domenica 24 febbraio 2013

BARBRA STREISAND- Memory

E' mezzanotte e non c'è alcun rumore proveniente dalla strada la luna ha perso i ricordi? sta sorridendo da sola alla luce della lampada, le foglie appassite si depositano ai miei piedi e il vento comincia a mormorare ricordo, tutta sola sotto la luce della luna posso sognare i giorni passati la vita era meravigliosa allora ricordo i momenti in cui ho davvero capito cosa fosse la felicità lascia che il ricordo viva di nuovo ogni lampione sembra indicare lampeggiando un avvertimento fatalista qualcuno brontola e i lampioni iniziano a spegnersi e presto sarà mattino luce del giorno, devo aspettare l'aurora devo pensare a un nuova vita e non devo arrendermi quando l'alba arriva questa notte sarà anche lei un ricordo e un nuovo giorno comincerà finali bruciati dei giorni pieni di fumo la fredda aria viziata odora di mattino un lampione muore, un'altra notte è finita un altro giorno sta nascendo toccami, è così facile lasciarmi tutta sola con il ricordo dei miei giorni pieni di sole se mi tocchi, capirai cosa sia la felicità guarda, un nuovo giorno è cominciato

Gel per le mummie



Pettinature elaborate e capelli curati, lucidi e impomatati: una moda alla Grease che spopolava in Egitto migliaia di anni fa, con i ricci particolarmente quotati. Lo racconta, su Journal of Archeological Sciences, Nathalie McCreesh, a capo di un gruppo di archeologi presso il KNH Centre for Biomedical Egyptology dell’Università di Manchester. Studiando un campione di 18 mummie risalenti a un periodo fra 2.300 e 3.500 anni fa, McCreesh e colleghi hanno infatti scoperto che gli antichi egizi utilizzavano un gel a base di grasso per modellare i propri capelli, sia in vita, sia per preparare il corpo all’aldilà.
Le mummie, la maggior parte ritrovate nell’oasi di Dakhleh nel deserto egiziano, sono donne e uomini di età compresa tra i 4 e i 58 anni. Dopo dettagliate analisi al microscopio ottico ed elettronico, gli archeologi hanno trovato il misterioso gel in nove esemplari di entrambi i sessi. Successive analisi di spettrometria di massa e gascromatografia hanno rivelato che questo gel è composto da lunghe catene di acidi grassi, come l’acido palmitico e l’acido stearico. Dal momento che alcune di queste mummie sono il prodotto di una mummificazione naturale nelle sabbie del deserto, gli autori ritengono che il gel fosse utilizzato anche in vita, come prodotto per la cura dei capelli.
Purtroppo non ci sono testi che parlino di sostanze per i capelli, ed è quindi arduo capire esattamente di cosa si tratti, nonostante ne siano stati identificati alcuni componenti. L’unico indizio sono le parrucche ritrovate in alcune tombe, nelle quali i capelli sono modellati con cera d’api. È tuttavia improbabile che la cera d’api, pur contenendo acido palmitico e stearico, sia la sostanza gelatinosa usata dagli egizi; per McCreesh si tratterebbe piuttosto di un gel a base di grasso animale, perché la cera d’api è troppo difficile da lavare.
Lo studio mostra inoltre che questo gel era spesso usato nella mummificazione, fornendo così nuovi importanti dettagli su questo complesso trattamento. Al contrario, sui capelli non vi è traccia delle resine e dei balsami usati specificatamente per la preparazione del corpo, il che suggerisce che la capigliatura venisse curata separatamente. Secondo quanto riporta su Nature John Taylor, a capo della collezione di mummie del British Museum di Londra, nella cultura egizia le acconciature erano uno status symbol: più erano elaborate e più elevato era il ruolo sociale. È quindi probabile che venissero mantenute nella mummia.

Maurits Cornelis Escher


Maurits Cornelis Escher nasce nei Paesi Bassi nel 1898.
Durante la sua vita viaggia molto, e dal 1923 al 1935 vive in Italia, durante quelli che lui stesso definirà più tardi “gli anni migliori della mia vita”.
Disegna scorci di palazzi e scogliere.
Man mano che raggiunge la maturità l'artista sostituisce le architetture paesaggistiche con geometrie di solidi e prospettive da far letteralmente "girare la testa". Le opere più conosciute: “Mani che disegnano”, “Salita e discesa”, “Cielo e acqua” , “Vincolo di unione”.
Tema ricorrente è la ciclicità della vita, l'infinito, evidente sia nelle litografie che rappresentano scale impossibili sia nelle opere di metamorfosi animali. “Metamorfosi II” infatti è un pannello lungo più di due metri dove si passa dalle api ai pesci, agli uccelli, e così via, ricordando uno schema evolutivo darwiniano. Colpisce il talento eclettico di questo artista: l'amore per la natura, la sua passione per la biologia.
Ma Escher era soprattutto un brillante matematico. Il tema della ciclicità non è solo legato al soggetto disegnato, ma alla modalità di costruzione delle opere grazie a studi geometrici minuziosi, Quest'opera infatti è composta di quattro disegni dello stesso soggetto, visto sempre più da vicino: un uomo guarda un quadro che in realtà raffigura la galleria d’arte stessa con lui al suo interno.
Questo espediente artistico è chiamato effetto Droste. Una volta creata una griglia a forma di girandola, ogni disegno è stato inserito nella stessa a formare un quarto del quadro, ma Escher ha lasciato il centro in bianco, mettendoci la sua firma.

Utopia


Se non abbiamo la pace dentro di noi,

non dobbiamo illuderci pensando

che gli agi e la ricchezza portino la felicità...

Dalai Lama

I pianeti multicolori di Josh Simpson

Usando la chimica, un forno e un'arte antica di secoli, Josh Simpson, marito dell'astronauta Catherine "Cady" Coleman, crea mondi fantastici in vetro, realizzando pianeti, meteoriti e altri corpi celesti con un incredibile livello di dettaglio. Fragili mondo che oggi, in versione ridotta, vengono disseminati qua e là sulla Terra – e forse anche nello spazio – nell'ambito di un progetto destinato a stupire gli archeologi di domani La Terra vista dallo spazio è bellissima. Così bella, che una foto del nostro pianeta scattata dall'astronauta dell'Apollo 13 Jim Lovell ispirò all'allora ventunenne Josh Simpson il progetto della sua vita: creare un proprio universo di variopinti pianeti di vetro, con tanto di oceani, continenti, vulcani e nuvole. Da quando ha imparato a soffiare il vetro al Goddard College, Simpson ha creato migliaia di pianeti grandi e piccoli, e anche spettacolari dischi di vetro che ricordano la corona del Sole, Saturno e i suoi anelli. I pianeti più grandi, del diametro di 30 centimetri per più di 20 chili di peso, oggi si trovano nelle collezioni permanenti del Museum of Fine Art di Boston, del Corning Museum of Glass, della Art Gallery di Yale e in molte altre gallerie e istituzioni. Simpson dice che la spinta gli "viene direttamente dal materiale. Il vetro è una miscela chimica di sabbia e ossidi di metallo combinati a temperatura altissima" Il risultato, spiega, "è un materiale che scorre e cola come il miele. Quando è caldo, il vetro è vivo. Si muove inesorabilmente ma con grazia, in risposta alla gravità e alla forza centrifuga. Ha una luce, un calore trascendente che lo rende uno dei più frustranti materiali con cui lavorare, e allo stesso tempo, uno di quelli che danno più soddisfazione." Simpson non usa a caso termini come gravità e forza centrifuga. Si è specializzato nella scienza del vetro a un livello incredibile di dettaglio. I particolari dei suoi pianeti - le strutture inglobate nella sfera esterna - sono a loro volta composti da molti pezzi di vetro colorati in forno in condizioni ben precise. "Diverse sfumature di blu vengono dal mescolare il vetro con l'argento, in stati di ossidazione diversi" spiega. Combinando più oggetti colorati diversi nel globo più grande, la scienza diventa ancora più importante. "Aggiungere cobalto, per esempio, cambia il coefficiente di espansione del vetro." Altri additivi creano parti con coefficienti diversi. "Quindi, se uso 50 o più colori in un pianeta, mi serve un procedimento molto preciso, o può esplodere tutto." La chimica del vetro affascina Simpson al punto da aver trovato il modo di creare meteoriti artificiali. Anni fa, un amico gli regalò una tektite, una meteorite vetrosa composta di silicati e ossidi di metallo. Un altro amico ne analizzò lo spettro, e Simpson creò nel suo forno le condizioni che per fare un tipo simile di roccia. "Mi accorsi che la composizione del meteorite non era tanto complicata", racconta, così sciolse e mescolò i materiali seguendo la formula spettrale. Da Simpson allora ha creato molte altre meteoriti artificiali, trasformandole in oggetti d'arte con intarsi in vetro colorato.

La serotonina ormone dell'umore

Le cavallette si trasformano da insetti innocui e solitari a sciami inarrestabili a causa di un aumento di serotonina in circolo, ormone conosciuto nell’uomo per l’azione sull’umore.
Questo comportamento da dottor Jekyll e Mr Hyde è stato verificato da uno studio internazionale pubblicato su Science dalle università di Oxford e Cambridge, Regno Unito, e di Sidney, Australia. Normalmente le cavallette di Schistocerca gregaria vivono solitarie e si nutrono di vegetali.
In caso di scarsità di cibo però, come nel deserto, si trovano a dividere con le consimili lo stesso spazio, con poche risorse.
Vedere, toccare e sentire l’odore di altre cavallette innesca un aumento di serotonina che agisce sul sistema nervoso dell’animale, ed ecco che si ha la trasformazione.
Per sopravvivere al momento di difficoltà gli insetti si raccolgono in sciami che si spostano anche migliaia di chilometri, distruggendo interi ettari di raccolto. Negli ultimi anni sono stati colpiti da questa “piaga d’Egitto”: Cina, Stati Uniti, Africa e, nel novembre 2008, sei chilometri di campagna australiana.
Il dottor Swidbert Ott, uno degli autori dell’articolo, dice:
“ La serotonina influenza profondamente il modo di interagire e comportarsi degli esseri umani, e scoprire che la stessa sostanza chimica organizza insetti normalmente timidi e asociali in tremendi sciami è affascinante".
Capire come la serotonina cambi radicalmente il comportamento delle cavallette apre nuove prospettive nello studio dei gruppi sociali animali. Inoltre si ipotizza di utilizzare sui campi coltivati dei componenti chimici che blocchino la formazione o l’attività della serotonina delle locuste, in modo da farle regredire allo stadio di vita solitaria e pacifica.

Cirey – La dimora ‘filosofica’ di Madame du Chatelet

Gabrielle-Emilie de Breteuil era sposata con il marchese di Chatelet, dal quale ebbe tre figli. Mentre il marito percorreva le tappe di una prestigiosa carriera militare, gli interessi della moglie andavano agli studi scientifici, soprattutto alla matematica e alla fisica: cosa piuttosto insolita per una donna del Settecento. Le sue inclinazioni la misero in rapporto con Voltaire: una conoscenza stimolante per le sue ricerche, che sfociò nella traduzione in francese dei Principia di Isaac Newton (1687), l’opera in cui sono esposti i più celebri assiomi sulla meccanica newtoniana. Voltaire era considerato un uomo freddo, cinico e calcolatore, alieno alle passioni romantiche e implacabile fustigatore della mentalità del suo tempo. Fervido fautore della ragione, credeva nella forza dell’intelletto e nell’umanità e come nessuno altro diede la sua impronta all’età dell’illuminismo. Lo scrittore pagò con frequenti soggiorni in galera la causticità delle sue opere. Tra queste vi furono le “Lettere filosofiche” (note anche come “Lettere sugli inglesi”) dove, descrivendo in apparenza l’isola d’oltremanica, lanciava feroci strali alla situazione francese; era fatale che il libro finisse sul tavolo del giudice. Per sfuggire a un’altra condanna Voltaire si rifugiò a Cirey, che sorgeva sul territorio del ducato di Lorena, allora indipendente dalla Francia. La dimora di campagna dei coniugi du Chatelet fu rinnovata e sontuosamente rifinita da Voltaire stesso, a proprie spese. Con l’amica Emilie, il filosofo mise a punto un rigoroso piano di studi da attuare nella villa, con orari esattamente definiti per l’attività intellettuale, le conservazioni, i pasti, il teatro e la musica. L’insieme non era forse architettonicamente armonioso: troppo irregolare, con tracce di parecchi stili nelle facciate; ma era, tuttavia, contornato da una campagna deliziosa, propizia alle tranquille passeggiate, ai discorsi filosofici, all’abbandono nella pace della natura. Tanto che Cirey divenne una delle più celebri residenze di campagna del Settecento francese. Non è mai stata chiarita fino in fondo la reale natura dei rapporti fra Voltaire e Madame du Chatelet. Alcuni descrivono la marchesa come una donna vanitosa e immorale, altri vedono nella sua vita con il filosofo nel castello di Cirey una specie di prolungata luna di miele. I due erano amanti che fingevano di dedicarsi a un lavoro in comune per placare i dubbi del marito di Emilie, oppure questi sapeva fin dall’inizio del loro legame e lo tollerava, magari riservandosi a sua volta qualche avventura galante? Secondo alcuni storici Voltaire avrebbe confidato al re di Prussia Federico II il Grande che le cose stavano addirittura a rovescio: da una iniziale storia d’amore era nata una relazione spirituale, del tutto platonica. In ogni caso, una cosa è certa: Voltaire non provò per nessun’altra persona un sentimento cosi profondo. Nemmeno quando, nel 1748, Emilie si innamorò del marchese Saint-Lambert e ne restò incinta Voltaire ruppe con lei. Ed è certo che la morte della marchesa di Chatelet lo portò quasi alla disperazione. Questa morte fu crudele e improvvisa. Nel 1749 Madame du Chatelet mise al mondo una bambina: un parto facile, iniziato, per non smentire la fama della puerpera, mentre stava approfondendo alcune questioni di matematica. Eppure pochi giorni dopo Emilie morì, seguita quasi subito dalla figlia.

Banchetto lacustre


I fenicotteri - con le loro sagome eleganti - sono a pranzo: per procurarsi il cibo infatti camminano in lagune e acque basse, sollevando il limo del fondale con le zampe e introducendo la testa sott'acqua. Il becco è tenuto appena aperto per non far passare particelle troppo grosse: con rapidi movimenti della lingua il fenicottero introduce ed espelle acqua mentre speciali lamelle, dotate di peli sottili, trattengono le particelle di cibo. I fenicotteri di piccola mole si "accontentano" di alghe che raccolgono in superficie, mentre le specie più grandi immergono completamente il collo in cerca di crostacei, molluschi e vermi.

Il capitalismo annientamento dell'uomo

IL NOSTRO SISTEMA ECONOMICO E' IL CAPITALISMO
L'aspetto collettivo del denaro riguarda riguarda l'aspetto istituzionale del problema economico, quindi bisognerebbe operare una critica (giudizio critico) a tutto il nostro sistema economico occidentale (anzi, ormai non più soltanto occidentale:
il tipo di economia di cui parliamo, che chiamiamo capitalismo o neo-capitalismo, si è esteso anche all'est e si sta espandendo dappertutto).
La nostra civiltà è interamente dominata dall'economia di tipo capitalistico. L'attuale sistema economico ha praticamente determinato interamente il sistema di civiltà.
Se viviamo, se lavoriamo, è necessariamente all'interno di un determinato sistema in cui il denaro è stato istituzionalizzato, cioè in un sistema economico che ha le sue istituzioni, le sue leggi (che sono ferree, come esperto di economia ben sa), ha una sua teoria generale.
Su queste istituzioni, leggi e teorie si basa un sistema strutturato in modo assolutamente rigido, che serve da supporto a tutti gli altri sistemi: la politica, la religione, l'arte.
Nessuno può sottrarsi.
Si dice questo non per essere pessimisti, ma per cercare di capire bene quanto siamo immersi in questa dimensione.
Se noi comprendiamo bene tutto ciò, non solo non diventiamo pessimisti, ma, al contrario, desiderosi di liberarci da questa schiavitù, per quanto è possibile; se però non siamo consapevoli delle catene che ci vincolano, non abbiamo voglia di togliercele, né siamo capaci di farlo.

CRITICHE ALLA LEGITTIMITA' DI QUESTO SISTEMA ECONOMICO
La critica veramente sostanziale al nostro sistema economico è che esso è basato esclusivamente sul profitto, cioè sull'accumulo, il produrre per accumulare sempre di più.
E siccome questa diventa la cosa più importante, di fatto è un sistema inumano, perché non tiene conto dell'uomo nel suo insieme, delle sue qualità in generale.
E' quindi un sistema immorale.
Il profitto sempre maggiore è una cosa assurda e nociva, proprio come avviene per il cibo assunto in maniera eccessiva, che produce un inutile accumulo di grassi.
Una società avara, come un individuo avaro, diventa ignorante della proprie condizioni psicologiche e spirituali: pur di accumulare è disposta a tutto e fa in modo che le cose e gli individui siano spinti ad accumulare sempre di più. Non tiene conto dei bisogni primari.
Inoltre, la produzione della ricchezza è indiscriminata, cioè non tiene conto dei bisogni nei settori primari.
In una società normale bisognerebbe produrre dei beni a seconda delle necessità.
Invece, in un sistema economico com'è quello capitalistico, basato solamente sul profitto, non serve produrre grano per tutti se la produzione di inutili, costosissimi giocattoli (telefonini compresi) rende di più.
Attraverso la pubblicità si è in grado di creare falsi bisogni, ma molto redditizi sul piano economico.
Si vede bene quanto questo sistema sia inumano, ingannevole e mistificatorio.
E' fine a se stesso.
La terza critica è che l'economia attualmente è ridotta ad una tecnica, ad una macchina che poterebbe benissimo non avere uno scopo, ignorando che tale macchina è costruita da uomini.
Per cui gli uomini, che dovrebbero essere lo scopo della sua costruzione, vengono utilizzati semplicemente come strumenti.
Tutti noi lavoriamo per salvare il sistema economico, nessuno escluso, e se c'è qualcuno che riesce a sottrarsi al suo perverso meccanismo, è perché tutti gli altri lavorano per tenerlo in piedi.
Sarebbe un sistema da cambiare, però bisogna vedere se si può operare da questo grado della scala oppure da altri.
Concludendo, si può dire che questo sistema ha per effetto lo sfruttamento degli uomini.

Chi erano gli uomini serpente?da dove venivano?

Presenze aliene nei documenti dell'antichità
Gli uomini-serpente di Qumran
Qumran era un villaggio abitato tra il 150 a.C. ed il 50 d.C. dalla setta degli Esseni, i "Puri", asceti o ribelli zelanti della Legge a cui si deve la compilazione dei rotoli del Mar Morto ritrovati nel 1947 in alcune grotte della zona.
La regione, un'arida striscia di terra stretta tra i primi contrafforti del deserto di Giuda ed il bacino di quel mare salato, ha restituito innumerevoli preziosi manoscritti ebraici nei quali si fa spesso riferimento ad un "fuoco venuto dal cielo", o ai "fuochi di luce", alle "fiamme della lampada di Dio", o ai "carri di gloria", parole ispirate a frequenti apparizioni luminose nel terso cielo del deserto di Giuda.
In particolare il contenuto di un rotolo ritrovato nel 1954 in una grotta qui vicino e conservato per un certo tempo nel Rockefeller Museum, il Manoscritto detto "Il testamento di Amran", (Testamento di Amran 4Q543, 545-548) dal nome del padre di Mosè, si può leggere un riferimento a strani esseri chiamati "Vigilanti".
Amran, dice il testo, vide in sogno due uomini che stavano "...ingaggiando una grande disputa...
Io domandai loro: "Chi siete voi, per avere su di me un tale potere?"
Essi mi risposero:
"Noi abbiamo ricevuto potere e dominio su tutta l'umanità".
Essi mi dissero: "Quale di noi tu scegli perché ti governi?".
Io sollevai i miei occhi e li osservai.
Uno di loro era d'aspetto terrificante, come un serpente, il suo manto era variopinto, ma molto scuro..
Ed io osservai di nuovo,...il suo volto era come una vipera, e indossava...tutti i suoi occhi (squame)". Questo passo è importante se consideriamo che tranne il serpente tentatore in Genesi, non sono descritti altri esseri dal volto di rettile nelle Scritture del Canone ufficiale.
Sul petto e sulle spalle erano state attaccate alcune piccole sfere incise longitudinalmente.
Questi reperti rappresentavano a volte una madre con il suo bambino-lucertola in braccio, un particolare che dimostra come gli strani esseri non portavano maschere rituali.

Risale a 20.000 anni fa l'invenzione della ceramica

La datazione di una serie di frammenti di vasellame trovati nel sito cinese della grotta di Xianrendong, nella provincia di Jiangxi, porta a spostare indietro nel tempo di almeno 2000-3000 anni l’introduzione di questa tecnologia fondamentale per la storia dell’umanità.
 La datazione al radiocarbonio dei contesti archeologici relativi ai frammenti più antichi li fa infatti risalire a un periodo compreso fra 20.000 e 19.000 anni fa, ben più vecchie quindi delle più antiche ceramiche finora rinvenute.
 La ricerca con cui un gruppo di archeologi delle università di Pechino, di Boston e di Tubinga ha annunciato la ridatazione delle ceramiche è descritta in un articolo pubblicato sulla rivista “Science”. Fino a poco tempo fa si riteneva che la produzione della ceramica fosse iniziata nel corso della cosiddetta "rivoluzione neolitica" e che fosse opera di popolazioni già in via di transizione verso un'economia basata sull’agricoltura e sull’allevamento. Recenti scoperte hanno però messo in dubbio questo quadro e aperto la possibilità a scenari differenti. In particolare, si è scoperto che intorno all'ultimo massimo glaciale, fra 25.000 e 19.000 anni fa, si è progressivamente diffusa una serie di nuove tecnologie, fra cui quelle relative alla produzione di strumenti costituiti da piccole scaglie (microliti) e mole. Inoltre, tre anni fa, nella Russia estremo orientale era stato scoperto un primo frammento di ceramica risalente a 17.000-18.000 anni fa. Secondo i sostenitori di questa prospettiva alternativa, i manufatti prodotti con le nuove tecnologie avrebbero consentito un miglior sfruttamento di una vasta gamma di piante e animali e una più efficiente estrazione dei loro componenti utili alla nutrizione, grazie a un'efficiente macinazione e alla cottura. La scoperta e la datazione delle ceramiche cinesi rappresenta quindi un importante punto a favore di questa prospettiva. La testimonianza di questo complesso di tecnologie già nel corso dell'ultimo massimo glaciale, in anticipo di almeno 10.000 anni rispetto all'agricoltura, suggerisce infatti che l’ampliamento della dieta umana, con l’introduzione di alimenti difficili da lavorare e da digerire (come il miglio e il riso in Cina) siano stati un momento centrale per gli eventi successivi che avrebbero portato alla domesticazione delle piante selvatiche, all’introduzione dell’agricoltura e infine a società più complesse.
 In una nota a commento dell’articolo, Gideon Shelach, della Hebrew University di Gerusalemme, osserva peraltro che le due prospettive sui rapporti fra ceramica e agricoltura non sono necessariamente in contraddizione. Sebbene il fatto che in Asia orientale l’introduzione della ceramica abbia preceduto di alcuni millenni quella dell'agricoltura, mentre nel Vicino Oriente sia avvenuta successivamente, pone il problema della comprensione di un'evidente differenza di fondo nello sviluppo socio-economico delle due regioni.
Vi auguro una domenica semplice,
fatta di piccole cose…
Che possiate ritrovare cio’ che avete sempre avuto ma guardarlo con occhi meravigliati e stupiti.
Come se si trattasse della prima volta.