mercoledì 11 giugno 2014

Parigi, il ponte Alexandre III


Il Ponte Alexandre III di Parigi, è un ponte ad arco in stile Art Nouveau che si estende tra la zona del Grand Palais e del Petit Palais, lungo la riva destra della Senna, e la zona dell'Hôtel des Invalides, lungo la riva sinistra della Senna, ponte ubicato nell'arrondissement 7 e nell'arrondissement 8 della città.


E' uno dei ponti più belli di Parigi, e anche uno dei più importanti per posizione geografica, in quanto connette gli Champs-Élysées con Les Invalides e con la Tour Eiffel, attrazioni turistiche irrinunciabili per chi vuol visitare quella che per molti è la città più bella del mondo.


Il ponte, inaugurato nel 1900 in occasione dell'Esposizione Universale, si presenta ricchissimo di splendide e maestose decorazioni che ripercorrono la storia della Francia a partire dal Medioevo; del resto tanta sfarzosità è in buona parte dovuta anche all'importanza della funzionalità celebrativa del ponte, che fu costruito, a partire dal 1896, per omaggiare l'alleanza tra lo zar russo Alessandro III e il presidente francese Marie François Sadi Carnot, sugellata nel 1892.
 Non è infatti un caso che esistano per il ponte interessanti corrispondenze tra le sculture delle Ninfe della Senna e quelle delle Ninfe della Neva, in una corrispondenza simbolica, oltre che geografica, per sottolineare il legame tra la Francia e la Russia, grazie all'associazione tra il fiume parigino Senna e il fiume russo Neva.


Il Ponte Alessandro III è lungo 160 metri e largo 40 metri, e presenta un arco alto 6 metri e quatto piloni monumentali, alle estremità, alti 17 metri; fu costruito principalmente con marmo e acciaio, grazie al progetto degli architetti Joseph Cassien-Bernard e Gaston Cousin, e grazie al lavoro degli ingegneri Jean Résal e Amédée d'Alby.
 A dar luce a questa splendida struttura vi sono ben 32 candelabri. Il Pont Alexandre III ha un ruolo di primo piano fra i ponti di Parigi non solo per motivi artistici e perché venne costruito in occasione dell'Esposizione Universale del 1900, ma anche perché fu proclamato monumento storico, nel 1975; un altro anno chiave che riguarda il ponte è quello del 1988, in cui la costruzione fu soggetta ad un importante restauro che gli restituì il colore grigio originale.


Tra le decorazioni del ponte più interessanti vi sono quelle delle Fame in bronzo sui piloni della riva destra, ad opera di Emmanuel Frémiet, la Renommée des Sciences (Fama delle Scienze) e la Renommée des Arts (Fama delle Arti), alle cui basi vi sono la La France Contemporaine (Francia Contemporanea) e la France de Charlemagne (Francia di Carlo Magno), in marmo, rispettivamente di Gustave Michel e di Alfred Lenoir.


Molto interessanti sono anche le Fame in bronzo sui piloni della riva sinistra, la Fama ad opera di Pierre Granet, la Renommée du Commerce (Fama del Commercio), e la Fama ad opera di Clément Steiner, la Renommée de l'Industrie (Fama dell'Industria), alle cui basi vi sono la France de la Renaissance (Francia del Rinascimento) e la France de Louis XIV (Francia di Luigi XIV), in marmo, rispettivamente di Jules Coutan e di Laurent Marqueste.

TERRORISMO: NUOVE MINACCE DALL’IMAM DI LONDRA- USEREMO QUALSIASI MEZZO PER IMPORRE LE LEGGI ISLAMICHE

Anjem Choudary, uno dei più importanti imam europei:
“Bin Laden è il nostro eroe.
Voi avete paura della morte, noi no”. 



Integrazione? Convivenza tra religioni?
A sentire le parole dell’imam Anjem Choudry, tratte da un reportage di Barbara Schiavulli su Il Giornale, le premesse non sono certo delle migliori:
“Bin Laden è il nostro eroe.
Purtroppo è morto, perché prima o poi tutti si muore, ma la lotta continua anche senza di lui.
Noi non vogliamo la democrazia, vogliamo la sharia (legge islamica).
La democrazia è male.
Solo Dio può decidere qual è la giusta strada da seguire
L’islam dice di non uccidere donne e bambini, ma a volte ci sono dei danni collaterali, come hanno definito le nostre donne e i nostri bambini gli americani, siamo in guerra, anche una bomba che cade da un aereo americano uccide persone innocenti.
L’Islam non è una religione è una ideologia, dove è permesso reagire.
Una violenza a fin di bene, per un mondo migliore, anche fare un cesareo è violenza, ma è per la vita
Non ho dubbi che ci saranno attacchi in Europa.
Gli occidentali non vogliono morire, mentre noi grazie alla fede non abbiamo paura.
Porteremo la Sharia ovunque anche a Roma, non necessariamente col sangue, basta sottomettersi a Dio, come hanno fatto la Malesia o l’Indonesia.
Poi vi accorgerete che sarà una liberazione”.

Le montagne misteriose di Bucegi


Era l’estate del 2003 quando, in un’area inesplorata delle Montagne Bucegi, in Romania, lo Zero Team Department (una sezione dell’intelligence rumena), fece una scoperta epocale con tutte le caratteristiche per riscrivere il destino dell’umanità.
 Una strana struttura fu scovata nelle viscere di questi monti. 
Una struttura ben costruita che partiva dal centro principale della montagna e non dall’esterno, come fosse una grotta o una caverna. E un lungo tunnel da percorrere prima di riaffiorare alla luce del sole. 
Tuttavia, la scoperta più interessante la diedero i satelliti del Pentagono quando scoprirono due blocchi principali, posti in corrispondenza dell’entrata e dell’uscita della costruzione.
 Quasi ad impedire di penetrare all’interno dello spazio. Come se si volesse custodire gelosamente un segreto o qualcosa che non si vuol rendere noto. 
Solo più tardi, furono rilevate forti frequenze energetiche.
 E qui si concentrarono le ricerche.


Gli abitanti dei villaggi confinanti la montagna, a più riprese, sostennero di aver avvertito strani avvenimenti, piccoli terremoti, situazioni di sonnambulismo inspiegabili.
 Il segreto fu in parte svelato quando, sempre nel 2003, la montagna fu in parte perforata. 
Dentro vi si trovarono immense gallerie costruite ingegnosamente e blocchi di pietra sulle cui superfici si trovavano scolpite sequenze del DNA umano e non umano ed i possibili suoi incroci.

 I servizi segreti americani si recarono subito in Romania per trattare con il governo romeno sulla diffusione di queste notizie e, dopo un lungo clima di tensione, il governo non dichiarò nulla di ufficiale. E pare fosse stato sostenuto dalla Chiesa.
 Le scoperte non finirono. Scavando nelle vicinanze della montagna, furono rinvenuti scheletri giganteschi. Ciò portò a pensare a esperimenti sul corpo umano o sulla possibile presenza di creature giganti, abitanti del luogo. 
 Combinazioni genetiche, scheletri titanici, onde magnetiche ad alto flusso di concentrazione e terremoti inusuali fecero delle montagne Bucegi un luogo dove il mistero penetra fin nelle viscere della terra. È il caso di dirlo. 
 Per i turisti, al contrario, le montagne Bucegi offrono anche altro. In romeno, “bucegi” significa scegliere e leggenda vuole che queste montagne siano le montagne “elette”. E i fatti appena narrati ne avvalorano la portata del significato del nome.
 Per quanti volessero visitare l’area, due attrazioni meritano il nome che gli è stato dato.
 A 2.200 metri di altitudine, una pietra è stata scalfita dal vento dandole le sembianze di una donna alla quale è stato attribuito il nome di “the Sphinx”, la sfinge.
 Inoltre, l’erosione ha modellato delle formazioni rocciose che ricordano un gruppo di anziane donne, da cui il nome “the old women”, appunto.


Ancora oggi l’enigma di Bucegi è rimasto insoluto. E pare bizzarra la cortina di silenzio che avvolge tali luoghi di cui pochi conoscono l’esistenza. 
Un caso che riporta alla mente il ben più noto sito di Roswell che rimane un mistero riservato a pochi e un fascino inspiegabile per molti. 

 Tratto da : nextme.it