, salì al trono l’ultimo esponente della storica famiglia, Carlo I di Tavolara,che regnò fino al 6 novembre 1927.
 Il suo ultimo discendente diretto, morì a Olbia nel 1993, segnando la fine di un Regno e di una favola moderna, quella che ci piace ricordare come la “storia del regno delle capre dai denti dorati”.

 Fonte: sardanews.it

Torna in Italia una parte del tesoro di Robin Symes dal valore di 9 milioni


Torna in Italia una parte del tesoro recuperato nel 2014 dai carabinieri dei beni culturali nei caveau del Porto Franco di Ginevra, che apparteneva al mercante e trafficante inglese Robin Symes: 45 casse colme di gioielli archeologici sorprendenti che spaziano da sarcofaghi etruschi a dipinti, da statue, crateri, oinochoe, fregi, busti in marmo a lastre ricche di figure e un sarcofago romano, per un valore totale che ammonta a 9 milioni di euro.








Opere d’arte “assolutamente eccezionali e uniche” a detta della soprintendente all’Etruria Alfonsina Russo, che sottolinea l’importanza del ritrovamento, che di certo costituirà una nuova chiave interpretativa di lettura nell’arte etrusca . 
 Con molta probabilità, secondo la studiosa, sono il frutto della grande spoliazione, avvenuta negli anni ’80 , di un tempio etrusco di Cerveteri, forse della zona della Vigna Marini-Vitalini.
 “Delle pitture di templi etruschi avevamo solo frammenti conservati nel museo etrusco di Villa Giulia – sottolinea Russo – poi ci sono le lastre dipinte conservate al British Museum e al Louvre, rispettivamente ‘Boccanera’ e ‘Campana’, ma quelle provengono da tombe non da un tempio”. 
Tale recupero “consentirà di fare nuova luce sulle botteghe che fiorirono in quell’epoca in Etruria con artigiani provenienti dalla Grecia”. 

 Da : meteoweb.eu