martedì 22 marzo 2016

SeaWorld, annuncio a sorpresa: stop agli spettacoli con le Orche


Dopo anni di pressioni, SeaWorld ha fatto un annuncio a sorpresa: non solo smetterà di catturare e allevare cuccioli di orche in cattività, ma cesserà gli spettacoli con i grandi mammiferi marini. La catena di parchi acquatici americana ha un totale di 29 orche che rimarranno in cattività, ma promette un approccio diverso nel futuro con “nuovi incontri più naturali con le orche”.
 Le orche di SeaWorld spaziano dagli 1 ai 51 anni, per cui alcuni potrebbero rimanere esposti per decenni.

 La partecipazione ai parchi di SeaWorld è diminuita dal 2013 dopo l’uscita di “Blackfish”, un documentario di denuncia che per la prima volta ha condotto lo spettatore dietro le quinte degli spettacoli marini.
 In particolare, il documentario di Gabriela Cowperthwaite racconta la storia di un’orca chiamata Tilikum, che a Orlando nel 2010 durante uno spettacolo dal vivo annegò e uccise il suo addestratore. E non era la prima volta. 
L’orca, un maschio catturo nel 1983 al largo delle coste dell’Islanda, è responsabile della morte di altre due persone a causa della prigionia e delle condizioni a cui è stato sottoposto Tilikum fin da cucciolo.
 In Blackfish viene documentata la sua cattura e le conseguenze del mantenimento in cattività di questi mammiferi marini.


Il successo planetario del documentario ha aperto gli occhi a milioni di persone, e dopo anni di polemiche e pressioni, la decisione del Sea World rappresenta un’importante vittoria per le orche. 
 I nuovi spettacoli “più naturali” inizieranno il prossimo anno al parco di San Diego, poi sarà il turno del parco di San Antonio e poi a Orlando nel 2019. 

 E per gli spettacoli che coinvolgono delfini e altri mammiferi marini? 
 Sembra che non tarderà ad arrivare una decisione analoga anche per loro, ma i tempi di riorganizzazione dei parchi acquatici saranno lunghi.
 SeaWorld ha anche interrotto la riproduzione delle orche attraverso l’inseminazione artificiale, tenendo sotto controllo le nascite attraverso un farmaco.
 Una delle orche più prolifiche di SeaWorld è stato proprio Tilikum. Il mammifero 35enne ha messo al mondo 14 cuccioli durante i suoi 23 anni a Orlando, ma è gravemente malato e non vivrà molto a lungo.


 Fonte: http://www.diregiovani.it/

Cinque nuove domus aperte a Pompei


In occasione della mostra ‘Mito e Natura, dalla Grecia a Pompei’, in programma dal 16 marzo al 15 giugno, nel sito partenopeo sono state aperte cinque domus.
 Saranno infatti visitabili la Casa di Giulia Felice, una grande dama pompeiana che si è inventata una specie di Spa dell’antichità affittando la sua casa per eventi e terme; la Casa di Ottavio Quartione; la Casa della Venere in Conchiglia, chiamata così perché sul fondo del giardino ha un enorme affresco di Venere sdraiata in una conchiglia; la Casa del Frutteto, e la Casa di Marco Lucrezio in via Stabia (da non confondere con quella di Marco Lucrezio Frontone).


«Le Case saranno aperte per la mostra, ma resteranno fruibili con un programma di rotazione che stiamo definendo in questi giorni. Con le 5 nuove case aperte – sottolinea Massimo Osanna, responsabile della soprintendenza di Pompei – che si aggiungeranno alle 6 che abbiamo aperte recentemente, e a tutte quelle che sono già aperte, non c’è mai stata a Pompei una possibilità di visita così ricca».
 Le 5 case sono state restaurate sia nella parte architettonica sia in quella decorativa grazie al Grande Progetto Pompei.
 Due in particolare, la Casa di Giulia Felice e la Casa del Frutteto, sono una novità per i visitatori perché riaperte dopo una chiusura di molti anni.






Gli archeologi sono addirittura riusciti a ricostruire i giardini con le stesse piante e nella stessa disposizione di duemila anni fa.
 «È stato possibile scavare nei giardini e trovare – spiega l’archeologa Grete Stefani – residui organici delle piante. 
Così con l’analisi pollinica sappiamo con precisione dove fossero e soprattutto di cosa si trattasse». 
Limoni, ulivi, melograni, palme e tanto altro.
 «L’aspetto dei giardini – spiega Osanna – che vogliamo offrire ai visitatori con i recenti restauri e la riapertura al pubblico, è un’interpretazione dei luoghi per come essi dovevano essere all’epoca della loro realizzazione».
 E la ricerca archeologica ci riporta a come per gli antichi pompeiani comporre giardini era una vera arte che veniva portata avanti in stretto dialogo con le pareti affrescate e gli oggetti che arredavano gli ambienti interni di ogni domus.




Al percorso si aggiunge la sezione ‘Natura morta’, allestita nella Piramide all’interno dell’Anfiteatro, in cui si esplora un genere che ha origine nel mondo ellenistico-romano con la rappresentazione di frutti e animali. 
Gli affreschi con queste raffigurazioni, staccati in passato e conservati al Museo di Napoli, ritornano per la prima volta a Pompei proprio come semi, frutta e pani, restituiti nella loro integrità dalla cenere che li coprì dopo l’eruzione del 79 d.C.


Fonte: http://ilfattostorico.com/