mercoledì 9 ottobre 2013

la caduta di un mito : è stato scoperto che coccodrilli e alligatori si nutrono anche di frutta e verdura


Alla fine si è scoperto che coccodrilli e alligatori non si cibano solo di carne: nemmeno i terribili coccodrilli del Nilo disdegnano frutta e verdura. Infatti, un nuovo studio condotto dalla Wildlife Conservation Society, (Wcs) rivela che gli alligatori americani ed un’altra dozzina di specie di coccodrilli ogni tanto assaggiano  frutta per integrare le loro normali diete a base di carne di mammiferi, uccelli e pesci.
Lo studio realizzato da un team di ricercatori di università ed istituzioni della Florida e pubblicato sul Journal of Zoology fornisce una nuova visione del possibile ruolo che i coccodrilli – alcuni dei quali si muovono su grandi territori – possono svolgere nella rigenerazione delle foreste attraverso la digestione e disperdendo i semi dei frutti.
Gli autori hanno esaminato 18 specie di questi grandi rettili acquatici, che vanno dall’alligatore americano al coccodrillo del Nilo e hanno scoperto che 13 specie consumato una qualche forma di frutta, tra cui una varietà di frutti di bosco, legumi, noci e cereali.
Secondo il team di ricercatori parte dell’ingestione di vegetali può essere stata accidentale, durante kla cattura delle prede, ma le prove dimostrano che «Altra frutta viene consumata deliberatamente e in grandi quantità. C’è ancora molto da imparare su come coccodrilli processano i carboidrati ed altre sostanze nutrienti a base vegetale, anche se gli studi suggeriscono che mangiare frutta è probabile che produca  benefici nutrizionali per i coccodrilli».
Il principale autore dello studio, Steven Platt  della Wildlife Conservation Society, conclude: «Anche se sottovalutato, il cibarsi di frutta appare diffuso tra i coccodrilli. Data la biomassa dei coccodrilli in molte zone umide subtropicali e tropicali e la loro capacità di ingestione di grandi quantità di frutta, riteniamo probabile che i coccodrilli fungano da agenti rilevanti per la dispersione di semi in molti ecosistemi d’acqua dolce».

Fonte : .greenreport.it

Villa Faraggiana


Villa Faraggiana è un'elegante struttura neoclassica situata in posizione panoramica sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, tra Arona e Meina, lungo la strada Nazionale del Sempione: l'elegante costruzione si può identificare attraverso i due leoni marmorei, accovacciati in cima ai pilastri di sostegno della cancellata. Si tratta di è uno degli edifici più maestosi e significativi della sponda piemontese del Lago Maggiore.


Villa Faraggiana fu fatta costruire nel 1855 su progetto del noto ingegnere di Galliate Antonio Busser, da una nobile famiglia di origine di Sarzana, i Faraggiana, trasferitasi a Novara intorno alla metà dell'Ottocento.
 La Villa venne utilizzata come luogo di villeggiatura dal senatore del Regno d'Italia Raffaello Faraggiana (1841-1911), che qui risiedeva spesso, con la moglie Caterina ed i figli, Alessandro e Guido. 
 Fu proprio la madre, cugina del noto esploratore Ugo Ferrandi, a trasmettere al figlio la passione per lo studio degli animali e per le scienze naturali: il grande parco di Villa Faraggiana ospitò una cospicua collezione di animali, sia vivi che impagliati, frutto dei viaggi in Africa di Alessandro, ed un Museo zoologico: oggi la collezione è parte integrante del Museo di Storia Naturale "Faraggiana Ferrandi", a Novara.

 Morti i primi proprietari la villa, inutilizzata dagli eredi, divenne durante la guerra luogo di rifugio per sfollati, soldati ed ebrei superstiti.
 Nel 1949 i discendenti dei Faraggiana donarono il complesso alle Suore dell'Ordine delle Poverelle, di Bergamo, che dapprima la destinarono ad orfanotrofio e più tardi a convalescenziario.


Villa Faraggiana ha pianta rettangolare ed offre soprattutto nell'aggetto della zona centrale e nelle zone estreme, che ripartiscono la splendida facciata a lago, chiaro esempio di neoclassicismo. 
Concepita come dimora di villeggiatura, presenta una facciata molto ampia (44 metri), ricca di particolari, come il timpano, gli altorilievi, i medaglioni raffiguranti i grandi della letteratura italiana, ed i busti di personaggi illustri.
 Una monumentale scalinata precede un portico sostenuto da quattro colonne, la cui copertura è data da un terrazzo. 
La vista sul Lago Maggiore è splendida. La villa è immersa in un vastissimo parco (di circa settanta ettari) un tempo ricco di piante pregiate e ricoperto da splendide orchidee, e, come già ricordato, popolato di animali esotici vivi ed impagliati.


Il 27 luglio, in occasione della seconda edizione del Voxonus Festival, in questo splendido palcoscenico si è esibito il pianista e compositore italiano Enrico Pesce, esecutore estremamente versatile con formazione che spazia dalla musica medievale alla classica, al pop e al jazz.
 Il maestro ama improvvisare e stupire
e in questo concerto da solista ha presentato variazioni e improvvisazioni tra barocco e jazz passando da Bach a Jarrett.


Per conoscere meglio l'artista potete visitare il suo blog , ricco di musica e di umanità 
 http://pesceenrico.blogspot.it/

La leggenda del lago Gerundo e del drago Tarantasio


Secondo le leggende popolari, il lago Gerundo chiamato anche mare per la sua vastità, pare si trovasse  fra i bacini dei fiumi Adda, Oglio e Serio; comprendeva il territorio fra Lodi, Piacenza, Cremona e Bergamo e aveva una grande isola centrale (insula Fulcheria)
Le testimonianze scritte accennano semplicemente ad una zona lacustre insana. 
Alcuni accenni al lago Gerundo li troviamo già nelle opere di Plinio il Vecchio (23 d.C. - 73 d.C.), mentre la tradizione orale è ricca di racconti. Alcune ricerche geologiche rendono l’esistenza di questo lago più che possibile. La zona indicata è caratterizzata da una base ghiaiosa coperta di terra e potrebbe indicare la presenza di un lago prosciugato prima del Medioevo grazie alle ripetute bonifiche e canalizzazioni.
 All'inizio del XIV secolo i tre fiumi esondarono e allagarono nuovamente le zone che erano state prosciugate.


Dalle acque del Mar Gerundo uscì un drago che chiamarono Taranta o Tarantasio. Il mostro terrorizzava gli abitanti,  il suo fiato ammorbava l'aria e causava una malattia chiamata febbre gialla. Si riteneva che il mostro distruggesse le barche e divorasse i bambini. 
La leggenda dice che San Cristoforo fece un miracolo, sconfisse il drago, le acque si ritirarono e nella palude prosciugata, fu trovata una “costola colossale” che il popolo ritenne essere parte del Drago.
 Ancora oggi nella sacrestia della chiesa parrocchiale di San Bassiano è custodita la famosa costola, che però pare sia di un bisonte o di un fossile.
 A testimonianza dell’evento resta il nome di una frazione di Cassano d'Adda denominata Taranta. 
Secondo un’altra leggenda fu il capostipite dei Visconti che uccise il drago e poi adottò come simbolo del casato il biscione con il bambino in bocca. 


La leggenda del drago del Lago Gerundo fu fonte di ispirazione per lo scultore Luigi Broggini che pensando a Tarantasio ideò l'immagine del cane a sei zampe, marchio simbolo dell'Eni.

La gentilezza


Non è stato un martello a rendere le rocce così perfette,
ma l’acqua con la sua dolcezza, la sua danza e il suo suono.
Dove la forza può solo distruggere, la gentilezza può scolpire.

(Tagore)

La scimmia più piccola del mondo


Si tratta di un cucciolo, ma non crescerà molto più di così… Questo è un piccolo esemplare diCallithrix pygmaea, la specie di scimmia più piccola al mondo: la sua lunghezza infatti è compresa tra i 13 e i 37 cm, e il peso non supera solitamente la misura di un etto.
Questi buffi animali vivono solitamente nelle foreste tropicali o pluviali del Sud America e dell’Amazzonia. Vivono in gruppi che sono organizzati come e vere e proprie famiglie, tanto che alcuni etologi sostengono che i maschi di questa specie siano monogami; generalmente per la riproduzione viene scelta una sola femmina per stagione.
Le scimmie nane vivono sugli alberi e hanno imparato a spostarsi molto velocemente saltando da un ramo all’altro; sono erbivore, infatti si nutrono prevalentemente di resine e lattice vegetale, che ricavano scavando dei veri e propri buchi nei tronchi.

Il sionismo non è l'ebraismo



Il Sionismo non è l’Ebraismo, è un moto politico nazionalistico nato a fine Ottocento da profughi in fuga desiderosi di sottrarsi alle persecuzioni degli ebrei dei paesi slavi e della Grande Russia.
Agli ebrei della Russia zarista e poi comunista non bastava più sognare, avevano bisogno di mettersi in salvo dalle angherie.
Non si può parlare di Sionismo senza partire da corretti elementi storici, né questi può fondersi all’occupazione dei Territori palestinesi.
Si tratta di due elementi originati da problemi diversi, anche se decenni dopo l’ideologia sionista e il dramma palestinese risulteranno connessi.
Il Sionismo oggi dovrebbe essere morto alla stregua del Comunismo, tanto per ricordare un altro movimento che accese d’illusioni masse oppresse.
Il ciclo del Comunismo si chiuse a fine anni Ottanta attraverso tre tappe: la passione rivoluzionaria, il consolidamento ideologico, il pervertimento politico nato da un’utopia dogmatica, aggressiva e cristallizzata.
Dopo vari ictus il Comunismo morì per arresto cardiaco.
La fase ciclica del Sionismo è identica, ma con una differenza: agli inizi del Terzo Millennio si trova nella fase del pervertimento politico generato da un’utopia dogmatica, aggressiva e cristallizzata.
Quel che fa sorridere è che la fallimentare ideologia sionista sia protetta da quei paesi liberali che per decenni combatterono la fallimentare ideologia marxista, Stati Uniti in testa a tutti....
La confusione seguita a trascinarsi sui giornali tramite pericolosi giochi semantici: lo Stato ebraico... i soldati ebrei... le milizie ebraiche.
Non solo lo Stato d’Israele usurpa l’antico nome biblico di una storia, di una tradizione e di una fede che è anche patrimonio di cristiani e mussulmani, c’è di peggio: il Sionismo ha finito per equiparare l’antisionismo all’antisemitismo, usando all’occorrenza la Shoa come randello sul tavolo della politica internazionale.
Di fronte al dramma della Shoa, a molti non è facile esprimere neppure l’evidenza solare: lo Stato d’Israele è una nazione dove i non ebrei sono discriminati e relegati a rango di cittadini di terza classe.
La politica degli Stati Uniti in Iraq è stata devastante.
Solo George Bush poteva credere che tre bombe intelligenti riempite di polvere democratica avrebbero salvato i nostri interessi petroliferi.
Oggi siamo dinanzi al naturale epilogo: il Medio Oriente è scoppiato e la Terza Guerra Mondiale potrebbe essere alle porte. Allo Stato d’Israele sono state concesse nel tempo immunità scandalose, mentre per meno altri paesi si facevano decenni d’embargo.
La soluzione palestinese rimasta irrisolta ha fatto sì che le peggiori dittature arabe soffiassero sul fuoco stimolando odio verso l’Occidente, dando vita a fanatici religiosi, terroristi e kamikaze. Anziché imporre una soluzione e dare uno Stato ai palestinesi, anche di fronte alla durezza della Destra israeliana, anche di fronte alla cecità dei dirigenti palestinesi divenuti vittime volontarie delle frange terroriste, siamo andati a scoperchiare la pentola afgana e quella irachena.
Poi abbiamo iniziato a tuonare contro l’Iran che non doveva avere l’atomica perché Stato cattivo.
Qualcuno potrebbe obiettare che lo Stato d’Israele è armato fino ai denti, ma questo non vuol dire nulla, lo Stato cosiddetto “ebraico” ha la patente di buono.
E chi dà le patenti, in questo mondo dove tutto si compra e si vende nei più lordi mercati?
Abbiamo fatto in pezzi le sovranità nazionali, ci siamo arrogati il diritto di stabilire chi è civile e incivile, abbiamo usato la parola democrazia non per proteggere i deboli, ma per fare gli interessi delle multinazionali del petrolio in danno dei popoli oppressi.
E oggi siamo qua col Medio Oriente in fiamme, ad illuderci che con una conferenza di pace sotto le tette dell’antica lupa romana sarà sistemato anche questo bordello.
di Ariel Levi di Gualdo


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