mercoledì 12 settembre 2012

La legge quantistica

Per vivere una vita straordinaria devi pensare in un modo talmente straordinario da condizionare positivamente il sistema nervoso e le abitudini al punto da mantenere la concentrazione e il focus costanti. E’ così che si forma l’atteggiamento che è Tutto! Il tuo cervello è una meccanismo ausiliario ad altissima precisione in cui esiste una parte chiamata: Sistema Reticolare Attivatore. Questa regione del cervello è preposta ad individuare le cose di cui ci accorgiamo, quelle che notiamo, quelle su cui siamo focalizzati. Alcuni ricercatori della Sant’Anna di Pisa hanno creato una protesi di mano controllabile tramite interfacce neurali. Gli scienziati hanno scoperto che l’impulso elettrico che comanda il movimento della mano, è già presente nella corteccia motoria alcuni millisecondi prima di muoverla. Questo significa che il soggetto non ha deciso di muovere la mano nel momento in cui l’ha mossa. E allora chi ha attivato l’impulso? La mente inconscia! Quasi tutte le nostre azioni vengono dettate dalla mente inconscia dov’è presente la maggior parte delle nostre decisioni recondite. In sostanza, ancor prima del movimento del pensiero, nell’inconscio esiste già l’informazione che contiene, se riusciremo o non riusciremo a fare qualcosa. Questa informazione si manifesta nella realtà, anticipando persino il pensiero. Per questa ragione è estremamente necessario deprogrammare tutte le decisioni condizionanti e distruttive che sono innestate nell’inconscio. Siamo condizionati per le associazioni emozionali del nostro passato. Ciò significa che se in una data circostanza pensi di farcela, ma non ce la fai, con tutta probabilità inconsciamente sei ancora convinto del contrario. Se in una stanza hai 7 diapason di cui due tarati sulla stessa frequenza mentre gli altri su frequenze diverse, ti accorgerai che se ne fai risuonare uno dei due uguali, anche l’altro comincerà a vibrare. Questo particolare effetto comunicativo si chiama: Risonanza. Tutto è energia e l’energia si misura in frequenze. Ogni pensiero, ogni cosa, ogni emozione ha una determinata e precisa frequenza. Tutta la realtà è divisa in frequenze. Tutte le frequenze coesistono simultaneamente nello stesso spazio/tempo.
La confraternita dei Mevlevi ha sviluppato a Konya fin dal XII secolo, una musica colta fondata sul sistema dei makam, modi analoghi ai maqam arabi, ai datsgah iraniani e ai raga indiani. La musica sufi della setta Mevlevi, per le sue caratteristiche spirituali e meditative, aiuta i credenti ad avvicinarsi a Dio con un rituale che prevede una danza rotatoria dove la mano sinistra è abbassata verso terra, mentre la mano destra è girata verso il cielo. Il danzatore diviene così il medium tra la terra ed il cielo. La musica è dominata dal nay (flauto verticale) che ha un ruolo mistico nella musica turca, i Küdum (piccoli timpani in cuoio ricoperti di pelle di capra) e gli halile (piatti in rame). Con tali strumenti si esegue la musica del rito mevlevi (ayîn), elemento principale del sema, concerto spirituale preconizzato dal fondatore della confraternita, Mevlänä Djelâleddin el Rûmi («il nostro maestro Djelâleddin del paese di Rum») e divenuto la base della musica colta turca. Il nome Mevlevi deriva da quello di Mevlana, con il quale era conosciuto presso i Dervisci il grande poeta mistico del 13° sec., Jelaluddin Rûmi. Il canto cerimoniale è basato soprattutto su poemi tratti dal Masnavi o da altri scritti di Rûmi. Egli non diede origine alla danza religiosa presso i Sufi, poiché essa gli preesisteva, ma le diede enorme importanza. Così scriveva: "Molte strade portano a Dio. Io ho scelto quella della danza e della musica. Il rituale ha inizio con un lento assolo di preghiera al profeta Maometto, poi i danzatori si tolgono i neri mantelli e chiedono al Semazen il permesso di danzare; benedetti da lui, cominciano lentamente a volteggiare, con le braccia incrociate. A mano a mano che i giri si fanno più veloci i lunghi abiti di discostano dal corpo dei danzatori e le loro braccia si distendono. Il percorso descritto dai Dervisci sul pavimento della sala simboleggia i movimenti dei pianeti intorno al sole: ciascun Derviscio ruota intorno al proprio asse e al tempo stesso si muove intorno al leader Semazen, che rappresenta il sole.

Fare autocritica


Come non dobbiamo farci condizionare dai giudizi altrui, per il solo fatto che sono….. altrui, così non dobbiamo essere troppo indulgenti con noi stessi…. sapersi fare autocritica è opera necessaria per proseguire. Continuare ostinatamente a farsi autocritica è opera indispensabile… pe​r rovinarsi la vita.
(Elitheo Carrani)

Tribù incontra l'uomo bianco per la prima volta

A documentare in diretta un primo incontro con i bianchi, di una tribù indigena è il documentarista francese Jean-Pierre Dutilleux, noto anche e soprattutto per la sua attività di sensibilizzazione dell'opinione pubblica mondiale sui temi legati alla vita ed alla sopravvivenza delle popolazioni indigene nella foresta pluviale amazzonica, incontra i Toulambi, una tribù aborigena che vive in isolamento totale nella giungla di Papua Nuova Guinea. Tra paura, sorpresa e gioia, per i Toulambi si tratta del primo incontro in assoluto con l'uomo bianco. Questo video fa parte di una raccolta di 13 documentari dal titolo "Tribal Journeys - A Window to Another World and Another Time" ed è stato girato nel 1976.

Gobekli Tepe -Turchia

NEL CUORE DELLA PREISTORIA Gobekli Tepe: una straordinaria scoperta archeologica che rivoluziona le nostre conoscenze sul remoto passato dell'uomo e getta una nuova luce sulle antiche tradizioni che hanno originato il racconto biblico della Genesi. Klaus Schmidt, l'archeologo scopritore del primo complesso templare dell'umanita', con questo libro ci conduce per mano dentro l'enigma che attanaglia da sempre gli studiosi della preistoria: donde veniamo e come siamo arrivati fin qui? Davanti a questa domanda cruciale, l'autore non si tira indietro ed avanza ipotesi narrando, in modo coinvolgente, il suo primo impatto con la misteriosa collina di Sanliurfa, nella Turchia orientale, e con i successivi eccezionali ritrovamenti, per poi descrivere con rigore la struttura dell'insediamento neolitico, cercando di interpretare il significato dei colossali pilastri a T disposti a cerchio ed istoriati con straordinari bassorilievi naturalistici o con simboli ancora tutti da decifrare. Il tutto 7000 anni prima delle grandi piramidi egizie e in tempi ancor piu' remoti rispetto all'innalzamento del primo megalite di Stonehenge. Il sito di Gobekli Tepe, con le sue meraviglie provenienti direttamente dall'era glaciale e con quelle che giacciono misteriosamente ancora sotto il manto di terra, e' destinato a cambiare radicalmente la comprensione delle tappe dell'avventura umana. 'La scoperta degli antichissimi templi di Gobekli Tepe (X millennio a.C.) permette per la prima volta di comprendere, con chiarezza senza uguali, come cacciatori e raccoglitori abbiano dato origine alla cultura degli agricoltori sedentari. Un libro affascinante sugli inizi della rivoluzione neolitica.' (Prof. Dr. Friedemann Schrenk, Direttore della sezione paleoantropologica del Senckenberg Museum di Francoforte) 'Questa è la storia della scoperta di un santuario monumentale che, a rigor di logica, non dovrebbe nemmeno esistere. Prima che venisse in luce, infatti, nessuno avrebbe creduto che i nostri predecessori, già 12000 anni fa, fossero in grado di realizzare opere d'arte e d'architettura di tale portata. In questo libro riccamente illustrato l'archeologo Klaus Schmidt, autore degli scavi, descrive quali forze propulsive abbiano potuto manifestarsi in un momento così cruciale per la storia della civilta' umana.''

Il Castagno dei Cento Cavalli


Il Castagno dei Cento Cavalli è un albero di castagno plurimillenario, ubicato nel Parco dell'Etna in territorio del comune di Sant'Alfio (CT) nel cui stemma civico è raffigurato. Il castagno, considerato come il più famoso e grande d'Italia e oggetto di uno dei più antichi atti di tutela naturalistica - se non il primo del genere - in Sicilia, è stato studiato da diversi botanici e visitato da molti personaggi illustri in epoche passate. La sua storia si fonde con la leggenda di una misteriosa regina e di cento cavalieri con i loro destrieri, che, si narra, vi trovarono riparo da un temporale.

Swallow's Nest Castle, Yalta, Ucraina -

Swallow's Nest Castle, Yalta, Ucraina - Conosciuto anche come il castello del Nido di Rondine (Lastivčyne hnizdo), questa fortezza è uno dei simboli dell'Ucraina e si trova vicino a Jalta, nella penisola di Crimea, affacciandosi quindi sul Mar Nero. Costruito esattamente 100 anni fa, il castello non è una struttura di grandi dimensioni, ma colpisce per la sua architetuttra neogotica e soprattutto per la sua posizione privilegiata, a sbalzo su una scogliera, a picco sul mare. Gli interni sono ricchi di stucchi e decorazioni, ma tutti preferiscono il balcone che circonda il castello da dove si ammirano panorami romantici, specie al tramonto. Se poi la vista vi suscita un certo appetito, a fianco del castello si trova un rinomato ristorante italiano!



Il Palazzo reale di Caserta fu voluto dal re di Napoli Carlo di Borbone, il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e desideroso di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli ed al suo reame, volle che venisse costruita una reggia tale da poter reggere il confronto con quella di Versailles. 
Il sovrano si rivolse all'architetto Luigi Vanvitelli, a quel tempo impegnato nei lavori di restauro della basilica di Loreto per conto dello Stato Pontificio. Carlo III ottenne dal papa di poter incaricare l'artista e nel frattempo acquistò l'area necessaria dal duca Michelangelo Gaetani, pagandola 489.343 ducati, una somma che seppur enorme fu certamente oggetto di un forte sconto: Gaetani, infatti, aveva già subìto la confisca di una parte del patrimonio per i suoi trascorsi antiborbonici.
Il re chiese che il progetto comprendesse, oltre al palazzo, il parco e la sistemazione dell'area urbana circostante, con l'approvvigionamento da un nuovo acquedotto (Acquedotto Carolino) che attraversasse l'annesso complesso di San Leucio. La nuova reggia doveva essere simbolo del nuovo stato borbonico e manifestare potenza e grandiosità, ma anche essere efficiente e razionale.
Il progetto si inseriva nel più ampio piano politico di re Carlo di Borbone, che probabilmente voleva anche spostare alcune strutture amministrative dello Stato nella nuova Reggia, collegandola alla capitale Napoli con un vialone monumentale di oltre 20 km. Questo piano fu però realizzato solo in parte; anche lo stesso palazzo reale non fu completato della cupola e delle torri angolari previste inizialmente.

Vanvitelli giunse a Caserta nel 1751 e iniziò subito la progettazione del palazzo commissionatogli, con l'obbligo di farne uno dei più belli d'Europa. Il 22 novembre di quell'anno l'architetto sottopose al re di Napoli il progetto definitivo per l'approvazione. Due mesi dopo, il 20 gennaio 1752, genetliaco del re, nel corso di una solenne cerimonia alla presenza della famiglia reale con squadroni di cavalleggeri e di dragoni che segnavano il perimetro dell'edificio, fu posta la prima pietra. Tale momento viene ricordato dall'affresco di Gennaro Maldarelli che campeggia nella volta della Sala del Trono.
L'opera faraonica durò complessivamente diversi anni e alcuni dettagli rimasero incompiuti. Nel 1759, infatti, Carlo di Borbone di Napoli era salito al trono di Spagna (con il nome di Carlo III) ed aveva lasciato Napoli per Madrid.
I sovrani che gli succedettero, Gioacchino Murat, che all'abbellimento della reggia diede un certo contributo, Ferdinando IV (divenuto poi dopo il congresso di Vienna Ferdinando I delle Due Sicilie), Francesco I, Ferdinando II e Francesco II, col quale ebbe termine in Italia la dinastia dei Borbone
Infine, il 1 marzo 1773 morì Vanvitelli al quale successe il figlio Carlo: questi, anch'egli valido architetto, era però meno estroso e caparbio del padre, al punto che trovò notevoli difficoltà a compiere l'opera secondo il progetto paterno.






Pit Bull storia di due cani ........feroci


Pit Bull in lutto veglia per 14 ore la sua compagna Quattordici ore passate sul ciglio della strada, a vegliare la sua compagna morta. Non è la triste storia di un marito in lutto, ma quella di un pit bull maschio. Venerdì scorso i due cani, apparentemente senza padrone, si trovavano sulla South 16th Street a Phoenix, in Arizona, quando una macchina ha investito la femmina. Lei, ferita, si è trascinata lontano dalla strada, morendo poco dopo su un marciapiede. Lì, i cani sono rimasti a lungo, con il maschio che cercava di "risvegliare", inutilmente, la sua compagna. Il proprietario di un negozio, commosso, ha portato acqua e cibo, e ha chiamato il dipartimento sanitario, il quale, però, è arrivato solo dopo 14 ore. Qualcuno ha scattato una foto, e l'ha messa su Facebook, dove nel giro di poco tempo è stata condivisa da più di duemila persone, preoccupate per il pit bull dal cuore spezzato. Finalmente, il soccorso animali ha salvato il cane, portandolo in un rifugio. Chiuso dietro una rete metallica, mogio, senza appetito, per i volontari è chiaramente "in lutto": - Sta bene, ma sembra davvero molto triste. Se continua a mostrare questi segni di afflizione, dovremo metterlo in una struttura che lo possa aiutare nel suo dolore. Non sappiamo se potrà essere adottato. In tanti si sono fatti avanti, per portarlo a casa con loro. Ma il futuro del cane è ancora incerto: aveva un guinzaglio blu addosso, indizio forse di un proprietario. Al momento, però, non si è fatto avanti nessuno a reclamarlo. E il pit bull resta solo a piangere la sua compagna.

LA PIZZA VA IN MUSEO


LA PIZZA VA IN MUSEO Orgoglio tutto italiano, la pizza è di sicuro l'alimento più imitato e amato in tutto il mondo ma chissà perché in Italia e ancor più a Napoli, la città della pizza per eccellenza, nessuno ci ha mai pensato ed ora è troppo tardi perché è a Philadelphia che nascerà il primo museo al mondo dedicato alla pizza. Il museo (destinato a diventare anche un ristorante) è frutto di una scommessa del ventisettenne Brian Dwyer, ex studente di cinema che, abbandonata l'Università, ha raccolto strumenti e attrezzi da cucina legati al mondo della pizza, anche acquistandoli su Ebay. La città della Pennsylvania non è certo la più famosa in America per la pizza, come lo sono New York, Chicago o persino Phoenix. Posti dove la presenza di grandi comunità d'italiani ha influenzato le scelte alimentari, tanto da rendere il famoso piatto italiano tra i primi nelle scelte a tavola. La particolare guerra americana sulla pizza - gli americani ne sono grandi consumatori, con una media di 46 (grandi) fette all'anno - potrebbe segnare quindi un colpo di scena proprio in favore della stessa Philadelphia, famosa soprattutto per essere stata il posto in cui è stata firmata la dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti, nel 1776.

Aragosta blu


In Nuova Scozia - Canada il 51enne Bobby Stoddard ha pescata un'aragosta blu Le aragoste blu sono molto rare: un esemplare ogni due milioni, dicono gli esperti. Una variazione genetica fa si che il crostaceo produca una proteina in modo così eccessivo da generare questo particolare colore. "E' l'unico esemplare che io abbia mai visto in 33 anni di attività" ha detto il pescatore alla Cnn, precisando che "mio padre è stato un pescatore per ben 55 anni e ne ha catturata una simile circa 45 anni fa". Stoddard, che può catturare fino a 3.000 aragoste in una giornata, inizialmente ha messo in vendita online il crostaceo per 200 dollari ma, dopo avere ricevuto alcune telefonate in cui veniva rimproverato sul fatto di volersi liberare di una creatura così rara, ha deciso di fermare la vendita. "Sono una persona timida - ha detto - catturare aragoste è ciò che faccio nella vita e ora sto cercando di fare la cosa giusta. Non so cosa sia la cosa migliore da fare, forse sarebbe opportuno ridarla all'Oceano ma in realtà vorrei che fosse visibile a più persone possibili". Chissà quale sarà il destino di questa creatura marina, tornerà sui fondali dell'oceano o finirà in un'acquario come attrazione? A Bobby Stoddard il responso, che secondo me, dietro una lauta ricompensa, la cederà voleniteri a qualche famoso Acquario...

Le pietre del sole dei Vichinghi


I vichinghi usavano per navigare delle pietre "del sole" Un'antica leggenda vichinga narra di una "pietra del sole" che, se tenuta rivolta verso il cielo, avrebbe avuto la capacità di rivelare la posizione del sole anche durante una giornata nuvolosa. La leggenda potrebbe avere un fondo di verità: cristalli polarizzanti. I Vichinghi erano di certo abilissimi navigatori, in grado di attraversare migliaia di chilometri di mare aperto tra la Norvegia e la Groenlandia, e ben oltre l'Atlantico. Ma le giornate di luce perpetua durante la stagione estiva non avrebbero permesso loro di utilizzare le stelle come punto di riferimento: fu necessario, quindi, prendere il sole come indicatore della direzione di navigazione. Ma il clima nordico può essere molto incostante, e ci sono giornate (parecchie) in cui il sole è nascosto da uno spesso e opaco manto di nubi. Come navigare senza l'ausilio dell'unico punto di riferimento disponibile?

I tubi di Baigong


I tubi di Baigong sono uno dei misteri più affascinanti del pianeta, e forse uno dei meno conosciuti in assoluto. I tubi di Baigong sono delle strutture che somigliano a condutture scoperte nei pressi del monte Baigong, a 40 km di distanza dalla città di Delingha nella provincia di Qinghai, Cina. Queste condutture, che mostrano evidenti tracce di composti ferrosi, risalirebbero ad un periodo compreso tra i 70.000 ed i 150.000 anni fa, quando l'essere umano trovava difficoltà nell'accendere un fuoco, figuriamoci a manipolarlo per la fusione dei metalli.