martedì 3 marzo 2015

Oggi è la seconda Giornata Mondiale della Natura, dedicata alla flora e alla fauna selvatica


Oggi, 3 marzo, è la Giornata Mondiale della Natura, dedicata alla flora e alla fauna selvatica.
 Il World Wildlife Day quest'anno è alla sua seconda edizione.
 La prima Giornata Mondiale della Natura, con particolare attenzione alla biodiversità, si è infatti celebrata lo scorso anno. 

L'Onu ha istituito la Giornata Mondiale della Natura il 20 dicembre 2013. La data del 3 marzo richiama la firma della prima Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate da estinzione, avvenuta il 3 marzo 1973 a Washington. 

Per la Giornata Mondiale della Natura 2015 è nato l'hashtag #seriousaboutwildlifecrime, per sottolineare il tema centrale di quest'anno, che riguarda i crimini contro la natura e la mancata protezione delle specie più a rischio.
 Il commercio illegale di fauna e flora selvatica viene definito come una forma sofisticata di criminalità, paragonabile al traffico di droga o di esseri umani.
 Corruzione, gruppi armati e criminalità organizzata sono coinvolti nel commercio illegale delle specie a rischio di estinzione.
 L'Onu nella giornata di oggi chiede di rafforzare le leggi contro il commercio illegale di flora e fauna selvatica e per i crimini contro la natura.
 Le aziende e i consumatori a propria volta possono svolgere un ruolo importante, ad esempio evitando di importare o di comprare avorio illegale e corni di rinoceronte.


I consumatori dovrebbero pretendere che prodotti provenienti da oceani o foreste tropicali siano stati ottenuti in modo legale e sostenibile.
 Secondo l'Onu è tempo di agire in maniera diretta e concreta per i crimini contro la natura.
 Il traffico internazionale di fauna selvatica, che si conferma una delle maggiori emergenze nazionali e internazionali, purtroppo sta crescendo in modo preoccupante, come comunica la LAV.
 "La perdita di habitat e il commercio illegale, invece di diminuire risultano in grave crescita e minacciano la sopravvivenza di decine di specie: una realtà che ha precise responsabilità a livello politico, normativo e preventivo" – afferma la LAV – "L'Italia è un Paese cruciale per i trafficanti e dunque è indispensabile che proprio dal nostro Paese sia rilanciata, al più presto, una concreta politica finalizzata ad arginare questo business illegale, con misure straordinarie come l'introduzione del reato di traffico illecito di specie protette e nuove pene detentive". 

Negli ultimi 10 anni il numero di elefanti africani uccisi illegalmente è raddoppiato mentre la quantità di avorio sequestrato è triplicata (un kg di avorio è venduto a circa 600 euro al kg). Nel 2013 i bracconieri hanno ucciso ben 22 mila elefanti. 
Il numero delle tigri nel mondo è passato dalle 100 mila unità di un secolo fa ad appena 3500.
 Il bracconaggio è responsabile di almeno il 78% della decimazione delle tigri di Sumatra (le ossa delle tigri sono vendute a circa 900 euro al kg). 

La LAV propone di introdurre nel nostro ordinamento giuridico due autonome ipotesi delittuose che riguardano: la "Cattura, il prelievo, la detenzione, il traffico e la commercializzazione di specie di flora e fauna protette" e il "Commercio e traffico illecito di parti di specie, flora e prodotti derivati" che sanzionano il commercio e il traffico illecito di specie di fauna e flora nonché il commercio e traffico illecito di parti di esse e prodotti derivati.
 E' indispensabile prevedere significativi inasprimenti delle pene e uniformare queste agli strumenti vigenti in altri Paesi, anche Europei, che prevedono pene detentive fino a 7 anni di reclusione. Continuiamo ad impegnarci a rispettare la natura e gli animali, non solo oggi, in questa giornata ufficiale, ma in ogni momento dell'anno. 
Nella speranza che iniziative di questo tipo, organizzate a livello internazionale, possano spingere Governi e autorità ad agire al meglio per proteggere davvero al meglio la flora e la fauna in tutto il mondo.


Marta Albè

Xibalba gli "inferi" dei Maya tra mito e realtà


Molte culture sul nostro pianeta tramandano di misteriosi mondi sotterranei governati da oscuri guardiani che sorvegliano le attività umane.
 Il mondo infraterreno è di solito associato con l’oscurità, il male e la morte. 

 Uno degli esempi più significativi di questa idea è contenuta nella mitologia Maya Quiché, nella quale si menziona Xibalba, un mondo sotterraneo governato da dodici divinità conosciute come i “Signori di Xibalba”.
 I Maya, tuttavia, non pensavano a Xibalba come ad un mondo metafisico o spirituale, ma come un regno fisico, posto sotto la superficie della terra e raggiungibile attraverso degli ingressi reali. Nel XIV secolo, infatti, l’ingresso per Xibalba era ritenuto essere collocato in una grotta nei pressi di Cobán, Guatemala. 
Alcuni dei discendenti Quiché delle popolazioni Maya che vivono nelle sue vicinanze associano ancora quella stessa zona alla morte.


Xibalba è descritto nel Popol Vuh come un grande luogo sotterraneo costituito da una serie di strutture, prima fra le quali il Consiglio dei Signori di Xibalba.
 Inoltre, vengono menzionate le case dei signori, giardini e altre strutture che sembrano voler descrivere Xibalba come una grande città. 
 La strada che dalla superficie porta a Xibalba è descritta come costellata di trappole e ostacoli. 
Chi vuole accedere al mondo sotterraneo deve superare prima un fiume pieno di scorpioni, poi uno pieno di sangue e, infine, uno pieno di pus.
 Dopo di che, ci si trova di fronte ad un crocevia composto da quattro strade parlanti, le quali hanno l’intento di confondere e ingannare i viaggiatori.
 Solo dopo aver superato tali ostacoli si arriva al cospetto del Consiglio di Xibalba, dove il primo dovere del pellegrino è quello di salutare i suoi Signori.


Nel 2008, un gruppo di archeologi ha scoperto un labirinto subacqueo composto di 14 grotte costellate di piramidi e templi. I ricercatori si chiedono se la struttura sotterranea abbia in qualche modo ispirato i miti dei Maya, oppure se sia avvenuto il contrario. 

In una delle caverne, gli esploratori hanno trovato una strada lastricata di 90 metri che termina con una colonna. 
«Queste strutture erano probabilmente destinate ad un rituale molto elaborato», spiega Guillermo de Anda al National Geographic. «Tutto era legato alla morte, alla vita e al sacrificio umano». 

L’elemento più antico trovato dagli archeologi è rappresentato da un’imbarcazione risalente a 2 mila anni fa. 
Inoltre, sono stati trovati frammenti di terracotta databili tra il 750 e l’850 d.C. 
 «Queste grotte erano considerate l’accesso ad altri regni e sono legate alle tenebre, alla paura e a entità mostruose», continua de Anda, aggiungendo anche che il mito possa aver suggerito la costruzione dei templi. 
 William Saturno, esperto di Maya presso la Boston University, ritiene che la costruzione dei templi subacquei indichi un significativo sforzo per la creazione di questi portali. 
Oltre a immergersi in profondità per raggiungere le grotte, i costruttori dovevano trattenere a lungo il respiro per portare a termine il lavoro. 
Questo aspetto rappresenta un enigma tutto da spiegare.

 Fonte: ilnavigatorecurioso.it