martedì 27 ottobre 2015

Alla scoperta dell’incantevole Villa San Michele


Situata sul versante nord-orientale di Anacapri, uno dei comuni in cui si divide amministrativamente l’isola di Capri, a 327 metri di altezza dal livello del mare, si trova la stupenda Villa San Michele che tra il 1896 e il 1907 fu dimora del suo creatore, il medico e scrittore svedese Axel Munthe.
 Poco dopo il successo del libro “La storia di San Michele”, tra i libri più venduti del 900’, tradotto in 45 lingue, esperanto compreso, la Villa venne gradualmente aperta al pubblico e trasformata, dal 1950, in una casa-museo circondata da un rigoglioso giardino in cui, l’eccentrico creatore collocò 2 betulle dalla Svezia, la grande pergola, la terrazza con le colonne bianche, decine di oggetti eclettici, dalla Sfinge egiziana in granito, alla testa di Medusa del IV secolo.










La Villa San Michele, che sorge lì dove un tempo vi era una stupenda villa imperiale ed una cappella dedica a San Michele, si articola su vari livelli: al primo piano lo studio; poi vi è una loggia che attraversa pergole e colonne per giungere ad un belvedere circolare affacciato sul Golfo di Napoli. 
Nella Villa sono conservati reperti archeologici recuperati da Munthe a Capri, Anacapri e dintorni o a lui donati da amici, tra cui spiccano frammenti di sarcofagi, busti, pavimenti romani, marmi e colonne, oltre che una tomba greca.

 Si tratta, come scriveva lo stesso Munthe, di “una casa aperta al sole, al vento e alle voci del mare e, come un tempio greco, con luce, luce ovunque”. 

Nel microclima del rigoglioso giardino convivono piante tipiche della flora mediterranea e rarità, tra cui la Kochia saxicola, in via d’estinzione, sopravvissuta solo a Capri e Strombolicchio. Attualmente Villa San Michele è una stazione di ornitologia ed una meravigliosa oasi naturale che ospita studiosi e artisti, organizza manifestazioni culturali, rassegne musicali ed eventi speciali.


fonte: meteoweb.eu

Il leopardo delle nevi minacciato dai cambiamenti climatici


La popolazione dei leopardi delle nevi si è ridotta del 20% negli ultimi 16 anni ed è per questo che nel rapporto “Fragile connections – Snow leopards, people, water and the global climate” diffuso dal WWF si auspica un’azione internazionale che sia in grado di difendere dai cambiamenti climatici gli habitat montani himalayani, che forniscono acqua a centinaia di milioni di persone in tutta l'Asia. 
 Ma, se il cambiamento climatico non dovesse essere fermato, più di un terzo dell’habitat dei leopardi delle nevi verrebbe compromesso.
 Le temperature sempre più elevate, infatti, possono spostare verso maggiori altitudini il limite degli alberi e consentire all’uomo di coltivare e di allevare bestiame sempre più in alto, costringendo i leopardi delle nevi a rifugiarsi in zone sempre più strette e frammentate.


“Occorre un intervento urgente per frenare i cambiamenti climatici e prevenire un ulteriore degrado dell’habitat del leopardo delle nevi, altrimenti questo straordinario felino definito il 'fantasma delle montagne' potrebbe scomparire, insieme con le riserve d'acqua che sono vitali per centinaia di milioni di persone”, ha detto Rishi Kumar Sharma, Leader del programma sul leopardo delle nevi del WWF, che sta coordinando la prima strategia globale mai realizzata dal WWF per la conservazione della specie.
 Del leopardo delle nevi – inserito dall’IUCN (Unione Mondiale della Conservazione della Natura) nella categoria “Endangered” della Lista Rossa delle specie minacciate – restano soltanto 4mila esemplari.
 Il cambiamento climatico, che aggrava minacce come la perdita dell’habitat o i conflitti con le comunità, potrebbe spingere la specie oltre la soglia dell’estinzione, al pari di altre specie come gli orsi polari, i pinguini di Adelia, i trichechi, le pernici bianche, i fenicotteri andini.






Il WWF ha lanciato la Campagna Clima anche per salvare queste specie. 
Il WWF aspetta un segnale forte e concreto dalla 21° COP (la Conferenza delle Parti) della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici dell’ONU che si terrà a Parigi, dove è necessario trovare un nuovo accordo globale per fronteggiare i cambiamenti climatici. 

 Il leopardo delle nevi è purtroppo minacciato anche dal bracconaggio, che alimenta il commercio illegale, e dalle uccisioni da parte di pastori “in segno di ritorsione a causa della perdita di animali d’allevamento e il calo di prede naturali”, riferisce Sami Tornikoski, leader dell’Iniziativa globale del WWF Living Himalayas.
 Clima e uomini, insomma, un vero problema per questi e mille altri animali.
 Due anni fa, i dodici paesi dell'area in cui è presente il leopardo delle nevi hanno firmato a Bishkek un accordo globale, lo Snow Leopard and Ecosystem Protection Program, per impegnarsi per la conservazione della specie e per una nuova era di collaborazione tra governi, organizzazioni internazionali e gruppi della società civile. Ma, se tutto il globo non affronta i cambiamenti climatici in modo drastico, il cerchio si chiuderà soltanto con la disastrosa estinzione di specie così rare. 

 Germana Carillo