mercoledì 22 maggio 2013

The Floating Forest, la nave da guerra divenuta foresta galleggiante | Sydney


La SS Airfield Australia fu varata in Inghilterra nel 1911 ed ha vissuto gli orrori della seconda guerra mondiale. Dal 1941 al 1945, infatti, questa nave fu utilizzata per trasportare provviste ai soldati americani impegnati nelle acque del Pacifico. Dal 1972, anno del suo pensionamento, questa nave riposa nella Homebush Bay ad ovest di Sydney, in Australia, ed ospita una ricca vegetazione che ne ha fatto una curiosa attrazione per turisti. Per gli abitanti del luogo ormai è divenuta “The Floating Forest, vale a dire La Foresta Gallegiante, e sempre più curiosi e turisti cercano di visitarla o farci un’escursione durante i viaggi nella capitale australiana.

La SS Airfield è stata letteralmente conquistata dalla foresta di mangrovie che si trova sulla terraferma a pochi metri dal relitto. Nel corso degli anni è stata invasa dalla vegetazione, fino a sviluppare a bordo della sua chiglia, ormai arrugginita e provata dal tempo, una foresta.
 Si presenta come una vera e propria forza della natura, uno dei più chiari esempi di come il mondo che ci circonda possa regalarci panorami spettacolari, anche a partire da oggetti in disuso. La SS Airfield destinata ad uno degli “shipwreck”, il termine inglese che definisce i luoghi in cui finiscono le vecchie imbarcazioni in disuso, in giro per il mondo è invece divenuta un’unica foresta galleggiante che attrae ormai fotografi da tutto il mondo, pronti ad immortalare come sia possibile che la natura a volte trionfi sull’uomo.

Wat Rong Khun, il suggestivo tempio bianco della Tailandia



Meglio noto come il Tempio Bianco, il Wat Rong Khun, distante 15 chilometri dalla città di Chiang Rai,a nordest della Tailandia, è stato recentemente progettato dal pittore visionario Chalermchai Kositpipat il quale intendeva creare un tempio al contempo buddista e induista. 
Il tempio, interamente costruito in gesso bianco, è abbagliante al primo sguardo. Questo brillante in mezzo al verde luccica anche grazie alla presenza di piccoli specchietti che, riflettendo la luce del sole, creano dei suggestivi e sfavillanti giochi.
 L’unicità del Wat Rong Khun è data dal suo (non) colore scelto dall’artista per esprimere tutta la purezza e la virtù di Buddha.

India, i fiabeschi ponti intrecciati di Cherrapunji



Questo incredibile fenomeno naturale, che sorge nella città di Cherrapunji tra le colline fertili di Khasi e Jaintia, è reso possibile grazie alla presenza di alcuni arbusti molto resistenti: i Ficus Elastica e la Palma di Betel.
 I meravigliosi e fantastici ponti che si formano naturalmente grazie all’intreccio delle radici di questi alberi, formano dei lunghi percorsi in grado di collegare quei punti spesso poco accessibili del territorio: congiungono una zona scoscesa a un’altra e facilitano l’attraversamento dei numerosi corsi d’acqua presenti nelle foreste di Cherrapunjee.

Le radici possono però impiegare anche fino a 15 anni per potersi sviluppare correttamente e per diventare sufficientemente forti in modo da poter essere utilizzate come dei passaggi reali per l’attraversamento delle zone difficili.
 Fortunatamente sono le popolazioni del luogo, più precisamente la tribù Khasi, a prendersi cura di questi incredibili doni della natura. La tribù è, infatti, in grado di rispettare i tempi della natura stessa e di trattare le sue creazioni con cautela, in un certo senso al fine di ricambiare il favore ricevuto. 
Queste grandi costruzioni possono resistere addirittura al peso di 50 uomini.

Negli ultimi anni la città di Cherrapunji, situata nello stato del Meghalaya, grazie alle sue risorse naturali, ha incrementato il proprio turismo. Per visitare la zona, infatti, è possibile alloggiare al “Cherrapunjee Holiday Resort” , situato a 11 miglia dalla città. Attività principale dell’albergo, sono una serie di escursioni con mappe molto accurate che segnano via via i luoghi nei quali sono presenti i fiabeschi ponti intrecciati. Tra queste l’escursione più popolare è di sicuro l’attraversamento del ponte Umshiang, un’opera d’arte su due livelli. 
Dal momento in cui gli uomini hanno scoperto la loro esistenza e dunque, il guadagno, le popolazioni locali s’impegnano ancora di più nel mantenere intatta la loro bellezza e la loro funzionalità. Questi incredibili e surreali ponti fortunatamente sono davvero resistenti e continueranno ad esistere ancora per moltissimi anni!

Sliding Rock: uno scivolo acquatico creato da madre natura



Sliding Rock è una cascata naturale che si trova nei pressi di Brevard, in North Carolina, ed è da tempo utilizzata come uno scivolo acquatico dai turisti avventurosi in cerca di un modo divertente per rinfrescarsi durante nei caldi mesi estivi. 
La zona è servita dal Servizio Forestale, con tanto di bagnini e personale di servizio. Lunga una ventina di metri, questa formazione è alimentata da migliaia di litri di acqua che scorrono verso il basso, regalando emozioni indimenticabili a chi ci si tuffa, e si conclude con una grande piscina di un metro e mezzo di profondità circa.

Ci sono due "piattaforme di osservazione" per coloro che preferiscono guardare gli altri che si divertono, mentre i bagnini in servizio in ogni momento della stagione si assicurano che nessun danno sia arrecato né ai visitatori né alla cascata. Certo, c'è è una biglietto da pagare per entrare, di circa 2 dollari, ma a giudicare dalle foto , è un piccolo prezzo da pagare per una grande quantità di divertimento.

Il teatro di Epidauro, il teatro dove si recita senza microfono


Epidauro, una cittadina della regione greca dell'Argolide, vi sono due monumenti principali da vedere: il santuario dedicato ad Asclepio e il teatro, uno dei più belli dell'antichità classica. Il teatro, che ha una capienza di 14.000 persone, è particolarmente famoso per la sua acustica molto buona. E' risaputo infatti che gli spettatori che si trovano nelle file più alte della gradinata del teatro riescono a distinguere in maniera netta la voce degli attori, che parlano a circa 20 metri più in basso, anche se privi di microfono e anche se parlano a voce bassa. Questa acustica è eccezionale a causa della particolare disposizione delle pietre con cui sono state fatte le gradinate, disposte leggermente in obliquo in modo tale da respingere e far risuonare ulteriormente la voce di chi parla sulla scena del teatro. Grazie a questa particolarità il teatro è ancora oggi molto usato per le rappresentazioni teatrali, e ogni anno, dalla metà di giugno alla metà di luglio, si svolge il Festival di Epidauro, in cui è possibile ammirare attori e comici greci recitare, senza microfono, le grandi opere della letteratura greca antica nella stessa lingua e nelle stesse rime in cui esse furono composte, con la luce delle torce che illumina tutto il teatro. Il teatro fu costruito nel IV secolo a.C. da Policleto il Giovane per ospitarvi leAsclepia, una festa panellenica che si svolgeva ogni 4 anni in cui durante la quale si tenevano delle gare di ginnastica e di canto. Il teatro è costituito da un'orchestra circolare di terra battuta di quasi 10 metri di diametro e da una gradinata circolare sita su due livelli, di cui quello inferiore è composto di 32 file, mentre quello superiore di 20 file. La scena del teatro è di pietra ed è dotata di un piano cui si accede da due salite laterali provviste di porte. Particolarmente suggestiva è la cornice naturale in cui il teatro è inserito, una vasta conca sul fianco del monte Kynòrtion, aperta verso la vallata e il santuario.

Villa Epecuen per 25 anni sotto le acque del lago salato



Come una moderna Atlantide, Villa Epecuen, cittadina turistica a circa 600 chilometri di Buenos Aires, è stata sommersa da un’esondazione del lago salato Epecuen, il secondo più grande al mondo dopo il Mar Morto. L’allagamento ebbe luogo nel novembre del 1985, permase senza sosta fino al 1993 e non diede scampo agli oltre cinquemila abitanti del luogo che dovettero abbandonare definitivamente le loro case. Ben dieci metri d’acqua coprirono la zona rendendola una vera e propria città fantasma.

Ma con gli anni il clima si è fatto più secco, l’acqua ha cominciato a scendere e la città è incredibilmente riapparsa dopo venticinque anni, nel 2009. Centinaia di edifici e tutto ciò che era rimasto sotto l’acqua sono così riapparsi attirando fotografi di tutto il mondo che non hanno resistito alla tentazione di immortalare uno spettacolo tanto impressionante quanto affascinante. Alberi morti, case in rovina e macchina arrugginite sono rimaste lì come silenziosi testimoni di un evento incredibile e il sale del lago ha contribuito a creare una patina bianca e talvolta multicolore su tutto ciò su cui si è posato.

Numerose persone sono tornate nella città, una volta riemersa, per scoprire quale destino fosse toccato alle loro abitazioni, ma si è potuto recuperare ben poco. Solamente un uomo, l’ottantunenne Pablo Novak, ha avuto il coraggio di tornare a vivere nella sua abitazione di Villa Epecuen accontentandosi di alcuni semplici mobili ed una stufa a legna per cucinare.

Prima dell’inondazione Villa Epecuen, durante i periodi più freddi dell’anno, si riempiva di turisti che trascorrevano le loro vacanze ai piedi del noto lago. Sono infatti da sempre note le proprietà curative delle calde acque dell’Epecuen e tutt’ora gli impianti termali attirano gli abitanti delle zone circostanti.

Gobekli Tepe, il tempio di 12 mila che non dovrebbe esistere



Gobekli Tepe è un sito archeologico a circa 18 km a nordest dalla città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria, nel quale è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra, risalente al 9600 a.C. e che sta sconvolgendo tutte le certezze sulle origini della civiltà.
 Le più antiche testimonianze architettoniche note in precedenza erano le ziggurat babilonesi, datate 5000 anni più tardi. Secondo gli studiosi, la sua costruzione ha impegnato diverse centinaia di uomini nell’arco di alcuni secoli. Göbekli Tepe, ricorda vagamente Stonehenge, ma fu costruito molto prima, e non con blocchi di pietra tagliata grossolanamente ma con pilastri di calcare finemente scolpiti a bassorilievo: una sfilata di gazzelle, serpenti, volpi, scorpioni, cinghiali selvatici.
 Il complesso risale a sette millenni prima della Grande Piramide di Giza, ed è il più antico esempio noto di architettura monumentale. Intorno all'8000 a.C. il sito venne deliberatamente abbandonato e volontariamente seppellito con terra portata dall'uomo. 
 Gli archeologi continuano a scavare e a discutere sul suo significato.
 Göbekli Tepe e altri siti mediorientali stanno cambiando le nostre idee su una svolta fondamentale nella storia umana: 
la rivoluzione neolitica, quando i cacciatori-raccoglitori nomadi si trasformarono in agricoltori stanziali.

 Il sito si trova su una collina artificiale alta circa 15 m e con un diametro di circa 300 m, situata sul punto più alto di un'elevazione di forma allungata, che domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove si trova la città di Harran. Il sito utilizzato dall'uomo avrebbe avuto un'estensione da 300 a 500 m². 
 Finora meno di un decimo del sito è stato riportato alla luce, ma basta a dare un'idea del timore reverenziale che il tempio incuteva ai pellegrini che si radunavano qui ben 7.000 anni prima della costruzione di Stonehenge. 
 Gobekli Tepe fu individuata la prima volta nel 1963 da un gruppo di ricerca turco-statunitense, che notò diversi consistenti cumuli di frammenti di selce, segno di attività umana nell'età della pietra. Il sito fu poi riscoperto trent'anni dopo da un pastore locale, che notò alcune pietre di strana forma che spuntavano dal terreno. La notizia arrivò al responsabile del museo della città di Şanlıurfa, che contattò il ministero, il quale a sua volta si mise in contatto con la sede di Istanbul dell'Istituto archeologico germanico. Gli scavi furono iniziati nel 1995 da una missione congiunta del museo di Şanlıurfa e dell'Istituto archeologico germanico sotto la direzione di Klaus Schmidt, che dall'anno precedente stava lavorando in alcuni siti archeologici della regione. Nel 2006 gli scavi passarono alle università tedesche di Heidelberg e di Karlsruhe.

Gli scavi portarono alla luce un santuario monumentale megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri in pietra grezza a secco. Furono inoltre rinvenuti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 10 tonnellate ciascuno, probabilmente cavati con l’utilizzo di strumenti in pietra. Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini. La scoperta più interessante riguarda le circa 40 pietre a forma di T, alte fino a cinque metri e mezzo.
 I blocchi di calcare, del peso di cinque tonnellate, furono portati qui da una cava vicina anche se le popolazioni dell'epoca non conoscevano la ruota 
né avevano ancora addomesticato le bestie da soma.  

 La maggior parte di esse sono incise e vi sono raffigurati diversi tipi di animali (serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni, cinghiali, vacche, scorpioni, formiche). Alcune incisioni vennero volontariamente cancellate, forse per preparare la pietra a riceverne di nuove. Sono inoltre presenti elementi decorativi, come insiemi di punti e motivi geometrici. Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte nel terreno. Un'altra pietra a forma di T, estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa 1 km dal sito. Aveva una lunghezza di circa 9 m ed era probabilmente destinata al santuario, ma una rottura costrinse ad abbandonare il lavoro. Oltre alle pietre sono presenti sculture isolate, in argilla, molto rovinate dal tempo, che rappresentano probabilmente un cinghiale o una volpe. Confronti possono essere fatti con statue del medesimo tipo rinvenute nei siti di Nevalı Çori e di Nahal Hemar. Gli scultori dovevano svolgere la loro opera direttamente sull'altopiano del santuario, dove sono stati rinvenute anche pietre non terminate e delle cavità a forma di scodella nella roccia argillosa, secondo una tecnica già utilizzata durante l'epipaleolitico per ottenere argilla per le sculture o per il legante argilloso utilizzato nelle murature. Nella roccia sono anche presenti raffigurazioni di forme falliche, che forse risalgono ad epoche successive, trovando confronti nelle culture sumere e mesopotamiche (siti di Byblos, Nemrik, Helwan e Aswad).

Ad oggi, 45 di queste pietre sono state scavate, ma vi sono indicazioni che c'è molto da scoprire. Indagini geomagnetiche indicano che ci sono centinaia di altre pietre erette, che aspettano solo di essere portate alla luce. 
Se Gobekli Tepe fosse semplicemente questo, sarebbe già un sito straordinario, una specie di Stonehenge turca. Diversi fattori unici innalzano però Gobekli Tepe nella stratosfera dell’archeologia e nel regno del fantastico. Il primo è la sua età. La datazione al radiocarbonio mostra che il complesso è di almeno 12.000 anni fa, forse anche 13.000 anni. Ciò significa che è stata costruita intorno al 10 mila a.C. Gobekli Tepe è quindi il più antico di tali siti nel mondo, con un ampio margine. E’ così antico da precedere la vita sedentaria dell’uomo, prima della ceramica, della scrittura, prima di tutto. Gobekli proviene da una parte della storia umana che è incredibilmente lontana, nel profondo passato dei cacciatori-raccoglitori.

 Come poterono gli uomini delle caverne costruire qualcosa di così ambizioso? L'archeologo Klaus Schmidt, pensa che bande di cacciatori si siano riuniti sporadicamente nel sito, durante i decenni di costruzione, vivessero in tende di pelle di animali e uccidessero la selvaggina locale per nutrirsi. Le molte frecce di selce trovate presso Gobekli giocano a sostegno di questa tesi, ma sostengono anche la datazione del sito. Questa rivelazione, che i cacciatori-raccoglitori dell’Età della Pietra potrebbero avere costruito qualcosa come Gobekli, cambia radicalmente la nostra visione del mondo, perché mostra che la vita degli antichi cacciatori-raccoglitori, in questa regione della Turchia, era di gran lunga più progredita di quanto si sia mai concepito. E’ come se divinità scese dal cielo avessero costruito Gobekli con le loro mani.

Pochi anni fa, gli archeologi rinvennero presso Cayonu un mucchio di teschi umani. Essi furono trovati sotto una lastra d’altare, tinta con sangue umano. Nessuno è sicuro, ma questa può essere la prima prova di sacrifici umani: uno dei più inspiegabili comportamenti umani, che potrebbero avere sviluppato solo di fronte ad un terribile stress sociale. Gli esperti possono discutere sull’evidenza di Cayonu. Ma quello che nessuno nega che è il sacrificio umano abbia avuto luogo in questa regione, tra la Palestina, Israele e Canaan. L’evidenza archeologica indica che le vittime erano uccise in enormi fosse di morte, i bambini erano sepolti vivi in vasi, altri erano bruciati in grandi giare di bronzo. Questi atti sono quasi incomprensibili, a meno che non si pensi che la gente aveva imparato a temere le divinità, perché era stata scacciata dal paradiso. Così avrebbe cercato di propiziare la collera dei cieli. Questa barbarie potrebbe, infatti, essere la chiave di soluzione di un ultimo, sconcertante mistero. I sorprendenti fregi di pietre di Gobekli Tepe si sono conservati intatti per uno strano motivo.
 Molto tempo fa, il sito fu deliberatamente e sistematicamente sepolto con un colossale lavoro insieme a tutte le sue meravigliose sculture di pietra. Intorno al 8000 a.C., i creatori di Gobekli seppellirono la loro realizzazione e il loro glorioso tempio sotto migliaia di tonnellate di terra, creando le colline artificiali sulle quali il pastore curdo camminava nel 1994. Il motivo che spinse gli antichi a seppellire per sempre il tempio di Gobekli Tepe rimane a tutt'oggi un mistero.