Secondo me, presto ci renderemo conto che il
miglior modo di assaporare questa avventura meravigliosa chiamata "esistenza" è quella di essere onesti su di un punto: chi siamo veramente. Il segreto è rimanere noi stessi, credere nelle nostre convinzioni, entrare in sintonia con gli altri e sforzarci di vivere la vita che abbiamo sempre sognato.
Liberi dalle catene che ci siamo creati unicamente nella nostra mente e nel cuore.
Come il raggio del faro, che attraversa il muro di cristallo con la luce intensa, e ci guida sulle rotte della vita.
lunedì 1 ottobre 2012
Quando non si può tornare indietro
Quando non si può tornare indietro, bisogna soltanto preoccuparsi del modo migliore per avanzare
Paulo Coelho
Carl Gustav Jung
Carl Gustav Jung (Kesswil, 26 luglio 1875 – Küsnacht, 6 giugno 1961) è stato uno psichiatra, psicoanalista e antropologo svizzero.
La sua tecnica e teoria di derivazione psicoanalitica è chiamata "psicologia analitica", "psicologia del profondo" o, più raramente, "psicologia complessa". Inizialmente vicino alle concezioni di Sigmund Freud se ne allontanò definitivamente nel 1913, dopo un processo di differenziazione concettuale culminato con la pubblicazione, nel 1912, di La libido: simboli e trasformazioni. In questo libro egli esponeva il suo orientamento, ampliando la ricerca analitica dalla storia personale del singolo alla storia della collettività umana. L'inconscio non è più solo quello individuale, ma nell'individuo esiste anche un inconscio collettivo che si esprime negli archetipi. La vita individuale è vista come un lungo percorso di autorealizzazione del sé personale a confronto con l'inconscio individuale e collettivo, percorso denominato processo di individuazione. Disse di sé:
« La mia vita è la storia di un'autorealizzazione dell'inconscio »
Le linee di Nazca
In Sudamerica, Perù meridionale, nell'altopiano di Nazca, sopra un tavolato di circa 500 Kmq, si trova uno degli enigmi più affascinanti dell'archeologia.
In questo luogo tra i più aridi del mondo, dove soffiano venti impetuosi, negli anni '20 un pilota militare avvistò nel deserto strani segni, presentò regolare rapporto ma da allora, per 50 anni, su Nazca calò il segreto di Stato. Sul suolo dell'altopiano sono state disegnate con una incredibile perizia, tutta una serie di figure antropomorfe, zoomorfe e geometriche, tutte realizzate con tratto continuo.
Per vederle occorre essere ad una quota di almeno 300 metri dal suolo; per ammirarle tutte insieme bisogna superare i 1.000 metri. Sono centinaia di disegni talmente grandi da essere visibili solo dall'alto e, non esistendo alcun punto elevato nelle vicinanze, per osservarli occorre un mezzo volante. La scimmia, ad esempio, è lunga 130 m e larga 90 m. Come hanno fatto a disegnarla se non era possibile controllare dall'alto le proporzioni del geroglifico? Il Colibrì è lungo 50 m, il ragno 45 m, il condor 120 m, come il pellicano, la lucertola arriva a 188 m! Questi geroglifici possono essere definiti la più grande opera grafica del mondo. Sono stati realizzati asportando dal suolo lo strato superficiale di ciottoli vulcanici neri, in modo da scoprire il fondo più chiaro composto di sabbia giallina. Un'operazione di poche decine di centimetri. L'eternità di queste opere è garantita da una particolare combinazione climatica che crea un effetto di fissaggio dei ciottoli sul terreno: una volta disposti non si muovono più...
Per vederle occorre essere ad una quota di almeno 300 metri dal suolo; per ammirarle tutte insieme bisogna superare i 1.000 metri. Sono centinaia di disegni talmente grandi da essere visibili solo dall'alto e, non esistendo alcun punto elevato nelle vicinanze, per osservarli occorre un mezzo volante. La scimmia, ad esempio, è lunga 130 m e larga 90 m. Come hanno fatto a disegnarla se non era possibile controllare dall'alto le proporzioni del geroglifico? Il Colibrì è lungo 50 m, il ragno 45 m, il condor 120 m, come il pellicano, la lucertola arriva a 188 m! Questi geroglifici possono essere definiti la più grande opera grafica del mondo. Sono stati realizzati asportando dal suolo lo strato superficiale di ciottoli vulcanici neri, in modo da scoprire il fondo più chiaro composto di sabbia giallina. Un'operazione di poche decine di centimetri. L'eternità di queste opere è garantita da una particolare combinazione climatica che crea un effetto di fissaggio dei ciottoli sul terreno: una volta disposti non si muovono più...
cromosomi
Cromosoma : i nostri parenti più stretti
L’essere umano è un parente stretto dello scimpanzé. Ciononostante non abbiamo lo stesso numero di cromosomi. L’uomo ne ha 46, mentre lo scimpanzé 48.
Oggi si sa che nel corso dell’evoluzione la fusione di due piccole coppie di cromosomi dello scimpanzé ha generato la coppia cromosomica numero 2 dell’essere umano.
Le differenze tra il genoma dell’uomo e quello dello scimpanzé sono l’1,4%. Se si fa il calcolo su tutta la massa del codice genetico (paia di basi) questo rappresenta tuttavia una grande quantità. Dei 3.3 miliardi di elementi del patrimonio genetico umani, più di 46 milioni sono diversi nello scimpanzé! In più la minima divergenza può avere effetti considerevoli. Un solo elemento modificato può portare alla formazione di una proteina totalmente nuova! Per questo le differenze tra l’uomo e la scimmia sono notevoli, nonostante i loro numerosi punti in comune.
Il problema dell'umanità
Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri,
mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi…
Russel
Gli occhi dell'anima
Non potremo mai dire di aver incontrato davvero l’anima di qualcuno, senza aver prima incrociato i suoi occhi. Lo sguardo è l’unica porta attraverso la quale le anime riescono davvero ad entrare in comunicazione… e solo chi ama profondamente riesce a cogliere lo stato d’animo che ci cela al di là di quella porta. Guardare negli occhi dell’altro e non sentirsi a disagio, significa che siamo entrati dalla porta giusta, che ci sentiamo a casa. Se anche solo per un attimo, quello sguardo dovesse abbassarsi, vuol dire che non è degno di accoglierci.
-Imma Brigante -
Levitazione sonica
Molti popoli raccontano di un periodo in cui i loro avi erano in grado, con la sola forza del suono, di spostare enormi massi: un esempio lampante si ha nella Bibbia stessa, quando gli ebrei, dopo aver girato per una settimana intera attorno alle mura della città di Gerico, suonando le loro trombe, fecero crollare le ciclopiche mura della città. Un altro esempio celebre è Tiahuanaco, una città, di cui oggi ci rimangono solo delle rovine, costruita sul lago Titicaca. In quest’area sono presenti numerosi complessi megalitici e templi, datati al 10.000 a.C. o, come molti altri sostengono, al 700 d.C. La costruzione principale è la Porta del Sole, al cui centro è raffigurata una figura maschile che tiene in mano due bastoni. Costui è il dio fondatore Viracocha. Si dice che i primi abitanti della città avessero poteri soprannaturali, come spostare tramite il suono di una tromba grossi blocchi di pietra.
Inoltre alcune leggende Maya asseriscono che il loro tempio, ad Uxmal, nello Yucatan, fu costruito da nani che con un solo fischio riuscivano a trasportare giganteschi massi. Ma i nani furono distrutti da un grande diluvio, anche se molti si rifugiarono sottoterra in alcuni complessi di pietra somiglianti a delle barche. Anche in Grecia circolava che Anfione, figlio di Zeus, avesse costruito le imponenti mura della città di Tebe. Pausania, un famoso storico del secondo secolo d.C., afferma che i canti di Anfione attiravano dietro di lui belve e sassi. Non solo i greci, ma anche i fenici ci narrano di un dio che ideò la città di Betulla creando delle pietre che si sollevano con un suono.
Non solo nel passato ma anche nella storia contemporanea si sono verificati casi di levitazione sonica. Ad esempio un certo dottor Jarl, afferma che, andato in un monastero tibetano per visitare un suo amico monaco, vide dei monaci vestiti di giallo che suonando trombe e tamburi, dopo essersi disposti in modo da creare un angolo di 90°, riuscivano a sollevare enormi pietre. Sono stati condotti alcuni esperimenti che hanno dimostrato che con una vibrazione sonora è possibile sollevare piccole pietre, dunque queste leggende potrebbero contenere un fondi di verità. In effetti la gravità attira le cariche positive respingendo quelle negative, anche se ancora non si è capito il perché: la sequenza esatta permette dunque di sgretolare le parti dure della pietra, provocando una carica negativa, e ciò farebbe levitare la pietra. Fatto ciò sembra ovvio che gestendo la carica negativa (mantenendo la stessa frequenza esatta) si possa stabilire la direzione, la velocità e la durata. A quanto pare gli egiziani avevano intuito questo, e ciò è dimostrato dal fatto che molti obelischi hanno la funzione di diapason. Non solo gli egizi ma anche i celti, basti pensare infatti che le mura di Stonehenge servivano ad amplificare i suoni prodotti durante le cerimonie. Se in un futuro prossimo potesse essere possibile capire i meccanismi della levitazione sonica, si potrebbe aggiungere un nuovo tassello all’intricato puzzle della fisica e della storia.
Il braccio di Orione Via lattea
Un'immagine del Braccio di Orione della Via Lattea, che si estende in una band immensa in tutto il cielo e dandoci solo il più piccolo assaggio della vastità del nostro universo che ci circonda.
L'immagine è stata scattata dal astrofotografo Luc Perrot, sull'isola francese di Réunion, ad est del Madagascar, che riferisce di aver aspettato due anni per ottenere le condizioni di luce perfette.
In primo piano, circondato da cespugli e alberi, si trova un cratere pieno d'acqua vulcanica serenamente riflettere la luce delle stelle.
Piramide di Yonaguni , Giappone
La singolare conformazione delle rocce che compongono il "monumento", ha dato luogo ad una controversia sulla sua origine. Secondo alcuni studiosi, sarebbe frutto del lavoro dell'uomo, ipotesi che comporterebbe l'esistenza di un'antica civiltà scomparsa. Secondo altri scienziati, le cause che hanno portato alla sua formazione sono di esclusiva origine geologica e naturale.
I teorici della conformazione naturale affermano:
Robert Schoch ha affermato che le rocce in questione "sono tutte naturali...e sono il risultato di una geologia di base e di una classica stratigrafia di rocce arenarie, che tendono a staccare tra loro diverse placche di fondali marini creando l'effetto particolare dei bordi, specialmente in un'area con forte attività sismica." Secondo Schoch, quelle che vengono a suo parere erroneamente scambiate per strutture e decorazioni artificiali, sono quindi graffiti dovuti ad agenti naturali, come l'azione dell'acqua e dei coralli.
PS: Evviva L'acqua del mare è capace pure di fare i graffiti oltre che le strutture Forse gli antichi egizi hanno imparato dal mare
PS: Evviva L'acqua del mare è capace pure di fare i graffiti oltre che le strutture Forse gli antichi egizi hanno imparato dal mare
LA SANTERIA (CUBA)
Magia, mistero, superstizione, filtri d’amore e di morte, in un miscuglio magico animico e sensuale, la Santeria, la vera religione di Cuba, si rifà ad antichi retaggi africani e spagnoli, confondendo in un mix al di fuori delle nostre concezioni ed aspettative, il sacro ed il profano La popolazione di Cuba è meticcia dal punto di vista culturale e lo è anche in campo religioso, dove convengono varie credenze liturgiche. Anche di questo si è arricchita la Santeria che in terra cubana ha messo radici e si è ulteriormente alimentata da nuove fonti. Conosciuta anche come “Regla de Ocha”, la Santeria è la più importante religione di origine africana trasportata a Cuba dagli schiavi di quel continente, mescolatisi in seguito nell’isola (il sincretismo) e praticata fino ai giorni nostri da un gran numero di fedeli al punto di essersi convertita in una rilevante componente culturale dell’identità nazionale cubana. Questo culto è originale dell’Africa equatoriale, più precisamente della regione compresa tra l’antico regno del Dahomey. Togo, Benin e il sud-ovest della Nigeria, dove vissero numerose tribù che avevano come idioma comune il “yoruba”. Oltre alla lingua, queste tribù dividevano tra loro molti tratti culturali e molte credenze religiose, specialmente quella per gli “orisha” che erano riconosciuti da tutte le tribù della regione.
OLODUMARE, il dio supremo
Con l’intensa tratta degli schiavi, che si svolse dal secolo XVI al secolo XIX per il lavoro nelle centrali di produzione dello zucchero, arrivano a Cuba questi negri yoruba d’Africa che riuscirono a conservare vive le proprie credenze religiose grazie alla resistenza opposta nei confronti dei loro padroni e all’abile identificazione degli “orisha” con i santi della religione cattolica a partire da alcune caratteristiche comuni (si fonde così, ad esempio, l’immagine di Santa Barbara con l’orisha Changò, signore del fuoco e del fulmine, dio della guerra; o quella di San Lazzaro con Babalù Ayè, anch’egli divinità dei lebbrosi e delle malattie della pelle). Il complesso sepolcro “yoruba” è composto da numerosi “orisha”, che alla loro origine furono personalità reali dotate di “achè” (potere) e resi santi dai loro discendenti. L’orisha viene trasformato in una forza immateriale che non diventa percettibile agli esseri umani, se non quando prende possesso di uno di essi attraverso la cerimonia denominata “hacerse el santo”.
Tra gli orisha più conosciuti -dopo Changò e Babalù Ayè- ci sono Elegguà (signore delle strade, fusosi con il Nino de Atocha o Sant’Antonio da Padova), Obatalà (creatore della terra e dell’essere umano, identificato con la Virgen de las Mercedes) e Yemayà (madre della vita, identificata con la Virgen de Regla). A Cuba ha un ruolo di rilievo anche Ochùn, dea dell’amore, della femminilità e del fiume che è stata identificata con la Virgen de la Caridad del Cobre (patrona dell’isola).
Con l’abolizione ufficiale della schiavitù (1880) molti schiavi yoruba, emigrati in zone urbane de l’Avana e di Matanzas (province dove si produceva molto zucchero) cominciarono a praticare con maggiore libertà i propri vecchi riti africani già mescolatisi con la religione cattolica. In quel periodo, nei quartieri di Regla e nei pressi de l’Avana, si fondano le prime case dedicate a questo tipo di culto. Due avvenimenti furono decisivi per una definitiva cubanizzazione della Santeria: l’unificazione di diversi culti yoruba in una unica liturgia (la denominata Regla de Ocha) raggiunta dal “balalawo” (il sacerdote dell’orisha Orula, colui che indovina il futuro) Lorenzo Samà e dalla sua sposa Latuan sul finire del secolo XIX, la definizione della “Regla de Ifà” (sistema di predizione usato dagli yoruba) che si deve al babalawo Eulogio Gutierrez (dopo l’abolizione della schiavitù riesce a tornare in Nigeria, dove però riceve l’ordine divino di far ritorno a Cuba per stabilire la Regla de Ifà: l’ordine sacro dei babalawo, gli unici capaci a predire il destino di donne e uomini mediante la Tavola di Orula). Il sistema per predire il futuro usato dalla Santeria, conosciuto appunto come Regla de Ifà, funziona attraverso la “Tavola de Ifà” o di Orula (identificato con San Francesco d’Assisi) che è manipolata dal babalawo, categoria sacerdotale che può essere ricoperta solo dagli uomini e solo quando un altro babalawo (dopo aver consultato la tavola) scopre che può essere figlio di Orula. I denominati “santeros” -uomini e donne- praticano la predizione del futuro quando il santo che hanno ricevuto in affidamento li autorizza per questa attività attraverso un sistema denominato Caracoles. La Santeria, come religione primitiva, ha un carattere pragmatico e attraverso di essa i suoi affiliati cercano di risolvere i problemi spirituali e materiali. Sono molto frequenti le feste dedicate agli orisha con musica e balli, grande quantità di cibo e bevande. Le feste più importanti sono di solito quelle del 4 dicembre, giorno dell’orisha Changò.
Microcip per gli umani
spendiamo i nostr
L'ennesima follia USA: microchip sottocutanei per avere sconti nei negozi La notizia è riportata dal sito pianetamamma.it che illustra quanto sta accadendo in USA: molti negozi chiedono ai clienti di farsi impiantare microchip per ottenere degli sconti sulla merce. E in tanti accettano, per risparmiare qualche moneta. Sempre negli USA (dove è in programma di "chippare" tutta la popolazione per scopi medico-sanitari) già da qualche anno molti cittadini si sono fatti impiantare microchip per monitorare lo stato di salute e addirittura per utilizzarli come segnalatore di posizione in caso di rapimenti. E' in corso una vera e propria campagna per incentivare l'impianto di microchip R-Fid che presto sarà esportato in Europa ed allargato probabilmente alle funzioni di "carta di identità" e "metodo di pagamento": sarà la schedatura totale, saranno in grado di seguire ogni nostro spostamento e come spendiamo i nostri soldi
vulcano Marum sull'isola di Ambrym Island,a Vanuatu.
Escursione all'interno di un cratere vulcanico in piena eruzione,incredibile video!
25 settembre 2012 - Geoff Mackley, Bradley Ambrose, Nathan Berg,sono stati i primi ad essersi calati nel cuore di un vulcano in piena fase eruttiva, arrivando fino a 30 mt dal lago di magma all'interno del famoso vulcano Marum sull'isola di Ambrym Island,a Vanuatu. L'impresa e' stata resa possibile grazie ad uno specifico equipaggiamento ignifugo, l'incredibile escursione e' durata per circa 40 minuti.Ecco l'eccezionale video....
MARUM crater (Ambrym) L'attività del vulcano AMBRYM durante il periodo di osservazione dal 07 agosto al 15 agosto 2012 è stato eccezionalmente meraviglioso, perché al momento dell'ascesa al cratere Marum, tutte le condizioni (meteo, vento, attività) erano ottimale per una buona osservazione del lago di lava bollente, che ha un diametro di circa 100 m. Più fontane degasaggio nel lago generato bolle di lava enormi sporgenti frammenti di lava incandescente alla prima terrazza. Il cratere secondo Marum, Mbuelesu, ha avuto un'intensa attività fumarole con occasionali emissioni luminose di gas e cenere.
MARUM crater (Ambrym) L'attività del vulcano AMBRYM durante il periodo di osservazione dal 07 agosto al 15 agosto 2012 è stato eccezionalmente meraviglioso, perché al momento dell'ascesa al cratere Marum, tutte le condizioni (meteo, vento, attività) erano ottimale per una buona osservazione del lago di lava bollente, che ha un diametro di circa 100 m. Più fontane degasaggio nel lago generato bolle di lava enormi sporgenti frammenti di lava incandescente alla prima terrazza. Il cratere secondo Marum, Mbuelesu, ha avuto un'intensa attività fumarole con occasionali emissioni luminose di gas e cenere.
I MOSTRI DI CRISTOFORO COLOMBO
Cristoforo Colombo nasce a Genova nel 1451 e già intorno ai 23 anni compie i suoi primi veri viaggi a Chio, nell’Egeo e, forse compie un’impresa corsara a Tunisi. Nel 1476 subisce un naufragio e approda sulla costa del Portogallo, così si trasferisce a Lisbona per qualche tempo. Da lì, parte diverse volte e compie viaggi verso l’Inghilterra, l’Irlanda, forse l’Islanda, gli arcipelaghi atlantici e le coste della Guinea. Durante questi viaggi e prima del 1484, probabilmente, viene in possesso di una rara mappa su cui è disegnata una terra ad ovest delle Colonne d'Ercole (stretto di Gibilterra), così matura l'idea di un viaggio, che potrebbe arricchirlo e renderlo famoso. Infatti, a quel periodo risalgono strane mappe anacronistiche che mostrano la costa dell'America Latina ancor prima che venisse scoperta o dell'Antartide così come poteva apparire millenni prima, quando ancora non era ricoperto dai ghiacci. Una mappa di queste è quella di Piri Reis.
Si tratta di un documento realizzato a Costantinopoli nell'anno 1513 d.C dall’omonimo ammiraglio della flotta ottomana e scoperto solo nel 1929 nell'antico Palazzo Imperiale di Costantinopoli. In essa è raffigurata la costa occidentale dell'Africa, la costa orientale del Sud America e la costa settentrionale dell'Antartico. Ciò sorprende, visto che l’Antartide fu scoperto solo nel 1818. Inoltre, nella carta, la Terra della Regina Maud è sgombra dai ghiacci, cosa che secondo gli studiosi ortodossi sarebbe stata possibile solo migliaia di anni fa. Il vero enigma rappresentato da questa carta geografica non è tanto l’aver disegnato un continente scoperto circa tre secoli dopo, ma averlo rappresentato senza la coltre di ghiaccio che lo ricopre da almeno 8000 anni. Piri Reis per disegnare la sua mappa utilizzò altre carte, originariamente depositate con ogni probabilità nella Biblioteca Imperiale di Costantinopoli, ma esse andarono perdute. Un caso molto simile è rappresentato da un'altra carta geografica, quella di Buache, del 1737, a quanto pare, copiata da antiche carte greche. Anch'essa mostra l'Antartide privo di ghiacci, così come era nel Paleolitico. Fu forse una mappa del genere che diede a Colombo il coraggio necessario per poter affrontare un viaggio del genere? Infatti, al tempo, si credeva che oltre le Colonne d'Ercole ci fosse "la fine del mondo", ma non solo; mostri terrificanti capaci di distruggere ogni nave passasse di lì.
Questa era una convinzione ben radicata negli uomini del tempo, per cui, Colombo dovette avere sicuramente delle buone motivazioni per affrontare un simile viaggio. Doveva avere qualcosa di tangibile su cui lavorare, una mappa che doveva mostrargli ciò che nessun altro poteva sapere, se non pochi. Forse, una mappa che trovò in uno dei suoi viaggi in una qualche sperduta località, oppure un oggetto appartenuto alla sua famiglia da diverse generazioni e che poteva risalire, attraverso varie copie, al tempo in cui venne disegnata, magari a centinaia di anni prima. Ma sono tutte congetture. Nel 1484, propone a Giovanni II, re di Portogallo, il suo progetto, ma ne riceve un rifiuto. Il 2 gennaio 1492 i Re Cattolici entrano vittoriosi in Granada (ultima roccaforte musulmana nella Penisola Iberica), e mettono così fine alla "Reconquista". Libera da tale preoccupazione, la regina Isabella di Castiglia accetta di finanziare l'"impossibile" viaggio di Colombo. Quest'ultimo dovette essere davvero convincente per ottenere tale finanziamento, a meno che non mostrò la mappa in suo possesso anche ai Reali si Spagna, in modo da convincerli della riuscita di tale impresa. Ad ogni modo, il 3 agosto 1492, al comando di tre caravelle (la Nina, la Pinta e la S. Maria), lascia il porto di Palos, iniziando il primo dei suoi quattro viaggi che lo condurranno nel Nuovo Mondo, le Americhe.
C'è da dire che, probabilmente, la mappa in possesso di Colombo non dovette riportare delle scritte, o comunque, queste non dovettero essergli comprensibili perché, fino all'ultimo, credette di essere arrivato in India, in Estremo Oriente. Non immaginava assolutamente che potesse esistere un altro continente inesplorato. Il 6 settembre, dopo una sosta tecnica alle Canarie, la flotta inizia la vera e propria traversata oceanica. Durante il lungo viaggio, accadono cose strane. L'equipaggio e lo stesso Colombo vedono strane luci in cielo e misteriosi mostri marini. Si trattò solo di suggestione? Dopo diversi giorni, ancora non c'era traccia di terra e poco prima di giungere a destinazione, l'equipaggio iniziò a tramare per ammutinarsi. Per fortuna (o sfortuna, a seconda dei punti di vista) Colombo fece appena in tempo per scoprire l'America. Il 12 ottobre 1492, dopo trentatré giorni di navigazione, viene avvistata l’isola di Guanahanì, ribattezzata San Salvador, nell’arcipelago delle Bahamas. Da lì in poi, si diede inizio ad una interminabile serie di scoperte e, lentamente, il continente americano venne conquistato dagli Europei, con le tristi conseguenze che conosciamo. La popolazione indigena, in molti casi, venne sterminata o costretta a forza a convertirsi al Cristianesimo. Ma questa è un'altra storia.
Cristoforo Colombo non capì mai di aver scoperto un nuovo continente. Fu Amerigo Vespucci a rendersene conto e a battezzarlo "America". Colombo, ricevuti i sacramenti, circondato dai figli, dai fratelli, dai servitori e dagli amici, ignaro della portata della sua scoperta, morì in miseria (come spesso accadde ai grandi della storia) a Valladolid. Era il 20 maggio 1506.
Si tratta di un documento realizzato a Costantinopoli nell'anno 1513 d.C dall’omonimo ammiraglio della flotta ottomana e scoperto solo nel 1929 nell'antico Palazzo Imperiale di Costantinopoli. In essa è raffigurata la costa occidentale dell'Africa, la costa orientale del Sud America e la costa settentrionale dell'Antartico. Ciò sorprende, visto che l’Antartide fu scoperto solo nel 1818. Inoltre, nella carta, la Terra della Regina Maud è sgombra dai ghiacci, cosa che secondo gli studiosi ortodossi sarebbe stata possibile solo migliaia di anni fa. Il vero enigma rappresentato da questa carta geografica non è tanto l’aver disegnato un continente scoperto circa tre secoli dopo, ma averlo rappresentato senza la coltre di ghiaccio che lo ricopre da almeno 8000 anni. Piri Reis per disegnare la sua mappa utilizzò altre carte, originariamente depositate con ogni probabilità nella Biblioteca Imperiale di Costantinopoli, ma esse andarono perdute. Un caso molto simile è rappresentato da un'altra carta geografica, quella di Buache, del 1737, a quanto pare, copiata da antiche carte greche. Anch'essa mostra l'Antartide privo di ghiacci, così come era nel Paleolitico. Fu forse una mappa del genere che diede a Colombo il coraggio necessario per poter affrontare un viaggio del genere? Infatti, al tempo, si credeva che oltre le Colonne d'Ercole ci fosse "la fine del mondo", ma non solo; mostri terrificanti capaci di distruggere ogni nave passasse di lì.
Questa era una convinzione ben radicata negli uomini del tempo, per cui, Colombo dovette avere sicuramente delle buone motivazioni per affrontare un simile viaggio. Doveva avere qualcosa di tangibile su cui lavorare, una mappa che doveva mostrargli ciò che nessun altro poteva sapere, se non pochi. Forse, una mappa che trovò in uno dei suoi viaggi in una qualche sperduta località, oppure un oggetto appartenuto alla sua famiglia da diverse generazioni e che poteva risalire, attraverso varie copie, al tempo in cui venne disegnata, magari a centinaia di anni prima. Ma sono tutte congetture. Nel 1484, propone a Giovanni II, re di Portogallo, il suo progetto, ma ne riceve un rifiuto. Il 2 gennaio 1492 i Re Cattolici entrano vittoriosi in Granada (ultima roccaforte musulmana nella Penisola Iberica), e mettono così fine alla "Reconquista". Libera da tale preoccupazione, la regina Isabella di Castiglia accetta di finanziare l'"impossibile" viaggio di Colombo. Quest'ultimo dovette essere davvero convincente per ottenere tale finanziamento, a meno che non mostrò la mappa in suo possesso anche ai Reali si Spagna, in modo da convincerli della riuscita di tale impresa. Ad ogni modo, il 3 agosto 1492, al comando di tre caravelle (la Nina, la Pinta e la S. Maria), lascia il porto di Palos, iniziando il primo dei suoi quattro viaggi che lo condurranno nel Nuovo Mondo, le Americhe.
C'è da dire che, probabilmente, la mappa in possesso di Colombo non dovette riportare delle scritte, o comunque, queste non dovettero essergli comprensibili perché, fino all'ultimo, credette di essere arrivato in India, in Estremo Oriente. Non immaginava assolutamente che potesse esistere un altro continente inesplorato. Il 6 settembre, dopo una sosta tecnica alle Canarie, la flotta inizia la vera e propria traversata oceanica. Durante il lungo viaggio, accadono cose strane. L'equipaggio e lo stesso Colombo vedono strane luci in cielo e misteriosi mostri marini. Si trattò solo di suggestione? Dopo diversi giorni, ancora non c'era traccia di terra e poco prima di giungere a destinazione, l'equipaggio iniziò a tramare per ammutinarsi. Per fortuna (o sfortuna, a seconda dei punti di vista) Colombo fece appena in tempo per scoprire l'America. Il 12 ottobre 1492, dopo trentatré giorni di navigazione, viene avvistata l’isola di Guanahanì, ribattezzata San Salvador, nell’arcipelago delle Bahamas. Da lì in poi, si diede inizio ad una interminabile serie di scoperte e, lentamente, il continente americano venne conquistato dagli Europei, con le tristi conseguenze che conosciamo. La popolazione indigena, in molti casi, venne sterminata o costretta a forza a convertirsi al Cristianesimo. Ma questa è un'altra storia.
Cristoforo Colombo non capì mai di aver scoperto un nuovo continente. Fu Amerigo Vespucci a rendersene conto e a battezzarlo "America". Colombo, ricevuti i sacramenti, circondato dai figli, dai fratelli, dai servitori e dagli amici, ignaro della portata della sua scoperta, morì in miseria (come spesso accadde ai grandi della storia) a Valladolid. Era il 20 maggio 1506.
Onore a quei popoli che si riuniscono senza colore politico senza ipocrite ideologie becere e opportuniste
Ma con il solo scopo di di riottenere la libertà la dignità e i diritti umani come sancito nella:
Dichiarazione universale dei diritti umani
firmata a Parigi il 10 dicembre 1948
1° Articolo
« Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. »
La camera d'ambra degli zar
La camera d'ambra, un capolavoro dell'arte barocca, era grande più di cento metri quadrati, rivestita dal pavimento al soffitto con 107 pannelli di ambra del mar Baltico. Quando le 565 candele venivano accese l'effetto era magnifico: sembrava di essere immersi nell'oro. Gli incisori di Koenigsberg avevano impiegato sette anni per completarla. Pietro il Grande la fece montare dall'architetto fiorentino Francesco Bartolomeo Rastrelli (1700-1771) a Tzarskoe Zelo e per 200 anni fu il gioiello più prezioso dei Romanov. La bellissima opera d'arte fu asportata dai nazisti durante i tre anni del terribile assedio di Leningrado. In quel periodo, Tzarskoe Zelo e il suo tesoro furono saldamente in mano ai tedeschi. Quando, nel '43, le sorti della guerra cambiarono e l'Urss passò alla controffensiva, i nazisti smontarono la camera d'ambra pezzo per pezzo e la imballarono in ventidue casse d'acciaio che furono trasportate nell'ex palazzo reale di Koenigsberg. L'anno dopo, i sovietici conquistarono la Prussia orientale e le casse finirono nelle mani delle SS.
L'ambra
Come scoprire l'origine della resina fossile
L'Ambra non è una vera pietra ma il prodotto di un'alchimia naturale che nel corso di milioni d'anni ha creato meravigliose gemme (le resine fossilizzate). Le varietà più preziose sono quelle che inglobano, a perpetuare magicamente i doni della natura, organismi vegetali o animali antichissimi: insetti, fiori, foglie, gemme di piante, frammenti di legno. È stata la prima pietra preziosa della storia e ha la fama di avere proprietà miracolose: si usa da 7000 anni come amuleto. L’Ambra è una “resina fossile” o più correttamente una resina polimerizzata, di età geologica che è compresa tra i 45 e i 10 Milioni di anni. Nonostante la Gemmologia non includa l'ambra tra le pietre dure (la durezza varia tra 2.5 fino ad un massimo di 3.5 della Scala di Mohs) ma tra le cosiddette “pietre semipreziose”, é opinione diffusa che Ambra blu, Ambra rossa, Ambra cognac e/o Ambra verde siano da considerarsi delle vere e proprie pietre preziose o meglio gemme
Piante simili alle attuali conifere (pini, abeti, sequoie, araucarie) o ad alcune graminacee, alberi preistorici oggi estinti, in seguito a lesioni o fratture dovute alla crescita (o ad altri fenomeni naturali), producevano resina (pece) in gran quantità che confluiva attraverso i canali per andare a depositarsi fra le crepe interne dell'albero o sotto la corteccia. Qualche volta gocciolava al di fuori del tronco, stabilizzandosi gradualmente sulla superficie esterna sotto svariate forme (ad esempio come stalattiti). Cadendo, veniva ricoperta dal terriccio e iniziava il lento processo di fossilizzazione, attraverso un fenomeno di polimerizzazione, che consiste nell'unione di piccole molecole, chiamate monomeri in un'unica "macromolecola" detta appunto polimero. Questo processo conferisce alla resina caratteristiche fisiche e chimiche ben diverse dalla resina originaria. Talvolta la resina inglobava qualche insetto, bolle d’aria o di acqua, e frammenti di vegetali (più raramente piccole lucertole, anfibi, peli o piume), che fossilizzavano insieme alla resina stessa. La flora e la fauna intrappolate nell'ambra ci permettono di tentare una ricostruzione sia della foresta stessa che del clima prevalente nelle zone in cui l'Ambra prosperò. Queste foreste fiorirono diversi milioni di anni fa, sia nelle zone temperate che in quelle subtropicali.
Anche se l'ambra non è una vera e propria pietra, ma una gemma organica (il non minerale) ed è (come detto) il frutto della fossilizzazione della resina di albero, secondo la cristalloterapia, si dice che l'Ambra ha la proprietà di assorbire la negatività e di favorire la concentrazione, è quindi consigliata soprattutto a chi studia. La sola consapevolezza di portare un' oggetto di tale bellezza, rafforza la sicurezza nella persona che la indossa. Nel mondo occidentale si riteneva che questa pietra, per la sua caratteristica di elettrizzarsi e per i suoi effluvi aromatici, potesse beneficiare se posta in qualsiasi zona del corpo che presenti la necessità di essere riequilibrata, o in qualsiasi punto del corpo oppresso dal dolore. Assorbendo le energie dissonanti aiuta nel processo di autoguarigione. La vera ambra utilizzata in oreficeria, è di origine vegatale e, a seconda del colore e delle sfumature, viene suddivisa in ambra: gialla, bianca, rossa, bruna, verde e blu. I tipi più diffusi e meglio conosciuti sono l'ambra rossa e quella gialla; la prima, estratta nelle regioni del Messico meridionale, la seconda invece, viene principalmente estratta nelle zone del mar Baltico.
L'Ambra non è una vera pietra ma il prodotto di un'alchimia naturale che nel corso di milioni d'anni ha creato meravigliose gemme (le resine fossilizzate). Le varietà più preziose sono quelle che inglobano, a perpetuare magicamente i doni della natura, organismi vegetali o animali antichissimi: insetti, fiori, foglie, gemme di piante, frammenti di legno. È stata la prima pietra preziosa della storia e ha la fama di avere proprietà miracolose: si usa da 7000 anni come amuleto. L’Ambra è una “resina fossile” o più correttamente una resina polimerizzata, di età geologica che è compresa tra i 45 e i 10 Milioni di anni. Nonostante la Gemmologia non includa l'ambra tra le pietre dure (la durezza varia tra 2.5 fino ad un massimo di 3.5 della Scala di Mohs) ma tra le cosiddette “pietre semipreziose”, é opinione diffusa che Ambra blu, Ambra rossa, Ambra cognac e/o Ambra verde siano da considerarsi delle vere e proprie pietre preziose o meglio gemme
Piante simili alle attuali conifere (pini, abeti, sequoie, araucarie) o ad alcune graminacee, alberi preistorici oggi estinti, in seguito a lesioni o fratture dovute alla crescita (o ad altri fenomeni naturali), producevano resina (pece) in gran quantità che confluiva attraverso i canali per andare a depositarsi fra le crepe interne dell'albero o sotto la corteccia. Qualche volta gocciolava al di fuori del tronco, stabilizzandosi gradualmente sulla superficie esterna sotto svariate forme (ad esempio come stalattiti). Cadendo, veniva ricoperta dal terriccio e iniziava il lento processo di fossilizzazione, attraverso un fenomeno di polimerizzazione, che consiste nell'unione di piccole molecole, chiamate monomeri in un'unica "macromolecola" detta appunto polimero. Questo processo conferisce alla resina caratteristiche fisiche e chimiche ben diverse dalla resina originaria. Talvolta la resina inglobava qualche insetto, bolle d’aria o di acqua, e frammenti di vegetali (più raramente piccole lucertole, anfibi, peli o piume), che fossilizzavano insieme alla resina stessa. La flora e la fauna intrappolate nell'ambra ci permettono di tentare una ricostruzione sia della foresta stessa che del clima prevalente nelle zone in cui l'Ambra prosperò. Queste foreste fiorirono diversi milioni di anni fa, sia nelle zone temperate che in quelle subtropicali.
Anche se l'ambra non è una vera e propria pietra, ma una gemma organica (il non minerale) ed è (come detto) il frutto della fossilizzazione della resina di albero, secondo la cristalloterapia, si dice che l'Ambra ha la proprietà di assorbire la negatività e di favorire la concentrazione, è quindi consigliata soprattutto a chi studia. La sola consapevolezza di portare un' oggetto di tale bellezza, rafforza la sicurezza nella persona che la indossa. Nel mondo occidentale si riteneva che questa pietra, per la sua caratteristica di elettrizzarsi e per i suoi effluvi aromatici, potesse beneficiare se posta in qualsiasi zona del corpo che presenti la necessità di essere riequilibrata, o in qualsiasi punto del corpo oppresso dal dolore. Assorbendo le energie dissonanti aiuta nel processo di autoguarigione. La vera ambra utilizzata in oreficeria, è di origine vegatale e, a seconda del colore e delle sfumature, viene suddivisa in ambra: gialla, bianca, rossa, bruna, verde e blu. I tipi più diffusi e meglio conosciuti sono l'ambra rossa e quella gialla; la prima, estratta nelle regioni del Messico meridionale, la seconda invece, viene principalmente estratta nelle zone del mar Baltico.
Italia - che una volta era il nostro paese
INTANTO:
SEMPRE PIÙ GIOVANI E POVERI, SENZA PROSPETTIVE FUTURE
E LA TASSAZIONE è AL 47% IN ITALIA
I CONTI NON TORNANO