martedì 13 maggio 2014

Brien Foerster e le camere segrete sotto la Piana di Giza


Molti studiosi hanno ipotizzato l'esistenza di una fitta rete di tunnel che percorre l'intero sottosuolo della Piana di Giza, collegando alcune camere sotterranee, la più importante delle quali sarebbe collocata sotto le zampe anteriori della Sfinge.


Sono molti gli studiosi “alternativi” convinti dell’esistenza di una serie di camere segrete localizzate sotto la Piana di Giza e collegate fra loro da una fitta rete di tunnel. 
Tra di essi, certamente tra i più conosciuti c’è Brien Foerster, ricercatore e archeologo indipendente e curatore del visitatissimo sito hiddenincatours.com. 
In una recente spedizione in Egitto, di cui Foerster ne fa un resoconto sul suo sito web, l’archeologo ha cominciato una ricerca più approfondita di indizi che possano confermare l’ipotesi dei tunnel e delle camere. 
In una delle foto pubblicate da Foerster è possibile vedere una pietra che sembra coprire l’entrata posteriore nel sottosuolo della Sfinge.


Viene poi mostrato un altro ingresso, uno dei tanti nella piana di Giza, che fornisce l’ingresso all’antico sistema di pozzi e gallerie.
 Secondo l’autore Stephen Mehler, il sistema di tunnel è molto più vasto dell’area della zona di Giza, estendendosi almeno da Abu Sir, a nord, a Dashur (a sud).


Molti esploratori sono convinti che la camera più importante si trovi sotto le zampe anteriori della Sfinge. 
Questa convinzione è stata alimentata anche dalle presunte rivelazioni di Edgar Cayce, un chiaroveggente morto nel 1945, secondo le quali le piramidi sono state realizzate da una civiltà antica discendente diretta di Atlantide esistita nel 10 mila a.C. 
Oltre a costruire la Grande Piramide, questo antico popolo avrebbe anche scavato una camera sotterranea chiamata “The Hall of Record” (La Stanza dei Registri), dove sarebbero custoditi documenti nei quali è riportata la storia perduta del genere umano. 

«I documenti contengono le memorie di Atlantide fin dall’inizio, dal momento in cui lo Spirito ha preso forma e ha cominciato a prendere forma in quella terra», dice Cayce in una sua rivelazione. «Le registrazioni conterrebbero la storia della prima distruzione della civiltà atlantidea, l’esodo dei suoi abitanti verso altre terre e la distruzione finale del continente e della civiltà di Atlantide. Inoltre, ci sarebbe una dettagliata descrizione della costruzione della Grande Piramide, così come una profezia sull’identità e la provenienza di colui che troverà La Stanza dei Registri».
 Tuttavia, Brian Foster è convinto che i possibili alloggiamenti al di sotto della Sfinge non sia la Stanza dei Registri, ma molto più probabilmente sia un sistema idrico sotterraneo costruito da una civiltà precedente a quella Egizia, in possesso di un’elevata conoscenza tecnologica. 

 Il contributo di Andrew Collins


Dunque, sotto la Piana di Giza ci sarebbe una serie di tunnel e ambienti ancora inesplorati, come confermato da esperienze di prima mano, tra le quali va segnalata quella di Andrew Collins, scrittore ed esploratore britannico. 
Nell’agosto del 2008, Collins annunciò di aver scoperto l’ingresso di un sistema di grotte inesplorate, posizionato in una tomba misteriosa collocata a diverse centinaia di metri ad ovest della Grande Piramide. 
“La Stanza dei Registri non è mai stata trovata. Forse è ancora lì, da qualche parte, in attesa di essere scoperta”, commenta Collins. “Io credo che le grotte che abbiamo individuato facciano parte di un complesso molto più grande che si estende sotto l’intera piana di Giza."
 Secondo Collins, la rete di grotte è di origine naturale e ricorda una struttura simile a quella del formaggio svizzero.
 Egli crede che queste strutture si siano create molto tempo prima che le piramidi fossero costruire e potrebbero essere la ragione per cui è stato scelto proprio questo sito per la loro costruzione. 
Ci sono prove di attività umane nelle parti più profonde delle grotte. Fin qui nulla di strano, se non fosse per i fatti strani che successero poco dopo. 
Benché la scoperta di Collins avesse convinto anche gli scettici dell’esistenza della Stanza dei Registri che qualcosa di importante si trovasse sotto la piana di Giza,  Zahi Hawass, ex Segretario Generale per Consiglio Supremo delle Antichità d’Egitto ne negò pubblicamente l'esistenza.


Perchè Hawass decise di negare l’evidenza fino a questo punto? Di cosa aveva paura? Temeva di perdere la paternità di una scoperta che potrebbe costringere a riscrivere l’intera storia della civiltà egizia? Oppure stava cercando di nascondere qualcosa? Perchè, più in generale, gli archeologi egiziani continuano a circondare i monumenti di Giza con una cortina impenetrabile? Quali segreti non vogliono farci sapere? 

 “Effettivamente, il dottor Hawass negò pubblicamente l’esistenza delle grotte”, racconta Collins. “Perché lo abbia fatto è oggetto di dibattito." 
Tuttavia, quindici mesi dopo, nel dicembre del 2009, Hawass dovette ammettere che un team di scavo sotto la sua supervisione stava indagando sulla tomba antica al centro della scoperta di una rete sotterranea sotto le Piramidi di Giza e oggetto della polemica. 

“Polemica? Come può esserci una polemica di fronte ad una scoperta di tale portata”, commenta Collins. Sebbene sia soddisfatto per il rinnovato interesse di Hawass per il sito, Collins rimane scettico sulle sue reali intenzioni. 
Anche se il dottor Hawass suggerisce che non ci sia alcun mistero che circonda la “catacomba”, Collins è convinto che il sistema di grotte si estenda sotto la seconda piramide, dove la tradizione antica vuole sia collocata la tomba di Hermes-Thot, il leggendario fondatore dell’Egitto. 
Si tratterebbe di una scoperta molto importante, forse la più importante per la comprensione della storia perduta dell’umanità, dato che Hermes-Thot è considerato il portatore della saggezza e della civilizzazione e Collins sospetta che le camere possano contenere documenti fondamentali lasciati da Hermes-Thot, qualcosa di simile alla Stanza dei Registri.

Tratto da: ilnavigatorecurioso.it

Ecco come avviene l’incontro fatale tra uovo e spermatozoo

Una ricerca descrive il meccanismo con cui le due cellule si riconoscono al momento della fecondazione.

Milioni di spermatozoi nuotano verso un unico grande uovo.
Solo uno riesce ad attaccarsi alla grande cellula e, con uno scodinzolio, a penetrare all’interno e a fondersi con lei: l’uovo è fecondato, i patrimoni genetici di padre e madre si uniscono, e dallo zigote inizia a svilupparsi un nuovo organismo.
La scena dell’incontro tra uovo e spermatozoo che porta alla formazione di un nuovo individuo è nota nel complesso, ma molti dei dettagli molecolari sfuggono ancora.
Come fanno, per esempio, uovo e spermatozoo a riconoscersi?
Ora un gruppo di ricercatori del Wellcome Trust Ranger Institute di Cambridge, tra cui l’italiana Enrica Bianchi, aggiunge una tessera importante al mosaico.
In uno studio pubblicato su Nature, gli scienziati descrivono l’identificazione  del recettore essenziale perché lo spermatozoo possa fecondarlo.
Una ricerca che è durata praticamente un decennio.
Il giapponese Izumo e la romana Giunone Già dal 2005, conoscevano una proteina presente sulla superficie dello spermatozoo che è essenziale per la fertilità maschile.
Gli spermatozoi che ne sono privi, infatti, non riescono a fertilizzare l’uovo.
Gli scienziati che l’hanno scoperta l’hanno battezzata Izumo1, dal nome del santuario giapponese dedicato alla divinità scintoista del matrimonio.
Finora non era però chiaro quale fosse la “serratura” sull’ovocita in cui questa proteina poteva inserirsi come una chiave.
Gli autori del nuovo studio pensano di averla identificata.
Si tratta di una proteina presente sulla membrana dell’ovocita, un recettore per i folati (Folr4) che gli autori dello studio propongono di ribattezzare Juno, Giunone, la dea romana della fertilità.
Le femmine di topo prive del recettore Juno sono sterili, e gli ovociti prelevati da questi animali non possono essere fecondati in provetta dagli spermatozoi.
Questa scoperta, insieme a quelle precedenti che dimostrano che i topi cui manca la proteina Izumo1 sono sterili (gli spermatozoi sono all’apparenza normali, ma non riescono a fondersi con l’uovo), indica che l’interazione tra Izumo1 e Juno è un requisito essenziale per un incontro di successo tra uovo e spermatozoo. Ma è l’unico?
Questa è una parte che resta ancora da scoprire.
Un’altra funzione svolta da Juno, secondo i ricercatori, è anche quella di contribuire alla formazione della membrana che blocca l’ingresso di altri spermatozoi nell’uovo dopo che il primo è entrato.


Sfuggenti, minuscoli e rapidi come schegge, gli spermatozoi non sono certo tra le cellule più facili da osservare. questi irrequieti gameti, capaci di coprire in un secondo una distanza pari a 25 volte la propria lunghezza
Una naturale tendenza a destra
Più del 90% delle cellule si è mosso seguendo tragitti curvi e agitando la testa, delle dimensioni di 3-4 micrometri, da un lato all'altro.
Una piccola frazione di spermatozoi (4-5%) ha compiuto traiettorie a spirale quasi perfette, formando con la coda (il "flagello") eliche, o turaccioli, di raggio compreso tra gli 0,5 e i 3 micrometri.
Il fatto più curioso è che la maggior parte (il 90%) di queste eliche volgeva verso destra, anche se per i ricercatori è troppo presto per sapere se dietro preferenza si celi o meno una precisa funzione fisiologica.

Tratto da: focus.it

Il Bacio di Klimt



Il bacio è un olio su tela di 180×180 cm, realizzato nel 1907-1908 dal pittore austriaco Gustav Klimt nel periodo della Secessione viennese, Art Nouveau.
Quest'opera, in pieno accordo con i canoni dello stile Liberty, è dipinta su tela con decorazioni e mosaici in color oro sullo sfondo. L'opera è esposta al Österreichische Galerie Belvedere Museum