Gustare una cena dal sapore avventuroso in cima ad un albero potrebbe essere un’esperienza affascinante e avvolgente. Lo si può fare allo Yellow Treehouse Restaurant, un ristorante mozzafiato costruito interamente su un’enorme sequoia a nord di Auckland, in Nuova Zelanda. La struttura in legno, magnificamente integrata con la natura circostante, ha un design a “chiocciola” che rimanda suggestivamente al bozzolo di farfalla.
Realizzato alla fine del 2008 dallo studio Pacific Environments Architects, lo Yellow Treehouse Restaurant svetta maestoso a 12 metri di altezza su un altissimo albero secolare (di 40 metri) che ha un diametro di oltre 1,7 metri. Il ristorante, che dispone di ampio spazio per 18 posti a sedere, è raggiungibile con una passerella in legno di sequoia lunga circa 60 metri e sospesa anch’essa nell’aria.
L'ispirazione per il progetto proviene dalla natura stessa e ricorda i sogni e i giochi dell’infanzia. La forma in pianta somiglia a una conchiglia le cui estremità generano spirali verso il centro: La componente architettonica incarna una semplice forma ovale, avvolta organicamente al tronco e strutturalmente legata in alto e in basso, con una pianta circolare che slitta sull’asse con la parte semicircolare posteriore sopraelevata.
La struttura è stata costruita con elementi modulari in pioppo rivestiti da coperture termiche e fogli di acrilico, in modo da consentire la permanenza nel ristorante anche in condizioni atmosferiche non ottimali. La verticalità delle lame ricurve, realizzate con legno di pino, imita la verticalità delle sequoie e permette che l’edificio si mimetizzi naturalmente. La luce filtra all’interno dalle fessure longitudinali, illuminando l’ambiente in modo naturale. Per perdere la regolarità degli elementi, l’acciaio è avvolto arbitrariamente intorno al guscio.
Lo Yellow Treehouse Restaurant dispone anche di un bar, mentre la cucina, le strutture di ristorazione e i servizi igienici sono al livello del suolo. L’intera struttura architettonica può essere rimossa in qualsiasi momento ed essere reinstallata su altri alberi, anche in altre parti del mondo.
Nel 2013 le scoperte archeologiche riescono ancora a lasciare stupefatti, meravigliati, spingendosi anche dove si pensava che ormai fosse tutto alla luce del sole: Mauritia il continente perduto scoperto in fondo all'Oceano Indiano, sotto le isole Reunion e Mauritius.La spiaggia di sabbia di Mauritius sono i resti erosi di rocce vulcaniche create da eruzioni 9000000 anni fa. E' stato scoperto da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dal norvegese Trond Torsvik, dell'università di Oslo, che lo descrive sulla rivista Nature Geoscience.
Si tratta di un micro-continente nascosto sotto enormi masse di lava ed è un frammento staccato dalle placche continentali di Madagascar e India quando queste si sono separate, circa 60 milioni di anni fa.I ricercatori suggeriscono che le catene vulcaniche al centro delle placche tettoniche, come le isole Hawaii, sono causate da colonne giganti di roccia fusa a caldo noti come pennacchi del mantello.
Secondo gli esperti micro-continenti sepolti negli oceani, come Mauritia, potrebbero essere più numerosi di quanto si immagini. Il frammento si sarebbe staccato da Madagascar e India a causa dei pennacchi di magma attualmente situati al di sotto delle isole Marion e Reunion, che con la loro attività hanno fatto nascere il bacino che ospita l'Oceano Indiano. I pennacchi sono gigantesche bolle di roccia fusa, ossia magma, che salgono dal mantello situato in profondità e ammorbidiscono le placche tettoniche dal basso, fino a provocarne la rottura.
Nell'area in cui è stato individuato il continente sommerso, la zona di rottura si trova ai limiti delle masse continentali di Madagascar e India. Un altro frammento, ma emerso, che si è staccato durante la separazione di queste due masse, è costituito dalle isole Seychelles.
I ricercatori hanno scoperto il micro-continente Mauritia analizzando la composizione della sabbia della spiaggia dell'isola di Mauritius, nell'Oceano Indiano occidentale. Fra questi grani sono stati scoperti minuscoli zirconi, pietre semi-preziose che hanno una età compresa tra 660 e 1.970 milioni di anni. Secondo gli autori della ricerca gli zirconi sono piccolissime 'briciole' del continente perduto perché si sono formati nei processi geologici della crosta continentale che ha quell'età e che è sepolta sotto strati di lava. Sarebbero stati trasportati in superficie dall'attività vulcanica recente, quando il magma ha premuto sotto la crosta continentale.
Questi dati sono stati integrati con un modello della tettonica a zolle, che spiega esattamente come e dove i frammenti sono finiti nell'Oceano Indiano, durante la separazione di Madagascar e India. ''Da un lato, il modello mostra la posizione delle placche rispetto ai due punti caldi al momento della rottura'' osserva Bernhard Steinberger, del Centro di ricerca tedesco per le Geoscienze (Gfz). ''D'altra parte – aggiunge - siamo stati in grado di dimostrare che i frammenti del continente hanno continuato a vagare quasi esattamente sopra il pennacchio di Reunion e ciò spiega perché successivamente sono stati coperti dalla roccia vulcanica''.
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La valle di Jiuzhai, letteralmente “valle dei nove villaggi” : proclamata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità nel 1992, questa area della Cina ricca di strane forme montuose e di laghi color smeraldo, è unica per la sua flora e fauna. Oltre alle singolari piante, qui vivono panda giganti e il takin di Sichuan, una specie di antilope.
Il popolo cinese, che tradizionalmente ha l’abitudine di battezzare con nomi coloriti tutte le forme della natura, in questo luogo si è potuto davvero sbizzarrire: alcuni laghi hanno così preso i nome di ”mare di giunco”, quelli del “doppio drago”, del “drago coricato”, dei “fiori di fuoco”, il “tigre”, il “rinoceronte” e il “mare senza nome”.
Passeggiare in questo luogo magico è come ritrovarsi a camminare in un vero paradiso terrestre, che fa ammutolire per la bellezza che emana.
E' incredibile pensare che ai tempi d'oggi possano ancora esistere queste usanze cosi' barbare e primitive!
Queste donne con questa loro particolarità sono costrette a vivere in quartieri-ghetto e ad essere esposte al pubblico di turisti che affollano quella zona, giunti lì solo per ammirarle e fotografarle, come se fossero dei fenomeni da circo .