domenica 16 dicembre 2012

Lo Zed

Recenti scavi e ritrovamenti sembrano dimostrare che all'interno della Grande Piramide di Cheope si trovino delle stanze segrete, custodi dell'esistenza di un'antichissima, perduta civiltà.
Ma le autorità del Cairo mettono a tacere ogni cosa.
Lo Zed 

Nel marzo del 1993 un robot meccanizzato di fabbricazione tedesca, l'Upuaut II ('colui che apre la via', in egiziano antico) scopriva, al termine di un lungo cunicolo sotterraneo all'interno della piramide di Cheope in Egitto, una piccola porta di marmo o calcare, con fissate sopra due maniglie di rame.

In quel momento la spedizione archeologica tedesca guidata dall'ingegnere di robotica Rudolf Gantenbrink di Monaco esultò.
Era stata scoperta una stanza segreta all'interno della Grande Piramide. Chissà quali misteri erano celati dietro quella porta. Si trattava di una scoperta eccezionale!
Ma ecco che, improvvisamente, le autorità egiziane revocavano agli occidentali il permesso di proseguire gli scavi, espellendoli dal Paese. "Le piramidi sono patrimonio dell'Egitto e non dell'Occidente", pare abbia dichiarato il Direttore Generale degli scavi archeologici di Giza, il dottor Zahi Hawass del Cairo, che da allora ha negato a tutti gli occidentali il permesso di scavare o di effettuare rilevamenti nelle piramidi.
"Non c'è nulla dietro la porta trovata dal robot di Gantenbrink", ha detto Hawass alla stampa.
Pure, durante un viaggio in America alla ricerca di fondi, Zahi Hawass si lasciò scappare in via confidenziale:
"Il ritrovamento di quella porta è la più importante scoperta della storia dell'Egitto. Abbiamo trovato dei manufatti che costringeranno l'Occidente a riscrivere la storia passata..." Da allora più nulla si è saputo della misteriosa 'camera segreta' all'interno della Grande Piramide, che la tradizione vuole tomba del faraone Cheope (2625 a.C.).
Ma si sa per certo che da quel momento l'Egitto ha vietato l'accesso a tutte le spedizioni occidentali, proibendo addirittura di filmare o fotografare nei pressi del sito, a Giza.
Ma quale sarebbe il grande segreto custodito all'interno della Grande Piramide?
Forse il ritrovamento di manufatti anteriori all'origine ufficiale dell'uomo, risalenti all'epoca del mitico continente di Atlantide.
Una scoperta del genere retrodaterebbe la storia dell'umanità così come noi la conosciamo, e ovviamente priverebbe l'orgoglioso Egitto del primato di 'culla della civiltà'.
LA PIRAMIDE SECONDO PINCHERLE

In realtà idee del genere non sono una novità, in quanto il primo a formularle in maniera seria e documentata fu un italiano (ma si sa, all'estero i nostri studi vengono costantemente ignorati).

Il bolognese Mario Pincherle, ingegnere con il pallino dell'archeologia, già negli anni Settanta si era detto convinto che la Grande Piramide fosse in stretta relazione con la civiltà l'atlantidea e che nascondesse un grande potere, quello dello zed.
Lo zed era un'antichissima torre di granito, costruita da una civiltà perduta e sacra al dio egizio Osiride, capace di captare ed amplificare le energie benefiche dell'universo, ritrasmettendole su tutto il globo.
"Un tempo", sostiene Pincherle, "lo zed si trovava sulla cima della piramide a gradoni di Zoser; in seguito al progressivo imbarbarimento dell'umanità, dovuto al diluvio universale ovvero alla fine di Atlantide, esso è stato nascosto ed occultato all'interno della piramide di Cheope, murato in un'intercapedine nascosta.
Ciò si ricava dal fatto che la Grande Piramide è costruita con massi piccoli, alla base, e pietre più grandi, in cima, e infine edificata due volte, come a nascondere qualche cosa.
La parte interna, come ho potuto notare durante una mia spedizione archeologica, è in ricco granito levigato, in onore del prezioso reperto che custodisce.
All'esterno, invece, quasi a scoraggiare ladri e predatori di tombe, essa è molto misera, è in scadente pietra calcarea di fattura poco pregevole. Sappiamo che la Grande Piramide non fu mai una tomba, difatti il corpo del faraone Cheope non vi venne mai né sepolto, né trovato.
Dunque, doveva servire a qualcos'altro.
Probabilmente a coprire e nascondere lo zed, che un tempo si trovava in cima ad un'altra grande piramide, quella a gradoni di Zoser, molto più antica di quella di Giza.
La torre zed è più antica della Grande Piramide ed è antidiluviana, e quindi atlantidea".
Le lampade di Dendera collegate con lo Zed 
PROVE NASCOSTE

Questa convinzione Pincherle l'ha maturata scoprendo e decifrando un antichissimo testo etiopico, il 'Libro di Enoch', in cui si narra la storia di un patriarca ebraico antidiluviano che, giunto in Egitto, "vide un'alta e grande torre di granito duro". "Lo zed dunque esisteva", ribadisce Pincherle, "e ce lo conferma un testimone oculare.

E quando ho esplorato la Grande Piramide ho scoperto, al suo interno, degli sfiatatoi nascosti, dei condotti di ventilazione che evidentemente conducono ad una camera segreta, la 'stanza di Osiride' da cui si accede allo zed".
Anche il giornalista scientifico inglese Colin Wilson condivide il fatto che la Grande Piramide non possa essere frutto della civiltà egizia, all'epoca tecnologicamente arretrata.
"Come han potuto gli schiavi egizi", dichiara Wilson, "sollevare con semplici corde e bastoni blocchi di pietra di sei tonnellate?
E come potevano portarli in cima alla Grande Piramide, lungo gradini che a volte non erano più grandi di 15 centimetri?
Per spostare poi oltre due milioni e mezzo di blocchi in questo modo, ci sarebbero voluti almeno 150 anni.
Possibile che il faraone Cheope avesse tutto questo tempo a disposizione? Negli anni Ottanta i giapponesi cercarono di costruire un modello in scala della Grande Piramide, per un'esposizione, ma anche con le più sofisticate apparecchiature dell'era moderna non vi riuscirono.
E il progetto venne abbandonato...

I figli

I Figli non voi li crescete, ma essi crescono voi. Sono essi i vostri educatori, perché attendono che voi siate nel bene prima di imitarvi.
E quando dite: Daremo la vita a un figlio, sapete quale vita state dando? Non la loro, ma la vostra.
E quando dite: I nostri Figli ci tolgono un mucchio di tempo, domandatevi se tutto quel tempo che vi viene tolto sarebbe impiegato meglio.
Nella loro infanzia ascoltate i vostri Figli, perché sui loro visi è ancora impigliato qualche frammento del sorriso con cui li hanno rivestiti gli angeli.
Nel tenerli per mano, non date loro fretta, ma camminate al loro passo, perché vogliono guarirvi dal vostro correre.
Non fate ad essi doni, ma donate voi stessi. I doni sono il vostro alibi per non regalare voi a loro. Consegnatevi nelle loro mani, perché hanno quella saggezza che voi perdeste.
Chiamateli per nome, ed essi chiameranno il bimbo in voi, quello che da soli non riuscivate a rianimare, e lo faranno giocare nel giardino della Vita.
E nella loro adolescenza ascoltate i vostri Figli. Gran parte del muro che in quei giorni spesso vi oppongono non l’hanno costruito coi loro mattoni ma coi vostri.
Non chiedete ad essi cose che già voi non fate. Se siete saggi, vi basterà essere voi stessi.
Voi siete i seminatori dei loro campi, non i raccoglitori delle loro messi. E la vostra missione consiste nel donare sempre, anche quando la lama della loro libertà vi taglierà le mani. 
 


Stefano Biavaschi 

Turismo in bicicletta

Cicloturismo – La pista ciclabile che collega Londra e Parigi

Resta difficile per noi italiani concepire una cosa simile, dato che non abbiamo neanche le strutture, intese come piste ciclabili, necessarie per percorrere anche piccoli tratti.
Non nascondiamoci dietro ad un dito, la percorribilità delle piste ciclabili in Italia, è davvero molto scarsa.
Eppure il numero di ciclisti è in costante aumento, chi per passione, chi per necessità, utilizza sempre più la bicicletta per spostamenti quotidiani.
Ci credete che è stata realizzata una pista ciclabile che collega Parigi a Londra?
Si chiama Avenue Verte in Francia e Green Way in Gran Bretagna, la pista ciclabile, non ancora del tutto ultimata ma già percorribile.
Sfruttando vecchie ferrovie abbandonate, stradine di campagna e vere e proprie piste ciclabili, è stata realizzata infatti questa spettacolare pista ciclabile che attraversa le regioni della Francia del Nord e quelle dell’Inghilterra meridionale in un percorso suggestivo e mozzafiato.
Il tragitto, per un percorso di ben 160 km, denominato Avenue Verte, parte esattamente dalla cattedrale di Notre Dame e arriva al Westminster Bridge, passando accanto a mulini a vento, colline e boschi e attraversando villaggi in cui il tempo sembra essersi fermato.
“Questo è solo l’inizio, il tragitto sarà migliorato con nuove corsie e strade riservate ai ciclisti” spiegano le autorità del tratto francese.
E pensare che per noi Italiani sembra già un miraggio vedere realizzata una pista ciclabile che consenta di attraversare la città senza correre alcun pericolo…
Informazioni eco
Per informazioni tecniche visitate: http://www.bbc.co.uk 

la piramide madre: Sakkara

Siamo verso il 2670 a.C., ed ecco verificarsi un avvenimento raro: l'incontro di due geni.
 L'uno è il faraone Djoser, l'altro un semplice artigiano, creatore di vasi di pietra, divenuto direttore dei lavori. La sua carriera ci è nota grazie a una iscrizione in geroglifici sul basamento di una statua rinvenuta a Sakkara.

 Se Menes ha dato un impulso fondamentale unendo l'Alto e il Basso Egitto, Djoser, "pioniere della pietra", è il primo re costruttore, tanto che, a giusto titolo, si può parlare di un "secolo di Djoser".

 La sua statua è esposta al museo del Cairo; una copia si trova a Sakkara, all'interno di una cappella, sua collocazione originaria. 

L'autorità e il rigore del sovrano sono impressionanti e si capisce come un personaggio di tale levatura abbia creato l'Antico Regno, l'età d'oro della civiltà faraonica.


Assicurando pace e ricchezza, Djoser si consacrò alla sua grande opera, la piramide madre, nata dal pensiero di un essere eccezionale, Imhotep.

 Gran sacerdote di Heliopolis, architetto, mago, medico, questi sintetizzava nella propria persona tutte le scienze del suo tempo. La sua fama fu tale che attraversò millenni e lo fece considerare come l'unico architetto dei tempi egizi, da Sakkara a Philae, l'ultimo santuario in attività.


 Prima di essere nominato direttore dei lavori in un cantiere enorme, Imhotep aveva assolto svariati compiti artigianali e amministrativi. Rotto a mille difficoltà, dovette tuttavia dar prova delle sue qualità di Gran Veggente lavorando, su scala monumentale, un materiale difficile da maneggiare: la pietra.


Imhotep ebbe prima da spianare un vasto terreno circondato da un fossato, poi delimitarlo con una cinta dotata di quattordici porte chiuse. 
Esiste un solo accesso, all'angolo sud orientale di questa area sacra di 15 ettari. E questo ingresso è straordinario, formata da battenti di pietra, l'unica porta aperta del complesso funerario di Djoser lo rimane per l'eternità. 

Questa sorprendente struttura ha una ragione essenziale: la destinazione stessa dei monumenti costruiti da Imhotep. Essi non lo furono in onore di un re umano, ma per il ka di Djoser, la sua potenza immortale, la sua capacità creativa. Alla fine di trent'anni di regno, questo ka doveva essere rigenerato ritualmente nel corso di una lunga festa, celebrata alla presenza di tutte le divinità.

 Complesso architettonico origianale rimasto unico, Sakkara, al di là del regno di Djoser, aveva la funzione di iscrivere per sempre nella pietra una festa permanente che assicurasse la rigenerazione del ka.
 E' invisibile a regnare in quei luoghi, una forza di origine divina che nutre l'istituzione faraonica.

 Museo egizio: statua del faraone Djoser

In basso: le mura di cinta del complesso funerario erano circondate da un fossato, che non solo aveva una funzione di rendere difficoltoso l'accesso alla tomba, ma rivestiva anche un valore simbolico: dalle acque primordiali del caos emerge il tumulo di terra su cui avviene la costruzione. In centro: nel grande cortile era celebrata la festa sed, il giubileo del faraone, nel trentennale della sua salita al trono. 
Il rito conferma il vigore fisico del re, che doveva garantire l'ordine cosmico e l'armonia sociale del paese.
 A sinistra: sul lato occidentale del cortile si trovano le costruzioni simboleggianti i santuari principali dell'Alto e Basso Egitto, due edifici con volta botte; sono in realtà falsi ambientali, privi di aperture per l'ingresso e di valore puramente religioso. 
I santuari arcaici erano costruiti in legno, canne e stuoie.

In origine la tomba del re Djoser era una semplice "mastaba" (panca in arabo) che copriva il pozzo funerario; la mastaba fu poi ampliata per coprire pozzi collaterali e quindi trasformata in una piramide, prima a quattro e successivamente a sei gradini; la struttura raggiunse così l'altezza di 60 metri.
 Il cortile antistante la piramide di Djoser è circondato da un muro in blocchi di calcare bianco alto 11 metri. La facciata esterna della cinta ha un andamento modanato, mosso da un alternarsi di sporgenze e rientranze. Questa decorazione deriva dalle antiche residenze regali, sostenute da pilastri e chiuse da stuoie.
 A nord del complesso si trova una piccola camera chiamata serdab (in arabo ripostiglio) che ospita una statua a grandezza naturale del sovrano, vestito con l'abito giubilare; essi poteva così osservare magicamente il cortile antistante per mezzo di due fessure nella parete.


Fonte:Scientia Antiquitatis

Il Fiore della Vita

Fiore della Vita è un modello geometrico di cerchi intrecciati tra loro, che possono creare molte altre forme geometriche.
Questo tipo di reperto archeologico dei tempi antichi è rappresentato in molti luoghi in tutto il mondo.
Geometria sacra:
Queste forme geometriche che sono considerate sacre nelle religioni antiche Un altra forma geometrica perfetta e sacra è la spirale corrispondente alla serie dei numeri di Fibonacci.
I cerchi si collegano tra loro creando il noto Albero della Vita Kabbalah ebraica.
Così l'intero ciclo di vita, da un seme di un albero e poi un fiore.       
In tempi più recenti è stato trovato in Turchia, Irlanda, Gran Bretagna, Grecia, India e l'Estremo Oriente, Cina, Tibet e Giappone e Israele nei palazzi del re Erode, e Masada.
Nelle isole del Pacifico è chiamato il bordo della Luce.



L'India nel Tempio d'Oro, un luogo sacro per la religione Sikh, il mosaico si trova accanto al laghetto.
Cina motivi floreali sono stati trovati nella Città Proibita di Pechino, la palla che si trova sotto la gamba destra del famoso leone custode.    
Secondo antiche tradizioni, il Fiore della Vita è la prima forma di vita nell'universo.  








Alcuni lo vedono come una descrizione di divisione delle cellule embrionali, come elemento primario della vita. La cellula uovo una volta fecondata si divide in due, quattro, otto, e così via.























Su questa struttura è anche basata la musica. La distanza fra i cerchi è uguale alla distanza tra due suoni consecutivi.





Nel cubo, ogni cerchio collegato a tutti gli altri centri dei cerchi,formano 78 linee è conosciuto come il cubo di Metatron. 









Il Pentagramma e le forme dei corpi platonici (cinque forme tridimensionali descritte dal filosofo greco Platone costituiscono i capisaldi della più complessa forme geometriche). 

Waverly Hills Sanatorium


Il Waverly Hills Sanatorium venne inaugurato e aperto nel 1910 a Louisville, nel Kentucky. 

Agli inizi del secolo, nello stato scoppiò un’epidemia tremenda di tubercolosi e l’ospedale fu costruito con l’intento di curare i malati e di trovare una cura efficace contro il diffondersi della malattia. Nel centro vi lavorava un’equipe di medici ricercatori molto importante, che utilizzava strumenti all’avanguardia per quei tempi. 

Era un centro troppo piccolo per poter fronteggiare l’avanzata della “morte bianca” (così era chiamata la tubercolosi a quei tempi ), infatti era provvisto di soli quaranta posti letto, così nel 1924 vennero stanziati diversi milioni di dollari per ampliare lo stabile e nel 1926 il sanatorio venne definitivamente aperto al pubblico.
Purtroppo non si era ancora scoperta la causa scatenante della malattia, quindi medici ed infermieri continuarono ad applicare le loro “cure” e a fare esperimenti sui poveri pazienti già debilitati.
 Ci sono testimonianze che portano fino ai giorni nostri le terribili torture che subivano i malati in nome della medicina e della ricerca… Si pensava che per debellare il male bastasse una rigida dieta basata su un tipo di alimentazione corretta (di cui non si hanno ulteriori dettagli), oppure semplicemente respirando per molto tempo aria fresca: parecchi pazienti vennero lasciati in locali con correnti d’aria anche d’inverno, possiamo immaginare che molti morirono per questo, visto che già le loro difese immunitarie erano rese nulle dalla malattia.
 I medici pensavano che oltre all’aria aperta bisognava aiutarli anche a respirare meglio, e a molti vennero impiantati dei palloncini nel torace con lo scopo di ampliare la superficie polmonare, altri venivano bombardati da raggi UV ad alta concentrazione per uccidere i batteri, ma l’unico risultato che ottennero fu quello di uccidere i degenti.

 Si calcola che in questo luogo vi morirono circa 63.000 persone. 

Nei sotterranei del Waverly Hills c’era un tunnel fornito di rotaie ferroviarie che serviva inizialmente al personale per arrivare al sanatorio in caso di cattivo tempo. 
Quando i morti iniziarono ad essere troppi e subentrò la necessità di nascondere i cadaveri ai parenti e all’opinione pubblica, il tunnel venne trasformato in un enorme fossa comune.
Prese così il nome di tunnel della morte: i medici lasciavano appesi i corpi e vi praticavano dei lunghi tagli in corrispondenza dei polmoni in modo che si svuotassero dai batteri della malattia, dopodiché venivano sepolti o cremati. Tutta la verità rimase nascosta li sotto per anni. L’Orrore continuò fino al 1961 quando il sanatorio venne chiuso, ma già nel 1962 venne riaperto col nome di Woodhaven Geriatrics Sanitarium. 

Girarono ancora voci sulle torture a cui venivano sottoposti gli infermi: si parla di sevizie, percosse e persino dell’uso, o meglio dell’abuso tramite elettroshock. Finalmente questo martirio ebbe definitivamente fine agli inizi degli anni ’80, quando la struttura venne chiusa per sempre.


Oggi è un luogo totalmente abbandonato a se stesso e all’opera dei vandali. Molti curiosi e ricercatori entrano nel sanatorio per vedere di persona questo luogo orrendo e per raccogliere prove delle forze misteriose che ancora sembrano abitare quei luoghi.
 Addirittura, alcune agenzie di viaggi organizzano vere e proprie gite nel tunnel! Strane voci (che sembrano dire di allontanarsi), presenze anomale (strane immagini in movimento davanti alle finestre) e strani aumenti improvvisi della temperatura, sono stati registrati in corrispondenza del quinto piano, in particolare intorno alla stanza 502.
 In quella stanza, si dice, morirono due infermiere. 
Nel 1928 un’infermiera di 29 anni, incinta, venne trovata impiccata, ma il corpo venne scoperto parecchio tempo dopo. 
Dalle indagini e soprattutto dall’esame autoptico, venne dichiarata come causa della morte il suicidio.
 Nel 1932 un’altra infermiera si tolse la vita nella stessa stanza gettandosi dal balcone.

 Questi fatti hanno ispirato il film “The death tunnel” principalmente girato proprio all’interno del Waverly Hills Sanatorium.

 Negli extra del dvd si possono vedere tutte le scene tagliate e soprattutto i momenti di pausa tra una scena e l’altra dove si notano strani fenomeni. Anche internet è zeppo di video strani, soprattutto su youtube.
 Molte trasmissioni americane dedicate al paranormale si sono interessate al caso e sono reperibili sempre in rete in lingua originale. 

 Fonte Croponline