martedì 3 dicembre 2013

Cometa ISON, non ce l'ha fatta: il Sole l'ha disintegrata


La storia a puntate della cometa ISON potrebbe essere giunta a una tragica conclusione. Le ultime osservazioni della cometa farebbero pensare che non abbia retto all'incontro con il Sole.
 Dopo aver perso luminosità poco prima del perielio, e averla riacquisita subito dopo (tanto che solo due giorni fa la si dava per sopravvissuta) i residui del nucleo della cometa ISON si sono mostrati via via sempre meno brillanti. Ora, qualche giorno dopo il perielio, non rimangono - almeno così sembra - residui sostanziali del nucleo e anzi tutto ciò che resta di ISON è una nube di detriti "fantasma" in cui si riesce a vedere attraverso .
 Che cosa è successo alla stella?
 Questo video ripreso dalle due sonde STEREO della NASA, che si muovono intorno al Sole in opposte direzioni, potrebbe aiutarci a trovare una risposta. Intorno al secondo 11, infatti, si vede ISON emettere uno sbuffo di materiale - una sorta di flash improvviso: potrebbe trattarsi di un evento distruttivo del nucleo, che spiegherebbe come mai dopo il perielio la cometa è apparsa più brillante (stava diffondendo materiale) e ora sta perdendo irreversibilmente luminosità

 

Quella che vediamo ora potrebbe essere una nube di sottili polveri stellari spazzata dal vento solare. Esistono altri pezzi di nucleo che torneranno a brillare? Chissà. ISON ci ha abituato a una serie interminabile di colpi di scena. Ma potremmo essere giunti, temono gli astronomi, alle battute finali. 

Da Focus.it

Uomini e donne hanno cervelli "diversamente connessi"



Uomini e donne hanno cervelli diversamente connessi e meravigliosamente complementari: quello di lui ottimizzato per una efficace comunicazione all'interno di ciascun emisfero, quello di lei più forte nell'interazione tra un emisfero e l'altro.
È la conclusione di uno studio - il più ampio di questo genere - condotto su quasi mille soggetti da un'equipe guidata da Ragini Verma, neuroscienziata dell'Università della Pennsylvania a Philadelfia (USA).
La ricerca confermerebbe, sorprendentemente, alcuni dei più diffusi stereotipi di genere che vedono i maschi più precisi e coordinati e le femmine campionesse di memoria e multitasking.(capacità di eseguire più attività contemporaneamente)
Il team ha utilizzato avanzate tecniche di neuroimaging - in particolare la visualizzazione del tensore di diffusione (DTI, diffusion tensor imaging) - per analizzare la concentrazione di connessioni nel cervello di 949 volontari (428 maschi e 521 femmine) di età compresa tra gli 8 e i 22 anni.
Immaginate le connessioni neurali come intricate strade sulle quali si snoda il traffico di informazioni del cervello.
Le scansioni hanno evidenziato - nelle donne - un maggior numero di connessioni tra emisfero destro e sinistro (il primo deputato maggiormente al pensiero intuitivo, il secondo alle elaborazioni logiche), e una migliore interconnessione all'interno dei medesimi emisferi negli uomini.
Una specializzazione, questa, che prende il via con l'adolescenza: fino a 13 anni infatti, le differenze tra connessioni nel cervello maschile e femminile si sono dimostrate minime, mentre si sono fatte più accentuate tra i 14 e i 17 anni.
Ma allora è vero! «Ho constatato con stupore che i risultati confermano molti stereotipi che crediamo di avere sul cervello.
Per esempio se volessi andare da uno chef o da un parrucchiere, sarebbero più che altro uomini» ha detto Ragini Verma.
I cervelli maschili sono infatti strutturati per facilitare il coordinamento tra percezione e azione.
«Mentre le donne si dimostrano più efficienti nelle azioni che richiedono il coordinamento di entrambi gli emisferi: sono più intuitive, hanno migliore memoria, sono più emotivamente coinvolte quando ascoltano qualcuno».
Solo nel cervelletto le cose sembrano andare al contrario: in questa regione, che gioca un ruolo essenziale nel controllo motorio, gli uomini dimostrano una migliore connessione tra un emisfero e l'altro. «Se per esempio voleste imparare a sciare, sarebbe il cervelletto la regione maggiormente coinvolta» spiega Verma. Non solo stereotipi Le mappe elaborate serviranno agli scienziati ad elaborare punti di riferimento per lo sviluppo delle connessioni cerebrali in base ad età e sesso, e a capire se e in che modo eventuali anomalie della connettività cerebrale influiscano su disordini cerebrali come schizofrenia e depressione.

Tratto da Focus 

Okapi : la giraffa della foresta del Congo


L'okapi è a rischio di estinzione. 
La specie animale vivente più prossima alla giraffa, diffusa nelle foreste pluviali del fiume Congo, è stata inserita nella Lista rossa IUCN (in inglese IUCN Red List of Threatened Species), il più ampio database di informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali di tutto il globo terrestre.
 L'animale, timido, silenzioso e solitario, ha il corpo di colore marrone scuro, con strisce bianche orizzontali sulle cosce e parti terminali delle zampe anteriori. 
La forma è simile a quella della giraffa, anche se il collo è molto più corto.
 La cosiddetta "giraffa della foresta", proprio come le parenti più alte, ha una lunga lingua di colore blu estremamente flessibile, che utilizza per strappare foglie e germogli dagli alberi.
 Simbolo nazionale della Repubblica Democratica del Congo, ha subito un calo importantissimo nel numero di individui dal 1995 a oggi. Si prevede addirittura che la situazione possa peggiorare per via della mancanza di azioni di conservazione efficaci. Il tasso di declino ha superato il 50% nell'arco di tre generazioni.


"L' Okapi è considerato un simbolo nazionale in Congo, tanto che figura anche sulle banconote. Purtroppo la Repubblica del Congo è stata coinvolta nella guerra civile ed è devastata dalla povertà degli ultimi due decenni. Questo ha determinato un forte degrado dell'habitat dell'Okapi e un aumento della caccia per la carne e per la pelle", spiega la dottoressa Noëlle Kümpel, copresidente del gruppo dello IUCN specializzato in Giraffe e Okapi e anche a capo del ZSL's range-wide okapi conservation project. 
Solo supportado il Paese a uscire dai conflitti e dall'estrema povertà, quindi, sarà possibile salvare il simpatico e timido Okapi.

 Roberta Ragni

10 cose che (forse) non sai sull'omicidio Kennedy

Quanti colpi sparò Oswald?
Che fine ha fatto la finestra da cui colpì il Presidente?
E soprattutto, ci sono ancora documenti segreti sull'omicidio?

50 anni dal giorno in cui il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy venne ucciso da Lee Harvey Oswald?, mentre si trovava a bordo di una vettura scoperta con la moglie Jaqueline, durante una visita a Dallas.
Kennedy aveva 46 anni e sul suo omicidio, nonostante il lavoro di diverse commissioni presidenziali, sussistono ancora molte ombre. Ed è forse anche per questo che molti storici considerano il 22 novembre del 1963 il giorno in cui l'America perse la sua innocenza.
Ma cosa sappiamo davvero dell'omicidio Kennedy e cosa potrebbe ancora sorprenderci a mezzo secolo di distanza?
Ecco 10 aspetti da tenere in considerazione.
1. Omicidi presidenziali Quello di Kennedy non è stato il primo omicidio presidenziale nella storia degli Stati Uniti, ma il quarto in meno di duecento anni di storia nazionale.
Prima di lui erano stati assassinati Abraham Lincoln, James Garfield e William McKinley.
2. Tre colpi o quattro? Oswald avrebbe sparato tre colpi in un tempo record: 6,75 secondi.
Troppo rapido secondo quelli che non hanno mai creduto alla ricostruzione dell'omicidio da parte della Commissione Warren, incaricata di fare luce su quanto accadde a Dallas.
Ma un documentario del canale tv CBS ha dimostrato che invece è un tempo più che ragionevole per un tiratore scelto: mettendone alla prova 11, gli esperti hanno cronometrato un tempo medio di 5,6 secondi per sparare tre colpi.
Ma alcuni testimoni asseriscono di aver udito anche un quarto colpo, che sarebbe stato sparato da una collinetta adiacente.
Non vi sarebbero però riscontri evidenti.
L'arma utilizzata da Oswald era il moschetto Carcano, usato per molti anni dalle nostre forze armate Conosciuto come 91/38, è un fucile a ripetizione progettato nel 1891 da Salvatore Carcano per l'esercito di Torino.
L'esemplare di Oswald era stato fabbricato a Terni nel 1940.
3. Non solo nel 1963 non esisteva Youtube, ma neppure i suoi creatori erano nati.
Dunque Abraham Zapruder, il videoamatore che riprese l'omicidio con la sua telecamera amatoriale, è un precursore a tutti gli effetti. Il video fu in seguito acquistato dalla rivista Life per 150 mila dollari.
Ma venne trasmesso in tv solo 12 anni dopo l'omicidio dall rete ABC.
Poi il film è stato requisito dal governo, per diventare patrimonio di tutti gli americani, e la famiglia Zapruder ha ottenuto una compensazione di 16 milioni di dollari.
4. La parola agli storici Scrive il quotidiano americano The Atlantic che dal 2000 ad oggi 5 autorevoli storici americani che insegnano all'Università hanno pubblicato libri con le ricostruzioni dell'omicidio Kennedy.
Strano a dirsi, ma ben 4 di loro credono che Kennedy sia stato vittima di un complotto e che Oswald non abbia agito da solo. Gerald McKnight dell'Hood College ritiene addirittura che l'omicidio potrebbe essere avvenuto col coinvolgimento di alcuni ufficiali dell'intelligence americana.
E altri due colleghi, David Kaiser del Naval War College e Michael Kurtz della Southeastern Louisiana University, concordano che a manovrare i fili di tutta la vicenda sia stata la CIA.
5. Segreti di stato Sia la commissione Warren che la famiglia Kennedy optarono per il segreto di stato sui documenti riguardanti l'omicidio.
Una scelta boomerang, perché non ha fatto che rafforzare le ipotesi degli scettici.
In realtà nel corso degli anni sono stati desecretati più del 90% dei documenti (soprattutto in seguito al film JFK di Oliver Stone).
Il restante dovrebbe esserlo nel 2017, a meno che il Presidente in carica non stabilisca di mantenere il segreto di stato. Ma...
6. I files della CIA In una dichiarazione giurata, Delores Nelson, chief information officer della CIA, ha rivelato che l'Agenzia dispone di circa 1.100 documenti sull'assassinio che prevede di tenere sotto silenzio fino al 2017.
"Nessuno di tali documenti è stato mai visto da parte del Congresso degli Stati Uniti", scrive Jefferson Morley, giornalista del Washingon Post ed esperto di servizi segreti
7. Coincidenze In macchina con Kennedy e la first lady, quel giorno a Dallas c'era il Governatore del Texas John Connally.
Un nome che curiosamente comparirà nei verbali delle varie inchieste italiane sulla Loggia Massonica P2:
Connally, fervente anticomunista, in seguito ministro del tesoro sotto Nixon, era infatti amico e sodale del venerabile Licio Gelli. Come ha scritto l'ex giudice Ferdinando Imposimato nel libro La repubblica delle stragi impunite:
"È sorprendente, ma nelle storie tragiche di Kennedy e Moro si ritrovano gli stessi personaggi, legati alla mafia e alla massoneria, come il governatore del Texas, John Connally, e il suo braccio destro Philip Guarino".
8. Sondaggi All'indomani dell'omicidio nel 1963, il 52% degli americani credeva che Kennedy fosse vittima di una cospirazione. Nel 1976, dopo la guerra del Vietnam e il Watergate, la teoria del complotto convinceva ben l'81% degli americani.
La cifra si è leggermente ridotta nel 2003, in piena era Bush, quando intervistati, 3 americani su 4 si sono detti convinti che la verità sull'omicidio Kennedy sia ben diversa dalla versione ufficiale. 9. La finestra in vendita La finestra del deposito di libri della Texas School di Dallas da cui Oswald sparò a Kennedy è stata prima smontata, poi messa in vendita su eBay, dove un misterioso acquirente si era offerto di acquistarla per 3 milioni di dollari (ma si è scoperto che era un bluff).
10. L'abito di Jackie L'abito indossato da Jackie il giorno dell'omicidio fu prelevato dagli investigatori e messo al sicuro nell'archivio nazionale, dove si trova ancora oggi… senza mai essere stato lavato

L'Aurora Boreale


L’Aurora Boreale è un fenomeno ottico più conosciuto come aurora polare, legato all’atmosfera e caratterizzato da bande luminose chiamate “archi aurorali” dall’affascinante colorazione rossa-verde-azzurra.
Ha origine grazie al cosiddetto “vento solare” le cui particelle cariche – protoni ed elettroni - a contatto con la ionosfera terrestre producono un luce caratteristica, di varie lunghezze d’onda. Si manifesta soltanto nelle fasce terrestri intorno ai poli magnetici e sono visibili ad occhio nudo solo le aurore prodotte dagli elettroni, mentre per osservare quelle prodotte dai protoni occorro appositi strumenti tecnologici. 
Ad occhi nudo l’Aurora Boreale si presenta in vari modi, il più diffuso dei quali è caratterizzato da archi - spesso sottilissimi - e raggi di luce splendenti a notevole distanza dalla terra che si estendono per centinaia di chilometri.
 Dopo la mezzanotte l’Aurora Boreale può cambiare forma ed assumere la configurazione di macchie che lampeggiano ininterrottamente ogni 10 secondi fino al sorgere del sole. I colori sono l’attrattiva principale di questo fenomeno straordinario: la maggior parte della luce visibile è giallo-verdognola, ma può anche assumere colorazione rossastra ai bordi inferiori ed in cima. Dipende dai gas presenti nell’atmosfera e soprattutto dal loro stato quando le particelle solari li colpiscono: l’ossigeno è responsabile della colorazione verde e rossa; l’azoto della colorazione blu. 

Quindi sappiamo tutto di questo stupefacente effetto? No. Un mistero c’è ancora: strani suoni, a volte simili a sottili sibilii, che non di rado si sentono durante il fenomeno dell’Aurora Boreale. Suoni chiamati elettrofonici, probabilmente dovuti a perturbazioni magnetiche, ma di cui si sta ancora studiando la vera origine. Come se la natura ci ricordasse che per quante ricerche o scoperte si facciano su di lei, può sempre esserci qualcosa che  rimane sconosciuta e l’intelligenza umana ha sempre un limite, nei confronti della sua grandezza, e dovrebbe quindi averne più rispetto. Perché è l'uomo, che appartiene alla natura, non viceversa.

maria lucia ceretto

I contributi delle donne alla scienza: ieri e oggi

La storia delle donne nella cultura e nella vita civile è stata una storia di emarginazione fino alla fine dell'Ottocento e in gran parte ancora fino alla metà del Novecento, almeno nei paesi industrializzati.
Oggi, i progressi della scienza e della medicina, e le conseguenti applicazioni tecnologiche hanno annullato la condanna biblica Malgrado le difficoltà incontrate, non sono poche le scienziate che hanno portato importanti contributi allo sviluppo della scienza.
La storia ci tramanda i nomi di alcune famose scienziate. Ce ne furono una ventina nell'antichità, fra cui emerge il nome della matematica Ipazia; solo una decina nel medioevo, soprattutto nei conventi, quasi nessuna tra il 1400 e il 1500, 16 nel 1600, 24 nel 1700, 108 nel 1800.
Oggi solo nel campo dell'astronomia sono più di 2000, ed in ogni campo dei sapere le ricercatrici universitarie superano il 50%, con punte del'80% nelle facoltà umanistiche, del 60% in quelle di scienze biologiche, dal 30 al 40% nelle scienze biologiche, più dei 50% nelle matematiche, mentre sono ancora al di sotto dei 20% in facoltà come ingegneria e agraria.


Fra le matematiche va ricordata la già citata Ipazia (370-415 d.C.), figlia del matematico e filosofo Teone.
Diventò capo di una scuola platonica di Alessandria d'Egitto frequentata da molti giovani.
Fu uccisa barbaramente da monaci.
Forse anche perché tanta genialità matematica in una donna poteva sembrare indice di empietà.

Teano (in greco antico Θεανώ; VI secolo a.C. – ...) sarebbe stata, secondo alcune fonti, figlia o moglie di Pitagora, discepola della sua scuola dove apprendevano la dottrina del maestro altre 28 allieve Secondo altre fonti ella sarebbe stata invece la figlia di Brontinus (in greco antico: Βροντῖνος) successore di Pitagora.
Dal matrimonio con il maestro sarebbero nati due figli: un maschio, Arimnesto, e una femmina, Damo.
Dopo la morte del marito sposò Aristeo.
Ci sono pervenute sette lettere di questa donna, tre delle quali considerate autentiche.
Inoltre, diverse fonti riportano anche alcuni suoi apoftegmi a carattere morale, rivolti alle donne di Crotone, che si collegano alle sentenze pitagoriche dei Versi Aurei.
Ci parlano di lei come filosofa le biografie di Pitagora scritte da Diogene Laerzio, Porfirio, Giamblico e dall'Anonimo Foziano.


Enkheduanna, o Enheduanna , figlia di Sargon di Akkad, fu gran sacerdotessa della Dea Inanna ad Ur, vissuta tra il 2285 a.C. ed il 2250 a.C..
A lei sono attribuiti numerosi inni, tra cui il famoso "Inno ad Inanna".
Gli inni sono in lingua sumerica, nonostante l'accadico fosse la lingua della famiglia e dell'impero del padre.
Il suo nome è il più antico tramandato come autore di opere poetiche nella letteratura mondiale, anche se la validità dell'attribuzione tradizionale è almeno dubbia, anche per motivi linguistici.
In ogni caso l'attribuzione a Enkheduanna di inni scritti in lingua sumerica mostra il rispetto della dinastia sargonica verso le tradizioni religiose sumeriche.(2300 a.C.), principessa babilonese, era sacerdotessa della dea della Luna e dirigeva gli osservatori babilonesi, che avevano grande importanza sociale e civile. 



Sonduk, regina coreana, che incuriosita sin da piccola dallo spettacolo del cielo, fece erigere (630 a.C.) una torre astronomica (Cheomseongdae o la Torre della Luna e del Sole) che si può ammirare ancora oggi.Eretto nel 647a C.
Si tratta del più antico complesso di questo genere esistente in Asia, visitabile a Kyongju, a circa 100 km a nord di Pusan, nella Corea del Sud.
Sede dell’antica capitale della sua dinastia.
 

Merit Ptah (ca. 2700 a.C. ) è stata un medico egiziano. È nota per essere la prima donna conosciuta per nome nel campo della medicina, e probabilmente la prima donna conosciuta in campo scientifico. La sua immagine può esser vista in una tomba nella necropoli vicino alla piramide a gradoni di Saqqara. 
Suo figlio, che fu un Sommo Sacerdote,.

Maria la Giudea (anche conosciuta come Maria Prophetissima, Maria Prophetissa, Miriam la Profetessa, Maria d'Alessandria,) è una antica filosofa ed alchimista, che si ritiene sia vissuta nei territori dell’Impero Romano orientale, probabilmente ad Alessandria d'Egitto, tra il primo ed il terzo secolo d.C.
A lei viene attribuita l’invenzione di diversi apparati chimici ed alchemici e viene considerata la prima alchimista nella storia dell’Occidente a non essere una figura inventata Zosimo descrive molti degli esperimenti compiuti da Maria e degli strumenti inventati da lei, inoltre nei suoi scritti essa viene sempre menzionata come una dei “saggi” vissuti nel passato
Tra tutte le invenzioni che sono state attribuite a questo personaggio, la più celebre e comune è la cottura nel bagno di acqua bollente, che da lei prende nome, il bagnomaria, molto utile e spesso usato in tanti processi chimici dove è necessario un riscaldamento od una cottura di tipo dolce

Themistoclea Matematica Themistoclea ( fl.600 aC ) è stato uno sacerdotessa , filosofo e matematica in Delphi .
Secondo alcune fonti , era un insegnante divenne la prima donna nella storia a cui è stato applicato il termine "filosofo". Themistoclea menzionato negli scritti di Diogene Aristoxenesy.

La più celebre tra le scienziate medievali fu Ildegarda di Bingen (1098 – 1179),  che si dedicò anche alla musica e alla pittura e venne poi anche santificata e dichiarata dottore della Chiesa
Nel 1700 Maria Gaetana Agnesi (1718-1799) fu la prima donna ad essere chiamata a ricoprire una cattedra universitaria, all'Università di Bologna.
Sophie Germain (1 776-183 1) fu una riconosciuta esperta di teoria dei numeri e di fisica.
Nel XIX secolo ci sono numerose grandi matematiche, fra le quali emergono soprattutto:
Sofia Kovaleskaja (1850-1891), professore all'Università di Stoccolma.
Emmy Noether (1882-1935), fondatrice dell'Algebra moderna.
Fra le matematiche italiane di questo secolo ricordo:
Pia Nalli (1866-1964) professore ordinario di analisi matematica all'università di Cagliari e poi di Catania;
Maria Pastori (1895-1975) ordinario di Meccanica Razionale all'università di Messina.
Maria Cibrario Cinquini (1905-1992), ordinario di Analisi matematica a Cagliari e professore emerito dell'università di Pavia, Maria Biggiogero Masotti ordinario di geometria presso il Politecnico di Milano.
Fra le fisiche e le astrofisiche vanno ricordate, naturalmente Marie Sklodwska Curie (1867-1934), premio Nobel per la fisica nel 1903 e per la chimica nel 1911, e prima donna professore alla Sorbona e la figlia Irene Curie (1897-1956) premio Nobel per la chimica nel 1935;
Lise Meitner (1878-1856) premio Nobel per la chimica nel 1935 la quale scopre il fenomeno della fissione nucleare ed è la prima donna ad avere una cattedra universitaria di fisica in Germania; Marie Goeppert Mayer (1906-1972) premio Nobel per la fisica nel 1963 per la sua teoria sui "numeri magici" che determinano la stabilità degli atomi;
Wu Chieng-Shiung (1913-1997), professore di fisica alla Columbia University, scopritrice della non conservazione della parità nelle interazioni deboli.
Fra le astronome e astrofisiche va ricordata Caroline Herschel (1750-1848) che insieme al fratello William iniziò lo studio fisico del cielo, occupandosi di quello sfondo di stelle fino allora considerato poco più di uno scenario su cui si muovevano i pianeti. A loro si deve lo studio delle nubi interstellari, la scoperta di regioni apparentemente prive di stelle, che oggi sappiamo essere regioni ricche di polveri che ci nascondono le stelle retrostanti, e lo studio della distribuzione delle stelle sulla volta celeste.
Maria Mitchell (1818-1889) è stata la prima famosa astronoma americana, docente di astronomia al Vassar College e direttrice di quell'osservatorio, che ha preso il suo nome. Un terzetto di astronome americane che hanno legato il loro nome a scoperte e ricerche fondamentali per la moderna astrofisica sono
Henrietta Swan Leavitt (1868-1921),
Anne Cannon (1863-1941),
Antonia Maury (1866-1952). La prima scoprì la relazione che lega il periodo di variazione di luce di una classe di stelle variabili dette "Cefeidi" al loro splendore assoluto, facendo di questa classe di stelle uno dei migliori mezzi per la determinazione delle distanze delle galassie.
Alla seconda si deve la classificazione degli spettri di più di 225.000 stelle; il risultato del suo lavoro è raccolto nel poderoso catalogo "Henry Draper" (dal nome dei finanziatone dell'opera) che è ancora oggi largamente consultato. La terza scoprì alcune caratteristiche degli spettri stellari, che permettevano di stabilire lo splendore assoluto di una stella, e quindi - misurato lo splendore apparente - risalire alla distanza. Essa ha anticipato di almeno due decenni il metodo di determinazione delle distanze dal semplice studio dello spettro.
Una grande astrofisica, iniziatrice dei metodi di studio delle atmosfere stellari e della determinazione della loro composizione chimica è stata Cecilia Payne Gaposchkin (1890-1979).
Iniziatrice dello studio dell'evoluzione chimica della Galassia è stata una giovane astrofisica, Beatrice Tinsley, scomparsa prematuramente una ventina di anni fa.
Oggi sono numerosissime le astrofisiche di fama internazionale che guidano gruppi di ricerca nei più svariati campi, dalla fisica stellare alla cosmologia, e delle più svariate nazionalità.
Si può stimare che in tutto il mondo rappresentino dal 25 al 30% di tutti gli astronomi e astrofisici.
Altrettanto numerose sono le scienziate nel campo della biologia e delle scienze mediche, molte insignite di premio Nobel.
Per tutte ricordiamo Rita Levi- Montalcini (1909) premio Nobel per la medicina nel 1986.
 

Margherita Hack (Firenze12 giugno 1922 – Trieste29 giugno 2013) è stata un'astrofisica e divulgatrice scientifica italiana.

È stata professore ordinario di astronomia all'Università di Trieste dal 1964 al 1º novembre 1992, anno nel quale fu collocata "fuori ruolo" per anzianità È stata la prima donna italiana a dirigere l'Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987, portandolo a rinomanza internazionale[12].
Membro delle più prestigiose società fisiche e astronomiche[13], Margherita Hack è stata anche direttore del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal 1994 al 1997.
È stata un membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei (socio nazionale nella classe di scienze fisiche matematiche e naturali; categoria seconda: astronomia, geodesia, geofisica e applicazioni; sezione A: Astronomia e applicazioni)
Ha lavorato presso numerosi osservatori americani ed europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro dell'ESA e della NASA.
In Italia, con un'intensa opera di promozione ha ottenuto che la comunità astronomica italiana espandesse la sua attività nell'utilizzo di vari satelliti giungendo ad un livello di rinomanza internazionale].
Ha pubblicato numerosi lavori originali su riviste internazionali e numerosi libri sia divulgativi sia a livello universitario.
Nel 1994 ha ricevuto la Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica. Nel 1995 ha ricevuto il Premio Internazionale Cortina Ulisse per la divulgazione scientifica.
Margherita Hack nel 1978 fondò la rivista bimensile L'Astronomia il cui primo numero vide la luce nel novembre del 1979; successivamente, insieme con Corrado Lamberti, diresse la rivista di divulgazione scientifica e di cultura astronomica Le Stelle


Sebbene oggi i contributi delle donne alla scienza vengano riconosciuti, resta il fatto che le scienziate per emergere devono generalmente lavorare di più dei loro colleghi e devono ancora superare numerosi pregiudizi, che, contrariamente a quanto si crede, sono maggiori nei paesi anglosassoni che non in quelli latini. Spesso mi viene chiesto se ho incontrato molte difficoltà nel corso della mia vita scientifica.
Ritengo che molti degli ostacoli di cui si lamentano parecchie ricercatrici dipende anche dall'educazione ricevuta che, almeno fino a qualche decennio fa, tendeva a fare delle bambine persone arrendevoli e servizievoli, poco combattive e desiderose di protezione.
Oggi mi sembra che le cose vadano cambiando, la vita e l'educazione comune a bambini e bambine li lascia più liberi di sviluppare le proprie attitudini naturali, senza imporre loro condizionamenti dovuti al sesso.
lo ho avuto la fortuna di avere una famiglia in cui babbo e mamma erano perfettamente eguali, si dividevano i compiti in piena parità, e che non mi hanno mai imposto comportamenti o giocattoli legati a stereotipi sessuali.
Anche lo sport che ho praticato per parecchi anni mi ha aiutato a sviluppare quella competitività che e necessaria per riuscire nell'atletica come nella scienza, per vincere sportivamente, allenandosi e studiando e avendo la costanza di perseguire lo scopo di battere un record o di ottenere un risultato scientifico, senza scoraggiarsi davanti agli insuccessi, perseverando con costanza. Credo perciò che l'ambiente familiare in cui ho avuto la fortuna di nascere sia stato estremamente importante per darmi fiducia nelle mie possibilità, e per non provare complessi di inferiorità che ho spesso notato in colleghe della mia generazione e anche più giovani. Malgrado i grandi progressi fatti dalle donne, ci sono ancora notevoli disparità nel mondo del lavoro, della politica e della ricerca.
Nelle università per esempio le ricercatrici sono ormai più della metà di tutti i ricercatori, ma appena si passa al livello superiore, quello dei professori associati, le donne sono meno del 30% e al più alto livello dei professori ordinari sono appena il 10%.
In politica è a tutti nota la scarsa rappresentanza femminile alla camera dei deputati e al senato.
Al governo dei comuni sono ancora una minoranza le donne sindaco, mentre sono frequenti gli assessorati alla cultura assegnati a donne, il che mi fa malignamente pensare quanta poca importanza i politici tendono ancora a dare alla cultura, ritenuta un trascurabile centro di potere locale.
Quasi sempre si attribuisce questa scarsa presenza femminile nei livelli più alti all'impegno familiare, alle cure dei marito e dei figli, e si chiede un maggiore impegno dello stato nel fornire asili nido, scuole materne, scuole a tempo pieno.
Giustissimo! Però rarissimamente si afferma il diritto delle donne e il dovere degli uomini di dividersi al 50% le cure familiari, dalle più umili alle più importanti, anche se la legislazione familiare dà alle donne la possibilità di rivendicare questa reale parità.
Sta alle giovani donne educare i propri compagni e ai giovani uomini di incitare le loro compagne ad affermarsi nella vita. Comunque ritengo che il crescente numero di donne affermate nella scienza, nella politica, nello sport e in tutti i campi dell'attività umana fornisca quei modelli che finora mancavano alle bambine, e che possono dar loro fiducia e stimoli ad eguagliarle.

(di Margherita Hack - 2000) 

Namastè a un GRANDE ESSERE UMANO



Il grande Totò nel canile che lui stesso fece costruire, per accogliere e curare bestiole affamate e bisognose

"Poi sa: la vita costa, io mantengo 25 persone, 220 cani i cani costano"
-Duecentoventi cani?!? E perché? Che se ne fa di 220 cani?!
"Me ne faccio, signorina mia, che un cane val più di un cristiano. Lei lo picchia e lui le è affezionato l’istesso, non gli dà da mangiare e lui le vuole bene l’istesso, lo abbandona e lui le è fedele l’istesso. Il cane è nu signore, tutto il contrario dell’ uomo."

(Stralcio dell'intervista di Oriana Fallaci al grande Totò)

Una notizia nota a pochi, riportatami dai diretti interessati 

Il principe Antonio De Curtis  (in arte Totò), ogni mattina molto preso faceva un giro nei quartieri poveri di Napoli e metteva qualche banconota sotto le porte dei più bisognosi e silenziosamente se ne andava.
Questo è andato avanti per anni :