venerdì 14 marzo 2014

La famiglia!!!.........i commenti li lascio a voi io non sono radicalscic

Il bambino ha due mamme:
l’asilo annulla la festa del papà
L’iniziativa in una scuola materna della Capitale:
per non turbare un alunno con due madri.
Protestano altri genitori ROMA -
Il 19 marzo è la festa del Papà e in molte scuole italiane si celebra la ricorrenza che nel nostro Paese, di tradizione cattolica, coincide con San Giuseppe, padre putativo di Gesù e archetipo del papà e del marito devoto.
Ma cosa succede se un bambino è figlio di genitori omosessuali e ha, per esempio due mamme?
In una scuola materna di Roma il problema è stato risolto, dopo aver sentito una psicologa, cancellando la festa del papà e optando per una generica festa della famiglia.
Ed è scoppiato il putiferio.
Un folto gruppo di genitori ha inoltrato una formale protesta al Municipio II, di competenza per l’istituto, e l’assessore municipale gli ha dato ragione:
«Mi sento di condividere il disappunto di queste famiglie – ha commentato Gloria Pasquali assessore municipale alle Politiche educative -, non si tratta di discriminare qualcuno ma credo che non sia corretto cambiare così il calendario delle attività scolastiche e che non sia nemmeno educativo per chi non ha il papà».
Della stessa opinione anche Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio:
«Quello che ci sta a cuore – ha detto – non è la polemica fine a se stessa, ma il bene del bambino in questione.
Quanti altri bambini in Italia vivono senza avere accanto i propri genitori?
Penso ai bambini orfani ad esempio o a molti figli di genitori separati, anche per loro bisognerebbe non vivere questa festa?
E dopo?
Cancelliamo anche la festa della Mamma per tutti i casi inversi?».

LA FAMIGLIA fin dalla notte dei tempi è formata da padre, madre e figli
In nome di non si sa bene quale logica (modernità?) è diventata genitore 1 e genitore 2.
mamma+mamma,  papà+papà.
Mancano solo i genitori robotici.
Ma i figli delle coppie normali o naturali hanno ancora dei diritti, o sono discriminati?.
Proprio perchè oggi fa tanto radicalscic essere fuori dagli schemi , che si leggono notizie di questo genere.

Il coguaro si è estinto: grazie umanità !


E alla fine dopo anni di dubbi riguardo all’effettiva sopravvivenza di questo esemplare, è arrivata la triste notizia: il coguaro orientale (Puma concolor coguar) è ufficialmente estinto.
 Effettivamente chissà da quanto tempo. 
Sottospecie del Puma, genericamente indicato come “Leone di montagna” o “Coguaro”, era più piccolo del suo “fratello maggiore” più famoso e non veniva avvistato dagli anni ’30 (se non tramite sporadiche e dubbie fotografie amatoriali).
La pessima notizia non può che farci rattristare, pensando a quanti hanno amato questo felino.
 Sorge spontaneo un grido di ringraziamento a quell’umanità che, spinta da logiche inconsapevoli ed autodistruttive, contribuisce all’estinzione di tante innocenti specie animali.
Rischiamo di perdere sempre più biodiversità nel nostro pianeta, dove ogni organismo ha una sua funzione fondamentale nell’ecosistema. 
Sistema, appunto, poiché ognuno svolge una propria funzione e, come la mancanza di operai specializzati manderebbe in tilt le catene di montaggio, così la perdita di specie animali non fa che mandare in crisi l’intero ecosistema. 
O, meglio, mandarlo ancora più in crisi di quanto non si faccia con il riscaldamento globale ed il disboscamento.


Si parla anche di novità tecnobiologiche di clonazioni che potrebbero riportare in vita tilacino e huia, dodo e dinosauri. 
Al di là delle affermazioni fantascientifiche (dove si rischierebbe una vera catastrofe, lo spielberghiano Jurassic Park fa da buon profeta apocalittico), l’etica impone prudenza su tali interventi. 
Verrebbero a mancare milioni di anni di evoluzione e adattemento nel curriculum di specie animali riportate in vita dal nulla.
Inoltre, del Puma orientale si è parlato in maniera piuttosto ampia, cosa che non si fa con centinaia di specie di insetti o pesci che scompaiono nel nulla senza che nessuno sappia niente, solamente perché hanno un nome difficile o un aspetto sgradevole. 
Come abbiamo affermato prima, ogni organismo ha la sua funzione nel sistema. 
Direbbe Re Mufasa ne “Il re leone” della Disney: 
“devi rispettare tutte le creature, dalla piccola formica alla saltellante antilope”. 

Non ci sono animali di “serie b”, tutti hanno la stessa importanza per il nostro pianeta.
Infine, le dichiarazioni-shock in merito alla notizia dell’estinzione del coguaro orientale: “tanto c’è ancora il puma occidentale”, oppure “è logico che gli animali non addomesticati si estinguono” (in giro per il web si trova anche questo!). 
Queste esternazioni non fanno che mostrare quanto tragica sia la situazione: vi è una mancanza drammatica di cultura della biodiversità, per non parlare di quella ecologista.
Senza vestire i panni di ambientalisti fondamentalisti, oppositori del progresso o fanatici animalisti, si può senza dubbio affermare che, se il mondo è un dipinto, ogni qual volta si estingue una creatura si può dir scomparso uno dei colori messi su tela dal nostro pittore. Chiamatelo Dio, Allah, Geova, Jahvé, Zeus, Madre Natura, Big Bang o come volete. 

Senza ombra di dubbio però, se il pittore resta ignoto, colui che cancella i colori ha un nome univoco, semplice e terrorizzante: “uomo”. 

 Fonte: http://ilfattaccio.org

poesia d'amore






Ti avevo cantato una canzone.
Tu tacevi.
La tua destra tendeva con dita stanche una grande,
rossa,  matura rosa purpurea.
E sopra di noi con estraneo fulgore si alzò la mite notte d’estate, aperta nel suo meraviglioso splendore,
la prima notte che noi godemmo.
Salì e piegò il braccio oscuro intorno a noi ed era così calma e calda.
E dal tuo grembo silenziosa scrollasti i petali di una rosa purpurea. 

(Hermann Hesse)

Le due Coree

) L’ultima testimonianza della guerra fredda: due Coree delle quali una è quasi del tutto sconosciuta:
L’inviato di guerra del ”Corriere della Sera”, Giuliano Gallo, racconta la Corea del Nord : il filmato è stato postato su YouTube il 20 dicembre 2011

Un po di storia 
Notizie sui primi aitanti della Corea si hanno a partire dall'8000 a.C.
Secondo il Samguk Yusa e altre testimonianze dell'era medievale coreana, il regno di Gojoseon (Antico Joseon) sarebbe stato fondato nel 2333 a.C., finendo con l'estendersi dalla penisola coreana a gran parte della Manciuria.
Verso il III secolo a.C., esso si disgregò in vari stati successori
La storia della Corea si estende dai tempi del Paleolitico inferiore fino ai giorni nostri.
All'incirca intorno all'anno zero dell'era cristiana, i Tre Regni (Goguryeo, Silla e Baekje) conquistarono gli altri stati successori di Gojoseon, giungendo a dominare la penisola e gran parte della Manciuria.
I tre regni rivaleggiavano tra loro sia economicamente che militarmente.
Nel 1392, a seguito di un colpo di stato, il generale Yi Seong-gye fondò la dinastia Joseon (1392-1910). Re Sejong il Grande (1418-1450) creò l'hangul, l'alfabeto coreano.
Tra il 1592 ed il 1598, il Giappone invase la Corea, ma fu infine respinto grazie agli sforzi degli eserciti e della marina guidata dall'ammiraglio Yi Sun-shin.
Negli anni 1620 e 1630, Joseon subì invasioni dalla dinastia manciù dei Qing. Durante il XIX secolo, la Corea tentò di porre un freno all'influenza straniera chiudendo le frontiere a tutte le nazioni eccetto la Cina.
Nel 1853 la USS South America, una cannoniera americana, visitò Busan per 10 giorni ed ebbe contatti amichevoli con ufficiali locali coreani.
Invasione francese 
Nel 1866, in reazione al sempre maggiore numero di conversioni coreane al cristianesimo, la corte coreana strinse i freni con gli abusivi missionari cattolici francesi, massacrando ugualmente i missionari francesi ed i convertiti coreani.
Quello stesso anno in autunno la Francia invase ed occupò porzioni dell'Isola Ganghwa.
L'esercito coreano vinse pesantemente ed i Francesi abbandonarono l'isola.
Spedizione statunitense in Corea (1871)
La General Sherman, uno schooner a ruota laterale della marina mercantile di proprietà britannica, dotato di armi, tentò di aprire la Corea al commercio .
Dopo un iniziale problema di comunicazione, la nave risalì un fiume e si arenò vicino a Pyongyang.
Dopo aver ricevuto l'ordine di andare via da parte di ufficiali coreani, gli uomini dell'equipaggio americano uccisero quattro abitanti coreani, rapirono un ufficiale militare ed ingaggiarono sporadici combattimenti che continuarono per quattro giorni.
Dopo due tentativi falliti di distruggere la nave, la USS General Sherman fu infine data alle fiamme da navi incendiarie coreane caricate con primitivi esplosivi.
In risposta, gli Stati Uniti si scontrarono militarmente con la Corea nel 1871, uccidendo 350 Coreani e ritirandosi in ciò i Coreani chiamano Sinmiyangyo.
Cinque anni dopo, l'isolata Corea firmò un trattato di scambio con il Giappone, e nel 1882 firmò un trattato con gli Stati Uniti, ponendo fine a parecchi secoli di isolazionismo.
Entrata giapponese
Verso il 1876, un Giappone in rapida modernizzazione obbligò la Corea ad aprire i suoi porti e sfidò con successo l'impero Qing nella Guerra sino-giapponese (1894-1895).
Nel 1895, i Giapponesi furono coinvolti nell'omicidio dell'imperatrice Myeongseong, che aveva cercato l'aiuto russo, ed i Russi furono costretti a ritirarsi dalla Corea.
Nel 1897, Joseon fu rinominato Impero coreano, e re Gojong divenne l'imperatore Gojong. Seguì un periodo di influenza russa, finché il Giappone sconfisse la Russia nella Guerra russo-giapponese (1904-1905).
La Corea divenne di fatto un protettorato del Giappone il 25 luglio 1905, il Trattato del Protettorato del 1905 fu promulgato senza il necessario sigillo dell'imperatore Gojong.
Nel 1910 il Giappone annetté di fatto la Corea in base al Trattato di annessione nippo-coreano.
Sebbene la legalità del trattato sia ancora asserita dal Giappone, esso generalmente non è accettato in Corea perché non fu firmato dall'Imperatore di Corea come richiesto e violava la convenzione internazionale sulle pressioni esterne riguardo ai trattati.
La Corea fu controllata dal Giappone mediante un cosiddetto Governatore Generale di Corea fino alla resa incondizionata dello stesso Giappone alle Forze Alleate, il 15 agosto 1945, quando si considerò la sovranità de jure trasferita dalla dinastia Joseon al Governo provvisorio della Repubblica di Corea.
La dominazione nipponica fu molto dura: i Giapponesi eliminarono la gerarchia di Joseon, distrussero il Palazzo reale di Gyeongbokgung, e modificarono il sistema di tassazione coreano per scacciare i fittavoli ed esportare le colture di riso coreane in Giappone, causando così una penuria del principale alimento del paese che si risolse in una serie di gravi carestie; introdussero inoltre una serie di misure punitive, incluso l'assassinio di coloro che rifiutavano di pagare le tasse nelle province; imposero lo schiavismo nei lavori stradali, nelle miniere e nelle prime fabbriche sfruttatrici in Corea.
Il Giappone, inoltre, promosse lo schiavismo dei Coreani anche in patria e nei territori occupati, trasferendovi a forza gli schiavi.
Dopo la morte dell'imperatore coreano Gojong nel gennaio 1919, che si diceva fosse stato avvelenato, manifestazioni per la liberazione contro gli invasori giapponesi ebbero luogo su scala nazionale il 1º marzo 1919 (il Movimento del 1º marzo (Samil)). Questo movimento fu soppresso con la forza e circa 7.000 persone furono uccise dai soldati e dalla polizia giapponesi.
Si stima che 2 milioni di persone presero parte a manifestazioni pacifiche a favore della liberazione.
Molti cristiani coreani, compreso un intero villaggio di Jeamri, furono crocifissi o bruciati vivi mentre combattevano per la liberazione coreana.
Questo movimento era in parte ispirato dal discorso del 1919 del presidente statunitense Woodrow Wilson, che dichiarava il sostegno al diritto di autodeterminazione e al fine del dominio coloniale per gli Europei.
Nessun commento fu fatto da Wilson sulla liberazione coreana, forse perché una fazione pro-giapponese negli Stati Uniti cercava vie di penetrazione commerciale in Cina attraverso la penisola coreana.
A Shanghai, Cina, come conseguenza immediata del Movimento del 1º marzo, fu istituito il Governo provvisorio della Repubblica di Corea, che coordinava lo sforzo della liberazione e la resistenza contro il controllo giapponese.
Alcune delle conquiste del Governo provvisorio includono la Battaglia di Chingshanli del 1920 e l'imboscata ai capi dell'esercito giapponese in Cina nel 1932. Il Governo provvisorio è considerato il governo de jure del popolo coreano nel periodo dal 1919 al 1948, e la sua legittimità è consacrata nel preambolo alla costituzione della Corea del Sud.
Le continue insurrezioni anti-giapponesi, come quella degli studenti nel novembre 1929, condussero nel 1931 al rafforzamento del governo militare.
Dopo gli scoppi della Guerra sino-giapponese nel 1937 della Seconda guerra mondiale nel 1939 il Giappone tentò di cancellare l'identità della Corea come nazione.
Il culto presso i santuari scintoisti giapponesi fu reso obbligatorio. Il programma scolastico fu radicalmente modificato per eliminare l'insegnamento della lingua e della storia coreane all'interno della Corea.
La continuità della stessa cultura coreana cominciò ad essere illegale.
La cultura e l'economia della nazione subirono pesanti perdite. la lingua coreana fu bandita ed i Coreani costretti ad adottare nomi giapponesi.
Numerosi manufatti culturali coreani furono distrutti o portati in Giappone.
Non a caso, ad oggi preziosi manufatti coreani si possono spesso trovare in musei giapponesi o tra collezionisti privati. Si proibì la pubblicazione dei giornali in lingua coreana e all'università lo studio della storia coreana fu bandito, con i libri di testo coreani bruciati, distrutti o dichiarati illegali sotto la supervisione del Comitato per la revisione della storia coreana.
Secondo un'indagine del governo sud-coreano, 75.311 beni culturali furono asportati dalla Corea.
Il Giappone ne ha 34.369, gli Stati Uniti 17.803.
Durante la Seconda guerra mondiale, i Coreani furono costretti a sostenere lo sforzo bellico giapponese.
Decine di migliaia di uomini furono arruolati nelle forze armate giapponesi.
Circa 200.000 ragazze e donne, per lo più della Corea e della Cina, furono arruolate come schiave sessuali, eufemisticamente chiamate "donne di conforto"

La divisione della Corea 



La resa incondizionata del Giappone, il crollo anteriore della Germania nazista, combinati con i fondamentali spostamenti della politica e dell'ideologia mondiali, condussero alla divisione della Corea in due zone di occupazione che ebbe effettivamente inizio l'8 settembre 1945, con gli Stati Uniti che amministravano la parte meridionale della penisola e l'Unione Sovietica che prendeva il controllo sull'area a nord del 38º parallelo.
Il Governo provvisorio fu ignorato, principalmente a causa dell'errata convinzione americana che fosse troppo allineato su posizioni comuniste.
Questa divisione avrebbe dovuto essere temporanea ed inizialmente si intendeva restituire una Corea unificata al suo popolo fino a quando gli Stati Uniti, il Regno Unito, l'Unione Sovietica e la Repubblica di Cina avessero potuto organizzare un'amministrazione fiduciaria.
Alla Conferenza del Cairo il 22 novembre 1943, si convenne che "a tempo debito la Corea diventerà libera ed indipendente"; ad un successivo incontro a Jalta nel febbraio 1945, si convenne di costituire un'amministrazione fiduciaria di quattro potenze sulla Corea.
Il 9 agosto 1945, i carri armati sovietici entrarono nella Corea settentrionale dalla Siberia, incontrando poca o nessuna resistenza. Il Giappone si arrese alle Forze Alleate il 15 agosto 1945.
Nel dicembre 1945, una conferenza si riunì a Mosca per trattare il futuro della Corea. Fu discussa un'amministrazione fiduciaria di 5 anni, e fu istituita una commissione congiunta sovietico-americana. La commissione si riunì in modo discontinuo a Seul, ma giunse ad un punto morto sulla questione di costituire un governo nazionale. Nel settembre 1947, con nessuna soluzione in vista, gli Stati Uniti sottoposero la questione coreana all'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Le iniziali speranze per una Corea unificata, indipendente, evaporarono rapidamente quando la politica della Guerra fredda e l'opposizione al piano di amministrazione fiduciaria da parte degli anti-comunisti coreani ebbero come risultato alla costituzione nel 1948 di due nazioni separate con sistemi politici, economici e sociali diametralmente opposti.
Il 25 giugno 1950, con la sua risoluzione n. 82 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite riconobbe la Repubblica di Corea come il solo governo legale della Corea.
Nel giugno 1950 scoppiò la Guerra di Corea quando la Corea del Nord violò la linea del 38º parallelo per invadere il Sud, ponendo fine per il momento a qualsiasi speranza di una riunificazione pacifica. A causa del dominio americano sulla Corea del Sud, questa è divenuta una democrazia capitalista, mentre la Corea del Nord, a causa dell'occupazione sovietica, ha istituito un governo di tipo comunista. Da allora i rapporti tra le due Coree hanno conosciuto alti e bassi, oscillando sempre fra momenti di aperta ostilità e tentativi di dialogo e riavvicinamento. 



Seoul capitale Corea del Sud
Dopo la scissione, ha registrato due percorsi estremamente diversi, se non addirittura antitetici.
Alla chiusura e all'oscurantismo della Repubblica del Nord, hanno fatto e fanno da contraltare la netta disponibilità e sensibilità allo scambio e al confronto della Corea del Sud.
Sopratutto discipline come il cinema o l'architettura mostrano i segni delle influenze straniere penetrate nel Paese, statunitensi, giapponesi o malesi, senza preclusione.
Artisti e architetti riconosciuti a livello mondiale, compositori e cantanti da milioni di copie invitano a considerare la Corea del Sud come una delle realtà in maggior fermento a livello culturale, non solo in una prospettiva continentale ma globale.



Pyongyang. capitale Corea del Nord

Furti di opere d'arte

La storia del collezionismo d'arte è ricoperta, purtroppo, da episodi sgradevoli e disonesti e tali eventi, quando si verificano, sono molto tristi in quanto rubare un'opera d'arte custodita in un museo, va oltre l'atto materiale del furto e diventa un danno per l'intera colletività che viene privata di un patrimonio culturale unico ed irripetibile. Nella storia dei furti di opere d'arte il caso più eclatante resta il furto (per motivi patriottici) della Gioconda dal Louvre, nel 1911 e ritrovata due anni dopo a Firenze, sotto il letto dell'imbianchino Vincenzo Peruggia.


Il furto più doloroso per l'Italia resta ancora quello della Natività del Caravaggio, rubata nel 1969 a Palermo e mai più recuperata. 










Oggi parleremo di cinque furti sensazionali, avvenuti negli ultimi decenni, alcuni dei quali a lieto fine e altri, sfortunatamente, avvolti ancora nel mistero. 
Nonostante gli sforzi inesauribili di detectives specializzati e della polizia di tutto il mondo, alcune opere rubate sono scomparse nel nulla.  

Leonardo da Vinci, Madonna dei Fusi (1500 - 1510)


Questo famoso quadro di Leonardo da Vinci (l'unico dipinto di Leonardo in Scozia) è stato rubato dal Castello di Drumlanrig del duca di Buccleuch in Scozia, il 27 agosto 2003.
 A quanto pare, i ladri si sono uniti ad un gruppo di visitatori del castello. 
 Il valore di questa straordinaria opera si aggira attorno ai 35 milioni di euro. 
Ritrae la Madonna con il Bambin Gesù che tiene in mano un fuso di legno a forma di croce. 
 E' rimasto nascosto per 4 anni mentre veniva cercato dalle polizie di tutto il mondo. E finalmente fu ritrovato nel 2007 negli uffici si uno studio legale a Glasgow, appeso in bella vista come se niente fosse. 
Nonostante la peripezia, il capolavoro non è stato danneggiato e non ha richiesto nessun tipo di restauro.

 Edvard Munch, L'urlo (1893) e la Madonna (1894)




Il 22 agosto 2004, due uomini armati e mascherati entrano nel Museo Munch di Oslo, Norvegia, e in pochi minuti rubano le due opere del famoso artista, appese alla parete del museo con dei semplici fili, senza nessuna barriera protettiva.
 Nessun allarme suonò e i banditi si allontanarono indisturbati a bordo di un'auto in attesa all'esterno del Museo. 
 L'Urlo ha un valore stimato intorno si 54 milioni di Euro. Fortunatamente il 31 agosto 2006 la polizia norvegese ha recuperato entrambi i quadri. E dopo un restauro, ritenuto necessario per cancellare i danni causati dall'umidità, le due opere sono tornate ad essere esposte. 
Il dipinto L'urlo è la seconda volta che diventa oggetto di furto. La prima volta il quadro era stato rubato il 12 febbraio del 1994 ed era stato ritrovato 3 mesi dopo. 
 Una piccola curiosità. Dopo il primo furto i ladri lasciarono un biglietto con scritto "grazie per la scarsa sicurezza".  

Vincent Van Gogh, La chiesa riformata di Nuenen (1884) e Vista della spiaggia di Scheveningen (1882)    




Le due opere sono state trafugate dal museo Van Gogh di Amsterdam il 7 dicembre 2002, poco prima che il Museo aprisse al pubblico.
 I ladri (o il ladro, ancora non si sa) hanno utilizzato una scala per arrampicarsi fin sopra il tetto e da lì si sono calati all'interno, evitando tutti i sistemi di sicurezza. 
 Le tele appartengono al primo periodo "olandese" del pittore e hanno un valore talmente alto che è impossibile calcolarne la stima (si parla comunque di un valore approssimativo di circa 100 milioni di dollari). 

 Rembrandt, Autoritratto (1630), Pierre-August Renoir, Giovane Parigina (1874 circa) e Il giardiniere


Il 22 dicembre 2000 sono stati rubati dal Museo nazionale di Svezia a Stoccolma un autoritratto di Rembrandt e due tele di Renoir, per un valore di circa 30 milioni di dollari .
 Il furto è stato compiuto in una manciata di minuti da 3 banditi armati di pistole e mitra. 
I ladri hanno fatto irruzione nel museo nell'ora di chiusura, hanno staccato i quadri dai muri, per salire, poi, su una piccola auto vicino al museo e sparire. 
 "Il giardiniere" è stato recuperato successivamente dalla polizia durante un'indagine non collegata ai furti. Gli altri due quadri, nonostante siano invendibili, non sono ancora stati ritrovati. 

Paul Cézanne, Auvers-sur-Oise (1879 e il 1882 circa)


La notte di Capodanno del 2000 hanno rubato da un celebre museo d'Inghilterra, l'Ashmolean, nella città universitaria di Oxford, la tela «Auvers-sur-Oise» del famoso pittore Paul Cézanne, opera dipinta tra il 1879 e il 1882, per un valore stimato attorno ai 3,5 milioni di euro. 
 I ladri si sono arrampicati sui tetti del Dipartimento di Storia dell' Arte dell' Istituto di Archeologia e da lì sono giunti al lucernario dell'Ashmolean, per calarsi poi indisturbati dal tetto e staccare dalla parete il quadro, come nei migliori copioni del cinema d'azione.

Il Labrador: un cane dal carattere meraviglioso


Le origini del Labrador restano avvolte da una fitta nebbia, la stessa che circonda l'Isola di Terranova. 
Non esiste alcun dubbio che questo cane abbia svolto un lungo e utile addestramento in questa terra desolata e poco ospitale. E' lì sicuramente che ha potuto dotarsi di una resistenza fuori del comune e di un adorazione spiccata per l'acqua. 
 Ma esistono scarse possibilità che sia originario di tale isola in quanto Terranova fu abitata solamente dal XVII secolo, e indubbiamente a quell'epoca vi furono introdotti diversi tipi di cani. Cosi i coloni britannici avendo bisogno di cani da pesca e da traino, importarono dall'Europa cani molto solidi che costituiscono la base della razza Terranova all'evidenza imparentata con i molossi del tipo montanaro.
 D'altronde i pescatori di Terranova, per ripescare il pesce scappato della rete o sganciandosi dalle lenze, si facevano aiutare da cani di taglia minore ma amanti dell'acqua. Ma questi primi coloni per procurare tali cani non potevano ottenere tutto questo dalle razze europee in fatto di specialisti acquatici (come il cane da acqua Portoghese, il Barbet o il Water-Spaniel), in quanto nessuno di loro assomiglia, neanche minimamente al Labrador.
 Se non sono venuti da est (dall'Europa), questi cani sono, a rigor di logica, arrivati da ovest e più precisamente dalla costa americana vicina a Terranova. 
Si può dipingere a grandi linee un ritratto verosimile dell'antenato del Labrador ed è un cane di taglia media, ma molto robusto e ben strutturato, con una testa larga dalle orecchie cadenti ma non molto grandi, ricoperto da un mantello piuttosto notevole, sia per la densità e l'impermeabilità sia per la lunghezza. 
 Il Labrador è dunque verosimilmente derivato da cani americani, i quali aiutavano le tribù indiane a pescare nelle acque pescose ma incredibilmente fredde delle regione che ha dato il suo nome a questo tetriever. 
E indubbiamente, i pescatori occidentali non hanno tardato a rendersi conto della grande utilità che potevano procurare cani così rudi ed entusiasti, adottandoli e crescendoli amorevolmente accanto a loro.


Se oggi il Labrador esiste è dovuto ad un paradosso avveratosi alle fine del XVIII secolo, quando questa razza corse il serio rischio di estinguersi, e se sbarcò sul Vecchio Continente, lo si deve alle misure prese dall'amministrazione di Terranova per limitare, in modo drastico, il numero dei cani sull'isola.
 In quel periodo la pesca era diventata quasi del tutto industriale e la presenza dei cani, sia di quelli grossi per il tiro sia di quelli più piccoli per la pesca, non era più indispensabile. 
E così nel 1780 il governatore Edwards decise di limitare a uno per focolare il numero dei cani, e successivamente, nel 1815, in quanto tale misura non fu giudicata abbastanza restrittiva, ne venne raddoppiata in durezza e rigorosità: tutti i cani senza museruola dovevano essere abbattuti. 
 Molti degli abitanti dell'isola si sbarazzarono dei loro cani e molti di questi, divenuti randagi, si ritrovarono sulle banchine di Poole, il principale porto d'attracco dei pescherecci britannici, in cerca di nuovi padroni e casa. 
Fu così che i grandi cacciatori inglesi si accorsero di alcuni cani proveniente da Terranova i quali presentavano notevoli disposizioni, perché, oltre ad avere un'incredibile resistenza alla fatica e alle intemperie, mostravano un grande piacere nel riportare al loro padrone tutto ciò che gli veniva lanciato, anche se si trattava di tuffarsi in acque freddissime e profonde. 
 All'inizio venivano chiamati "cani di Saint-John" (nome della capitale dell'isola di Terranova) per distinguerli dagli altri cani più massicci (i Terranova).
 Certamente questi cani non erano cani da caccia in quanto mancava loro senza dubbio un po' di naso. E per rimediare a questo inconveniente, si presentavano due soluzioni: o si incrociavano questi cani con razze di classe, conferendo loro in un colpo solo più fiuto e più grandi qualità di caccia, oppure si decideva di selezionare pazientemente, migliorando la razza, cosa che sicuramente avrebbe richiesto molto più tempo. 
 Con il primo metodo si produssero il Golden, il Curly-Coated ed il Flat-Coated, che furono i primi Retriever ad apparire. 
I confronti fra le diverse razze di Retriever davano spesso ragione alla seconda soluzione, ma occorsero comunque 70 anni per giungere all'affermazione di questa supremazia e cioè dagli anni 1820 -1890, e precisamente quando Lord Malmesbury, Lord Scott e altri nobili di Gran Bretagna cominciarono a scegliere e selezionare i loro primi Labrador fra i cani appena sbarcati da Terranova.


Riconosciuta ufficialmente dal Kennel Club nel 1903, la razza vivrà il momento della sua piena maturità durante il periodo fra le 2 guerre: il Labrador trionfa in effetti allora sia nei concorsi da lavoro sia nei ring delle esposizioni, dove riesce a conquistare i gradini più alti del podio.
 In quel momento rappresenta il simbolo dell'alta società britannica. Tutti quelli che hanno contribuito maggiormente al perfezionamento del Labrador, tra cui lord Knutsford e la contessa Howe, probabilmente resterebbero increduli se potessero essere informati del fatto che attualmente la loro razza preferita, quella che venne creata per una élite di cacciatori, diventò una delle più popolari del mondo. 
 Questa razza figura oggi e da moltissimi anni, in particolare nel mondo anglosassone, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, passando per l'Australia, nei primissimi posti del box-office. 
Indubbiamente, un avvenire altrettanto brillante è stato riservato anche in Francia, dove i primi esemplari sono stati importati fin dal 1896.
 A partire dal 1930 questi cani bellissimi hanno acquisito una certa consistenza grazie alla famiglia Rotschild, e sono in continuo aumento.
 In Italia la razza si è ormai affermata in tutti i sensi, soprattuto come cane da compagnia e come cane guida per i non vedenti.


Il Labrador possiede generalmente un' ottima salute, cosa che corrisponde al suo aspetto robusto e rustico. 
Senza essere un campione di longevità, vive comunque una buona dozzina di anni. Uno stile di vita rigoroso gli permette di superare senza problemi i 10 anni. 
 Quando è piuttosto anziano, bisogna fare attenzione ai problemi cardiaci (come per tutti i cani dal forte temperamento che danno sempre fondo alle loro energie); il Labrador, peraltro, soffre spesso di artrosi. 
Questo cane è goloso e ha una certa tendenza all'obesità: bisogna, dunque, fare attenzione a non favorire il suo atteggiamento di richiesta continua, fornendogli due pasti al giorno a ore fisse, senza offrire leccornie o avanzi durante gli intervalli. Ma soprattutto questo cane ha essenzialmente bisogno di esercizio: l'obesità negli esemplari che vanno a caccia non esiste. 
Per i cani sedentari (soprattutto se si tratta di femmine), si consiglia un'alimentazione poco calorica.

 Per la salute e la bellezza del mantello, un'aggiunta equilibrata di lievito e olio di semi di girasole (in caso di alimentazione fresca preparata in casa) dà eccellenti risultati. 


Il Labrador deve una parte del suo successo al fatto che può apparire contemporaneamente come un cane elegante, per non dire snob, e come un cane semplice, dal temperamento coraggioso e dotato nello stesso tempo di molta discrezione. Ma, evidentemente, la sua popolarità non dipende soltanto da questo contrasto; è dovuta anche, e soprattutto, alle notevoli e apprezzate qualità che derivano direttamente dal suo impiego originario. 
Un buon retriever (e il Labrador ha dato prova di essere uno dei migliori, se non il migliore), deve essere obbediente, facile da addestrare, capace di comprendere in fretta e bene, dotato di grande memoria, ma soprattutto deve essere un cane a cui piace obbedire e lavorare per il proprio padrone e non esclusivamente per se stesso. Non si tratta di un vero cane da guardia anche se possiede, come tutti i cani, il senso del territorio. Così in una villa isolata, farà sicuramente le veci del buon guardiano, con la sua mole e la sua voce grossa, ma senza mostrare aggressività esagerata, mentre in una casa in cui la porta è sempre aperta agli amici, si farà apprezzare in particolare per la sua naturale socievolezza.
 Un giardino anche piccolo è sufficiente per lui, sempre che i suoi padroni lo facciano partecipare alla loro vita. 
 E non c'è niente che potrà fare più piacere delle lunghe passeggiate all'aperto (se poi ha la possibilità di fare un tufo sarà al massimo della felicità).


Nonostante tutta la sua buona volontà, il Labrador non saprà accontentarsi di una vita esclusivamente cittadina e sedentaria, né di un'esistenza solitaria.
 Dietro quell'aspetto bonario si nasconde un autentico sportivo, nato per lavorare all'aperto, quali che siano le condizioni atmosferiche e del territorio.
 Oltre all'intelligenza, questa razza è dotata di un fiuto eccezionale. In diversi paesi, i servizi dell'esercito, della finanza e della polizia, hanno riconosciuto il valore di questo cane e lo usano per molte funzioni, diverse da quella di cane da guardia o da difesa. 
Il suo naso finissimo gli permette di individuare ogni sorta di oggetti e di sostanze. 
E' diventato, infatti, il cane più utilizzato per la ricerca della droga potendo riconoscere anche solo le tracce della presenza di ogni tipo di droga, nei nascondigli più ingegnosi, anche quando sono mescolate ad altre sostanze dall'odore forte.

Il Labrador è un cane senza ostentazione e senza artifici, capace di lavorare nelle più svariate condizioni. Un cane forte, robusto, attivo, che sprizza energia da tutti i pori. Tollerante, affettuoso, lo si educa senza difficoltà; è molto attento con i bambini e capace di adattarsi alle situazioni più diverse. Che cosa possiamo chiedergli di più?