I calchi delle vittime di Pompei ed Ercolano


"Il 5 febbraio del 1863 mentre si sgombrava un vicolo, il Fiorelli, il direttore degli Scavi, venne avvertito dagli operai che avevano incontrato una cavità, in fondo alla quale si scorgevano delle ossa. Ispirato da un tratto di genio, Fiorelli ordinò che si arrestasse il lavoro, fece stemperare del gesso, che venne versato in quella cavità e in altre due vicine.
Dopo aver atteso che il gesso fosse asciutto, venne tolta con precauzione la crosta di pomici e di cenere indurita. Eliminati dunque questi involucri, vennero fuori quattro cadaveri ".
Questo racconto descrive l'invenzione del metodo dei calchi, grazie al quale oggi possiamo scorgere le espressioni dei volti, le pieghe dei vestiti, le posizioni contorte in cui i Pompeiani furono sorpresi dalla furia del Vesuvio, ma anche sagome di porte, di armadi, di radici di piante, di animali. 
Il metodo si applica ai corpi sommersi, nella fase eruttiva finale, dalla pioggia di cenere che, col tempo, solidificandosi ne ha preso la forma e, dopo la loro naturale decomposizione, ha creato nel terreno una cavità con la loro impronta. 

Ecco quello che è emerso dal riempimento di calchi, fatti con il gesso. Possiamo scorgere la tremenda tragedia che si è consumata e di come la grande eruzione abbia sterminato e ucciso. Crudele ma allo stesso tempo affascinante, sembra di rivivere quelle sensazioni di paura e di orrore. Dalla posizione dei calchi, possiamo dedurre che la morte sia venuta ad opera dei gas nocivi che l'eruzione ha disperso nell'aria, successivamente tutto è stato coperto da cenere e lapilli incandescenti. Una delle foto ci raffigura anche un cane, ancora legato al guinzaglio e poi donne e bambini rannicchiati, come a volersi quasi addormentare prima del disastro per non vedere nulla. Di questi reperti ne sono stati trovati tantissimi e ciò fa pensare che gli antichi non abbiano nemmeno avuto il tempo di scappare, senza quasi rendersene conto. E' stato possibile ricostruire anche cosa stessero facendo in quel momento. 

Siamo come candele accese


Siamo come candele accese. Il rosso della fiamma non è l’unico colore, ma solo il più esterno e visibile. Ci sono anche il giallo e il blu: alla base, intorno allo stoppino. Allo stesso modo in noi convivono tre livelli di “combustione”: il rosso delle passioni all’esterno, il giallo delle emozioni e, alla base, il blu dello spirito. Chi passa la vita a inseguire passioni per provare emozioni fa u...na cosa molto vitale, ma insufficiente ed è per questo che rischia di rimanere sempre inappagato. Per trarre dai sensi tutto ciò che possono darti, occorre lavorare sullo strato più profondo e nascosto. Imparare a cercare risposte all’interno e non all’infuori di te. Altrimenti sarai sempre vittima delle circostanze e degli ondeggiamenti emotivi altrui.

Donna


Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni…. Però ciò che è importante non cambia;la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è a colla di qualsiasi tela di ragno. Dietro ogni linea di arrivo c`e` una linea di partenza. Dietro ogni successo c`e` un'altra delusione. Fino a quando sei viva, sentiti viva. Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo. Non vivere di foto ingiallite… insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni. Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c`e` in te. Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto. Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce. Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai camminare, usa il bastone. Però non trattenerti mai!!!

-Madre Teresa di Calcutta-

Poi se ne pentono...


Le persone raramente fanno quello in cui credono.
Fanno ciò che conviene e poi se ne pentono

Bob Dylan