martedì 26 febbraio 2013

Una cena sull'albero in Nuova Zelanda

Gustare una cena dal sapore avventuroso in cima ad un albero potrebbe essere un’esperienza affascinante e avvolgente. Lo si può fare allo Yellow Treehouse Restaurant, un ristorante mozzafiato costruito interamente su un’enorme sequoia a nord di Auckland, in Nuova Zelanda. La struttura in legno, magnificamente integrata con la natura circostante, ha un design a “chiocciola” che rimanda suggestivamente al bozzolo di farfalla. Realizzato alla fine del 2008 dallo studio Pacific Environments Architects, lo Yellow Treehouse Restaurant svetta maestoso a 12 metri di altezza su un altissimo albero secolare (di 40 metri) che ha un diametro di oltre 1,7 metri. Il ristorante, che dispone di ampio spazio per 18 posti a sedere, è raggiungibile con una passerella in legno di sequoia lunga circa 60 metri e sospesa anch’essa nell’aria. L'ispirazione per il progetto proviene dalla natura stessa e ricorda i sogni e i giochi dell’infanzia. La forma in pianta somiglia a una conchiglia le cui estremità generano spirali verso il centro: La componente architettonica incarna una semplice forma ovale, avvolta organicamente al tronco e strutturalmente legata in alto e in basso, con una pianta circolare che slitta sull’asse con la parte semicircolare posteriore sopraelevata. La struttura è stata costruita con elementi modulari in pioppo rivestiti da coperture termiche e fogli di acrilico, in modo da consentire la permanenza nel ristorante anche in condizioni atmosferiche non ottimali. La verticalità delle lame ricurve, realizzate con legno di pino, imita la verticalità delle sequoie e permette che l’edificio si mimetizzi naturalmente. La luce filtra all’interno dalle fessure longitudinali, illuminando l’ambiente in modo naturale. Per perdere la regolarità degli elementi, l’acciaio è avvolto arbitrariamente intorno al guscio. Lo Yellow Treehouse Restaurant dispone anche di un bar, mentre la cucina, le strutture di ristorazione e i servizi igienici sono al livello del suolo. L’intera struttura architettonica può essere rimossa in qualsiasi momento ed essere reinstallata su altri alberi, anche in altre parti del mondo.

Mauritia, il continente ritrovato

Nel 2013 le scoperte archeologiche riescono ancora a lasciare stupefatti, meravigliati, spingendosi anche dove si pensava che ormai fosse tutto alla luce del sole: Mauritia il continente perduto scoperto in fondo all'Oceano Indiano, sotto le isole Reunion e Mauritius.La spiaggia di sabbia di Mauritius sono i resti erosi di rocce vulcaniche create da eruzioni 9000000 anni fa. E' stato scoperto da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dal norvegese Trond Torsvik, dell'università di Oslo, che lo descrive sulla rivista Nature Geoscience. Si tratta di un micro-continente nascosto sotto enormi masse di lava ed è un frammento staccato dalle placche continentali di Madagascar e India quando queste si sono separate, circa 60 milioni di anni fa.I ricercatori suggeriscono che le catene vulcaniche al centro delle placche tettoniche, come le isole Hawaii, sono causate da colonne giganti di roccia fusa a caldo noti come pennacchi del mantello. Secondo gli esperti micro-continenti sepolti negli oceani, come Mauritia, potrebbero essere più numerosi di quanto si immagini. Il frammento si sarebbe staccato da Madagascar e India a causa dei pennacchi di magma attualmente situati al di sotto delle isole Marion e Reunion, che con la loro attività hanno fatto nascere il bacino che ospita l'Oceano Indiano. I pennacchi sono gigantesche bolle di roccia fusa, ossia magma, che salgono dal mantello situato in profondità e ammorbidiscono le placche tettoniche dal basso, fino a provocarne la rottura. Nell'area in cui è stato individuato il continente sommerso, la zona di rottura si trova ai limiti delle masse continentali di Madagascar e India. Un altro frammento, ma emerso, che si è staccato durante la separazione di queste due masse, è costituito dalle isole Seychelles. I ricercatori hanno scoperto il micro-continente Mauritia analizzando la composizione della sabbia della spiaggia dell'isola di Mauritius, nell'Oceano Indiano occidentale. Fra questi grani sono stati scoperti minuscoli zirconi, pietre semi-preziose che hanno una età compresa tra 660 e 1.970 milioni di anni. Secondo gli autori della ricerca gli zirconi sono piccolissime 'briciole' del continente perduto perché si sono formati nei processi geologici della crosta continentale che ha quell'età e che è sepolta sotto strati di lava. Sarebbero stati trasportati in superficie dall'attività vulcanica recente, quando il magma ha premuto sotto la crosta continentale. Questi dati sono stati integrati con un modello della tettonica a zolle, che spiega esattamente come e dove i frammenti sono finiti nell'Oceano Indiano, durante la separazione di Madagascar e India. ''Da un lato, il modello mostra la posizione delle placche rispetto ai due punti caldi al momento della rottura'' osserva Bernhard Steinberger, del Centro di ricerca tedesco per le Geoscienze (Gfz). ''D'altra parte – aggiunge - siamo stati in grado di dimostrare che i frammenti del continente hanno continuato a vagare quasi esattamente sopra il pennacchio di Reunion e ciò spiega perché successivamente sono stati coperti dalla roccia vulcanica''.

'avevano sperimentata sugli animali ed era andato tutto bene????

Yasmin e Yaz, Responsabili di Embolie nelle Donne.
Le pillole Anticoncezionali di Bayer non conterrebbero informazioni corrette riguardo il pericolo che si nasconde dietro queste pillole.
La Bayer, società produttrice, ha chiuso 651 cause che accusavano la pericolosità di Yasmin e Yaz.
Pillole come la Yasmin, contenenti un ormone sintetico detto drospirenone, avranno quindi etichette di avvertimento dove si comunica che i ricercatori hanno scoperto che possono triplicare il rischio di embolia nel sangue.
La Bayer ha pagato 142 Milioni di Dollari di risarcimento alle centinaia di Utilizzatrici Americane.
Di Bayer sono stati scoperti molti scheletri nell'armadio, il meno nascosto quello del ricorso spietato alla vivisezione. Le cause alla Bayer contro le pillole anticoncezionali di terza generazione aumentano.
Le Monde racconta le vicende di donne francesi decedute dopo averle assunte Per la prima volta in Francia una denuncia penale è stata presentata contro una pillola anticoncezionale.
Marion Larat ha denunciato infatti la pillola Meliane.
Già tempi.it vi aveva parlato delle denunce contro le pillole anticoncezionali di terza generazione.
Delle migliaia di ragazze che sui blog raccontano le loro storie drammatiche.
E di milioni di dollari di risarcimento pagati in America dalla Bayer, la casa farmaceutica che produce la Yasmin e la Yasminelle.
Purtroppo, in molti casi, gli effetti collaterali di queste pillole sono disastrosi. Soprattutto quando la somministrazione degli anticoncezionali non è preceduta da esami necessari per vedere se la donna non corra rischi d’ansia o trombosi che, nel peggiore dei casi, ha portato a decessi.
LA PICCOLA THEODORA. Il quotidiano Le Monde denuncia lo stesso fenomeno in Francia narrando storie di malattia e morte.
Si accusa la Bayer di non avere parlato degli effetti collaterali degli anticoncezionali con sufficiente enfasi e, come accadde in America e come denunciammo, di non prescrivere tutti gli esami necessari prima di somministrare la pillola a donne con problemi di coagulazione.
La prima testimonianza, raccolta dal giornale francese, è quella di Théodora, morta all’età di 17 anni nel 2007.
La ragazza, una mattina, sulla via tra casa e scuola è crollata sul marciapiede. Il padre di un compagno, accortosi, l’ha portata all’ospedale, ma Théodora, in arresto cardiaco, non ha risposto al tentativo di rianimazione.
Una sua amica ha raccontato che la ragazza aveva cominciato a prendere la pillola in agosto, facendosela prescrivere da un centro di pianificazione familiare.
Le Monde sottolinea come in questi centri, e non solo, «alle minorenni vengono prescritte la pillole senza il consenso dei genitori». Il medico, interpellato, ha risposto così:
«Era l’unica pillola che avessi con me in quel momento».
OTTO GIORNI DOPO. C’è la storia di Adèle Bertrand, morta a 22 anni. La sua vicenda, non è solo legata a quella di una pillola che, come scrive oggi il Corriere sarebbe «una delle maggiori conquiste della donna nel campo della sessualità», ma di una grande solitudine, senza cui può darsi anche che Adèle avrebbe potuto sopravvivere. Di lei parlano i genitori. Era il 4 aprile del 2011 quando «l’abbiamo cercata: le abbiamo mandato una email, lei non ha risposto, ma non ci siamo allarmati perché sappiamo che quando deve studiare per gli esami si isola». Così, a 400 chilometri di distanza, solo il 12 aprile i genitori cercano di contattarla. Non riuscendo a sapere nulla, né da lei né da suoi conoscenti. Quel che si sa ora è noto dall’autopsia: Adèle è morta di embolia polmonare massiccia. La ragazza, riporta il quotidiano, era una sportiva, con un’alimentazione equilibrata. Non fumava, «prendeva solo la pillola da dieci mesi: una leggera, di terza generazione».
CI DICONO DI TACERE. Infine, la testimonianza di un’infermiera sopravvissuta: Carolina C. di 32 anni: «Ho avuto un’embolia polmonare nel giugno 2012.
Ora sto facendo molti progressi. Penso di essere molto fortunata». Carolina spiega perché: «Ho sentito il mio cuore battere più forte per un po’ e ha cominciato a mancarmi il fiato». Ma «è il mio mestiere (…), ho consultato un medico di famiglia che mi ha prescritto un encefalogramma.
Era normale, in equilibrio. Dovevo solo riposare» e «fare una visita immediata e approfondita con un cardiologo all’interno di una struttura dove mia madre lavora».
Gli esami del sangue segnalano dei problemi, alla donna dopo pochi giorni viene un’embolia polmonare massiva, ma è sotto controllo: «In terapia intensiva di cardiologia, dove rimasi dieci giorni, mi è stato chiesto circa la pillola».
La donna quindi, da altri esami, scopre di essere portatrice del fattore VLeiden (variante della proteina V), anche se la sua famiglia non ha precedenti legati alla variante di tale proteina.
«Eppure – continua – pur essendo documentata, non avevo mai sentito parlare, né io né i mie colleghi, di rischio tromboembolico». Il problema è che i medici interpellati non vogliono
«parlare pubblicamente», perché «se attaccano la pillola vengono accusati di essere contro gli anticoncezionali, ci viene detto poi che evoca un altro tema, dicono che così si alzano gli aborti». Non importa se oltre ai figli non nati muore la madre.
«Ma io sono davvero dalla parte delle donne! – ha concluso l’infermiera – Mi aspetto che, come mediatore, un medico possa finalmente parlare chiaro forte».

Fonte: http://www.tempi.it/i-pericoli-mortali-delle-pillole-anticoncezionali-inchiesta-di-le-monde-nessuno-osa-dirlo#.UQmbw_KR5rY

La valle di Jiuzhai

La valle di Jiuzhai, letteralmente “valle dei nove villaggi” : proclamata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità nel 1992, questa area della Cina ricca di strane forme montuose e di laghi color smeraldo, è unica per la sua flora e fauna. Oltre alle singolari piante, qui vivono panda giganti e il takin di Sichuan, una specie di antilope.
 Le montagne di questa regione sono molto antiche, molto più della catena himalayana.
 La Valle di Jiuzhaigou è di origine glaciale, come dimostrano i numerosi laghi alpini, per l’esattezza 108, che si succedono uno dopo l’altro, spesso collegati da suggestivi salti d’acqua, quasi fossero perle di una collana. Questi bacini si sono formati 400 milioni di anni fa sopra un terreno calcareo, in seguito all’azione congiunta dei ghiacci, di diversi fenomeni erosivi e degli smottamenti di origine sismica. Il popolo cinese, che tradizionalmente ha l’abitudine di battezzare con nomi coloriti tutte le forme della natura, in questo luogo si è potuto davvero sbizzarrire: alcuni laghi hanno così preso i nome di ”mare di giunco”, quelli del “doppio drago”, del “drago coricato”, dei “fiori di fuoco”, il “tigre”, il “rinoceronte” e il “mare senza nome”. Passeggiare in questo luogo magico è come ritrovarsi a camminare in un vero paradiso terrestre, che fa ammutolire per la bellezza che emana.

Chi vivrà .....vedrà!!!!!

Questo significa che la Germania oggi ha un grosso problema perché l'Italia difficilmente manterrà l'atteggiamento filo-tedesco dettato finora da  Monti". Una commedia italiana che si trasforma in una tragedia greca.
Con questa battuta gli analisti di Mediobanca Securities hanno commentato l'esito delle elezioni politiche italiane.
"Ci sono più incertezze dopo le elezioni che prima", rilevano gli analisti all'indomani di "una notte di passione".
Una grossa coalizione tra Pd e Pdl viene data come "inevitabile", al 70% in termini percentuali, ma gli analisti rimandano la quadratura del cerchio al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e ricordano che l'Italia non è la Germania.
L'ipotesi di nuove elezioni a breve è data dagli analisti di Mediobanca Securities al 10%, quella di tornare al voto solo per il Senato appena al 5%. Poco probabile (15%) l'ipotesi che il Movimento 5 Stelle trovi un'intesa con la coalizione di centrosinistra.
"E' altamente inverosimile che Grillo possa andare contro il suo dogma, che è attaccare i partiti tradizionali, per associarsi con loro al governo", si legge nel report a firma di Antonio Guglielmi.
A sostegno dell'idea di una grande coalizione, gli analisti spiegano invece che appare difficile che vengano indette nuove elezioni senza cambiare la legge elettorale e che sicuramente non ci saranno prima della nomina del nuovo presidente della Repubblica.
Inoltre gli analisti sospettano che questo porterebbe ancora più voti al Movimento Cinque Stelle, andando contro l'interesse dei partiti tradizionali. Insomma, sintetizza Mediobanca Securities, una "tempesta perfetta".
L'Italia si è svegliata questa mattina con più punti interrogativi di quanti ne avesse prima delle elezioni.
Il risultato appare anche più confuso di quanto i medesimi analisti avessero paventato nel report diffuso settimana scorsa.
Quanto all'Europa, se dall'Italia era attesa maggiore chiarezza, l'esito è che ha fallito miseramente.
"Sarebbe scorretto dire che un italiano su due ha votato contro l'euro, ma possiamo affermare che un italiano su due ha votato contro l'austerità imposta dall'Europa.
Fonte: Milanofinanza.it

I Padaung e le Donne Giraffa

E' incredibile pensare che ai tempi d'oggi possano ancora esistere queste usanze cosi' barbare e primitive! Queste donne con questa loro particolarità sono costrette a vivere in quartieri-ghetto e ad essere esposte al pubblico di turisti che affollano quella zona, giunti lì solo per ammirarle e fotografarle, come se fossero dei fenomeni da circo .

 In Birmania in un piccolo sottogruppo dei Karen-Bwe che vive nella remota regione montana dello stato Kayan, è una tra le etnie più misteriose e affascinanti dell'intero Oriente. Il nome padung di questa minoranza tra le minoranze, in lingua birmana significa "lungo collo". Questa tribù è divenuta oggetto di un "turismo etnico" a causa proprio di una singolare usanza dalle sue donne, per la quale è stato coniato l'appellativo di donne-giraffa.
 Un'antichissima tradizione non ancora del tutto abbandonata, vuole che esse debbano avvolgere attorno al collo una lunga e pesante spirale d'ottone. Questo particolare ornamento è composto da due parti distinte. Quella inferiore, che ricopre in parte la spalla, è a guisa di bavero ed è tenuta insieme da un'ansa formata a sua volta da anelli, mentre la parte superiore è formata da una lunga spirale che avvolge il collo.
 All'età di cinque anni, nel corso della "cerimonia del plenilunio", alle bambine vengono imposte spirali d'ottone alle braccia e le caviglie, quindi vengono sottoposte ad un vigoroso massaggio per stirare i muscoli del collo dopodiché vengono fatti loro indossati i primi tre chili di collare attorno alla gola. Questo rito di iniziazione segna per sempre la vita delle future donne. Nel corso degli anni il collare viene poi via via aumentato di peso. Nella tradizione di questo popolo il monile non solo conferisce agli occhi dei membri della tribù un particolare fascino a chi lo indossa, ma anche prestigio sociale e morale. Senza di esso la tradizione rendeva improponibile sia il matrimonio che la maternità e irrealizzabile l'affermazione personale. Giunte in età da marito, il collo di queste donne, che nel frattempo ha raggiunto l'eccezionale lunghezza di venticinque centimetri, si trova ormai racchiuso in un collare da una decina di chili.
 Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è il collo ad allungarsi, ma la cassa toracica, che sotto la pressione esercitata dal peso del collare, si abbassa. Il collo così deformato viene limitato nei movimenti e a causa dell'atrofizzazione dei muscoli, non è più in grado di sorreggere la testa. Qualora il collare venisse tolto, queste donne morirebbero soffocate poiché la testa cadendo bloccherebbe la respirazione. In passato alle spose infedeli veniva inflitta come punizione l'allontanamento dal villaggio dopo che era stato loro tolto il collare. Questa pratica di abbigliamento, costringe a dover giornalmente massaggiare gambe, braccia e collo per agevolare la circolazione sanguigna. Attribuire a questa usanza un valore puramente estetico sarebbe però un errore. Come sempre dietro ad ogni usanza e ad ogni costume si cela la necessità di affermare la propria identità. Ecco quindi che questi elementi divengono segni distintivi con il preciso compito di trasmettere un'informazione e un'affermazione di sé con riferimenti unanimemente riconoscibili per quanto riguarda l'appartenenza alla propria tribù, al proprio status sociale, alla differenziazione tra donne nubili e sposate, alla protezione dai pericoli e dalle malattie finanche ad un mezzo per comunicare con le divinità. Così anche per le donne-giraffa l'usanza di avvolgere la gola in stretti collari si può ricondurre a miti leggendari. Si narra che in un tempo lontano i Padaung vivessero nella lussuria e nei piaceri. I nat, gli spiriti della locale credenza popolare, indispettiti da questo comportamento superficiale e indolente decisero di punire i Padaung aizzando feroci tigri contro le loro donne. Gli uomini preoccupati dal rischio di perdere le proprie amate, seguendo i consigli di un vecchio saggio, decisero di utilizzare grossi fili d'oro per fabbricare spirali con le quali proteggere il collo e gli arti delle donne dai morsi dei felini. Da allora le donne, pur utilizzando un metallo meno prezioso dell'oro, non abbandonarono più quell'usanza che anzi venne adottata come simbolo di seduzione e fedeltà. Il "peso" di questa bellezza non influisce tuttavia sulla attività delle donne; i loro movimenti infatti non sono impediti dai collari e permettono loro di lavorare nei campi, andare al mercato, svolgere le faccende domestiche, tessere al telaio e accudire i figli.

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