martedì 8 ottobre 2013
Scandaloso: il governo Letta verserà altri 2 miliardi di euro a Montepaschi!
Il governo che non trovava 1 miliardo e mezzo di euro per evitare l'aumento dell'IVA, trova altri 2 miliardi per il Monte dei Paschi: e il conto dei soldi sborsati dai cittadini sale a ben 6 miliardi di euro! Ci permettiamo un piccolo 'appunto' all'articolo che segue, secondo il quale l'aumento dell'IVA sarebbe servito per reperire questi 2 miliardi di euro da devolvere al Monte dei Paschi: ebbene in realtà l'aumento dell'IVA non produrrà alcun gettito per l'erario: bensì provocherà PERDITE, dovute alla contrazione dei consumi e al conseguente fallimento/chiusura di altre aziende, che già versavano in una situazione di difficoltà e per le quali l'aumento dell'IVA rappresenta la mazzata finale.
Guarda il video di Alessandro Raffa di nocensura e leggi questo articolo.
Redazione Informati - - - banca d'italia IL GOVERNO MONTI HA EROGATO UN ANNO E MEZZO FA CIRCA 4 MILIARDI DI EURO ALLA STESSA BANCA. ORA ARRIVA UN ALTRO ‘REGALO’. COSI’ VENGONO SPESE LE TASSE DEGL’ITALIANI: PER FORAGGIARE BANCHE FALLITE E SOTTO INCHIESTA DA PARTE DELLA MAGISTRATURA
Al via la nazionalizzazione del Monte dei Paschi di Siena? A giudicare da quello che sul sito Basta casta sembrerebbe proprio di sì. O, quanto meno, dopo il ‘prestito’ di 4 miliardi alla banca senese erogato dal Governo di Mario Monti (a proposito, questo prestito è stato restituito? A noi sembra di no), arriva un altro ‘regalo’, questa volta dal Governo Letta. “La toppa al buco di bilancio – leggiamo sul siti Basta casta – la mette lo Stato. Sarà il Tesoro a puntellare le vacillanti fondamenta del Monte dei Paschi di Siena, la storica banca senese, piegata dalla gestione di Giuseppe Mussari, oggi presidente dell’Associazione bancaria italiana, sotto la cui guida è stata acquisita Antonveneta”.
“Il patrimonio della banca dilapidato per rilevare l’istituto veneto dal Santander, sarà puntellato attraverso l’emissione di altri 2 miliardi di ‘Tremonti bond’. Il nuovo sostegno pubblico al Monte dei Paschi, infatti, arriverà fino a 2 miliardi attraverso nuovi strumenti finanziari di patrimonializzazione assimilabili a obbligazioni speciali simili ai Tremonti bond”.
Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri in una nota in cui spiega che sottoscriverà nuovi strumenti finanziari emessi dalla banca fino a 3,9 miliardi e saranno contestualmente sostituiti i vecchi Tremonti bond per 1,9mld.
Insomma, gl’italiani pagano le tasse, ma i soldi, invece di andare a sostenere le imprese e a finanziare i servizi, finiscono nelle ‘casse’ di una banca fallita sulla quale indaga la magistratura. “La Banca d’Italia – leggiamo ancora sul sito Basta casta – ha comunicato che per raggiungere il target di 3,3 miliardi di capitale richiesto dall’Eba entro il 30 giugno la banca senese stima un fabbisogno di capitale di 1,3-1,7 miliardi”.
A questo punto ci chiediamo: a che titolo la Banca d’Italia interviene in questa storia?
Ricordiamo che la Banca d’Italia non è più pubblica, ma privata.
E, da banca privata, dovrebbe occuparsi di altre cose, ma non si quello che, di fatto, è un intervento finanziario pubblico in favore di una banca privata con attuato con i soldi scippati dalle tasche degl’italiani.
“Si tratta di fatto di una nazionalizzazione dell’istituto – leggiamo sempre su Basta casta – visto che in Borsa la banca non vale più di 2,5 miliardi di euro”. Dunque lo Stato sta intervenendo in favore di una banca che è stata gestita con i piedi con un’iniezione di capitali pari a una volta e mezzo i valore di tale banca in Borsa! Tutto questo riempendo di tasse i cittadini! Ci chiediamo e chiediamo: è per questo che il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha aumentato di un punto l’Iva, appesantendo la situazione di imprese e famiglie e, di conseguenza, deprimendo i consumi del nostro Paese? Era quiesta la sua missione, come blaterava dai microfoni della tv di Stato quando sdi cercava di sventare quest’ennesma ingiustizia? Sapete da dove arriva il signor Saccomanni? Dalla Banca d’Italia, una delle peggiori istituzioni del nostro Paese: quella Banca d’Italia che ha lasciato mezza parte del nostro Paese – il Sud, ovviamente – senza un sistema creditizio di riferimento per sostenere banche del Centro Nord Italia che erano uguali, se non messe peggio, delle banche meridionali. “Nel 2007 – conclude la nota di Basta casta – Mps, spese ben 9 miliardi per comprare i mille sportelli di Antoveneta. L’intervento dello Stato dovrebbe però essere “eccezionale e temporaneo” e solo per consentire alla banca di raggiungere un coefficiente patrimoniale core tier 1 del 9 per cento, secondo quanto chiesto dall’Eba, l’Authority bancaria europea”. Ovviamente, siamo senza parole! Fonte: linksicilia.it
Il meraviglioso mais multicolore
Il mais è solo giallo?
Assolutamente no, è un dannoso stereotipo a cui ci hanno abituato anni di manipolazione genetica da parte delle multinazionali, che per controllare noi attraverso il cibo, stanno distruggendo la biodiversità.
I nativi americani coltivano ancora oggi decine di specie e colori di mais differenti, e lo stesso facevano con le patate.
Questo è importantissimo nell'ottica della sopravvivenza: se una varietà si ammalava e quell'anno non produceva cibo, altre varietà resistevano al problema assicurando cibo fino all'annata successiva. Il fatto di scegliere una sola varietà, magari perché migliore di sapore o più produttiva, è un passo miope che già storicamente ha causato migliaia di morti: la Grande Carestia irlandese tra il 1845 e il 1849 è un esempio (una patologia delle patate causata da un fungo, distrusse un terzo circa del raccolto di una stagione e l'intero raccolto del 1846 e del 1948).
Si sarebbe potuto evitare coltivando varietà differenti di patate.
Lo stesso per il mais, un'elevata variabilità genetica assicura la sopravvivenza delle specie vegetali, e di conseguenza la nostra. Tutto questo per potervi deliziare, come lo sono stata io, dalla visione delle magnifiche pannocchie del Gemm Glass Mais, conservato dall'associazione Americana Seeds Trust
.
Greg Schoen ha avuto i semi di questo mais negli anni 80 da un contadino di origini Cherokee, Carl Barnes, in Oklahoma, e quest'anno ha avuto un raccolto tanto buono da poter vendere una parte del raccolto in modo da trasformare altre persone in conservatori dei semi e della biodiversità.
Protettori della vita! Ogni magnifico colore presente sulla pannocchia è il prodotto dell'eredità genetica di generazioni e generazioni di piante, che si sono magicamente manifestate in questi semi.
Ha ancora senso parlare di crescita ?
Segavano i rami sui quali erano seduti. E si scambiavano a gran voce le loro esperienze, di come segare più in fretta. E precipitarono con uno schianto. E quelli che li videro, scossero la testa e continuarono a segare. (Bertolt Brecht)
Sembra ormai sempre più chiaro: non stiamo seguendo la giusta direzione, e serve un nuovo paradigma culturale che ci permetta di cambiarla.
Magari con la decrescita. Che non vuol dire “tornare indietro”, ma semplicemente “cambiare rotta”, in totale contrasto con l’imposizione della crescita (economica) senza limiti, tanto deleteria quanto improbabile.
La Decrescita Felice non è ripudio per la tecnologia o per l’innovazione. Ci vuole infatti più tecnologia per costruire, ad esempio, una casa “passiva” senza impianto di riscaldamento o che, se non passiva, consumi al massimo 7 litri di gasolio al metro quadro all’anno, come in Germania, di una che ne consuma anche più di venti, come in Italia.
La Decrescita Felice è il desiderio ed ha l’obiettivo di riportare sia l’economia che, appunto, la tecnologia al servizio dell’uomo, e non il contrario.
Decrescita significa mettere in pratica una serie di cambiamenti che in certi casi possono dare l’impressione di far fare un passo indietro, ma non ritiene necessariamente che il passato sia stato tutto rose e fiori.
È un tentativo di dare un aspetto più umano e meno atomizzato alla situazione attuale, cercando di unire alcuni vecchi usi o abitudini all’attuale apertura mentale e livello culturale (in teoria superiori rispetto a prima), nonché agli attuali progressi scientifici e tecnologici.
È il proposito di riportare l’essere umano a lavorare per vivere, non vivere per lavorare; a produrre per usare, non consumare per produrre.
È il tentativo di ridare il giusto significato a termini quali “progresso”, “sviluppo”, “benessere” (ormai confuso con “tantoavere”) e ovviamente “crescita”, non di voler tornare al carro e alla candela, o altri luoghi comuni preconfezionati che le vengono attribuiti. E se in certi casi la Decrescita Felice può in effetti portare a fare un passo indietro, non vuol dire che sia un male, o che sia una scelta così sbagliata.
Se vi trovate sull’orlo di un precipizio, ad esempio, preferireste fare un passo avanti o uno indietro?
Decrescita Felice è anche questo. È la consapevolezza del fatto che è arrivato il momento di rallentare, magari anche di fermarsi un attimo a riflettere sul da farsi, guardare il precipizio che ci si prospetta davanti (che sia economico, sociale, ambientale, esistenziale), fare un passo indietro se è necessario, e continuare sulla nostra “nuova” strada, avendo scelto un sentiero diverso per potere davvero andare avanti.
È, paradossalmente, uno dei fenomeni più innovativi che ci siano in questo momento, soprattutto se si pensa che mercato, politica ed economia si basano per lo più su concetti, convinzioni e ideologie ormai vecchi di due secoli.
Siamo solo all’inizio di quello che, si spera, sarà un lungo percorso da fare tutti insieme dato che, in un modo o nell’altro, siamo tutti sulla stessa barca. L’importante è non abbandonarsi all’idea che sia in ogni caso una battaglia persa, e che l’unica possibilità che abbiamo è quella di adeguarci alle regole dettate da un mercato impazzito che, promuovendo (tramite la società di consumi che ha creato) lo spreco e la superficialità, continua a (provare a) distrarci dalle nostre reali esigenze, propinandoci una serie di vuote e false promesse che non stanno creando che problemi e frustrazioni.
Fonte: ilfattoquotidiano.it
Sembra ormai sempre più chiaro: non stiamo seguendo la giusta direzione, e serve un nuovo paradigma culturale che ci permetta di cambiarla.
Magari con la decrescita. Che non vuol dire “tornare indietro”, ma semplicemente “cambiare rotta”, in totale contrasto con l’imposizione della crescita (economica) senza limiti, tanto deleteria quanto improbabile.
La Decrescita Felice non è ripudio per la tecnologia o per l’innovazione. Ci vuole infatti più tecnologia per costruire, ad esempio, una casa “passiva” senza impianto di riscaldamento o che, se non passiva, consumi al massimo 7 litri di gasolio al metro quadro all’anno, come in Germania, di una che ne consuma anche più di venti, come in Italia.
La Decrescita Felice è il desiderio ed ha l’obiettivo di riportare sia l’economia che, appunto, la tecnologia al servizio dell’uomo, e non il contrario.
Decrescita significa mettere in pratica una serie di cambiamenti che in certi casi possono dare l’impressione di far fare un passo indietro, ma non ritiene necessariamente che il passato sia stato tutto rose e fiori.
È un tentativo di dare un aspetto più umano e meno atomizzato alla situazione attuale, cercando di unire alcuni vecchi usi o abitudini all’attuale apertura mentale e livello culturale (in teoria superiori rispetto a prima), nonché agli attuali progressi scientifici e tecnologici.
È il proposito di riportare l’essere umano a lavorare per vivere, non vivere per lavorare; a produrre per usare, non consumare per produrre.
È il tentativo di ridare il giusto significato a termini quali “progresso”, “sviluppo”, “benessere” (ormai confuso con “tantoavere”) e ovviamente “crescita”, non di voler tornare al carro e alla candela, o altri luoghi comuni preconfezionati che le vengono attribuiti. E se in certi casi la Decrescita Felice può in effetti portare a fare un passo indietro, non vuol dire che sia un male, o che sia una scelta così sbagliata.
Se vi trovate sull’orlo di un precipizio, ad esempio, preferireste fare un passo avanti o uno indietro?
Decrescita Felice è anche questo. È la consapevolezza del fatto che è arrivato il momento di rallentare, magari anche di fermarsi un attimo a riflettere sul da farsi, guardare il precipizio che ci si prospetta davanti (che sia economico, sociale, ambientale, esistenziale), fare un passo indietro se è necessario, e continuare sulla nostra “nuova” strada, avendo scelto un sentiero diverso per potere davvero andare avanti.
È, paradossalmente, uno dei fenomeni più innovativi che ci siano in questo momento, soprattutto se si pensa che mercato, politica ed economia si basano per lo più su concetti, convinzioni e ideologie ormai vecchi di due secoli.
Siamo solo all’inizio di quello che, si spera, sarà un lungo percorso da fare tutti insieme dato che, in un modo o nell’altro, siamo tutti sulla stessa barca. L’importante è non abbandonarsi all’idea che sia in ogni caso una battaglia persa, e che l’unica possibilità che abbiamo è quella di adeguarci alle regole dettate da un mercato impazzito che, promuovendo (tramite la società di consumi che ha creato) lo spreco e la superficialità, continua a (provare a) distrarci dalle nostre reali esigenze, propinandoci una serie di vuote e false promesse che non stanno creando che problemi e frustrazioni.
Fonte: ilfattoquotidiano.it
Il Bosone di Higg - La particella di dio
Il Nobel per la Fisica 2013 è stato assegnato a Peter Higgs e François Englert, padri del bosone di Higgs, già ribattezzato "la particella di Dio".
Il riconoscimento, ampiamente annunciato, ha premiato gli studi dei due, che, in modo indipendente, hanno previsto l’esistenza della particella grazie alla quale esiste la massa.
Englert, 81 anni, e Higgs, 85 anni, hanno teorizzato l’esistenza del bosone di Higgs in modo indipendente nel 1964.
Englert aveva pubblicato il suo articolo insieme all’americano Robert Brout, morto nel maggio 2011, pochi mesi prima dell’annuncio dei dati preliminari sulla scoperta, presentati nel dicembre 2011 al Cern di Ginevra.
Vista la scelta di assegnare il premio ai fisici teorici fatta dalla Fondazione Nobel, il terzo dei premiati avrebbe potuto sicuramente essere Brout. Non è stato possibile però premiare anche Brout perché il regolamento del Nobel non prevede l’assegnazione del premio a ricercatori deceduti.
La teoria è stata confermata nel 2012 grazie agli esperimenti condotti nel Cern di Ginevra Cms e Atlas, guidati all’epoca dagli italiani Guido Tonelli e Fabiola Gianotti, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
COS'E' IL BOSONE -
Il bosone di Higgs è una particella elementare, ossia non è composta da altre particelle più piccole. Più tecnicamente appartiene alla famiglia chiamata dei "bosoni di gauge", che comprende anche i fotoni, i cosiddetti 'bosoni deboli' W e Z (la cui scoperta valse a Carlo Rubbia il Nobel per la Fisica nel 1984), il gluone (che non ha massa, come il fotone) e il gravitone (per il quale non esistono ancora prove sperimentali).
Ma come nasce e come 'funziona' il bosone di Higgs, chiamato dai media "la particella di Dio"? Al momento del Big Bang, minuscole particelle super-energetiche si stringevano in ogni goccia dello spazio-tempo. Man mano che le gocce si espandevano e si raffreddavano, le particelle perdevano energia
La "massa", non esisteva ancora.
Cento miliardesimi di secondo dopo il Big Bang, quando la temperatura si era abbassata appena un po', l’intero Universo si ritrovò improvvisamente permeato da un campo, una presenza che si materializzò di colpo proprio come l’acqua che, raffreddandosi, diventa improvvisamente ghiaccio.
Questo cambiamento di fase è quello che i fisici chiamano "campo di Higgs", e che ebbe un effetto incredibile sulle particelle elementari che, fino a quel momento, si muovevano alla velocita’ della luce.
Alcune, infatti, lo attraversavano senza nessun impedimento mentre altre si trascinavano con maggiore difficolta’, rallentando la loro velocita’.
Una parte dell’energia delle particelle veniva riconvertita in qualcos’altro.
Einstein ha dimostrato che è possibile convertire l’energia e la massa l’una nell’altra e il campo di Higgs conferiva massa alle particelle.
I fisici quantistici immaginano che il campo di Higgs sia fatto da piccolissime particelle che trasmettono l’effetto del campo e che si chiamano ‘bosoni di Higgs’. Il campo di Higgs non è per niente immobile, le sue fluttuazioni sono provocate da bosoni di Higgs che compaiono e scompaiono.
Il risultato è un mare in ebollizione di particelle che si spintonano a vicenda.
Quando un elettrone, per esempio, entra in questo campo, attraversa con facilità il mare di bosoni di Higgs.
Altre particelle, invece, vengono rallentate maggiormente dai bosoni e, rallentando, convertono molta della propria energia in massa.
Più le particelle vengono rallentate dal campo di Higgs, più la loro energia viene condensata in una forma super concentrata che chiamiamo massa.
l bosone di Higgs spiega dunque come mai tutte le particelle elementari che compongono la materia abbiano una massa e interagiscono formando la materia, anzichè schizzare via alla velocita’ della luce.
La conferma sperimentale della previsione teorica del bosone del 1964 ha richiesto quasi mezzo secolo e il lavoro di più di un migliaio di fisici, oltre alla costruzione del più grande e costoso strumento scientifico mai realizzato, l’acceleratore Large Hadron Collider (Lhc) del Cern (Centro Europeo Ricerche Nucleari) che si sviluppa in un tunnel sotterraneo lungo 27 chilometri.
Il bosone di Higgs è stato osservato per la prima volta nel 2012, negli esperimenti Atlas e Cms dell’Lhc e la sua scoperta è stata ufficialmente confermata il 6 marzo del 2013 nel corso di una conferenza tenuta a La Thile da parte dei fisici del Cern.
Basandosi sull’ipotesi che i bosoni di Higgs compaiano e scompaiano, i fisici teorici si erano infatti convinti che fosse possibile con un esperimento scientifico creare e distruggere bosoni.
E’ stato questo uno dei compiti principali svolti dall’Lhc del Cern di Ginevra: i fisici ritenevano che l’energia scambiata da due protoni che si scontrano frontalmente alla velocità della luce avrebbe potuto portare alla creazione di bosoni di Higgs (in realtà, per ogni protone, sono le interazioni dirette di gluoni e quark, che costituiscono i protoni, che possono creare i bosoni di Higgs
Il bosone di Higgs, una volta prodotto, si disintegra immediatamente in coppie di particelle che però i fisici sanno riconoscere: l’individuazione di queste particelle è stata la prova definitiva che il bosone di Higgs non è solo una supposizione teorica e che e’ stato aggiunto un altro mattone fondamentale alla nostra conoscenza dell’Universo.
Il Large Hadron Collider è stato spento all’inizio di quest’anno ed e’ previsto rimanga inattivo fino al 2015 a causa di importanti lavori di rinforzo dei dispositivi di sicurezza.
L'America ......sconosciuta prima del 1492 .......ma conosciutissima nell'antichità!!!!!
Un disegno di Athanasius Kircher che ritraeva un planisfero, sul quale capeggiava una scritta: “GEOGRAPHIA CONJECTURALIS DE ORBIS TERRESTRIS POST DILUVIUM”, in cui sembra che il Gesuita volesse mettere in confronto grafico le terre emerse dopo il diluvio e quelle che invece lo erano prima del diluvio.
Questo particolare non è di poco conto, in quanto ci dice con ogni probabilità che in certi ambienti dell’epoca, e forse anche oggi, ci sono ancora in circolazione le matrici delle carte che poterono osservare Piero della Francesca, Leonardo da Vinci e tutti coloro i quali, prima della fumosa vicenda della scoperta dell’America per mano di Cristoforo Colombo, ebbero modo di consultarle Planisfero dipinto da Leonardo da Vinci tra il 1459 e il 1469, conservato a Palazzo Besta in Teglio, Valtellina, segnata in calce al planisfero e recante la scritta incisa “Terra Australis anno 1459 sed nondum plena cognita”.
Nel dipinto di Benozzo Gozzoli, l’Indio raffigurato presenta caratteristiche somatiche quantomeno singolari rispetto a tutti gli altri personaggi presenti, tra i quali vi sono senza ombra di dubbio personaggi orientali e afro.
Trovarsi dinanzi un personaggio dai tratti amerindi desta senz’altro più di una curiosità, confermata dall’analisi del copricapo che lo contraddistingue e da quello che si può leggere in ordine alle gerarchie del popolo Inca.
La presenza nel dipinto di Benozzo Gozzoli di Pachacùtec, il più famoso degli imperatori Inca, morto nel 1460, è perlomeno molto singolare.
Ogni giorno scopriamo che quello che insegnano a scuola ,che ci propinano come verità assolute, non sono niente altro che BUGIE
.pianificate e tavolino per scopi ben precisi di convenienza.