Il vero volto di Tutankhamon


Dimenticate il profilo regale dipinto nella sua maschera funeraria: la verità sull'aspetto di Tutankhamon è ben più deludente.

 Il faraone più celebre e misterioso della Storia aveva probabilmente denti sporgenti da cavallo, fianchi larghi e disallineati, e un piede caprino che lo obbligava a un'andatura zoppicante.
 È quanto emerge dalla più completa "autopsia virtuale" mai eseguita sui suoi resti: una serie di radiografie compiute sulla mummia oltre a più di 2 mila scansioni computerizzate, corredate da estese analisi genetiche, i cui risultati sono stati diffusi in un documentario della BBC, dal titolo Tutankhamun: The Truth Uncovered.

 Si scopre così che al posto della mascella squadrata e delle labbra carnose care alla sua iconografia il faraone doveva avere denti sporgenti e per nulla "divini"; e che invece di un fisico atletico, mostrava fianchi larghi, quasi femminili, e un piede storpio, che lo costringeva a camminare con un bastone (nella sua tomba ne sono stati ritrovati 130, usati).

 Il suo goffo aspetto era probabilmente dovuto al fatto che il faraone era figlio di un incesto: nato, cioè, da una relazione tra il padre Akhenaten e la sorella, ossia la zia di Tutankhamon.
 È quanto ha dedotto l'italiano Albert Zink, Direttore dell'Istituto per le mummie e l'Iceman presso l'EURAC di Bolzano, dalle analisi genetiche compiute sulla salma reale.

 Nel 1300 a.C., all'epoca in cui visse il re, l'incesto era socialmente tollerato, perché non si conoscevano ancora le conseguenze di queste relazioni sulla salute dei nascituri. 
 Ma la rivelazione più amara riguarda forse la morte del giovane re, sulla quale si è molto speculato in passato: a 19 anni Tutankhamon passò a miglior vita non per un omicidio, e nemmeno per un incidente di caccia o in seguito a una caduta da una biga. 
Secondo la ricostruzione, invece, il piede malato del faraone avrebbe reso impossibile guidare un cavallo.
 Probabilmente Tutankhamon soffriva di uno squilibrio ormonale ereditario, legato alla parentela dei genitori, che lo lasciò molto debole e suscettibile a cadute (soltanto una delle fratture evidenziate sulle sue ossa risale, però, a prima della morte). 
Ma su questo punto occorreranno ulteriori analisi: il faraone aveva infatti, anche la malaria, un ulteriore fattore che potrebbe averlo indebolito. 

Da: focus.it

Sabbia al microscopio


La sabbia : quanto l’abbiamo apprezzata da bambini, quando in riva al mare creavamo formine e castelli, scavavamo buche, creavamo percorsi per giocare con le biglie, incuranti di ‘impanarci’ come una cotoletta.
 Già allora sapevamo quanto fosse bella oltre che divertente, benché ad occhio nudo si mostrasse solo una enorme distesa di colori caldi, dal dorato al marrone. Ma oggi possiamo avere un’idea della sua incredibile meraviglia, osservandola al microscopio.

 Le sue immagini parlano da sole e ci lasciano quasi senza parole.


Il dottor Gary Greenberg, scienziato, biologo e fotografo, da anni immortala la struttura della sabbia vista al microscopio, regalandoci queste spettacolari fotografie. 
La sua passione per la scienza e la fotografia lo ha portato, nel corso degli anni, a creare da sé uno strumento in grado di dare una spettacolare profondità di campo alle immagini, fino ad arrivare ad una definizione in 3D.


Greenberg ha scoperto le meraviglie della composizione della sabbia quasi per caso, cercando di sviluppare un microscopio sempre più avanzato.
 Cominciò ad esaminare la sabbia delle Hawaii che gli spedì il fratello come souvenir da Maui e rimase sbalordito nello scoprire le sue forme.


Sfogliare le sue foto è come guardare il catalogo di una collezione di perle e monili.
 Le particelle hanno delle forme incredibilmente belle ed ognuna di esse è il risultato di un processo di trasformazione lungo migliaia, milioni di anni.


Oggi Greenberg afferma di avere circa un centinaio di ampolle di sabbia stipate nel suo laboratorio e provenienti quasi da ogni spiaggia del mondo: dalle Bermuda alle Hawaii, dall’Asia agli Stati Uniti.
 La composizione dei granelli è la più variegata: scaglie minerali, granelli di lava, frammenti di resti biologici (coralli, ecc.), che rispecchiano l’ecosistema biologico e geologico dell’area in cui la sabbia è stata prelevata.


Il lavoro che sta portando avanti questo scienziato ci offre uno spunto di riflessione apparentemente banale, ma effettivamente trascurato da ciascuno di noi: dobbiamo sempre osservare con attenzione anche le cose più semplici che abbiamo attorno, è attraverso quelle che è possibile vedere l’universo che vi si cela all’interno.

 CLAUDIA RAGANÀ

Il dinosauro più strano della storia


Con la gobba, un aspetto simile a uno struzzo e braccia con artigli incredibilmente lunghe (quasi due metri e mezzo). 
Appariva così lo strano dinosauro noto (ma solo in parte) dagli anni Sessanta e che grazie ai fossili di sue scheletri rinvenuti in Mongolia ha ora finalmente un aspetto completo.

 La ricostruzione del Deinocheirus mirificus, presentata sulle pagine di Nature, mostra che lo sconosciuto rettile fu il più grande rappresentante degli ornitomimosauri, famosi come dinosauri-struzzo. 
Uno dei due esemplari rinvenuti infatti sarebbe stato lungo 11 metri per un peso di oltre 6000 kg. 

 Degli ornitomimosauri il Deinocheirus mirificus non era però solo il più grande. 
Alcune caratteristiche, spiegano gli scienziati guidati da Yuong-Nam Lee del Korea Institute of Geoscience and Mineral Resources (Daejeon, South Korea) ne facevano un rappresentante davvero unico, come il muso allungato e la gobba. 
Muso sul quale si trovava una sorta di becco, simile a quello delle anatre, attraverso cui il dinosauro avrebbe cacciato cibo sul fondo dei ruscelli.


Secondo i ricercatori infatti l’animale era bene adattato agli ambienti fluviali, dove riusciva a muoversi (lentamente, come suggerisce l’anatomia del rettile, con grande bacino e piedi abbastanza larghi) senza affondare sul terreno bagnato, grazie a ossa piatte sotto i loro artigli.
 Ma oltre a cibarsi di pesce (come mostrano anche alcuni resti rinvenuti in quello attribuibile come lo stomaco dell’animale) il dinosauro avrebbe consumato anche piante, suggerendo che fosse un onnivoro. 

Fonte : http://www.wired.it/scienza/ecologia

Stanchi? Sfiduciati? Dal Perù arriva la miracolosa “Maca”


La Maca si ottiene da una pianta perenne che cresce in Perù, più precisamente sull’altopiano delle Ande Peruviane, a una altitudine di oltre 3500 metri sul livello del mare.

 La pianta della Maca appartiene alla famiglia delle Brassicaceae, e il suo nome botanico è Lepidium Meyenii. Una nota curiosa che la dice lunga sulla ricchezza di questo alimento è che la pianta della Maca impoverisce il terreno dove viene coltivata al punto da non poterci coltivare altro per diversi anni.
 La parte più importante e preziosa del Maca impiegata nell'alimentazione è la radice, il tubero che cresce nel suolo, spesso anche chiamato Ginseng peruviano.

 La storia di questa radice è molto antica e affascinante: le sue straordinarie virtù nutrizionali e medicamentose erano note già in età precolombiana agli Inca che la consideravano un dono degli dei, una carica di energia riservata a guerrieri e sacerdoti.
 Oltre al significato di energia vitale, salute, resistenza e forza per prestazioni elevate che gli Incas attribuivano alla Maca, un altro motivo di notorietà di questa pianta era relativo alle sue qualità afrodisiache e rinvigorenti in ambito sessuale. 

La Maca, crescendo tra le alture inospitali delle Ande, vive spontaneamente in balia dell’escursione termica: pare che la pianta disponga di un particolare meccanismo di autoprotezione tutto da studiare.

 Le popolazioni locali la utilizzano da migliaia di anni 

 È un alimento versatile proprio perché i tuberi – sempre nella cucina locale – sono consumati sia freschi che secchi, cotti in modi diversi, come piatto base oppure come contorno. 
La polvere tostata invece diventa ingrediente principale nella preparazione di dolci e alcolici.

 La Maca è un alimento completo: ricca di aminoacidi essenziali (circa il 10%), sali minerali e vitamine, acidi grassi, carboidrati, proteine (10%) e fibre. Per questo motivo può essere definita “ricostituente” ed è largamente utilizzata da soggetti che necessitano di un supporto energetico supplementare sia a livello fisico che mentale, ed anche a coloro che desiderano sviluppare la massa magra. Infatti proprio la presenza degli aminoacidi conferisce a questo superfood proprietà anabolizzanti, rendendolo un ottimo supplemento alimentare nelle attività ad alto consumo energetico e un coadiuvante dell'aumento della massa muscolare negli sportivi.

 Al contrario di molte piante energizzanti la Maca, però, non contiene stimolanti nocivi. 
Pur essendo però priva di caffeina, la radice della Maca ha un effetto simile al caffè, stimolando e riequilibrando il sistema nervoso e coadiuvando fisiologicamente le capacità di concentrazione, la lucidità mentale e la memoria.

La Maca, grazie alla sua azione tonica ed energizzante, che ricorda le sue proprietà comuni ad altri superfood come il ginseng, è un naturale aiuto per chi soffre di stanchezza cronica e depressione, e per chi svolge attività intellettuale impegnativa. 
Ha inoltre la capacità di riequilibrare e stabilizzare il sistema cardiovascolare, quello linfatico e la muscolatura. 
Tecnicamente si dice che è un alimento “adattogeno” in grado di fornire più energia al corpo quando è necessario, rendendosi un alleato prezioso per migliorare l'adattabilità del corpo a situazioni di stress.


Quanto alle decantate proprietà a favore della fertilità maschile e femminile e a quelle afrodisiache, diversi studi hanno confermato entrambe le azioni sia a livello di miglioramento di produzione di spermatozoi e della loro mobilità, sia come incremento della fertilità nelle donne, oltre ad un aumento del desiderio sessuale: grazie a questa sua capacità di incrementare la libido (senza tuttavia modificare la quantità di testosterone circolante) questo tubero si è guadagnato anche il nome di Viagra peruviano. 
Grazie ad una benefica azione per la sindrome pre-mestruale e i dolori mestruali, e regolarizzante del ciclo, la Maca è indicata in ogni fase della vita delle donne.

La Maca si trova in commercio in forma di integratore alimentare (estratto secco) in compresse oppure in polvere, ed in tal caso è a tutti gli effetti un alimento. 
La migliore qualità di Maca in polvere in commercio è di tipo biologico, essiccata al sole e macinata a mano per preservarne la vitalità e la struttura nutrizionale.
 La polvere di Maca può essere semplicemente mescolata con acqua calda o fredda, e bevuta, oppure aggiunta a frullati di frutta e verdura o anche a bevande a base di latte vegetale (riso, soia, avena). Infine si può usare come ingrediente per dolci. 

Per quanto riguarda il dosaggio consigliato, come sempre è soggettivo .
Non è consigliabile assumerla durante gravidanza e allattamento. 

Dettifoss: la cascata delle meraviglie


Siamo nel Parco Nazionale di Vatnajokull, nella parte nord-orientale dell’Islanda, dove scorrono le acque di una cascata che molti avranno visto nelle scene del film Prometeo: la cascata Dettifoss.

 Questa cascata detiene due importanti primati, essendo al primo posto in Europa per la potenza e il volume delle sue acque.
 Le sue acque nascono dal ghiacciaio Vatnajökull, da cui parte il corso del fiume Fjollum che poi si butta giù per il canyon Jökulsárgljúfur.

 Raggiunge la portata di 193 metri cubi di acqua al secondo e la potenza è così elevata che le rocce vibrano al suo passaggio, producendo anche rumore.
 Quando è in piena, il fiume è ricco di sedimenti scuri che fanno contrasto con l’acqua limpida e chiara della cascata.

 La cascata presenta una larghezza di 100 metri e una caduta di 45 metri.