giovedì 14 marzo 2019

Il Parco archeologico sommerso di Baia, spettacolo senza tempo.


Scrivere dell’importanza storica del Parco Archeologico Sommerso di Baia è emozionante. 
Qui sorgevano in una natura spettacolare splendide ville di aristocratici e di imperatori romani, che trascorrevano le proprie vacanze tra lusso e sfarzo lontani dalla caotica Roma, un’antica Resort, da dove potevano lo stesso governare l’ Impero e ordire trame politiche. 

Residenze estive con giardini, impianti termali per la cura del proprio benessere fisico, peschiere per l’allevamento del pesce pregiato e imbarcazioni militari e commerciali affollavano il golfo. 


A causa del bradisismo, fenomeno vulcanico, che comportava l’innalzamento e l’abbassamento del territorio e che interessò la vasta area intorno al IV sec. d.C , queste bellezze antiche cominciarono gradualmente a sprofondare e così il mare inghiottì la città di Baia. 

Il ricco patrimonio archeologico non scomparve ma è riuscito comunque a conservarsi rendendo il luogo ancora più suggestivo e affascinante. 
Tutt’oggi l’attività vulcanica nella zona è testimoniata dalla presenza di fumarole. 


 Il Parco Archeologico Sommerso di Baia appare come un mondo parallelo, assopito nel tempo, dove il mare assume il ruolo di portale e una volta immersi si possono ammirare con emozione nell’incerta luce di un basso fondale: frammenti di anfore, di lucerne, di colonne e di mosaici cristallizzati dall’acqua. 

I sub impegnati in suggestive immersioni scorgono luoghi millenari un tempo abitati dai Romani; pavimentazioni pregiate ricche di figure geometriche oltre che un importante gruppo scultoreo che adornava il Ninfeo dell’imperatore Claudio.






La sala che custodisce le statue originali di questo antico triclinium dove Claudio banchettava con i suoi ospiti, si trova nel Castello Aragonese di Baia, che ospita il museo archeologico dei Campi Flegrei. 

Altri ruderi sono della Villa dei Pisoni, I secolo a.C., famiglia patrizia dei Pisoni che organizzò un complotto contro l’imperatore Nerone. 
Scoperto, la villa passò nelle mani dell’imperatore.

 Non dimentichiamo Portus Julius, uno strategico e importante porto commerciale e militare, situato nell’area di Lucrino – Pozzuoli che Ottaviano realizzò per combattere Sesto Pompeo che governava la Sicilia e la Sardegna e impediva i rifornimenti di grano dall’Africa verso Roma.



Fonte: http://crono.news

Restano solo 22 vaquitas. Il più piccolo cetaceo del mondo potrebbe estinguersi entro maggio


Secondo gli esperti, nel Golfo di California restano solo 22 vaquitas (Phocoena sinus), i più piccoli e rari cetacei del mondo.

 Jorge Urban, un biologo dell’Universidad de Baja California Sur ha detto che la una rete di monitor acustici ha rilevato soltanto 22 vaquitas, un numero terrificante che spinge inesorabilmente queste focene verso l’estinzione, ma addirittura più alto di quanto si aspettassero i ricercatori, visto che alcuni avevano stimato che nel Golfo della California fossero ornai rimasti solo 15 esemplari di questi minuscoli cetacei endemici di quello che viene chiamato anche Mar di Cortez.


Quindi, nonostante tutto, le vaquitas sembrano tener duro e quel che le tiene in vita è probabilmente lo schieramento di ambientalisti e forze dell’ordine che ormai, come gli attivisti Sea Shepherd, ingaggiano vere e proprie battaglie contro i pescatori abusivi di totoaba.
 Gli ambientalisti salpano le reti “fantasma” nelle quali rimangono impigliate . e annegano – le vaquitas, un lavoro sempre più pericoloso , visto che la nave di Sea Shepherd Farley Mowat è stata più volte attaccata da decine di veloci barchini da pesca dai quali vengono lanciate pietre e molotov. 
Ma il primo ufficiale di Sea Shepherd, Jack Hutton, fa notare che «Se smettiamo di operare, la vaquita si estinguerà”.
 C’è ancora solo perché rimuoviamo le reti, se smettiamo di rimuoverle, allora per la vaquita non c’è speranza». 

I pescatori sono arrabbiati perché gli ambientalisti stanno impedendo loro di catturare totoaba, in piena stagione di pesca, che raggiunge il culmine a maggio. 
In Cina le vesciche natatorie di questo grosso pesce sono considerate una prelibatezza e un afrodisiaco e al dettaglio possono arrivare a costare migliaia di dollari l’una. 

Con così poche vaquitas rimaste, una massiccia pesca al totoaba potrebbe spazzare via la specie già alla fine di questa primavera.



Tratto da: www.greenreport.it