giovedì 15 gennaio 2015

Dover – La fortezza sulle bianche scogliere

Arrivando in Gran Bretagna in traghetto si vedono già da lontano, le magnifiche “white cliffs of Dover”. 
Qui, nell’estremo sud-est, Romani e Anglosassoni innalzarono le loro fortezze a difesa dell’isola e qui, tra il 1168 e il 1180, Enrico II edificò il castello odierno.


Edoardo il Confessore, re d’Inghilterra alla metà dell’XI secolo, aveva disegnato come proprio erede il duca Guglielmo di Normandia. Ma alla morte di Edoardo, nel 1066, i signori anglosassoni (“thanes”) misero sul trono il cognato del re, Aroldo. Contro di lui Guglielmo rivolse le armi, ottenendo una schiacciante vittoria ad Hastings. 
In questo modo acquisì il regno e passò alla storia con il nome di Guglielmo il Conquistatore.
 Per rinsaldare il proprio dominio costruì una serie di castelli, tra cui quello di Dover, a protezione della terra inglese più vicina al continente.
 Si trattava di un edificio costruito velocemente, in cui erano state inserite anche parti prefabbricate in legno, eseguite sotto la supervisione del fratellastro di Guglielmo, il vescovo Odo di Bayeux.


Il primo castello completamente in pietra si deve al re Enrico II Plantageneto detto ‘dal corto mantello’. 
Risalgono a questo periodo il possente mastio (“keep”) del 1180 e le prime mura fortificate esterne.
 Più tardi Riccardo Cuor di Leone ordinò l’ampliamento del complesso, proseguito poi da Enrico III.

 Verso il 1255 il castello raggiunse l’assetto attuale, con una serie di poderose cortine disposte attorno al mastio centrale.
 Mai conquistato in epoca medievale, il complesso fu occupato nel corso della sollevazione protestante contro re Carlo I: un drappello dell’esercito parlamentare riuscì nel 1642 ad espugnarlo con un rapido quanto inatteso assalto.


Già nel Duecento sotto il castello vennero realizzati parecchi ambienti sotterranei.
 Tra il 1807 e il 1812, nel corso delle guerre napoleoniche, queste gallerie furono allargate e consolidate così da costituire un rifugio sicuro, mentre le torri venivano parzialmente smantellate e trasformate in piattaforme per i cannoni. 
Durante la seconda guerra mondiale, i britannici utilizzarono nuovamente questo labirinto sotterraneo per alloggiarvi il cosiddetto “Helfire Corner”, il comando centrale dal quale l’ammiraglio Ramsay, nel 1940, diresse la drammatica evacuazione delle truppe alleate da Dunkerque, in Francia. 
Il castello svolse poi un compito essenziale come installazione di prima linea durante la battaglia d’Inghilterra tra la Luftwaffe (aviazione militare tedesca) e la RAF (Royal Air Force britannica).


E' tipico delle costruzioni normanne il cosiddetto ‘keep’, tradotto in italiano come mastio.
 Tuttavia c’è una profonda differenza tra il mastio italiano, di solito una semplice torre, sia pure quasi sempre più alta e poderosa delle altre, e il ‘keep’ inglese, generalmente un vero e proprio castello interno, dotato di cortine, torri, fossato. 
Si tratta di una costruzione in grado non solo di garantire un’estrema difesa, come il mastio italiano, ma anche di fungere da caposaldo autonomo.


Il castello di Dover dovette superare la prova più dura della sua esistenza nel 1216.
 In Inghilterra regnava Giovanni, detto Senza Terra per aver ceduto i possedimenti al re francese Filippo II Augusto.
 Giovanni era considerato un sovrano incapace e ingiusto.
 I sudditi lo odiavano perché aveva conteso la corona al fratello e predecessore Riccardo Cuor di Leone. Alcuni nobili inglesi lo detestavano al punto tale di schierarsi con gli storici nemici francesi.
 Approfittando di questa situazione l’erede al trono di Francia, il futuro re Luigi VIII il Leone, sbarcò nell’isola e mise Dover sotto assedio. 
Hubert de Burgh, constable (cioè governatore) del castello, organizzò la difesa della “chiave d’Inghilterra”. 
Quando la sua condizione sembrava disperata e la vittoria francese ormai imminente, improvvisamente, nel mese di ottobre, arrivò la notizia che Giovanni era morto dopo una nottata di bagordi. Destinato a succedergli era il figlio Enrico III, di appena nove anni, al quale la Chiesa e la nobiltà garantirono pieno sostegno.
 Di fronte a un regno di nuovo unito, l’erede al trono francese decise di interrompere l’assedio e di rinunciare anche ai futuri piani espansionistici.


“Questa preziosa pietra immersa nell’argenteo mare”: la celebre citazione dal dramma shakespeariano “Riccardo II” descrive le famosissime scogliere cretacee di Dover, alte fino a 115 m. ; alla parte occidentale della falesia fu dato il nome di Shakespeare, che vi ambientò la sua tragedia “Re Lear”. 
Dal ‘keep’, mastio, si gode un panorama vastissimo e meraviglioso: nelle giornate serene lo sguardo si può spingere fino al continente.


Nel mastio è visitabile la camera da letto di Enrico II.
 Presso il reggimento militare stazionato nel castello è allestita un’esposizione sulla gloriosa storia della celebre unità militare.
 Si possono visitare anche, all’interno del complesso, i labirinti sotterranei con varie testimonianze della seconda guerra mondiale.


La chiesetta di “Saint Mary in Castro” fu eretta nell’XI secolo. Il “faro romano” di 12 m (in origine però innalzatesi sino a 30 m) risale al I secolo; in seguito venne trasformato in campanile della chiesa di Saint Mary.