sabato 24 agosto 2013

Chi vuole intendere ....intenda

Il Padre Eterno convocò i capi di Governo delle Potenze belligeranti per porre fine all'immane conflitto.
Le tesi sostenute da ciascuno erano inconciliabili e, quindi, difficile diventava il raggiungimento di una pace negoziata.
Dio, allora, escogitò un rimedio risolutivo.
Disse: "Ho deciso. Chi di voi riuscirà a catturare quell'unico pesce che guizza in quella vasca, sarà decretato vincitore".
Il 1° a lanciarsi in acqua, così vestito com'era, fu Mussolini il quale riuscì ad agguantare più volte il pesce, ma non a tenerlo in pugno e quindi, stanco dei tentativi andati a vuoto, si sedette sull'orlo della vasca per riprendere lena.
Intervenne Hitler, il quale, con manovre-lampo, riuscì in poche bracciate ad impadronirsi del pesce, a tenerlo ben fermo in pugno, senonchè, nell'atto di uscire dalla vasca per presentare il suo trofeo, il pesce gli sgusciò dal pugno.
Stalin se ne stava ad osservare e, se ci fu un momento in cui ammiccò a Hitler, poi decisamente parteggiò e sostenne gli altri 2. Anche lui ci provò, ma inutilmente.
Fu allora la volta di Churchill il quale, con tipica flemma inglese, entrò nella vasca col sigaro, si tolse il cilindro e con questo iniziò pazientemente a svuotarla.
Si capiva lo scopo ultimo dell'impresa: catturare il pesce dopo averlo privato del sostentamento vitale. A questo punto lo scenario diventa curiosamente variegato e, comunque, nuovo ed imprevedibile.
Il paralitico Roosevelt, titolare dell'Impero Stellato, si sporge sull'orlo, batte la stampella sulle spalle dell'inglese e, con il classico sorriso del cowboy, dice: " Amico, fai bene il tuo lavoro; quando avrai finito di svuotare la vasca, verrò io dentro a prendere il pesce". E così Dio, a conclusione della gara, decretò il vincitore

Aforisma di un uomo che ha percorso le vie del mondo per.....capire



Il miglior modo per capire la realtà è attraverso i sentimenti, l’intuizione, non attraverso l’intelletto. L’intelletto è limitato. * (Tiziano Terzani)

La Sfinge nella mitologia greca


Nella mitologia greca, la Sfinge è raffigurata con le ali e con la testa di donna. 
La leggenda narra che essa sarebbe stata mandata da Era per punire la città di Tebe. Insediatasi sopra una rupe del monte Citerone, poneva un indovinello a chi passava, divorando coloro che non fossero risusciti a risolverlo.
 L'indovinello proposto dalla Sfinge consisteva nell'individuazione dell'animale che al mattino camminasse su quattro zampe, a mezzogiorno su due e alla sera su tre: l'enigma fu risolto da Edipo il quale affermò si trattava dell'uomo che quando è bambino (durante il mattino della vita), cammina carponi su quattro zampe; quando è adulto (durante il mezzogiorno della vita), cammina su due piedi; da vecchio (durante la sera della vita), cammina su tre piedi aiutandosi con il bastone.
 Sconfitta, la Sfinge si sarebbe inflitta la morte lasciandosi cadere da una rupe. 
Secondo altre versioni della leggenda, ad ucciderla sarebbe stato lo stesso Edipo. Studiosi di mitologia contemporanei ritengono, comunque, che la sfinge greca non abbia nulla in comune con quella egiziana, ma appartenga ad un indipendente sostrato mitologico di area mesopotamica.


Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli è custodito un cratere apulo che si ritiene illustri un altro mito (che, però, non ci è pervenuto) che avrebbe la Sfinge come protagonista. 
Sul cratere è rappresentato un Sileno che porge al mostro un uccello chiuso nel palmo della sua mano . L'analogia con una favola di Esopo (la n. 55), ha fatto pensare che sia il sileno che sta sottoponendo alla sfinge l'enigma; il che comporterebbe un rovesciamento del mito di Edipo. 
Tuttavia i due personaggi potrebbero anche essere intenti ad una gara pacifica, diversa dall'episodio edipeo.
 Si è anche supposto che la scena raffigurata nel cratere possa essere collegata al dramma satirico di Eschilo "La Sfinge", ma la sua lettura è ancora controversa: in ogni caso il cratere testimonia la diffusione del mito della Sfinge nell'area greco-italica.

Le gallerie sotterranee di Villa Adriana (Tivoli )


Gli archeologi italiani hanno scoperto un tunnel sotto gli edifici di Villa Adriana a Tivoli, non lontano da Roma. 
Il tunnel fa parte di una rete funzionale di gallerie e passaggi che sarebbero stati utilizzati da schiavi a servizio della villa dell'imperatore. Esso è abbastanza grande per permettere il passaggio di carri per il trasporto di cibo e legna da ardere e di altri beni da una parte all'altra del vasto palazzo imperiale, voluto e fatto edificare dall'imperatore Adriano nel II secolo d.C.
 La villa copre circa 250 ettari di territorio ed è composta da più di 30 grandi edifici. Sebbene sia chiamata comunemente "villa", il complesso è molto più simile ad una vasta tenuta di campagna, con biblioteche, bagni riscaldati, teatri, cortili e giardini. C'erano piscine ornate di coccodrilli in marmo verde ed un'isola artificiale nel mezzo del laghetto che orna la villa. 
Sotto il complesso di Villa Adriana corrono più di due chilometri di gallerie che venivano quotidianamente percorse dagli schiavi per passare da un edificio all'altro senza essere visti dall'imperatore e dalla sua famiglia.
 Molte delle gallerie sono note da decenni, ma la galleria appena rinvenuta è molto più grande delle altre. E' stata scoperta quasi per caso, quando gli archeologi sono incappati in una buca nel terreno nascosta tra rovi e cespugli.


La galleria è stata esplorata da una società di archeologi dilettanti, che si sono calati con la corda e con dei robot dotati di telecamere. Gran parte è, però, ostruita dai detriti che si sono accumulati nel corso dei secoli.

Quando la natura da spettacolo



Tempesta visto da False Kiva (cerchio di pietre in Utah)
Foto Max Seigal 
Gufo mascherato.
Foto Graham McGeorge  



Farfalle che vivono in America centrale, dal Messico a Panama. Foto. Swamibu / Flickr

Sai com'è fatto un cuore ?


Lo sai com’è fatto un cuore?
Tu mi dirai che è un muscolo che pulsa, ma non è così.
Un cuore è come il vaso di Pandora, 
perché in esso è racchiuso un universo intero.
Contiene colline, verdi prati e tante farfalle che volano.
Quando sei innamorata, con le ali ti accarezzano il cuore.
Ci sono le isolette dei ricordi, dove trovi tutto l’amore che hai donato agli altri.
C’è anche un firmamento, dove ogni stella nasconde un sentimento.
Ed il grande oceano che quando il cuore è affamato, una tempesta scatena.
Dopo si quieta e dolcemente ti culla.
Nell’angolo più nascosto risiede la speranza, la sala d’attesa per le cose belle della vita.
Sole e luna dentro il petto si alternano, illuminando tutto ciò che ti circonda.
Tratta il cuore con rispetto per non farlo mai inaridire,
perchè il cuore non è solo una parte del tuo corpo. E’ la bussola che guida la tua vita.

- A. Degas

Il cappello d'oro - museo di Berlino

Il Cappello d'oro di Berlino (in tedesco: Berliner Goldhut) è un manufatto risalente alla tarda Età del bronzo realizzato in una sottile lamina d'oro.
Fu utilizzato come copertura esterna di un lungo copricapo conico, probabilmente realizzato in materiale organico.
Il Cappello d'oro di Berlino è quello che si è meglio conservato rispetto ai quattro "Cappelli d'Oro" rinvenuti in Europa e risalenti, più o meno, tutti alla stessa epoca, degli altri tre, due sono stati rinvenuti in Germania e uno in Francia.
Tutti e quattro sono stati rinvenuti tra il XIX e XX secolo. Generalmente si presume che tali oggetti siano stati delle insegne di divinità o di religiosi, collegati ad un culto solare molto diffuso in Europa nella tarda Età del bronzo.
Si presume che tali oggetti abbiano avuto anche funzioni calendariali o astronomiche.
Il Cappello d'oro di Berlino è stato acquistato nel 1996 dal Museum für Vor- und Frühgeschichte di Berlino come ritrovamento unico senza provenienza.
Uno studio comparativo degli ornamenti e delle tecniche utilizzate nella sua creazione, suggerisce che è stato realizzato alla fine dell'Età del bronzo, tra il 1000 a.C. e 800 a.C. circa. Il Cappello d'oro di Berlino ha una forma conica allungata, pesa circa 490 grammi ed è tutto ricoperto di decorazioni incise tramite piccoli stampi o ruote decorate.
La sua realizzazione è molto simile a quella Cono d'oro di Ezelsdorf-Buch.
Nella parte inferiore del cono si può notare che il foglio d'oro del reperto è rafforzato da un anello di 10 mm di larghezza in bronzo. Il bordo esterno della tesa è rafforzata da un filo a sezione quadrata ritorto su se stesso, attorno al quale si avvolge la lamina d'oro. L'altezza totale è di 745 mm.
Il metallo che compone l'artefatto è una lega d'oro composta da: 87,7% Au, 9,8% Ag, 0,4% Cu e 0,1% di Sn.
Fu costruito come un unico pezzo e il suo spessore medio è di 0,6 mm. Il cono è decorato con 21 bande orizzontali e righe di simboli lungo tutta la sua lunghezza.
Sono stati utilizzati quattordici diversi timbri e tre ruote decorate o stampi cilindrici. La bande orizzontali sono state decorate sistematicamente con gli stessi simboli ripetuti.
Le singole bande ornamentali sono state separate otticamente tracciando costolature e bulbi, in gran parte realizzati con l'uso di timbri cilindrici. Le bande contengono maggiormente motivi circolari. Una delle bande è particolare: è decorata con una fila di righe reclinate crescenti, ognuna terminante con un simbolo a forma di mandorla o di occhio. La punta del cono è abbellita con un otto stelle. La giunzione tra il cono e il piede è decorata da una vasta fascia di nervature poste in verticale. La tesa è decorata con simboli simili al resto dell'artefatto.

Calendario sul Cappello d'oro di Berlino
Una moderna interpretazione del reperto ha portato a supporre che vi sia una correlazione tra numeri e i vari tipi di incisioni che decorano l'oggetto.
Uno studio dettagliato sul cappello di Berlino, l'unico pienamente preservato, ha rivelato che i simboli probabilmente rappresentano un calendario lunisolare; inoltre avrebbe consentito di ottenere delle date sia nel calendario solare che in quello lunare.
Dal momento che una esatta conoscenza dell'anno era di particolare interesse per la determinazione di eventi religiosi importanti come ad esempio il solstizio d'estate o d'inverno, le conoscenze astronomiche raffigurate sui Cappelli d'oro erano di alto valore nella società arcaica.
Se i cappelli sono stati effettivamente utilizzati per la determinazione di tali date, o se semplicemente rappresentavano tali conoscenze, non è noto.
Le relazioni scoperte finora permetterebbero il conteggio di unità temporali fino a 57 mesi.
Una semplice moltiplicazione di tali valori permetteva anche il calcolo di periodi più lunghi, ad esempio i cicli metonici.(prendono  il nome dall'astronomo greco Metone) è un ciclo di 19 anni, basato sull'osservazione che 19 anni solari corrispondono (quasi) esattamente a 235 mesi lunari. Sul ciclo metonico si basano i calendari lunisolari aritmetici, Ogni simbolo, o ogni anello di un simbolo, rappresenta un solo giorno.
Oltre a questi ornamenti ci sono varie fasce composte da un diverso numero di anelli che rappresentavano i giorni che dovevano essere aggiunti i sottratti al periodo in questione.
Ancora non sono state completamente decifrate queste funzioni matematiche incorporate dentro oggetti artistici, ma uno schema di comprensione generico del Cappello di Berlino è stato raggiunto. L'illustrazione riporta i dati solari sulla sinistra e quelli lunari sulla destra. 

Un anno di blog



Ed eccoci di nuovo qui, pronte a ricominciare.
Sembra impossibile, ma è già trascorso un anno dal giorno in cui decidemmo di aprire questo blog ; il video che vi proponiamo rappresenta un breve sunto di alcune argomentazioni trattate fino ad ora.
Vi auguriamo una buona visione ringraziandovi per l'interesse che ci avete dimostrato .



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