venerdì 2 maggio 2014

LA BIOLUMINESCENZA

La bioluminescenza è un fenomeno primariamente legato agli organismi marini.
Essa rappresenta, infatti, la principale sorgente di luce nella maggior parte degli habitat dei fondali oceanici.
Al contrario il fenomeno è praticamente quasi assente negli habitat terrestri e duciacquicoli.
Il fenomeno della bioluminescenza richiede l' intervento di almeno due composti chimici: il primo che produce appunto la luce e chiamato "luciferina" , l' altro che dirige e catalizza la reazione, chiamato "luciferasi"

La bioluminescenza si è evoluta diverse volte nel mare, come dimostrato dai numerosi meccanismi chimici diversi attraverso i quali viene emessa la luce, come pure dal gran numero di organismi tassonomicamente distanti che includono specie bioluminescenti (ctenofori, anellidi, molluschi, pesci).
Un gruppo di alghe marine, i dinoflagellati, sono in grado di emettere luce solo se vengono "disturbati".
Il fenomeno della bioluminescenza è molto diffuso in molti batteri, alcuni dei quali danno origine al famoso effetto "milky sea" (mare lattescente) in particolare nell' oceano Indiano dove il mare può assumere anche per molte ore una luminescenza brillante, color bianco latte.
Tra gli Cnidari specie particolarmente interessanti, in grado di emettere luce, appartengono all'ordine dei Siphonophora. 

IMMAGINI DI POLIPI DI ANTOZOI LUMINESCENTI



Tratto da www.luciopesce.net

Il fenomeno di bioluminescenza si trova anche nei funghi

Tra gli insetti troviamo la Lucciola

UN GENIO ARTISTA DELLA MINIATURA

Ci sono persone che nascono proprio con un dono e Hasan Kale è una di queste. Dotato di una precisione inverosimile, riesce a dipingere paesaggi super dettagliati su semi di frutta, noccioline, denti o farfalle. La sua incredibile abilità è impressionante.






















Evoluzioni nel tempo di grandi città

Le civilizzazioni si evolvono in modo da rendere le loro città più vivibili e pratiche.
Alcune megalopoli che noi conosciamo da sempre come super moderne, hanno anche loro avuto giorni meno gloriosi.
Possiamo seguire i cambiamenti che si sono susseguiti nel corso degli anni con questa serie di foto datate delle più grandi città del mondo.

New York



Dubai



Seoul in Corea del Sud



Singapore



Tokyo

La splendida Tomba dei Leopardi a Tarquinia


La Tomba dei Leopardi ha due maculati leopardi nel triangolo che la volta triangolare forma sul muro di fondo. 
Da essi prende il nome.


 È un'incantevole piccola stanza raccolta, e le pitture vi si sono conservate meglio che in altre tombe: sono ancora fresche e vive; i rossi-ocra e i neri e gli azzurri e i verde-azzurri sono stranamente vividi e armoniosi sul giallo-crema dei muri.
 Nella maggior parte delle tombe i muri sono rivestiti di uno strato sottile di stucco ma impastato con la stessa materia della roccia viva, che è chiara, gialla, e tende ad uno splendido oro crema, uno splendido colore per uno sfondo.


I muri di questa piccola tomba sono un vero ballo di gioia. 
La stanza sembra ancora abitata dagli Etruschi del VI secolo a.C., gaia gente che sapeva accettare la vita, che sapeva vivere con vera pienezza.
 Incedono i danzatori e quelli che suonano, muovendo nello spazio di un largo fregio verso la parete di mezzo, la parete  dove il banchetto è al culmine del suo svolgimento.
 Sopra alla scena del banchetto, nello spazio del frontone, ci sono i due leopardi maculati araldicamente messi a fronte l'uno dell'altro con una pianta in mezzo. E il soffitto di roccia ha le due parti in pendenza dipinte a scacchi rossi e neri, gialli e azzurri, con la pianta piana dell'asse centrale decorata a circoli rosso scuri, azzurri e gialli. Così che tutto è colore e non ci sembra di essere sottoterra, ma in una qualche gaia camera del passato.


I danzatori sul muro di destra incedono con strana, possente alacrità.
 Sono uomini vestiti soltanto di una volante sciarpa colorata, o della gaia clamide drappeggiata sulle membra come un mantello.
 Uno suona il doppio flauto che gli Etruschi amavano tanto, tocca i buchi con grandi mani, esageratamente grandi, l'uomo ch'è dietro a lui tocca le corde della lira, l'uomo ch'è davanti si volta e fa segno con la mano sinistra, mentre con la destra tiene una coppa di vino. 

E così essi incedono, coi foro lunghi piedi calzati di sandali, incedono tra piccoli ulivi carichi di olive, muovendosi rapidi con le loro membra turgide di vita, turgide di vita da traboccare. 
 Questo senso di vigorosa vitalità fortemente corporea è caratteristico degli Etruschi. 

 Sulla parete di fondo si svolge una splendida scena di banchetto.
 I convitati stanno sdraiati su coperte a quadri, sui giacigli conviviali, all'aria aperta, perché ci sono degli alberelli dietro a loro. 
I sei convitati sono audaci e pieni di vita come i danzatori, ma sono forti, conservano dentro di sé la vita, una vita piena di bellezza e ricchezza, non sono rilassati, non si abbandonano neppure nei momenti audaci. 
Giacciono a coppie, uomo e donna, sdraiati entrambi sul giaciglio, in atteggiamento curiosamente affettuoso. 
Le due donne a capotavola sono chiamate eteree, cortigiane, soprattutto a causa dei capelli biondi, che pare fossero una caratteristica preferita tra le donne di piacere. 
Gli uomini sono scuri ed abbronzati, nudi fino alla cintola. 
Le donne, disegnate sulla roccia colore crema, sono affascinanti, e indossano vesti leggere, con ricchi mantelli attorno alle anche. Hanno una certa aria libera e audace, e forse sono davvero cortigiane.
 L’uomo a capo tavola tiene, tra pollice ed indice, un uovo, e lo mostra alla donna con i capelli biondi sdraiata vicino a lui, la quale allunga la mano sinistra come a toccargli il petto.
 Egli regge. nella mano destra, una grande coppa di vino, per la baldoria.

Grave il cigno reale bastonato a Bracciano. La sua colpa ? Difendere il nido.


E' corsa contro il tempo al Bioparco di Roma per cercare di salvare la vita a un giovane cigno preso a bastonate probabilmente da qualche ragazzino sulla spiaggetta del lago di Bracciano all'altezza del camping Parco del Lago. 

Lì, da diversi anni, una famiglia di cigni reali nidificano ed è un'area che rientra nei confini del Parco di Bracciano e Martignano: i frequentatori del lago sono abituati ad una convivenza rispettosa con questa specie che lì ha il suo habitat naturale. 
Tuttavia sabato scorso qualcuno, probabilmente un giovanissimo turista, ha aggredito con una improvvisa e imprevedibile raffica di pugni sulla testa un cigno maschio che, difendendo il suo nido, si era opposto al giovane intruso probabilmente tentando di beccarlo. Un ospite del campeggio e la sua compagna in due occasioni sono intervenuti per allontanare il ragazzo dal cigno e poi si sono subito rivolti alla direzione del camping. 
Durante la tarda serata poi, c'è stata una seconda aggressione all'animale, probabilmente con qualche bastone. 
Secondo quanto raccontano i titolari del camping, la mattina di domenica il cigno era agonizzante in spiaggia, incapace di muovere collo e cranio.
 Alessio Rosi, responsabile della struttura, ha quindi iniziato a contattare diversi enti preposti alla salvaguardia faunistica del parco. Una corsa in salita dove nessuno, a quanto racconta Rosi, si prendeva la responsabilità di intervenire per soccorrere il cigno: l'Ente Parco era chiuso perchè era domenica.
 L'ufficio del Guardiaparco non è potuto intervenire per assenza di mezzi.
 Il responsabile dell'ufficio veterinario della ASL di competenza ha rifiutato l'intervento perché non si trattava di animale domestico.
 La Guardia Forestale e anche quella Provinciale hanno rimandato la richiesta di aiuto per il cigno al punto di partenza, cioè all'Ente parco. E porte chiuse anche dall'assessorato all'Ambiente del Comune di Roma. 
Alla fine viene contattata la Lipu, i cui uffici chiudevano alle 17.30 e comunque i volontari della Lipu non potevano venire a prelevare l'animale perché era ormai tardi e il luogo troppo distante dalla loro area di intervento. E, paradossalmente, trattandosi di un animale selvatico i proprietari del campeggio non avrebbero nemmeno potuto spostarlo dal lembo di spiaggia in cui giaceva. 
Durante la notte, quindi, hanno sorvegliato sia l'animale ferito sia il nido (per timore dei rapaci, dei roditori o di qualche altra follia umana) e in mattinata, dopo altre richieste d'aiuto inevase, i titolari del camping hanno deciso di trasportare, nonostante tutto e tutti e con le dovute cautele, il cigno a Roma, presso il Bioparco dove finalmente ora l'animale ferito è ricoverato e preso subito in cura dal direttore Federico Coccia.
 "Speriamo che quel bel cigno ce la faccia a vivere" commenta Rosi, "ci saremmo aspettati attenzioni diverse da parte dei tanti enti preposti, verbalmente, alla sua salvaguardia" 

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