lunedì 8 febbraio 2016
I funerali dei gatti in epoca Vittoriana
Nel corso del 19° secolo non era raro che i resti mortali di un animale domestico, come il gatto di casa, fosse sepolto nel giardino di famiglia.
In epoca vittoriana, tuttavia, l’usanza di celebrare funerali per questi animali da compagnia aumentò notevolmente.
I padroni in lutto facevano costruire bare riccamente decorate, sacerdoti eseguivano servizi funebri per i piccoli estinti, gli scalpellini cesellavano il nome del gatto su lapidi di marmo.
Molte persone celebravano questo tipo di cerimonie, che non rappresentavano una eccentricità stravagante dei ricchi, o l’ennesimo capriccio di una solitaria zitella.
C’era però anche chi si sentiva profondamente offeso dal fatto che un animale di qualsiasi tipo potesse ricevere una sepoltura cristiana. Nel marzo del 1894, diversi giornali britannici riferirono la storia di una distinta signora di Kensington che aveva voluto un funerale per il suo gatto, Paul.
Un articolo su questo argomento dal Cheltenham Chronicle: «Eccetto che per l’aspetto religioso, la funzione è stata condotta come se fosse stata la sepoltura di una persona umana di una certa importanza.
Un impresario di pompe funebri di tutto rispetto è stato chiamato, e ha ricevuto l’incarico di eseguire il funerale: il corpo doveva essere racchiuso in un guscio da inserire all’interno di una bella bara di quercia.
C’erano i soliti ornamenti, tra cui un piatto su cui era incisa l’affermazione che ‘Paul’ era stato per diciassette anni il gatto amato e fedele di Miss…, che ora piange la sua perdita in termini adeguati.
La bara, con una bella corona sopra di essa, fu esposta nel negozio del becchino, dove era oggetto di intenso interesse e non certo di divertimento.”
Alcuni gatti ebbero addirittura delle esequie religiose.
Un’edizione del 1897 del Hull Daily Mail riporta la storia di un sacerdote che celebrò il funerale della sua gatta, descritta come obesa, di colore bianco e nero, che amava fare passeggiate con il suo padrone.
Alla sua morte, il pastore e la sua famiglia “caddero in lutto”. Riferisce l’Hull Daily Mail:
“Per tre giorni la gatta, i cui resti sono stati collocati con amore in una bella bara di quercia con decorazioni in ottone e l’interno rivestito di seta e lana, fu esposta nel salotto. Al termine di questo periodo, il reverendo chiamò un taxi che lo accompagnò alla stazione, dove prese un treno per il nord, portando con sé la bara di quercia e i resti preziosi. Dove il funerale si sia svolto sembra essere un po’ un mistero – almeno ci sono resoconti contrastanti – ma di una cosa la gente sembra essere certa.
Il cerimoniale è stato rispettato fino alla fine, e il servizio di sepoltura, o parte di esso, è stato celebrato sulla tomba della gatta”.
Alcune volte questi funerali “esagerati”, provocavano l’ira di chi non approvava che i piccoli animali fossero trattati alla stregua di esseri umani.
Nel settembre del 1885 un articolo del Edinburgh Evening News racconta la storia di una “donna vecchia vecchia”, che voleva dare al suo gatto morto, Tom, una “degna sepoltura”.
Fece costruire una bara adatta e diede l’incarico a un becchino, di nome Jamie, di scavare una fossa per Tom nel cimitero locale. Come afferma l’articolo:
“… Il funerale, che si è svolto nel pomeriggio di ieri, ha avuto molti partecipanti: la signorina, che trasportava la bara, e sulla strada per il cimitero una folla di giovani che la seguivano, i quali divennero eccessivamente rumorosi. Temendo che la vicenda sarebbe finita in una zuffa, ‘Jamie’ ha chiuso il cancello di ferro con l’intento di prevenirla, consentendo a pochi eletti di entrare. La folla, però, si è eccitata ancora di più, alcuni hanno scavalcato il muro, e tutti gridavano a gran voce, sbraitando che era una vergogna e un disonore seppellire un gatto come un cristiano”.
Se questo tumulto fu veramente dovuto alla indignazione per il fatto che un gatto fosse sepolto “come un cristiano”, o semplicemente fu una scusa per dei giovani chiassosi a creare scompiglio non è chiaro.
Indipendentemente da ciò, il risultato dei tafferugli che seguirono fu estremamente sgradevole per l’anziana padrona di Tom. L’Edinburgh Evening News riferisce:
“La bara fu poi distrutta, e il corpo del gatto fu tolto, e alla fine il frastuono divenne così grande che si è reso necessario l’intervento della polizia, chiamata per proteggere il becchino e la vecchia signora.
Quest’ultima è riuscita a rientrare in possesso del cadavere di Tom, e con l’assistenza degli agenti Johnston e Smith si è rifugiata in una casa nel quartiere, dove è rimasta per qualche tempo. In Abercromby Street, dove risiede, un certo numero di poliziotti è stato mantenuto in servizio fino a tarda ora, al fine di proteggerla dalla violenza della folla.”
Forse la causa principale della rabbia risiedeva nel fatto che la proprietaria di Tom voleva seppellire un gatto in un camposanto destinato agli uomini.
In molti cimiteri, che sono terra consacrata, non fu permessa la sepoltura di animali domestici, e di conseguenza si approntarono dei cimiteri per animali.
Uno dei più noti fu l’Hyde Park Dog Cemetery, inaugurato nel 1881. Come indica il nome, si trattava di un luogo di sepoltura per i cani, tuttavia vi furono seppelliti anche tre piccole scimmie, e due gatti.
Altri cimiteri per animali esistevano in tutta l’Inghilterra vittoriana, sia pubblici che privati: quello di Sir Thomas Lennard, in Essex, aveva monumenti risalenti al lontano 1850; il cimitero degli animali del Castello di Edimburgo nacque come luogo di sepoltura per i cani degli ufficiali e le mascotte del Royal Regiment of Scotland; lo scrittore Thomas Hardy aveva un cimitero per animali nella sua casa di Max Gate, nel Dorchester, dove tutte le tombe avevano una lapide, una delle quali incisa personalmente dal famoso romanziere.
Non sorprende che la maggior parte delle lapidi e dei monumenti nei cimiteri per animali di quel periodo siano per i cani, gli animali domestici più amati nell’Inghilterra del 19° secolo, perché considerati altruisti, amici devoti e protettivi. I gatti invece erano, in qualche misura, visti come sornioni, opportunisti ed egoisti. Inoltre, come sottolinea Laurel Hunt nel suo libro Angel Pawprints: “La predilezione della Regina Vittoria per i cani ha rafforzato il loro ruolo come animali da compagnia in epoca vittoriana.”
l’Hyde Park Dog Cemetery
Questo non impedì che i funerali dei gatti si svolgessero con altrettanta pompa magna di quella dei cani.
La reazione del pubblico ad entrambi è stata molto simile: divertimento, indignazione e, occasionalmente, disprezzo.
Un articolo del 1880 del Portsmouth Evening News riporta di una signora che spedì ai conoscenti “cartoncini listati a lutto” per la morte del suo cane.
Come una sorta di dichiarazione di non responsabilità, l’articolo conclude:
“E’ superfluo precisare che la proprietaria di quel compianto Fido è una signora nubile.”
Questo sottintende che i funerali per gli animali domestici fossero prevalentemente organizzati da una stereotipata figura di zitella, ma probabilmente non fu proprio così.
Semplicemente, nel corso della storia, ci sono sempre state persone molto addolorate per la perdita dei loro animali.
Durante l’epoca vittoriana, questo dolore fu espresso con elaborati funerali per i piccoli amici perduti.
Fonte: vanillamagazine.it
Rio Celeste , il misterioso fiume azzurro in Costa Rica
In Costa Rica scorre un misterioso fiume azzurro.
Si tratta del Rio Celeste.
Lo si può ammirare all’interno del Parco Nazionale del Vulcano Tenorio, mentre si fa strada tra la giungla.
Come mai questo fiume ha un colore così brillante?
Gli scienziati hanno finalmente svelato il mistero. I ricercatori hanno scoperto che il colore meraviglioso di questo fiume è dovuto alla presenza di alcuni particolari minerali disciolti nelle sue acque. Il Rio Celeste nasce dall’incontro di due fiumi cristallini, ma poi cambia subito tonalità.
Il Sour Creek e il Good View River sono fiumi completamente trasparenti.
Quando si incontrano cambiano colore ed ecco che nel bel mezzo della giungla della Costa Rica nasce il Rio Celeste.
Il colore del fiume è dovuto a un fenomeno ottico – non chimico - legato proprio ai minerali presenti nelle sue acque e di cui sono ricoperte le rocce del fondale, con particolare riferimento a silicio e alluminio.
Un’ulteriore ipotesi per la colorazione del fiume specifica che la sfumatura azzurra delle sue acque potrebbe essere dovuta alle emissioni di zolfo del Vulcano Tenario, a cui è dedicato il parco in cui scorre il Rio Celeste.
Esiste però una spiegazione molto più romantica e leggendaria: secondo la tradizione popolare, il Rio Celeste vanta un colore così vivace e caratteristico perché proprio in questo fiume Dio lavò i pennelli con cui dipinse il cielo.
Marta Albè
La Piramide Cestia torna bianca come duemila anni fa
Dopo due millenni la Piramide Cestia di Roma ritrova il suo lustro e attira l’attenzione della stampa mondiale.
Dei lavori di restauro e della possibilità di visite guidate ha scritto l’agenzia di stampa statunitense Associated Press, e il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato un articolo.
Il restauro dopo secoli di abbandono e decenni di smog è stato finanziato dal magnate giapponese Yuzo Yagi, che ha messo a disposizione due milioni di euro.
La Piramide Cestia è l’unico monumento superstite di una serie presente a Roma nel I sec. a.C., quando l’edilizia funeraria fu interessata dalla moda sorta a Roma dopo la conquista dell’Egitto nel 31 a.C.
Caio Cestio, uomo politico romano, membro del collegio sacerdotale degli epuloni, dispose nel testamento che la costruzione del proprio sepolcro, in forma di piramide, avvenisse in 330 giorni. La tomba fu innalzata lungo la Via Ostiense, nel periodo tra il 18 e il 12 a.C., cioè tra l’anno di promulgazione della legge contro l’ostentazione del lusso che impedì di porre all’interno della cella alcuni pregiati arazzi, e quello della morte di Agrippa, genero di Augusto, menzionato tra i beneficiari del testamento.
La piramide fu successivamente inglobata nella cinta muraria costruita tra il 272 e il 279 su iniziativa dell’imperatore Aureliano.
La struttura, alta 36,40 metri con una base quadrata di 29,50 m di lato, è composta da un nucleo di opera cementizia con cortina di mattoni; il rivestimento esterno è costituito da lastre in marmo lunense.
La camera sepolcrale, di circa 23 mq, con volta a botte, fu murata al momento della sepoltura, secondo l’usanza egiziana.
Al medioevo risale probabilmente la prima violazione della tomba, attraverso un cunicolo scavato sul lato settentrionale, che ha determinato la perdita dell’urna cineraria e di porzioni notevoli della decorazione.
Le pareti sono decorate a fresco secondo uno schema decorativo a pannelli, all’interno dei quali si distinguono, su fondo chiaro, figure di ninfe alternate a vasi lustrali.
In alto, agli angoli della volta, quattro Vittorie alate recano nelle mani una corona e un nastro; al centro in origine doveva essere una scena di apoteosi raffigurante il titolare del sepolcro.
Fonte: ilnavigatorecurioso.it