martedì 29 aprile 2014
Birridas: il paesaggio alieno dei laghi di gesso australiani
È il punto più occidentale del continente australiano, si affaccia sull'Oceano Indiano: si chiama Shark Bay.
Una zona molto particolare, un paesaggio quasi alieno, che ricorda le sabbie rossastre di Marte se non fosse per il mare che lo circonda.
Sono le Birridas, i laghi di gesso.
Non a caso l'area è stata proclamata dall'Unesco patrimonio mondiale.
Un luogo dalle eccezionali caratteristiche naturali, che sorge all'interno della Peron Peninsula, nel Parco Nazionale Francois Peron.
Laghi salati di gesso, nati migliaia di anni fa, quando i livelli del mare erano molto più alti di quanto non siano oggi.
Allora le Birridas erano laghi salini senza sbocco sul mare, circondate da dune di sabbia.
L'acqua era ricca di solfato di calce, che si è depositato sul fondo.
Quando il livello del mare è sceso, i laghi si sono ritirati creando avvallamenti salati.
Il solfato di calce è poi evaporato trasformandosi in polvere di gesso.
Circolari o di forma ovale, tali bacini hanno un diametro che va dai 100 metri a 1 km.
Hanno comunemente una piattaforma centrale rialzata circondata da una depressione.
La sezione centrale corrisponde al livello della falda durante il tardo Pleistocene, circa 10.000 anni fa. Oggi, durante le alte maree invernali o dopo forti piogge, quando il livello delle acque sotterranee sale, questi fossati si riempiono regalando spettacolo.
La maggior parte di essi riesce a trattenere l'acqua per diversi mesi. In questi momenti, nasce la vita. Si depositano uova, nascono granchi e organismi invertebrati.
Ed è questo che crea lo spettacolo di colori.
Alcune birridas sono collegate al mare da canali e ricevono acqua di mare, formando baie poco profonde.
Un vero e proprio paradiso incontaminato.
Francesca Mancuso
E' un idea bellissima da adottare anche da noi... chissà che gli automobilisti non imparino un po di civiltà ed educazione
Hibaku Jumoku: gli alberi sopravvissuti di Hiroshima
A seguito del bombardamento atomico di Hiroshima, avvenuto il 6 agosto 1945, il dottor Harold Jacobsen, scienziato del Manhattan Project, ha dichiarato al Washington Post che i luoghi colpiti dalla bomba atomica sarebbero rimasti completamente privi di qualsiasi forma di vita per i successivi 75 anni.
Evidentemente, la natura aveva piani ben differenti.
Nonostante le esplosioni e le radiazioni provocate dal bombardamento, nel corso della primavera successiva, con grande sorpresa per i testimoni del fenomeno, tra le rovine della città iniziarono a spuntare nuovi germogli.
Con la loro rinascita, furono in grado di regalare un messaggio ricco di speranza ai sopravvissuti del disastro, che poterono iniziare a pensare alla possibilità di ricostruire la loro città.
Oggi, a oltre sessant'anni dal lancio della bomba atomica, Hiroshima è una città nello stesso tempo moderna e verde.
Molti degli alberi che furono piantati nella città, rappresentarono un dono da parte di coloro che provenivano da altre zone del Giappone, o dall'estero. Ma centinaia degli alberi ancora oggi presenti ad Hiroshima vi si trovavano già al momento dell'esplosione della bomba e, sebbene danneggiati e coi rami spezzati, riuscirono a sopravvivere e a rinvigorirsi in seguito.
Si tratta di alberi che si trovavano collocati ad un raggio di circa 2 chilometri dal punto dell'esplosione.
Ora essi sono stati registrati ufficialmente come alberi colpiti dalla bomba atomica.
Ognuno di essi viene denominato "Hibaku Jumoku", cioè "albero sopravvissuto", ed è identificato con una apposita targa.
Ad Hiroshima sono presenti circa 170 alberi sopravvissuti all'esplosione, appartenenti a 32 specie diverse.
L'albero che si trovava più vicino alla zona d'esplosione della bomba atomica è un salice piangente, rinato dalle proprie stesse radici dopo essere stato quasi completamente annientato.
I semi provenienti dagli alberi sopravvissuti vengono condivisi dagli abitanti di Hiroshima e piantati in Giappone o in altre zone del mondo, in un atto simbolico che testimonia come dalla distruzione possa nascere nuova vita.
Marta Albè
Informazione Libera: Boldrini :''La precarietà sarà il nostro futuro st...
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L'ho dovuto riascoltare 3 volte per crederci
alla prima ho creduto a un allucinazione visiva ma sopratutto uditiva
Non so che ne penserete voi ma io sono arrivata alla conclusione che nel pensiero di questa "signora"ci sia il ripristino di uno stato di dittatura e di schiavismo totalitario
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L'ho dovuto riascoltare 3 volte per crederci
alla prima ho creduto a un allucinazione visiva ma sopratutto uditiva
Non so che ne penserete voi ma io sono arrivata alla conclusione che nel pensiero di questa "signora"ci sia il ripristino di uno stato di dittatura e di schiavismo totalitario