lunedì 14 marzo 2016

Oplonti inedita: in mostra a Torre Annunziata il tesoro mai visto della città romana


È una Oplonti inedita quella che si mostra ai visitatori nell’omonima esposizione Gli Ori di Oplonti, a Torre Annunziata (Napoli). 
Ori sì, ma anche statue e ampolle. Un materiale così vasto che già fa pensare ad una musealizzazione permanente dei reperti rinvenuti in parte nella Villa di Poppea nella terza cittadina, dopo Pompei e Ercolano, distrutta dall’eruzione del Vesuvio, e (quasi) mai esposti al pubblico. 
Inspiegabilmente rimasti nei depositi, oggi la statua dell’Efebo, le due Centaure, il piccolo Puttino con l’Oca e la Venere vengono finalmente restituiti al pubblico.
 Sono oltre 40 i pezzi quasi inediti esposti oggi nelle Sale di Palazzo Criscuolo, che, con il loro inestimabile valore e il progetto di esporli stabilmente, provano a rilanciare una terra troppo spesso devastata da degrado e criminalità, trovando posto in un edificio borbonico, l’ex Real Fabbrica d’Armi, oggi quasi vuoto.










Lungo il percorso di visita le sculture che ornavano la Villa attribuita a Poppea Sabina, seconda moglie di Nerone.
 Il lussuoso complesso, distrutto anch’esso nell’eruzione del 79 d.C., affacciava sul mare, e con i suoi affreschi e mosaici rappresentava una maestosa dimora principesca, con le sculture che ne arricchivano i già lussureggianti giardini.


Vetri e gioielli, custoditi fino ad oggi nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, provengono invece da un’altra residenza romana, la Villa di Crasso, nella zona di Torre Annunziata, mastodontico complesso architettonico con grandiose colonne, riportato alla luce solo nel 1974 e mai aperto al pubblico. Tra le oltre 50 persone che hanno tentato di sfuggire alla furia del vulcano, in quella che era una vera e propria azienda agricola, molti indossavano gioielli o stringevano tra le mani sacchetti con preziosi da portare in salvo con sé.
 Nel 1984 fu riportata alla luce una cassa, con all’interno monete in oro e argento, stipata in un altro lato della casa, appartenente, forse, a ricchi proprietari che ivi custodivano i preziosi di famiglia.

Un’occasione unica ed irripetibile per scoprire una Oplonti, ed una Torre Annunziata, inedita, che fa parlare di sé non soltanto per le sciagure, ma anche per un tesoro senza tempo che, come promesso dalla Soprintendenza, attende ora una più degna collocazione.

 Fonte: paperblog.com

La Marble Machine, un’orchestra musicale di legno e biglie


Un enorme carillon sta facendo il giro del web! È la Marble Machine, geniale invenzione del musicista svedese Martin Molin della band Wintergatan. 
10 milioni di visualizzazioni in meno di una settimana per uno strumento fatto di legno e alimentato a mano tramite una manovella che aziona un assortimento eclettico di strumenti: una grancassa, imbuti, piatti, vibrafono, contrabbasso, chitarra e oltre duemila biglie. Praticamente un’opera d’arte da suonare e contemplare.
 La Marble Machine è nata dopo 2 mesi di progettazione e 14 di realizzazione.
 Molin racconta di essersi ispirato agli strumenti musicali meccanici del Museo Speelklok a Utrecht nei Paesi Bassi e ai tutorial di Matthias Wandel su YouTube, di cui ha studiato i video di lavorazione del legno sotto un punto di vista ingegneristico.
 Il musicista ha unito la passione per l’artigianato alla musica, dando vita così ad un progetto unico: un lavoro totalizzante realizzato in un edificio industriale senza finestre a Göteborg. Un’impresa che lo ha messo di fronte ad infinite difficoltà portandolo più volte sul punto di rinunciare, ma alla fine ne è uscito vincitore.
 La Marble Machine ha una sonorità sorprendente. 
Su YouTube, in un video irresistibile girato da Hannes Knutsson, Molin vestito di nero aziona la macchina, fa partire le biglie e muove il corpo a ritmo di musica con il crescendo del ritmo. 
Un filmato da ascoltare e da guardare, troppo difficile da raccontare. 
Improvvisamente il musicista lascia la manovella, i giri scendono e la musica lentamente si ferma da sé.
 L’effetto è sorprendente e la meraviglia tecnica lascia sgomenti ingegneri del suono, falegnami e musicisti di ogni estrazione.

 

Fonte: diregiovani.it

Uomini e varani: pitture rupestri in Egitto


Nel 2002, nel Sahara occidentale egiziano venne scoperto il sito archeologico noto come WadiSura II, dove vennero portati alla luce migliaia di disegni: un primo lavoro di ricerca stabilì che quelle decorazioni hanno 8.000 anni.
 Rappresentano animali selvatici, figure umane e anche bestie senza testa.
 Al contorno, centinaia e centinaia di impronte di mani umane, una quantità mai vista in altre aree rupestri del Sahara, e poi anche impronte all'inizio interpretate come mani di bambino (comuni nei dipinti rupestri australiani, ma mai trovate prima in Africa).


Adesso però uno studio recente dimostra che quelle impronte, in realtà, non sono umane. 
Il dubbio venne all’archeologa Emmanuelle Honoré, del McDonald Institute for Archaeological Research (UK), in occasione di un suo sopralluogo nel 2006.
 Iniziò così un lavoro di confronto tra quelle impronte e mani di bambini piccoli (2-3 anni), che portò infine a escludere che siano impronte di bimbi.
 Non sono però neppure il risultato di stampi di legno o argilla, perché mostrano le evidenti differenze di pressione tipiche di elementi vivi, non statici.
 Si pensò quindi a “mani” di scimmia, ma anche queste vennero presto scartate, e infine il Museo di Storia Naturale di Parigi indirizzò l’archeologa verso i rettili.


La Honoré iniziò un confronto con le zampe di piccoli di coccodrillo che vivevano in quell’area 8.000 anni fa e con i varani del deserto (Varanus griseus), ancora presenti, trovando infine una corrispondenza proprio con questi ultimi.
 Come sono state impresse quelle impronte, usando arti tagliati o con animali vivi? E poi, perché mischiare impronte di animali e di uomini? 
«Difficilmente troveremo mai una risposta», commenta l'archeologa, «perché non conosciamo quella che poteva essere la visione del mondo e della natura di quegli uomini di 8.000 anni fa. Può darsi che sia un'espressione della loro armonia col mondo», ma potrebbero anche essere trofei, oppure atti di un qualche rituale.
 Se mai troveremo qualcos'altro di simile sarà forse più facile arrivare a una risposta.

 Fonte: focus.it

La leggenda del mandorlo in fiore


Il mandorlo è un albero bellissimo e dal profondo significato. 
Già a marzo si veste in festa con i suoi meravigliosi fiori, è il primo albero a fiorire e proprio per questo è simbolo di rinascita e di resurrezione. 
Preannuncia la bella stagione che sta per arrivare e fiorisce così, come all’improvviso ad annunciare che il gelo e il buio dell’inverno è ormai al termine. 
I suoi rami sembrano innalzarsi al cielo per dare il benvenuto festosi e profumati alla primavera imminente. 

 Nella mitologia greca il significato del mandorlo è attribuito alla speranza e alla costanza e i suoi semi commestibili, le mandorle, sono da sempre considerati divini perché protettori della verità (il loro guscio forte e duro custodisce il seme-verità conoscibile solo se si riesce a spaccare la scorza).

 Legata al mandorlo vi è un’antichissima leggenda, una storia d’amore mitologica: la storia di Fillide e Acamante.
 Acamante, eroe greco, si trovava in viaggio verso Troia.
 Durante una sosta a Tracia conobbe la principessa Fillide.
 Appena i due si videro nacque un amore profondo.
 Acamante dovette però lasciare la sua amata per andare a combattere a Troia.
 Fillide lo aspettò per 10 anni ma quando venne a conoscenza della caduta di Troia e non vedendo l’innamorato tornare pensò che fosse morto e si lasciò morire di dolore.
 La dea Atena impietosita dalla storia degli innamorati trasformò Fillide in un mandorlo e quando Acamante, in realtà ancora in vita, venne a conoscenza di questa trasformazione, si recò nel luogo dove c’era l’albero e lo abbracciò con amore e con dolore. 
Fillide sentì quell’abbraccio e fece spuntare dai rami dei piccoli fiori bianchi.


L’abbraccio dei due innamorati si mostra ogni inizio di primavera a testimoniare l’amore eterno tra i due. 

 Fonte: http://www.eticamente.net/