mercoledì 5 dicembre 2012
Il ghepardo
Il ghepardo si presenta come un carnivoro eccezionale; occupa una posizione intermedia tra i felidi e canidi. Meritava l’antico nome di Cynailurus cioè “cane-gatto”. Si avvicina ai felidi per la testa tondeggiante, il mantello a chiazze e la lunga coda. Altre caratteristiche del corpo lo avvicinano al cane:ad esempio le zampe lunghe e nervose, i piedi dotati di unghie non retrattili, soggette all’usura come quelle dei canidi e meno adatte ad afferrare la preda. Si tratta di un fenomeno di convergenza, dovuto al forte adattamento di questo animale alla corsa. Il ghepardo non ha alcuna parentela con in canidi;si può però addomesticare e ammansire come un qualunque canide. E’ un animale snello e agile, provvisto di zampe lunghe; la testa, piccola, possiede un muso allungato;l’orecchio risulta largo ma breve, l’occhio caratterizzato da una pupilla rotonda, il pelo raso, un po’ ispido, soprattutto sul dorso, di colore variabile.
La tinta base del mantello è generalmente di un bel giallo chiaro, cosparso di piccole macchie rotonde, nere e brune, molto fitte e confuse sul dorso e che formano degli anelli all’estremità della coda. Il corpo può raggiungere la lunghezza di 1, 50 m e la coda di 75 cm, l’altezza può raggiungere il metro. Una sorta di criniera più o meno lunga orna la nuca. Il ghepardo appare diffuso dall’India, attraverso l’Asia occidentale, fino all’Africa. Alimentazione e tecnica di caccia del ghepardo: Si nutre principalmente di piccoli o medi ruminanti:molto scaltro, se ne impadronisce con straordinaria abilità. Le sue prede preferite sono le antilopi. Di solito si costruisce la tana tra le rocce, sulle colline più basse. Il ghepardo risulta il mammifero più veloce, per questa ragione non sente la necessità di rifugiarsi nel folto delle foreste, con pochi e rapidi balzi sfugge ai suoi nemici notevolmente più lenti nella corsa. Probabilmente può raggiungere fino a 110 Km/h. Non appena scorge un branco di gazzelle o antilopi che pascolano, il ghepardo si accovaccia al suolo e avanza a serpentina con movimenti sciolti e silenziosi, in modo da non farsi sentire dalla selvaggina. Avanza sempre sotto vento. Quando il capo del branco alza la testa per ispezionare i dintorni, il ghepardo si arresta restando immobile e silenzioso. Poi riprende ad avanzare con cautela, sceglie l’animale più facile da attaccare e gli piomba addosso all’improvviso. Se la vittima riesce a sfuggirgli, si lancia all’inseguimento, la raggiunge in un baleno, la atterra con alcune violente zampate alle gambe, dopodiché la afferra alla gola.
Sebbene velocissimo non resiste ad una corsa prolungata; infatti si stanca presto e può essere raggiunto da un buon cavallo. Si presenta anche come un buon saltatore, i cui balzi possono raggiungere l’altezza di tre metri, ma risulta incapace di arrampicarsi sugli alberi.La femmina può portare a termine due parti all’anno, ciascuno di due o quattro piccoli. La gestazione dura 95 giorni. Curiosità: L’uomo ha approfittato dell’astuzia e dell’eccezionale velocità di questi felidi per ammaestrarli e farli partecipare alle loro imprese come la caccia. In antichità è stato considerato anche come animale di alto pregio. E’ un animale molto docile. Se legato ad una corda, non tenta né di lacerarla con i denti, né di romperla a colpi di zampa.
Non aggredirà mai coloro che si sono presi cura di lui e si lascerà avvicinare e accarezzare facilmente. E’ capace di restare immobile per delle ore, fissando un punto davanti a sé e facendo le fusa come se sognasse. In questi momenti, galline, capre o montoni possono passargli davanti senza paura:non presterà loro alcuna attenzione. Altri carnivori hanno la prerogativa di distoglierlo dalle sue meditazioni: così, se sente un cane, cessa immediatamente di fare le fusa, fissa l’intruso, drizza gli orecchi e si lancia all’attacco. In cattività risulta facile nutrire i ghepardi, che tuttavia appaiono più delicati degli altri felidi della stessa mole. Soffrono molto il freddo e non possono vivere in gabbie poco spaziose. Generalmente la femmina rinuncia ad allattare i piccoli, che bisogna quindi nutrirli artificialmente.
La vita è come un arcobaleno
La vita è come un arcobaleno: è colorata, ma non sempre, e ha un inizio e una fine.
In fondo, se tutti i giorni fossero colorati nemmeno la apprezzeremmo così tanto, la vita… Ecco perché l’arcobaleno non è sempre visibile e perché sceglie di mostrarsi proprio dopo i periodi più brutti, quelli fatti di lacrime, di pioggia.
Pet terapy
Non servono tante parole , guardate con quanta delicatezza questo cane stimola al gioco il suo padroncino.
Vorrei che molte persone guardassero queste immagini ed imparassero cos'è l'amore.
I piccioni viaggiatori
I piccioni viaggiatori, razze domestiche del colombo selvatico Columba livia, sono stati per molto tempo il più veloce mezzo di comunicazione disponibile, grazie alla loro eccellente abilità nel trovare la via del ritorno al nido.
La comunicazione via piccione può funzionare solo in un senso: si trasporta il piccione in un luogo e quando è liberato ritorna alla propria colombaia d’origine.
Non è possibile, invece, istruire un piccione per indicargli una destinazione diversa dalla propria colombaia.
L’utilizzo dei piccioni viaggiatori risale agli Egizi e ai Persiani, 3 mila anni fa, e rimase un efficiente mezzo di comunicazione fino all’avvento del telegrafo, del telefono e della radio nel XIX secolo. L’importanza dei piccioni in ambito militare invece si estese anche al XX secolo: in entrambe le guerre mondiali furono utilizzate migliaia di piccioni per spedire messaggi strategici, scritti su carta leggera o in microfilm e inseriti in un tubicino legato a una zampa.
Si ritiene che i piccioni per trovare la via di casa sfruttino varie strategie: una “bussola” interna che percepisce il campo magnetico terrestre, un sistema di orientamento basato sulla posizione del sole, un meccanismo olfattivo che riconosce gli odori del proprio nido d’origine e la capacità di individuare caratteristiche visive del paesaggio.
Fonte: Focus
La comunicazione via piccione può funzionare solo in un senso: si trasporta il piccione in un luogo e quando è liberato ritorna alla propria colombaia d’origine.
Non è possibile, invece, istruire un piccione per indicargli una destinazione diversa dalla propria colombaia.
L’utilizzo dei piccioni viaggiatori risale agli Egizi e ai Persiani, 3 mila anni fa, e rimase un efficiente mezzo di comunicazione fino all’avvento del telegrafo, del telefono e della radio nel XIX secolo. L’importanza dei piccioni in ambito militare invece si estese anche al XX secolo: in entrambe le guerre mondiali furono utilizzate migliaia di piccioni per spedire messaggi strategici, scritti su carta leggera o in microfilm e inseriti in un tubicino legato a una zampa.
Si ritiene che i piccioni per trovare la via di casa sfruttino varie strategie: una “bussola” interna che percepisce il campo magnetico terrestre, un sistema di orientamento basato sulla posizione del sole, un meccanismo olfattivo che riconosce gli odori del proprio nido d’origine e la capacità di individuare caratteristiche visive del paesaggio.
Fonte: Focus
Com'è nata la leggenda di Babbo Natale ?
Il mito di Babbo Natale nasce dalla leggenda di san Nicola, vescovo bizantino vissuto nel IV secolo: secondo la tradizione, san Nicola regalò una dote a tre fanciulle povere perché potessero andare spose invece di prostituirsi. Nel Medioevo si diffuse in Europa l’uso di commemorare questo episodio con lo scambio di doni nel giorno del santo (6 dicembre).
Nei Paesi protestanti san Nicola perse l’aspetto del vescovo cattolico ma mantenne il ruolo benefico col nome di Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus. I festeggiamenti si spostarono alla festa vicina più importante, Natale. L’omone con la barba bianca e il sacco pieno di regali, invece, nacque in America dalla penna di Clement C. Moore, che nel 1822 scrisse una poesia in cui lo descriveva come ormai tutti lo conosciamo (ispirandosi a un suo vicino di casa olandese). Questo nuovo Santa Claus ebbe successo, e dagli anni Cinquanta conquistò anche l’Europa diventando, in Italia, Babbo Natale.
Poi un artigiano chiede 10.000 euro per sopravvivere e dare lavoro e gli viene NEGATOOOO
Max Laudadio indaga sul finanziamento ottenuto dall'on. Sergio Piffari dell'Idv per aprire un B&B che in realtà sembra sia la sua abitazione.
Questa sera a Striscia la Notizia Max Laudadio raccoglie la testimonianza di un abitante di Lizzola, in provincia di Bergamo, il quale dichiara che l'on. Sergio Michele Piffari, coordinatore dell'IdV per la Lombardia, abbia ottenuto dei finanziamenti per la costruzione di un B&B, che in realtà è la sua abitazione.
Il 3 maggio 2006 la moglie di Piffari ha ottenuto un finanziamento di 100.000 euro per un B&B e, solo tre mesi dopo, una somma simile è stata ottenuta anche dall'onorevole.
L'attività risulta sull'elenco telefonico ed è visibile anche su Internet, ma sistematicamente, quando si telefona per prenotare, si viene informati che il B&B è chiuso.
Laudadio, nei panni del "Cicalotto", va a chiedere spiegazioni direttamente all'on. Pifferi, che dichiara si tratti solo di una chiusura stagionale della struttura, negando che quella sia la sua abitazione.
Ammette però davanti alle telecamere di avere ottenuto anch'egli un ulteriore finanziamento per un secondo B&B nel quale lavora la nipote.
Ma l'inchiesta continua...
Questa sera a Striscia la Notizia Max Laudadio raccoglie la testimonianza di un abitante di Lizzola, in provincia di Bergamo, il quale dichiara che l'on. Sergio Michele Piffari, coordinatore dell'IdV per la Lombardia, abbia ottenuto dei finanziamenti per la costruzione di un B&B, che in realtà è la sua abitazione.
Il 3 maggio 2006 la moglie di Piffari ha ottenuto un finanziamento di 100.000 euro per un B&B e, solo tre mesi dopo, una somma simile è stata ottenuta anche dall'onorevole.
L'attività risulta sull'elenco telefonico ed è visibile anche su Internet, ma sistematicamente, quando si telefona per prenotare, si viene informati che il B&B è chiuso.
Laudadio, nei panni del "Cicalotto", va a chiedere spiegazioni direttamente all'on. Pifferi, che dichiara si tratti solo di una chiusura stagionale della struttura, negando che quella sia la sua abitazione.
Ammette però davanti alle telecamere di avere ottenuto anch'egli un ulteriore finanziamento per un secondo B&B nel quale lavora la nipote.
Ma l'inchiesta continua...
Le emozioni
"Le emozioni più belle non vanno cercate.. .le devi aspettare… devi saper attendere il momento esatto in cui esse ci attraverseranno la vita… e le devi cogliere in quel momento preciso… ne un attimo prima, perché sarebbe troppo presto… ne un attimo dopo, perché sarebbe tardi…Il tempo è geloso..." CARPE DIEM QUAM MINIMUM CREDULA POSTERO"(cogli l'attimo confidando il meno possibile nel domani)
"Le emozioni più belle non vanno cercate.. .le devi aspettare… devi saper attendere il momento esatto in cui esse ci attraverseranno la vita… e le devi cogliere in quel momento preciso… ne un attimo prima, perché sarebbe troppo presto… ne un attimo dopo, perché sarebbe tardi…Il tempo è geloso..." CARPE DIEM QUAM MINIMUM CREDULA POSTERO"(cogli l'attimo confidando il meno possibile nel domani)
L'amore
C'era una volta un'isola, dove vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini:
il Buon Umore, la Tristezza, il Sapere... così come tutti gli altri, incluso l'Amore...
Un giorno venne annunciato che l'isola stava per sprofondare, e allora i sentimenti prepararono tutte le loro navi e partirono.
Solo l'Amore volle aspettare...fino all'ultimo momento.
Quando l'isola fu sul punto di sprofondare, l'Amore decise di chiedere aiuto.
La Ricchezza passò vicino all'Amore su una barca lussuosissima e l'Amore le disse: "Ricchezza, mi puoi portare con te?"
"Non posso c'é molto oro e argento sulla mia barca e non ho posto per te ", rispose la Ricchezza.
L'Amore allora decise di chiedere all'Orgoglio che stava passando su un magnifico vascello, Orgoglio ti prego, mi puoi portare con te?" "Non ti posso aiutare, Amore..." rispose l'Orgoglio, "qui é tutto perfetto, potresti rovinare la mia barca".
Allora l'Amore chiese alla Tristezza che gli passava accanto "Tristezza, ti prego, lasciami venire con te"
"Oh Amore" rispose la Tristezza, "sono così triste che ho bisogno di stare da sola".
Anche il Buon Umore passò di fianco all'Amore, ma era così contento che non sentì che lo stava chiamando.
All'improvviso una voce disse: "Vieni Amore, ti prendo con me". Era un vecchio che aveva parlato.
L'Amore si sentì così riconoscente e pieno di gioia che dimenticò di chiedere il nome al vecchio.
Quando arrivarono sulla terra ferma, il vecchio se ne andò.
L'Amore si rese conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere:
"Sapere, puoi dirmi chi mi ha aiutato?"
"E' stato il Tempo", rispose il Sapere "Il Tempo?", si interrogò l'Amore, "Perché mai il Tempo mi ha aiutato?".
Il Sapere pieno di saggezza rispose:
"Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto l'Amore sia importante nella vita"