mercoledì 1 maggio 2013
Gli eventi nello spaziotempo avvengono ciclicamente
Quanto è esposto in questi video va interpretato usando
La teoria della relatività ristretta di Albert Einstein, come diretta conseguenza degli assiomi di costanza della velocità della luce c'e l'invarianza delle leggi fisiche in seguito a cambi di sistemi di riferimento (inerziali).
Con l'accettazione da parte della comunità scientifica della teoria della relatività è stato demolito il concetto di spazio e di tempo assoluti e separati l'uno dall'altro, mentre ha preso il suo posto il concetto di spaziotempo, nel quale non c'è un sistema di riferimento privilegiato e per ogni evento le coordinate spaziali e temporali sono legate tra di loro in funzione dello spostamento relativo dell'osservatore.
Con l'assenza di un tempo assoluto, anche il concetto di contemporaneità è stato modificato dall'avvento della relatività: si può definire al suo posto l'altrove assoluto, cioè l'insieme degli eventi che non appartengono né al futuro né al passato, al di fuori cioè del cono di luce.
Con l'accettazione da parte della comunità scientifica della teoria della relatività è stato demolito il concetto di spazio e di tempo assoluti e separati l'uno dall'altro, mentre ha preso il suo posto il concetto di spaziotempo, nel quale non c'è un sistema di riferimento privilegiato e per ogni evento le coordinate spaziali e temporali sono legate tra di loro in funzione dello spostamento relativo dell'osservatore.
Con l'assenza di un tempo assoluto, anche il concetto di contemporaneità è stato modificato dall'avvento della relatività: si può definire al suo posto l'altrove assoluto, cioè l'insieme degli eventi che non appartengono né al futuro né al passato, al di fuori cioè del cono di luce.
Fossa delle Marianne
Le profondità oceaniche, nonostante la pressione dell'acqua raggiunga valori estremi e non ci sia luce solare, sono anch'esse abitate da animali marini, altamente specializzati per la sopravvivenza in tali ambienti.
Il punto più profondo mai registrato è la Fossa delle Marianne, nell'Oceano Pacifico vicino alle Filippine, che arriva fino a 10 994 ± 40 m metri di profondità. Nonostante le condizioni estreme la spedizione del batiscafo Trieste, nel 1960, trovò alcuni esemplari di Soleidae e di gamberi. Altre fosse oceaniche degne di nota sono il Monterey Canyon, nell'Oceano Pacifico, profondo fino a 3 600 m, la Fossa di Tonga (che si spinge fino a 10 882 m), la Fossa delle Filippine (10 497 m), la Fossa di Porto Rico (8 380 m), la Fossa di Java (7 450 m), la Fossa delle Sandwich Australi (8 428 m). In generale il mare profondo viene considerato tale a partire dalla zona afotica, cioè da dove la luce solare non riesce più a penetrare; in tale zona l'unico tipo di luminosità è quella biologica. Molte delle creature che vivono a tali profondità infatti hanno la capacità di emettere luce, sia per attirare le prede che per nutrirsi. La maggior parte della vita nelle profondità oceaniche si accumula in prossimità delle dorsali oceaniche, spesso in corrispondenza delle fumarole nere (o black smoker), delle bocche idrotermali che come oasi attirano la vita supportando biomi unici: gli Archaea, ad esempio, per sopravvivere devono convertire il calore estremo (oltre 250 °C, talvolta oltre 400 °C) e le esalazioni di metano e zolfo in energia, tramite un processo di chemiosintesi.
Altri organismi a loro volta si nutriranno di loro in modo da creare una catena alimentare che possa fornire sostentamento anche a grandissime profondità.
Alcuni tipici adattamenti a queste profondità solo la colorazione pressoché uniforme (grigia o nera e rossa negli invertebrati, che tende a mimetizzare l'animale) e la presenza di occhi di dimensioni molto grandi, che permettano la visione anche in condizioni di luce pressoché assente. Va detto però che oltre i 2000 metri di profondità questo adattamento, in quanto la luce è assente, viene sostituito dall'atrofia o dall'assenza di questi organi.
Il punto più profondo mai registrato è la Fossa delle Marianne, nell'Oceano Pacifico vicino alle Filippine, che arriva fino a 10 994 ± 40 m metri di profondità. Nonostante le condizioni estreme la spedizione del batiscafo Trieste, nel 1960, trovò alcuni esemplari di Soleidae e di gamberi. Altre fosse oceaniche degne di nota sono il Monterey Canyon, nell'Oceano Pacifico, profondo fino a 3 600 m, la Fossa di Tonga (che si spinge fino a 10 882 m), la Fossa delle Filippine (10 497 m), la Fossa di Porto Rico (8 380 m), la Fossa di Java (7 450 m), la Fossa delle Sandwich Australi (8 428 m). In generale il mare profondo viene considerato tale a partire dalla zona afotica, cioè da dove la luce solare non riesce più a penetrare; in tale zona l'unico tipo di luminosità è quella biologica. Molte delle creature che vivono a tali profondità infatti hanno la capacità di emettere luce, sia per attirare le prede che per nutrirsi. La maggior parte della vita nelle profondità oceaniche si accumula in prossimità delle dorsali oceaniche, spesso in corrispondenza delle fumarole nere (o black smoker), delle bocche idrotermali che come oasi attirano la vita supportando biomi unici: gli Archaea, ad esempio, per sopravvivere devono convertire il calore estremo (oltre 250 °C, talvolta oltre 400 °C) e le esalazioni di metano e zolfo in energia, tramite un processo di chemiosintesi.
Altri organismi a loro volta si nutriranno di loro in modo da creare una catena alimentare che possa fornire sostentamento anche a grandissime profondità.
Alcuni tipici adattamenti a queste profondità solo la colorazione pressoché uniforme (grigia o nera e rossa negli invertebrati, che tende a mimetizzare l'animale) e la presenza di occhi di dimensioni molto grandi, che permettano la visione anche in condizioni di luce pressoché assente. Va detto però che oltre i 2000 metri di profondità questo adattamento, in quanto la luce è assente, viene sostituito dall'atrofia o dall'assenza di questi organi.
Rimedi naturali per i capelli
Approfittiamo dell’arrivo della primavera e della bella stagione per iniziare a prenderci cura dei nostri capelli, lunghi o corti che siano. Il sole ci offre la grande possibilità di asciugare i capelli all’aria aperta e loro, le chiome, ringrazieranno perché il sole ha un effetto benefico e rinforzante e non useremo phon e corrente elettrica.
Per lo shampoo e il balsamo ma anche per creme ristrutturanti e maschere iniziamo a scegliere prodotti con fito detergenti naturali e con pochi ingredienti. Controllate sempre l’INCI e scegliete i marchi storici e seri, ve ne sono tanti, a base di olio di semi di lino, olio di mandorle o anche olio extra vergine di oliva.
Veniamo invece all’uso degli ingredienti naturali per migliorare la salute e l’aspetto dei nostri capelli.
Chi ha i capelli grassi può usare un cucchiaio di aceto bianco diluito in abbondante acqua per risciacquare i capelli; la cute sarà sgrassata naturalmente e i capelli risulteranno setosi e lucidissimi, mi raccomando asciugateli all’aria aperta e al sole. L’aceto è ottimo anche per chi ha i capelli bianchi. Altro ingrediente naturale è il succo di limone che anche aiuta a sgrassare capelli e cute senza aggredire causando quell’effetto boomerang per cui dopo un giorno i capelli sono più grassi di prima. Basta stendere sui capelli risciacquati il succo di un limone filtrato e massaggiare delicatamente il cuoio capelluto, asciugate i capelli al sole. Altro sistema per sgrassare capelli e cute è usare un cucchiaio di farina di ceci da spargere e distribuire sui capelli e cuoio capelluto lasciando agire per circa 20 minuti. Si lava poi con uno shampoo neutro a base di ingredienti naturali.
Per chi ha i capelli biondi vale la preziosa camomilla per cui si risciacquano i capelli con un paio di tazze di infuso e mi raccomando senza zucchero! Anche la birra aiuta a schiarire i capelli e va passata prima dello shampoo e lasciata agire coprendo i capelli con un vecchio cappello o asciugamani per almeno 20 minuti. Lavate bene altrimenti emanerete il classico odore di cantina!
Per nutrire i capelli sfibrati niente di meglio di un impacco di olio extravergine di oliva, magari bio e di ottima qualità. Ne bastano un paio di cucchiai da stendere con cura sulla lunghezza del capello fino a massaggiare la cute. Copritevi con un vecchio cappello per almeno 20 minuti e lavate al solito: vedrete come saranno morbidi e nutriti. In qesto caso si hanno ottimi risultati anche con l’olio di germe di grano da applicare come impacco prima dello shampoo, è ricco di vitamina E e si può abbinare dotto forma di maschera ristrutturante a una banana schiacciata o all’avocado.
Molto nutriente per i capelli secchi anche l’acqua ottenuta dopo la bollitura del riso; una volta raffreddata usatela per risciacquare i capelli che saranno poi una volta asciutti morbidissimi. Altro ingrediente per i capelli secchi è l’olio di mandorle dolci da distribuire sui capelli e lasciare agire per mezz’ora coprendo con un capello o asciugamano.
Il pipistrello panda
Un nuovo pipistrello è stato scoperto nel Sudan del Sud dalla biologa Dee Ann Reeder Associate Professor alla Bucknell university a cui ha dato il nome scientifico di Niumbaha superba. E’ dunque non solo una nuova specie, ma proprio un nuovo genere e la scoperta è avvenuta all’interno del Bangangai Game Reserve grazie a un fondo di 100 mila dollari donato dalla protezione per la Fauna selvatica Woodtiger.
Questo pipistrello è completamente diverso da quelli conosciuti sino a ieri ed ha catturato l’attenzione della Reeder per il suo mantello colorato a chiazze bianche e nere, proprio come quello di un panda.
1 maggio , festa del mughetto in Francia
Il 1° maggio, giorno della Festa del Lavoro, in Francia è anche il giorno consacrato alla Festa del Mughetto, una tradizione che si tramanda da molto tempo. Infatti la consuetudine di donare mughetti all’inizio del mese di maggio pare risalga addirittura alla metà del XVI secolo, e per la precisione al 1561, per volere del sovrano Carlo IX di Valois.
Secondo alcune fonti, poi, l’abitudine potrebbe essere ancora più antica, dal momento che questi delicati e profumatissimi fiorellini bianchi simili a piccole campanule e immersi in un fogliame verde brillante, richiamano in maniera emblematica l’idea della primavera. E c’è di più…
… secondo l’arte che attribuisce un significato simbolico ai fiori, i mughetti sono simbolo della felicità e della serenità ritrovate dopo grandi travaglie turbamenti.
Tutto questo perché, secondo una leggenda, il mughetto sarebbe nato dal sangue di San Leonardo, ferito ma alla fine uscito vittorioso da un’aspra lotta contro il demonio. E’ quindi indicato per esser regalato per festeggiare incontri o amicizie ritrovate, guarigioni, riconciliazioni.
L’abbinamento di questo fiore col 1° di maggio è anche questo altamente simbolico: non a caso, nei tempi antichi, questa era la data in cui i navigatori ricominciavano ad uscire per mare dopo la stagione invernale; per i popoli celtici rappresentava l’inizio dell’anno e nel Medio Evo, era il mese dei fidanzamenti (usanza che si conserva tuttora se si pensa che il mese di maggio è considerato il mese delle spose e dei matrimoni).
All’inizio del ventesimo secolo, poi, nasce la tradizione di indossare il mughetto appuntato sui baveri delle giacche o sulle scollature dei vestiti durante i cortei organizzati per celebrare la Festa del Lavoro, nata nel 1889. Questo perché il primo maggio del 1895, il cantante Mayol si presentò al pubblico per esibirsi con un mughetto ricevuto da un’amica all’occhiello, in sostituzione della camelia. Ancora oggi, il 1° di maggio, per le vie di Parigi si trovano venditori e venditrici ambulanti che lo offrono in piccoli mazzetti, come regalo per dare il benvenuto alla primavera e alla bella stagione.